Poljot 2414 e il movimento svizzero di riferimento: storia e confronto tecnico

Movimento svizzero FHF 96, calibro manuale prodotto a Bienne, dettaglio ponte bilanciere con foro di lubrificazione – riferimento per Poljot 2414

Nel mondo degli orologi russi, il Poljot 2414 è uno dei movimenti meccanici più conosciuti e apprezzati per robustezza e affidabilità. Pochi sanno, però, che la sua architettura tecnica deriva direttamente da movimenti svizzeri prodotti a Bienne, come il celebre FHF 96, punto di riferimento per l’orologeria europea della metà del Novecento.

Origini: tecnologia svizzera in URSS

Dopo la fondazione delle grandi fabbriche, l’industria sovietica scelse spesso di adattare progetti svizzeri per realizzare movimenti efficienti e facilmente riproducibili. Il Poljot 2414 ne è l’esempio perfetto: movimento manuale, piccoli secondi a ore 6, progettato per resistere a lungo e facilmente riparabile, proprio come il suo omologo svizzero.

Confronto tecnico tra Poljot 2414 e FHF 96

La somiglianza architettonica tra il Poljot 2414 e il movimento svizzero FHF 96 è notevole:

  • Disposizione dei ponti, ruote e bilanciere quasi identica
  • Bilanciere a viti in entrambi i movimenti
  • Layout dei componenti e finiture molto simili

Le differenze principali sono:

  • Marcatura: il Poljot 2414 riporta sempre la referenza e la fabbrica sovietica, lo svizzero genericamente “Bienne” o “FHF”.
  • Foro di lubrificazione: nel FHF 96 esiste un foro dedicato sul ponte bilanciere per lubrificare il perno senza smontare il ponte, mentre sul 2414 sovietico manca, obbligando allo smontaggio per la manutenzione.
  • Finiture: il movimento svizzero tende ad avere una lavorazione più curata, ma il Poljot 2414 è celebre per la sua affidabilità a lungo termine.

Una prassi diffusa in orologeria sovietica

L’esempio del Poljot 2414 non è unico: molti altri movimenti russi derivano da progetti svizzeri o francesi, come:

  • Molnija (derivato da Cortebert 616)
  • Pobeda (ispirato al Lip R-26)
  • Zarya, Chaika, Zvezda (derivati da calibri svizzeri o francesi)

Conclusione

La storia del Poljot 2414 e del suo movimento svizzero di riferimento testimonia la capacità delle manifatture sovietiche di prendere il meglio della tecnica europea e adattarla alle esigenze di produzione interna. Oggi il Poljot 2414 è riconosciuto come uno dei movimenti manuali più resistenti e longevi dell’orologeria russa.


Ringraziamenti
Si ringrazia Aleksandr Brodnikovskiy per il video su YouTube “Александр Бродниковский-Полет 2414 1МЧЗ и его швейцарский прототип”, che spiega con chiarezza il confronto tecnico tra i due movimenti.

Vostok Titanio: Analisi Tecnica e ipotesi sulle Casse in Titanio dei Vostok Amphibia (1992–1995)

russian watch Vostok Amphibia titan

Introduzione: Il Caso delle Casse Vostok Titanio

Il termine “Vostok titanio” identifica una delle produzioni più particolari e ricercate dell’orologeria russa degli anni Novanta. In particolare, le versioni Amphibia titanio si distinguono per casse rotonde di diametro superiore rispetto agli standard dell’epoca, abbinate a un peso sensibilmente ridotto e a proprietà fisiche nettamente diverse da quelle degli esemplari in acciaio inox. L’obiettivo di questo approfondimento è analizzare quale lega di titanio sia stata impiegata nelle casse Vostok titanio, partendo da dati storici, considerazioni metallurgiche e analisi comparativa con le opzioni disponibili sul mercato sovietico e russo del periodo.

russian watch Vostok Amphibia titan
Vostok Amphibia titan

1. Contesto Storico-Industriale: Perché una Serie di Vostok Titanio?

Nel triennio 1992–1995, la Chistopol Watch Factory (Vostok) sperimentò la realizzazione di una limitata serie di orologi “titanio”. Questo fu possibile grazie a particolari condizioni del mercato post-sovietico:

  • Smobilitazione degli stock militari e aerospaziali: numerose aziende metallurgiche e aeronautiche russe svendevano titanio commerciale VT1-0 in barre, lastre e tubi.
  • Necessità di innovazione: per differenziare la gamma e puntare sull’export, Vostok introdusse il “titanio” su alcuni modelli Amphibia e su referenze Komandirskie dedicate.
  • Vincoli di budget: la crisi economica impediva investimenti in nuove linee di produzione o l’utilizzo di leghe pregiate ad alto costo.

Non si trattò di una produzione di massa, ma di una serie ristretta, probabilmente commissionata a officine esterne capaci di lavorare il titanio secondo specifiche dettate dalla fabbrica.


2. Analisi Metallurgica: Quale Lega per il Vostok Titanio?

A) Titanio Commerciale VT1-0 (Grade 1–2 ASTM): L’Opzione Più Plausibile

Dati tecnici principali:

  • Composizione chimica (GOST 19807-91):
    • Titanio (Ti): 98,6–99,7%
    • Ferro (Fe): ≤0,3%
    • Silicio (Si): ≤0,1%
    • Ossigeno (O): ≤0,3%
    • Carbonio (C): ≤0,07%
  • Densità: 4,5 g/cm³ (contro 7,9 dell’acciaio inox 12X18H10T)
  • Durezza HB: 131–163
  • Proprietà meccaniche:
    • Carico di rottura: 240–350 MPa
    • Modulo elastico: 105–120 GPa
  • Resistenza alla corrosione: eccezionale, sia in acqua dolce che salata
  • Comportamento magnetico: completamente amagnetico
  • Lavorabilità: buona con macchinari standard, soprattutto rispetto alle leghe di titanio ad alta resistenza

Perché plausibile per il Vostok titanio?

  • Ampia disponibilità storica negli anni ’90 in Russia (fonti: Wikipedia RU – VT1-0, MatWeb VT1-0)
  • Costo contenuto rispetto a leghe più avanzate (es. VT6, Ti-6Al-4V)
  • Lavorazione compatibile con linee produttive già in uso per acciaio (bassa curva di adattamento)
  • Proprietà fisiche (peso ridotto, colore opaco, assenza di magnetismo) perfettamente coerenti con i Vostok Amphibia titanio originali osservati dai collezionisti

B) Altre Leghe Possibili (ipotesi residuali)

VT6 (Ti-6Al-4V, Grade 5 ASTM)

  • Composizione: Ti ≈ 90%, Al ≈ 6%, V ≈ 4%
  • Densità: 4,43 g/cm³
  • Durezza: 300–350 HB
  • Impiego: settore aerospaziale, non tipico per l’orologeria civile
  • Criticità: lavorazione molto più difficile, costi superiori, poco verosimile per una produzione destinata al mercato consumer anni ’90 in Russia

Acciai Inossidabili Stabilizzati (es. 12X18H10T)

  • Densità: 7,9 g/cm³
  • Note: impiegati su larga scala per modelli in acciaio, ma non nelle versioni dichiarate “titanio”; le differenze di peso e comportamento magnetico sono inequivocabili.

3. Tabella Comparativa: Vostok Titanio, Amphibia Acciaio

MaterialeDensità (g/cm³)Durezza (HB)MagnetismoCorrosioneLavorabilitàColoreComposizione
VT1-0 (Vostok titanio)4,50131–163NessunoEccellenteBuona (su macchine standard)Grigio opacoTi ≥98,6%, Fe, Si, O, C
VT6 (Ti-6Al-4V)4,43300–350NessunoEccellenteDifficileGrigio pallidoTi+Al+V
12X18H10T (acciaio inox)7,90150DeboleOttimaOttimaArgento lucidoFe+Cr+Ni+Ti

4. Metodi di Verifica per le Casse Vostok Titanio

Prossimamente, con l’aiuto di alcuni amici proveremo a gestire dei test per arrivare ad una ipotesi più vicina alla realtà.

Test pratici non distruttivi

  • Peso e densità:
    • Calcolare la densità misurando il peso e stimando il volume della cassa.
    • Se la densità è ≈4,5 g/cm³, si tratta di titanio; ≈7,9 g/cm³ indica acciaio.
  • Test del magnetismo:
    • Il titanio puro (VT1-0) è completamente amagnetico.
  • Aspetto visivo:
    • Le casse Vostok titanio sviluppano nel tempo una patina opaca caratteristica, diversa dalla lucentezza persistente dell’acciaio inox.

Analisi di laboratorio

  • Spettrometria XRF:
    • Analisi chimica precisa, identifica la percentuale di Ti, Fe, Al, V, ecc.
    • Info tecnica: Olympus XRF Analysis
  • Microscopia elettronica (SEM/EDS):
    • Analisi microstrutturale e chimica puntuale, usata nei laboratori metallurgici.

soviet watch Vostok Amphibia Titan Modded
Vostok Amphibia Titan Modded

5. Perché VT1-0 è la scelta più probabile per Vostok Titanio

  • Disponibilità: ampia diffusione di titanio commerciale in Russia post-sovietica.
  • Compatibilità produttiva: nessuna necessità di riconvertire macchinari, lavorabile come un acciaio “duro”.
  • Costi: inferiore rispetto alle leghe ad alte prestazioni.
  • Riscontri empirici: tutte le caratteristiche fisiche rilevate nei Vostok Amphibia titanio corrispondono ai dati tecnici del VT1-0.

6. Fonti, Riferimenti Tecnici e Bibliografia


Conclusione: Il Valore Tecnico e Storico del Vostok Titanio

Alla luce di dati storici, proprietà fisiche, documentazione metallurgica e analisi empiriche, la lega più plausibile delle casse “Vostok titanio” e degli “Amphibia titanio” prodotti tra 1992 e 1995 è il titanio commerciale VT1-0 (Grade 1–2 ASTM). Questa scelta era l’unica davvero sostenibile nel contesto russo del periodo: garantiva leggerezza, resistenza e costi contenuti, mantenendo la possibilità di utilizzare attrezzature convenzionali.

Hai un Vostok Amphibia titanio e vuoi contribuire con test tecnici o dati? Contattaci o lascia la tua esperienza nei commenti.

Vympel: Storia di un marchio di orologi sovietico

russian watch Vympel Vostok Operation Desert Shield

Origini e periodo sovietico (1961-1964)

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Prima Fabbrica Statale di Orologi (1° MChZ) si concentrò sui segnatempo da polso, lanciando negli anni ’50 numerosi marchi dedicati a specifiche linee di prodotto (ad es. Antarktida, Kirovskie, Sputnik, ecc.) alimentati da movimenti di propria manifattura (mroatman.wixsite.com). In questo contesto nacque Vympel (in russo Вымпел, lett. “vessillo” o “bandierina”), presentato nel 1961 come orologio da polso elegante e ultrapiatto (mroatman.wixsite.com). Il nome era ispirato alle imprese spaziali sovietiche: “Vympel” richiamava infatti le piccole bandiere lasciate sulla Luna dalla sonda Luna 2, e il logo del marchio raffigurava la traiettoria dal pianeta Terra al nostro satellite (safonagastrocrono.club).

Il modello Vympel impiegava il nuovo calibro 2209 a carica manuale, uno straordinario movimento ultrapiatto spesso appena 2,9 mm nonostante avesse il secondi al centro e un dispositivo antiurto – caratteristiche tecniche all’avanguardia all’epoca (mroatman.wixsite.com). Dotato di 23 rubini, il 2209 era uno dei movimenti a tre lancette più sottili al mondo, tanto da ottenere la medaglia d’oro alla fiera di Lipsia del 1963 (mroatman.wixsite.com). L’orologio completo misurava circa 6,5 mm di spessore (vetro compreso), un risultato eccezionale che collocava il Vympel tra i più eleganti e piatti segnatempo dell’epoca (mroatman.wixsite.com). Il governo sovietico intendeva infatti offrire un orologio di alta qualità tecnica ed estetica paragonabile a quelli occidentali, ma a un prezzo accessibile alla popolazione (il Vympel costava circa 50 rubli, relativamente abbordabile per un orologio di tale prestigio) (safonagastrocrono.club). Sin dalla presentazione, il modello fu certificato come orologio di 1ª classe secondo gli standard di precisione sovietici GOST 6519-58 – una certificazione immediata rara nell’industria orologiera URSS – ed era rifinito e confezionato con cura superiore alla norma dell’epoca (safonagastrocrono.club). Per la cassa venne adottato un design extra-piatto da 35 mm di diametro (circa 42 mm “lug-to-lug”), prodotto in versioni placcate in oro 20 micron o, per alcune serie celebrative, in oro massiccio (safonagastrocrono.club) (safonagastrocrono.club).

Durante la breve produzione (1961-1964) furono realizzate tre varianti di quadrante, tutte con le medesime sottili lancette in stile dress. In ogni versione il contatore dei secondi era insolitamente corto per evitare di toccare il vetro piatto, date le tolleranze ridottissime imposte dallo spessore minimo (safonagastrocrono.club). Il Vympel riscosse subito grande successo e ottenne anche riscontri positivi all’estero: fonti dell’epoca lo citano come “di gran lunga l’orologio da polso da uomo più elegante e sottile al mondo prodotto in serie” (safonagastrocrono.club), rilevando anche l’ottimo rapporto precisione/prezzo. Nonostante ciò, il marchio ebbe vita effimera. Nel 1964 la 1ª Fabbrica di Mosca fu riorganizzata e adottò il nuovo nome commerciale Poljot (“volo”), sotto il quale confluirono tutti i modelli successivi (mroatman.wixsite.com). Il Vympel dunque uscì di scena dopo circa tre anni, lasciando però un’importante eredità tecnica e industriale: il calibro 2209 continuò a essere prodotto in grandi quantità (principalmente presso lo stabilimento Luch di Minsk) fino alla fine dell’URSS (mroatman.wixsite.com) (safonagastrocrono.club), diventando la base di una lunga serie di orologi da dress ultrapiatti sovietici (noti marchi come Poljot, Luch e anche Sekonda all’estero proposero in seguito modelli simili, spesso derivati direttamente dal progetto Vympel) (mroatman.wixsite.com).

Gli esemplari originali Vympel degli anni ’60 sono oggi estremamente rari e ricercati dai collezionisti. Si stima che ne siano rimasti pochi, vista la produzione limitata e la breve durata del marchio (relojesrelojes.com).

Il marchio Vympel nel periodo post-sovietico: declino e riutilizzo

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il nome Vympel conobbe una sorta di rinascita commerciale, sebbene su prodotti di tutt’altro livello qualitativo. Negli anni ’90, infatti, l’ex stabilimento di Vitebsk in Bielorussia – che in epoca sovietica fabbricava casse per Luch, Zaria, Raketa ed era parte del gruppo della fabbrica di Minsk – divenne indipendente e iniziò a produrre orologi completi con un proprio marchio “Vympel” (truefork.org) (truefork.org). Questi segnatempo utilizzavano casse di produzione Vitebsk abbinate a movimenti forniti da terzi: inizialmente calibri meccanici Luch rimasti in produzione dopo l’URSS, e in seguito prevalentemente movimenti standard cinesi (Tongji) per contenere i costi (truefork.org). Un documento di settore riporta che “negli anni ’90 (Vitebsk) montò per lo più movimenti Luch, mentre in seguito prevalentemente movimenti cinesi” (truefork.org). La scelta di adottare calibri Tongji – movimenti meccanici cinesi a 17 rubini largamente diffusi all’epoca – segnò il decadimento tecnico del marchio rispetto al passato: si passò infatti dal sofisticato 2209 sovietico ad economici meccanismi esteri di bassa gamma. Un esemplare Vympel di questo periodo è risultato equipaggiato proprio con un movimento cinese Tongji, recante persino il logo “doppio pennant” Vympel punzonato sul ponte (truefork.org).

Le specifiche degli orologi Vympel post-sovietici erano molto più modeste rispetto a quelle del predecessore degli anni ’60. Ad esempio, un modello Vympel prodotto a Vitebsk nel 2002 impiegava un calibro meccanico 2409 da 17 rubini (diametro 24 mm) di fabbricazione russa, con cassa placcata oro e quadrante semplice con indici numerici arabi (chasi-sssr.ru). Entro la metà degli anni 2000 la produzione della fabbrica di Vitebsk andò però in crisi; nel corso dei primi anni 2010 l’attività venne quasi del tutto dismessa, sia per gli orologi completi sia per i componenti di ricambio (truefork.org).

Va aggiunto infine che molti orologi riportanti la scritta Vympel reperibili sul mercato collezionistico non sono esemplari originali del 1961-64. Forum specializzati segnalano infatti numerosi casi di falsi o di orologi “Frankenstein” creati assemblando parti di altre produzioni e spacciati per Vympel d’epoca (relojesrelojes.com). Inoltre alcuni venditori tendono a chiamare “Vympel” in senso lato qualsiasi orologio ultrasottile con calibro 2209, anche se prodotto successivamente sotto altri marchi (come Poljot o Luch), il che può generare confusione (safonagastrocrono.club). Si raccomanda dunque prudenza: il vero Vympel sovietico rimane un pezzo raro e di grande valore storico-tecnico, mentre gli orologi omonimi post-sovietici rappresentano un capitolo distinto, legato alla decadenza del marchio dopo la fine dell’URSS.

Fonti: Orologi di epoca sovietica – collezione online Watches of the USSR (mroatman.wixsite.com) (mroatman.wixsite.com); forum specializzati (Watchuseek, Watch.ru) e ricerche storiche degli appassionati (safonagastrocrono.club) (truefork.org). Le informazioni sono state integrate e approfondite a partire dal materiale introduttivo presente in Watches of the USSR – Vympel (mroatman.wixsite.com) (mroatman.wixsite.com), con contributi e dibattiti tratti da discussioni su forum americani, inglesi e russi.

L’acciaio nell’orologeria: tipologie, acciai sovietici/russi e confronti internazionali

Orologi di diversi periodi e nazioni, tra cui modelli sovietici, russi, svizzeri e giapponesi, disposti su una superficie d’acciaio per mostrare le differenze di casse e finiture; esempio visivo delle principali steels usate in orologeria, con focus sulla resistenza alla corrosione – Watches from various eras and countries, including Soviet, Russian, Swiss, and Japanese models, arranged on a steel surface to highlight differences in cases and finishes; visual example of the main steels used in watchmaking, with a focus on corrosion resistance.

Introduzione

L’acciaio è da decenni il materiale protagonista nell’orologeria, soprattutto per casse e bracciali di orologi da polso. La sua diffusione è legata alla resistenza alla corrosione, alla robustezza e alla relativa economicità rispetto ai metalli preziosi. In questo articolo approfondiremo le diverse tipologie di acciaio inossidabile impiegate negli orologi – dal comunissimo 316L al ricercato 904L – con un focus speciale sugli acciai utilizzati nell’orologeria sovietica e russa, sia in modelli storici che moderni. Analizzeremo le proprietà tecniche di questi acciai (corrosione, durezza, lavorabilità), come influenzano design e durabilità, e li confronteremo con quelli impiegati dai marchi svizzeri (es. Rolex, Omega), giapponesi (Seiko, Citizen), americani e italiani. Il tono sarà intermedio tra tecnico e divulgativo, adatto agli appassionati, con dati, esempi e riferimenti a standard metallurgici (es. sigle GOST sovietiche) ove possibile.

Tipologie di acciaio inossidabile usate negli orologi

Gli orologi di qualità utilizzano quasi esclusivamente acciai inossidabili austenitici, caratterizzati da alto contenuto di cromo e nichel, che formano uno strato superficiale passivante contro la ruggine. Le leghe più comuni sono:

  • AISI 304 – Denominata anche 18/8 (18% Cr, 8% Ni circa), è l’acciaio inox più diffuso negli oggetti di uso quotidiano (posate, pentole, ecc.). In orologeria è impiegato da alcuni produttori per casse e bracciali di fascia economicafratellowatches.com. Ha buona resistenza alla corrosione in ambiente normale, ma non contiene molibdeno, elemento che migliora la tenuta in ambiente marinofratellowatches.com. Ciò significa che un orologio in 304 tollera acqua salata e cloro senza grossi problemi, purché venga risciacquato dopo l’uso in immersionereddit.com. Curiosamente, avendo un leggero tenore di carbonio più alto rispetto al 316L, il 304 può apparire un filo più scuro come tonalità di lucidofratellowatches.com. È apprezzato per la lavorabilità: essendo meno duro, si lavora al tornio “come il burro” rispetto a leghe più resistentifratellowatches.com, riducendo i tempi di produzione.
  • AISI 316L – Chiamato spesso acciaio chirurgico o acciaio marino, è lo standard di fatto nell’orologeria contemporanea di medio-alto livellofratellowatches.com. Si tratta di un acciaio 17% Cr, ~12% Ni, con ~2-2,5% di molibdeno che aumenta la resistenza alla corrosione pitting (da cloruri). La sigla “L” indica basso carbonio (Low Carbon, ≤0,03%), riducendo la sensibilità alla corrosione intergranulare (importante nelle saldature, anche se nelle casse d’orologio raramente vi sono saldature critiche). Il 316L offre un eccellente compromesso: è altamente resistente alla ruggine, anche in acqua marina prolungata, è anallergico per la maggior parte delle persone, ed ha durezza e resistenza meccanica adeguate per resistere a urti e graffi moderati. Non a caso, la maggioranza degli orologi in acciaio utilizza il 316Lfratellowatches.com: dai segnatempo svizzeri (Omega, IWC, Longines, ecc.) ai giapponesi (Seiko, Citizen) e a molti microbrand internazionali. Spesso viene enfatizzato nelle specifiche come “acciaio 316L anticorrosione e antimagnetico” (quest’ultimo attributo dovuto alla struttura austenitica non ferromagnetica).
  • AISI 904L – È un acciaio inossidabile super-austenitico ad altissima resistenza alla corrosione, contenente circa 20-21% Cr, 25% Ni, 4-5% Mo e aggiunte di rame. In orologeria è noto soprattutto per l’uso che ne fa Rolex: nel 1985 Rolex fu il primo marchio ad adottare il 904L al posto del 316L per le casse degli orologi sportivibobswatches.com, evidenziandone le superiori proprietà anti-corrosione e la lucentezza particolare. In effetti il 904L ha una percentuale di cromo e nichel molto elevata: una volta lucidato, appare più brillante del 316L grazie all’alto contenuto di Crchrono24.it e assume quella che Rolex chiama una finitura “Oystersteel” esclusivabobswatches.com. La resistenza alla corrosione di 904L in presenza di acidi e acqua salata è eccellente – paragonabile in alcuni contesti a quella di leghe a base di titaniofratellowatches.com – tuttavia i vantaggi pratici rispetto al 316L si manifestano solo in condizioni estreme (esposizione continua a liquidi acidi). Per l’utente quotidiano, la differenza in ambiente marino o nel sudore è minima, a meno di una permanenza prolungata per anni senza sciacquare l’orologiofratellowatches.com. Va notato che il 904L, pur più nobile, risulta più tenero del 316L: ha una durezza Rockwell di ~90 HRB contro ~95 HRB del 316Lfratellowatches.com. In termini pratici, è più facile da lucidare a specchio, ma si graffia un po’ più facilmentefratellowatches.com. Inoltre l’altissimo contenuto di cromo/nichel può rendere difficile ottenere spigoli netti nelle alternanze lucido/satinato, poiché il materiale tende a “tirare” microscopicamente in lavorazionefratellowatches.com. Questo è un motivo per cui le casse Rolex (in 904L) prediligono design con superfici curve e meno spigoli vivi rispetto, ad esempio, a certi orologi di altri marchi: il materiale premia le superfici continue e bombate in termini di finitura. Dal punto di vista allergologico, il 904L è meno indicato per i soggetti allergici al nichel, poiché ne contiene una quantità elevata (~25%). Al contrario, il 316L (con ~10-12% Ni) dà problemi di allergia assai più raramente.
  • Altri acciai – Oltre ai tre grandi protagonisti, esistono leghe e denominazioni particolari impiegate più raramente. Ad esempio, negli anni ‘20-’30 alcuni orologi impiegavano acciai inossidabili pionieristici come il “Staybrite”, un marchio di acciaio 18/8 brevettato in Svizzera (simile all’odierno 304) che sapeva coniugare resistenza e ottima lucidabilitàforums.timezone.com. In tempi moderni, alcuni marchi utilizzano acciai arricchiti o processi di trattamento superficiale: Citizen ad esempio impiega tecnologie Duratect per indurire la superficie dell’acciaio, Seiko adotta rivestimenti Dia-Shield per ridurre i graffi, e case tedesche come Sinn usano uno speciale “acciaio U-Boat” (derivato dall’acciaio per sommergibili, a elevatissima resistenza alla corrosione e con trattamento di indurimento tegiment). Si segnalano anche acciai cosiddetti “duplex” o altre leghe innovative in orologeria specialistica, ma generalmente la stragrande maggioranza degli orologi utilizza acciai austenitici standard 300-series (AISI 304/316L) o al massimo varianti migliorate di questi.

Nella tabella seguente riassumiamo alcune caratteristiche chiave delle leghe più citate:

Lega (Sigla)Composizione tipicaDurezza<br/>(circa)Resistenza a corrosioneImpieghi e note
304 (X5CrNi18-10)~18% Cr, 8% Ni, <0,08% C~70 HRB (150 HV)Buona in acqua dolce; moderata in acqua marina (assenza Mo)fratellowatches.com.Orologi economici; utilizzato storicamente come “Staybrite” in passato. Più facile da lavorarefratellowatches.com.
316L (X2CrNiMo17-12-2)~17% Cr, 12% Ni, 2% Mo, <0,03% C~95 HRB (170 HV)Ottima in acqua salata (acciaio “marino”); molto resistente alla ruggine.Standard attuale per la maggior parte degli orologi di qualità (Omega, Seiko, ecc.). Equilibrio tra costo e prestazioni.
904L (NW 1.4539)~20% Cr, 25% Ni, 4.5% Mo, ~1.5% Cu~90 HRB (160 HV)Eccellente anche in ambienti acidi; resiste alla nebbia salina prolungatafratellowatches.com.Usato da Rolex (Oystersteel) e pochi altri. Molto lucido e anticorrosivo, ma più costoso e leggermente più tenero (si riga più facilmente)fratellowatches.com.
12Х18Н9 (GOST URSS)~18% Cr, 9% Ni, ≤0,12% C (simile a 302/304)td-mc.rutd-mc.ru~70–80 HRB (stimato)Buona, inferiore al 316L (assenza molibdeno). Paragonabile all’AISI 304.Acciaio inossidabile sovietico usato per casse dal tardo anni ‘60 in poi. Elevata lavorabilità, leggermente più resistente (più C) di un 304 standardtd-mc.ru.
Altri (Duplex, etc.)Esempio: Ever-Brilliant Steel (GS) ~ 20% Cr, +Mo, +N (specifica esatta proprietaria)~95 HRB (simile a 316L)Estremamente alta (PREN ~40, ~1,7× il 316L)grandseikogs9club.comgrandseikogs9club.com.Leghe speciali (es. Grand Seiko “Ever-Brilliant”) con resistenze eccezionali e colore più biancograndseikogs9club.com. Poco usate, più costose/difficili da lavorare.

(Note: HRB = durezza Rockwell B; HV = durezza Vickers; PREN = Pitting Resistance Equivalent Number, indice empirico di resistenza alla corrosione puntiforme)

L’orologeria sovietica: dagli ottoni agli acciai

Nei primi decenni dell’orologeria sovietica (anni ’30-’50), l’uso dell’acciaio inossidabile per le casse era raro. La maggior parte degli orologi prodotti in URSS aveva casse realizzate in ottone o altre leghe di rame, successivamente placcate in cromo o nichel per dare l’aspetto argentatomroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com (oppure placcate oro per i modelli più prestigiosi). Questa scelta era dovuta a vari fattori: l’ottone è più tenero e facile da lavorare, e soprattutto negli anni bellici e post-bellici l’URSS doveva destinare l’acciaio di qualità ad usi strategici. L’acciaio inox, pur apprezzato per la robustezza e la resistenza alla corrosione, poneva difficoltà produttive significative: la lavorazione e stampaggio di casse in acciaio richiedeva macchinari e competenze metallurgiche di alto livello, che l’industria sovietica dell’epoca stava ancora sviluppandomroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com.

Solo verso la metà degli anni ’60 si iniziò a vedere un cambiamento. In quel periodo la domanda di orologi più resistenti crebbe (sia internamente che nei mercati di esportazione), spingendo a investire nell’acciaio. Inizialmente, la produzione di casse in acciaio venne persino esternalizzata all’estero (probabilmente presso fornitori dei paesi del blocco socialista o altrove) mentre gli ingegneri sovietici lavoravano per mettere a punto tecniche propriemroatman.wixsite.com.

I primi orologi sovietici in acciaio: Vostok Amphibia & co.

Il punto di svolta avvenne nel 1967, anno in cui fece il suo debutto il primo orologio sovietico pensato sin dall’inizio con cassa in acciaio inossidabile: il leggendario Vostok Amphibiamroatman.wixsite.com. Si trattava di un orologio subacqueo (diver) progettato per l’uso militare e civile, con impermeabilità garantita fino a 200 metri. La sua realizzazione non fu priva di compromessi: i progettisti affrontarono notevoli difficoltà nel produrre casse monoblocco con anse in acciaio – tanto che le prime serie di Amphibia adottavano un’originale soluzione a anse mobili (dette “swing lugs”), ossia alette in acciaio separate avvitate al corpo tondo della cassamroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. In questo modo si aggirava temporaneamente il problema della formatura dell’acciaio in sagome complesse. Tale caratteristica divenne un elemento distintivo dei primissimi Amphibia e di altri orologi sub sovietici coevi. Nel giro di pochi anni, comunque, i tecnici sovietici perfezionarono i processi di stampaggio e lavorazione: attorno al 1970 furono finalmente in grado di produrre casse in acciaio con anse integrate in modo affidabilemroatman.wixsite.com, mandando in pensione le anse avvitate.

Negli anni ’70 e ’80, altre fabbriche sovietiche seguirono l’esempio per applicazioni specifiche. Si sviluppò una notevole varietà di casse in acciaio di diversi design, ma va sottolineato che rimasero quasi esclusivamente appannaggio di orologi subacquei o militarimroatman.wixsite.com. La stragrande maggioranza degli orologi da polso sovietici “civili” continuò a impiegare casse in ottone cromato: l’acciaio infatti era riservato ai modelli in cui la robustezza e l’ermeticità erano requisiti imprescindibili (sub, pilot/militari, cronografi per l’esercito, ecc.). Ancora negli anni ’80, un orologio sovietico completamente in acciaio era relativamente raro e spesso indicativo di un modello speciale. Ad esempio, oltre al Vostok Amphibia, possiamo citare:

  • Raketa Amphibian (Amfibia) – Negli anni ’70 la fabbrica Raketa di Petrodvorets realizzò alcuni orologi sub da 200m analoghi concettualmente all’Amphibia di Vostokmroatman.wixsite.com. Anche in questo caso venne impiegata la cassa in acciaio inossidabile, data la destinazione d’uso subacquea. Questi modelli Raketa “diver” sono oggi rari e da collezione.
  • Cronografi militari Poljot/Okean – Il celebre cronografo “Okean” fornito alla Marina Sovietica (calibro 3133 derivato Valjoux) era dotato di cassa in acciaio, così come altri cronografi Poljot di uso aeronautico/militaremroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. La robustezza dell’acciaio era necessaria per resistere a sollecitazioni e garantire la durata dello strumento.
  • Sekonda De Luxe – Sekonda era un marchio di esportazione per orologi sovietici (specie verso il Regno Unito). Alcuni modelli “De Luxe” degli anni ’60-’70 vennero prodotti con casse in acciaio inox, ad indicare un posizionamento più alto di gamma per i mercati occidentalimroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. Allo stesso modo, edizioni “De Luxe” di altri marchi sovietici (es. alcune Chaika, ZIM) a volte presentavano casse in acciaio per attrarre i clienti esteri che richiedevano materiali più durevoli.
  • Sturmanskie e altri orologi militari – Diversi orologi destinati a reparti militari specifici (Aeronautica, Marina, Cosmonauti) beneficiarono di casse acciaio. Ad esempio, alcune versioni dello Sturmanskie (orologio da pilota) e del Komandirskie in edizioni speciali erano in acciaio, soprattutto se destinate a impieghi gravosi o a vendita nei mercati occidentali. Tuttavia, i comuni Komandirskie per uso interno restavano tipicamente in ottone cromato.

In generale, possiamo affermare che negli ultimi decenni sovietici le casse in acciaio erano l’eccezione piuttosto che la regolamroatman.wixsite.com. Ciò rende oggi questi modelli ricercati dai collezionisti. La ragione della loro scarsità fu principalmente economica: l’URSS poteva produrre orologi robusti a costi inferiori continuando con casse in ottone (sostituibili e riparabili facilmente) per l’uso quotidiano della popolazione, mentre riservava l’acciaio a quegli orologi “strumento” dove era strettamente necessario.

Acciai sovietici: sigle GOST e caratteristiche tecniche

Quali tipi di acciaio inossidabile venivano effettivamente utilizzati negli orologi sovietici? Le fonti dirette al riguardo sono scarse, ma possiamo dedurlo incrociando le sigle GOST (lo standard statale sovietico) con gli equivalenti occidentali. Uno degli acciai austenitici più comuni nell’industria metalmeccanica sovietica era la lega 12Х18Н9 (traslitterato 12Kh18N9), normata da GOST 5632-72td-mc.rutd-mc.ru. La sigla indica approssimativamente la composizione: ~12% di elementi leganti principali, 18% Cr, 9% Ni. In pratica, la 12X18H9 è molto simile all’acciaio AISI 302/304 (18% Cr, 8-10% Ni), ma con un tenore di carbonio leggermente più alto (fino a 0,12%) rispetto al 304 standardtd-mc.rutd-mc.ru. Ciò conferisce una maggiore resistenza meccanica e durezza al grezzo, a scapito di una minore resistenza alla corrosione intergranulare se saldato (in contesti di orologeria, quest’ultimo aspetto è ininfluente).

È probabile che le casse di orologi sovietici in acciaio fossero realizzate proprio in 12X18H9 o acciai analoghi, prodotti internamente. Documentazione indiretta lo conferma: ad esempio, il moderno sito della fabbrica Vostok (erede dell’epoca sovietica) elenca tra i materiali lavorati la sigla “12х18н9” accanto a ottone e bronzovostokinc.com, segno che ancora oggi gli orologi Vostok Amphibia impiegano quell’acciaio di tradizione sovietica. Un’altra sigla che talvolta compare è 08Х18Н10 (0,08% C, 18% Cr, 10% Ni), di fatto la versione a basso carbonio equivalente al nostro 304Ltd-mc.ru. Non si esclude che col progredire degli anni ’80 potessero essere state usate anche leghe contenenti molibdeno (analoghe al 316) per i modelli subacquei di punta, ma le difficoltà di approvvigionamento di elementi come il Mo nell’URSS fanno pensare che ci si sia affidati principalmente al collaudato 18-8 senza Mo.

Dal punto di vista delle proprietà tecniche, l’acciaio sovietico 12X18H9 offriva:

  • Resistenza alla corrosione: notevolmente superiore agli acciai comuni al carbonio (migliaia di volte più resistente della normale lamiera d’acciaio) e anche molto migliore dell’ottone e dell’alluminiotd-mc.rutd-mc.ru. Nell’uso quotidiano, una cassa in 12X18H9 non si ossida né macchia. Tuttavia, in condizioni estreme (es. immersione prolungata in acqua marina stagnante) può mostrare fenomeni di ruggine superficiale più facilmente di un 316L, data l’assenza di molibdeno. Nei manuali d’epoca si raccomandava infatti di sciacquare in acqua dolce gli orologi sub dopo l’uso in mare – una buona pratica valida per qualunque orologio, ma ancor più rilevante nel caso di acciai tipo 304reddit.com.
  • Lavorabilità e durezza: l’assenza di Mo e la composizione austenitica rendono questo acciaio abbastanza morbido e ben lavorabile in truciolatura e stampaggio. Ciò era essenziale per l’industria sovietica che disponeva di macchine utensili non sempre allo stato dell’arte: un materiale “che si lascia lavorare” facilitava la produzione in serie. La controparte è una durezza non elevatissima (intorno a 150-160 Vickers): le casse sovietiche in acciaio potevano graffiarsi con relativa facilità, anche se comunque molto meno rispetto alle placcature cromate che mostravano vistosamente l’ottone sottostante se abrase. Va detto che la finitura superficiale degli orologi in acciaio URSS era spesso spazzolata o satinata (per mascherare piccoli difetti e micro-graffi); alcune parti erano lucidate (lunette lucide degli Amphibia, carrure lucide in modelli De Luxe) ma raramente con la brillantezza a specchio degli orologi svizzeri, sia per limiti tecnologici sia per gusto estetico dell’epoca.
  • Impatti sul design: come accennato, un esempio di impatto progettuale fu quello delle anse mobili sull’Amphibia 1967, diretta conseguenza della sfida posta dall’acciaiomroatman.wixsite.com. Un altro effetto tangibile fu la maggior robustezza strutturale: casse impermeabili a vite, fondelli serrati e spessi, spessori generosi – tutti elementi resi possibili dall’uso dell’acciaio che consentiva tolleranze più strette e tenuta delle guarnizioni anche ad alte pressioni. Questo si tradusse in orologi sovietici “tool-watch” piuttosto massicci ma affidabili nelle rispettive specifiche (si pensi all’Amphibia stesso, famoso per la sua capacità di reggere urti e pressioni grazie a soluzioni ingegnose come il fondello e il vetro volutamente flessibili che migliorano la tenuta all’aumentare della pressione).

In conclusione, negli ultimi decenni dell’era sovietica l’adozione dell’acciaio inossidabile – pur limitata a nicchie – segnò un progresso importante. La transizione dall’ottone cromato all’acciaio permise all’URSS di produrre orologi adatti a usi professionali gravosi (subacquei, militari, scientifici) senza dover dipendere da importazioni. Gli standard GOST garantirono uniformità nelle leghe (ad es. GOST 5632-72 per acciai inossidabili altolegatitd-mc.ru), allineando in qualche misura l’industria sovietica alle controparti occidentali sul piano metallurgico, anche se con un paio di decenni di ritardo.

Acciai negli orologi russi post-sovietici (anni ’90-oggi)

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, molte fabbriche orologiere si ridimensionarono o chiusero. Quelle sopravvissute – come la Chistopol Watch Factory “Vostok”, la Raketa di San Pietroburgo, e alcuni marchi eredi di Poljot – dovettero adattarsi all’economia di mercato e agli standard internazionali. Ciò ha avuto un impatto anche nei materiali utilizzati: gradualmente, i produttori russi hanno iniziato ad impiegare gli stessi acciai inossidabili di qualità usati nel resto del mondo, in primis il 316L.

Per esempio, la Raketa attuale (rilanciata come marchio di lusso “Raketa – Петродворец”) dichiara per i suoi modelli recenti casse in acciaio inox “marine grade” 316L, con trattamento antigraffio sulle superfici. Analogamente, marchi come Vostok-Europe (brand lituano che utilizza movimenti Vostok) costruiscono le casse in acciaio 316L per i loro orologi subacquei da esportazione. In Russia, la Vostok di Chistopol continua a produrre la storica Amphibia quasi immutata – infatti il modello base odierno adotta ancora l’acciaio 12X18H9 di tradizione sovieticavostokinc.com, segno di continuità – ma affiancando a catalogo versioni con rivestimenti PVD e casse in ottone per modelli economici (linea Komandirskie). Nel complesso, i segnatempo russi contemporanei destinati al mercato globale adottano quasi sempre acciai 316L, per stare al passo con le aspettative di qualità. Laddove vengano usati acciai differenti (come il 304 in alcuni componenti interni, oppure leghe economiche in orologi souvenir), ciò viene percepito come un compromesso al ribasso e in genere comunicato poco chiaramente.

Un fenomeno interessante è che alcuni micro-produttori russi indipendenti hanno iniziato a sperimentare materiali particolari: ad esempio, il famoso orologiaio indipendente Konstantin Chaykin utilizza talora acciai damascati o leghe speciali per pezzi unici, mentre altri brand hanno proposto orologi in titanio o bronzo, seguendo trend globali. Ma nel panorama mainstream russo, l’acciaio rimane quello standard austenitico. Si può dire che oggi l’industria orologiera russa, pur con una produzione di nicchia, si è allineata agli standard occidentali: un orologio “Made in Russia” moderno utilizza tipicamente gli stessi materiali di uno svizzero o giapponese comparabile. Ciò rappresenta un cambiamento netto rispetto ai tempi sovietici, in cui i materiali riflettevano anche le limitazioni di un’economia pianificata.

È interessante notare un ultimo retaggio: alcuni orologi meccanici russi economici mantengono la soluzione cassa in ottone cromato + fondello in acciaio (inox). Questo approccio era comune nei vecchi Komandirskie e in molti orologi sovietici civili, e si ritrova talvolta in orologi russi a basso costo odierni, nonché in orologi di moda o economici prodotti ovunque (anche marchi americani come Timex hanno spesso fatto casse in ottone con fondelli in acciaio). Il fondello in acciaio garantisce protezione dalla corrosione sulla superficie a contatto con la pelle e migliore tenuta alla chiusura, mentre la carrure in ottone riduce i costi. È una soluzione ibrida meno prestigiosa dell’acciaio pieno, ma che illustra come la scelta del materiale sia anche una leva di costo.

Acciai negli orologi svizzeri: dal 316L all’Oystersteel

La Svizzera ha svolto un ruolo pionieristico nell’utilizzo dell’acciaio in orologeria. Già negli anni ’30, come accennato, aziende elvetiche brevettarono leghe inossidabili come il “Staybrite” per le casse degli orologi, segnando il passaggio dagli orologi in argento o cromati a quelli in acciaio massiccioforums.timezone.com. Tuttavia, l’acciaio inossidabile divenne realmente popolare dopo la crisi del 1929, quando il calo della domanda di orologi in oro/argento rese appetibile l’opzione più economica dell’acciaiochrono24.it. Negli anni ’40-’50 quasi tutti i marchi svizzeri avevano a catalogo modelli in acciaio. Già allora era apprezzata la difficoltà di lavorazione: è noto che le prime casse in acciaio temprarono l’abilità dei casemakers elvetici (la durezza del materiale richiese utensili e tecniche nuove)chrono24.it. Superate quelle sfide, l’acciaio divenne “il metallo prediletto” per l’orologeria di massachrono24.it, grazie alla sua versatilità.

Il dominio del 316L

Dalla seconda metà del ’900 fino ad oggi, l’acciaio 316L è lo standard assoluto nell’orologeria svizzera (escludendo orologi di lusso in oro o materiali esotici). Praticamente tutti i grandi nomi – Omega, TAG Heuer, Breitling, IWC, Patek Philippe (nelle referenze in acciaio), Audemars Piguet, ecc. – usano casse e bracciali in acciaio 316L. Questo materiale è talmente affidabile e anticorrosione che anche orologi estremi, come i subacquei professionali (Omega Seamaster, Blancpain Fifty Fathoms, ecc.), ne fanno uso senza problemi. Le case svizzere a volte sottolineano la propria scelta: ad esempio, negli anni 1990s Omega pubblicizzava i suoi orologi come realizzati in “acciaio inossidabile 316L chirurgico”, per evidenziarne la qualità ipoallergenica e la resistenza nel tempo.

Dal punto di vista estetico, il 316L offre un bilanciamento ottimale: abbastanza duro da mantenere finiture satinate uniformi e spigoli vivi (importanti per design come il Royal Oak di Audemars Piguet o il Nautilus di Patek, celebri per i loro spigoli netti in acciaio lucido/satinato), ma anche lucidabile a specchio con ottimi risultati. Inoltre ha una tonalità di colore “acciaio” classica, neutra, che funge da tela perfetta per vari trattamenti (bruniture PVD, rivestimenti, ecc.).

Un vantaggio spesso citato è la bassa allergenicità: il 316L, contenendo poco nichel libero e avendo una superficie molto stabile, raramente causa dermatiti (diversamente da alcuni acciai di grado inferiore). Come conferma un’analisi, la problematica allergia al nichel “è meno frequente con l’acciaio 316L che contiene una quantità inferiore di nichel” rispetto ad altre leghe come il 904L. Questo lo rende adatto a un uso prolungato sulla pelle.

Rolex e il 904L (Oystersteel)

Un capitolo a parte merita Rolex, che è l’unico grande marchio ad aver abbandonato il 316L in favore del 904L per tutta la sua produzione in acciaio. Come visto, nel 1985 Rolex introdusse il 904L (prima sul Sea-Dweller 16660, poi gradualmente su Submariner e altri modelli)bobswatches.com, fino a impiegarlo su tutti gli orologi professionali e persino sui Datejust e Oyster Perpetual entro i primi anni 2000. Nel 2018 la casa ha coniato il termine proprietario “Oystersteel” per indicare il suo 904L selezionatobobswatches.com, segno dell’importanza attribuita al materiale nella comunicazione del brand.

Rolex scelse il 904L principalmente per due motivi: la resistenza alla corrosione e la lucentezza estetica. Dal punto di vista tecnico, il 904L è talmente resistente all’ossidazione che comparabile ai metalli preziosi in certi ambienti estreminewsroom-content.rolex.com. Rolex vantava (e vanta tutt’oggi) che il proprio acciaio può essere considerato “un metallo prezioso” per la sua stabilità chimicachrono24.it. Questo trova riscontri pratici: ad esempio, sulle casse Rolex non compare praticamente mai quella leggerissima “ombreggiatura” di ossidazione che talvolta si nota all’interfaccia fra cassa e fondello in alcuni orologi 316L dopo decenni; un Rolex in 904L può passare generazioni senza mostrare punti di ossido. In applicazioni reali tuttavia, come già detto, in ambiente marino anche il 316L non ha problemi per decenni – entrambe le leghe sono eccellenti, e il vantaggio del 904L si manifesta in casi limite (ambienti acidi o salini estremi)fratellowatches.com.

L’aspetto estetico invece è più immediatamente percepibile: il 904L “prende il lucido” in modo splendido, grazie alla maggior dolcezza della lega e all’alto cromo. Un Rolex lucido ha un bagliore particolarmente bianco e brillante, che la maison considera un elemento di pregiochrono24.it. Alcuni appassionati sostengono di notare a occhio la differenza di lustro tra un Rolex e un altro orologio in 316L – anche se è difficile dire quanto ciò dipenda dal materiale o dalla qualità della lucidatura eseguita. In ogni caso, il 904L permette a Rolex di distinguersi e di poter affermare (a ragione) di usare un acciaio “speciale” che quasi nessun altro impiega su larga scala.

Di contro, come evidenziato nella sezione precedente, il 904L presenta delle sfide produttive. Rolex dovette investire in nuovi macchinari e utensili per lavorarlo: ad esempio, le tolleranze e l’asportazione di truciolo richiedono parametri diversi a causa dell’alto contenuto di cromo, che tende a indurire il materiale e provocare microfratture durante la fresaturafratellowatches.com. Questo complica la realizzazione di spigoli netti e transizioni lucido/satinato impeccabilifratellowatches.com. Molti design Rolex in effetti evitano cambi di finitura troppo drastici su una stessa superficie e prediligono forme arrotondate (lunette bombate, fianchi curvi) in cui il 904L eccelle nel riflettere la luce senza mostrare imperfezioni. Un altro effetto collaterale è la tenerezza relativa: come abbiamo visto, la durezza è leggermente inferiore a quella del 316L e i graffi possono formarsi più facilmentefratellowatches.com. Rolex minimizza questo problema grazie all’accurata tempra e ai trattamenti di superficie, ma l’utente avanzato sa che un bracciale Oystersteel lucido si segnerà con l’uso quotidiano tanto quanto – se non un po’ più – un bracciale in 316L. Va detto che i graffi superficiali su 904L possono però essere lucidati con relativa facilità proprio grazie alla duttilità del metallo.

Un ulteriore aspetto da considerare è il costo: il 904L è più costoso del 316L sia come materia prima (anche 3-5 volte di più, a seconda del lottofratellowatches.com) sia come lavorazione (per via di utensili speciali e maggiore usura). Rolex può assorbire questi costi grazie ai volumi e al posizionamento di prezzo elevato dei suoi orologifratellowatches.com. Fino a poco tempo fa, i marchi più piccoli evitavano il 904L proprio per l’ostacolo economico e tecnico. Oggi però si iniziano a vedere alcuni brand indipendenti adottarlo – ad esempio Ball Watch o Milus hanno presentato modelli in 904Lfratellowatches.comfratellowatches.com – segno che la filiera produttiva (spesso cinese, per queste realtà) sta rendendo più accessibile l’uso di Oystersteel anche fuori da Rolexfratellowatches.com. Resta il fatto che per Omega, Breitling, Tag Heuer e quasi tutti gli altri, 316L rimane la scelta ideale: offre il 95% delle prestazioni del 904L a un costo molto inferiore e con minori complicazioni tecniche.

Altre eccellenze svizzere

Oltre al caso Rolex, la Svizzera ha mostrato la via in qualche altra innovazione materiale: si pensi ad esempio agli orologi IWC “Ingenieur” anni ’70 con cassa in acciaio amagnetico (anche se in realtà era un comune acciaio dolce rivestito internamente da una gabbia, più un concetto di design che di lega speciale) oppure alla Audemars Piguet Royal Oak del 1972, che nobilitò l’acciaio al rango di materiale di lusso – fu uno shock, un orologio extralusso in “semplice” acciaio venduto al prezzo dell’oro, ma il tempo ha dato ragione a quella visione. Da allora gli orologi sportivi di alta gamma (Patek Nautilus, Vacheron Overseas, ecc.) hanno dimostrato che l’acciaio può essere prezioso per fattura e design. In quelle creazioni, più che la lega contano le finiture: spesso è il saper satinare e lucidare alla perfezione l’acciaio a determinare il valore percepito, più che la differenza tra 316L o altro. Un case study interessante è Panerai: storico marchio (di origini italiane) che già negli anni ’30 realizzava orologi subacquei per la Marina Militare in collaborazione con Rolex, usando casse in acciaio di altissima qualità per l’epoca. Oggi Panerai continua con casse in acciaio (AISI 316L) per molti modelli Luminor e Radiomir, accanto a versioni in titanio o materiali innovativi. Il fatto che un Panerai contemporaneo in acciaio venda a migliaia di euro testimonia come in orologeria non sia tanto il materiale in sé a fare il lusso, ma come viene impiegato.

In sintesi, l’industria svizzera ha standardizzato il 316L come materiale di riferimento e, salvo eccezioni come Rolex, vi è rimasta fedele per decenni. Questo ha garantito una uniformità di prestazioni: un orologio svizzero d’acciaio non arrugginisce, tiene la lucidatura, non dà irritazioni, attraversa i decenni con minimi segni di ossidazione.

L’acciaio nell’orologeria giapponese: Seiko, Citizen e innovazione metallurgica

I marchi giapponesi, a partire dagli anni ’60, sono diventati grandi protagonisti dell’orologeria, e anch’essi hanno sfruttato largamente le qualità dell’acciaio inossidabile. Seiko introdusse già nel 1965 il suo primo diver 150m (6217 “62MAS”) con cassa in acciaio inossidabile, mostrando che anche in Giappone si padroneggiava la lavorazione di questo metallo per uso orologiero professionale. Negli anni ’70 Seiko e Citizen produssero milioni di orologi – sia meccanici che al quarzo – con casse in acciaio massiccio, destinati al mercato globale. Tipicamente si trattava di acciaio 316L o equivalente (talvolta indicato come “Stainless Steel” semplicemente sulle casse). La qualità nipponica in questo senso non è mai stata inferiore a quella svizzera: un Seiko subacqueo vintage, ad esempio, mostra la stessa resistenza alla corrosione di un analogo Swiss Made, grazie all’uso di materiali simili e a controlli qualità rigorosi.

Dove il Giappone ha brillato è nell’innovazione e nel trattamento dei materiali. Ad esempio:

  • Grand Seiko “Zaratsu” – Grand Seiko (marchio high-end di Seiko) è noto per le sue straordinarie finiture a specchio, ottenute tramite la lucidatura Zaratsu. Questo trattamento viene effettuato su casse in acciaio (316L) portandole a un livello di perfezione riflettente straordinario. Segnaliamo che per ottenere superfici così lisce, la purezza dell’acciaio e l’assenza di inclusioni sono cruciali: Grand Seiko seleziona accuratamente le sue leghe 316L per assicurare uniformità di struttura e durezza, così da poter lucidare senza difetti. Le faccette dei Grand Seiko, lucidate a mano su platorelli, sono un esempio di come lo stesso materiale, l’acciaio, possa raggiungere vette di qualità diverse a seconda del know-how applicato.
  • Ever-Brilliant Steel – Nel 2020 circa, Seiko/Grand Seiko hanno annunciato l’impiego di una nuova lega in alcuni modelli subacquei e Grand Seiko, definita commercialmente “Ever-Brilliant Steel”. Si tratta di un acciaio inossidabile austenitico con resistenza alla corrosione ancora superiore al 316L: in termini di indice PREN, ha un valore circa 1,7 volte maggioregrandseikogs9club.comgrandseikogs9club.com, il che indica l’uso di percentuali di cromo e molibdeno molto elevate (alcune fonti ipotizzano sia un acciaio della serie 920 con ~25%Cr e ~7%Mo, tipico per applicazioni in ambienti marini estremi). Grand Seiko lo presenta come “il più resistente acciaio inossidabile al mondo” e ne sottolinea anche la bellezza: ha un colore più bianco e brillante del normale acciaiograndseikogs9club.com, conferendo agli orologi un aspetto lucente particolare. Di fatto, confrontando un GS in Ever-Brilliant con uno in 316L, si nota che il primo tende a riflettere la luce in modo più “chiaro”, con meno tonalità grigie. La durezza dichiarata è simile al 316L (quindi lavorabilità paragonabile), ma la finitura richiede ancora più cura data l’estrema resistenza alla corrosione che rende il materiale tenace sulle mole di lucidaturagrandseikogs9club.com. Ever-Brilliant è usato su alcuni modelli Grand Seiko Elegance e Sport e su edizioni speciali (es. diver commemorativi dei 55 anni Seiko Diver). Ciò mostra come il Giappone spinga oltre i limiti, cercando materiali sempre migliori in un’ottica di perfezionismo.
  • Citizen Duratect e Super Titanium – Citizen, oltre a essere leader nelle casse in titanio (materiale che per inciso supera qualsiasi acciaio in resistenza all’acqua di mare e biocompatibilità), ha sviluppato anche per l’acciaio dei trattamenti di indurimento superficiale. Con marchi come Duratect o Cermet, Citizen propone orologi in acciaio il cui strato esterno è indurito via tempra o rivestimento, raggiungendo durezze molto alte (HV 1000+) per prevenire graffi, pur mantenendo il nucleo in acciaio tenace. Questo approccio consente orologi esternamente quasi inossidabili ai graffi ma con la robustezza dell’acciaio tradizionale (è una filosofia diversa da quella svizzera, dove di solito ci si affida alle caratteristiche omogenee della lega stessa senza trattamenti). Ad esempio, il Citizen Series 8 e altri modelli impiegano tali tecniche per offrire casse “perpetuamente lucide”. Anche Seiko ha utilizzato concetti simili (ad es. la tecnologia Dia-shield sulle linee Prospex, che riduce i micrograffi mediante un rivestimento trasparente duro).

In termini di confronto con l’Occidente, l’orologeria giapponese utilizza gli stessi acciai di base (304, 316L) per la produzione mainstream, ma ha introdotto idee innovative per migliorarne le prestazioni estetiche e funzionali. Un classico Seiko 5 anni ’90 ha una cassa in acciaio 316L paragonabile a un qualsiasi orologio svizzero base; un Grand Seiko moderno in Ever-Brilliant o un Citizen con Duratect rappresentano invece l’uso dell’acciaio portato a un livello superiore di specializzazione. Vale la pena notare che i consumatori giapponesi sono molto attenti alla qualità dei materiali (il concetto di “Pure Material” è spesso menzionato nei cataloghi GS), quindi c’è anche una spinta di mercato interna a innovare sui materiali.

L’acciaio negli orologi americani e italiani

Stati Uniti e Italia non hanno oggi un’industria orologiera paragonabile per dimensioni a quella svizzera o giapponese, ma storicamente hanno contribuito e continuano a partecipare con propri marchi e peculiarità. Riguardo l’uso dell’acciaio:

  • Orologeria americana: durante la prima metà del ’900, gli USA ospitavano grandi produttori di orologi (Hamilton, Elgin, Waltham, Bulova – quest’ultima fondata negli USA sebbene con produzione mista). Molti orologi americani d’epoca avevano casse in oro o in ottone cromato per i modelli economici. Tuttavia, quando si trattava di orologi militari o tecnici, veniva impiegato l’acciaio. Un esempio lampante sono gli orologi forniti all’esercito USA durante la Seconda Guerra Mondiale (i “hack watch” A-11 fabbricati da Hamilton e altri): presentavano casse in acciaio inox robusto per resistere nelle condizioni belliche. Dopo gli anni ’60 la produzione di orologi meccanici negli USA è calata, e oggigiorno la maggior parte dei brand americani (Timex, Hamilton – che ormai è parte del gruppo Swatch svizzero, etc.) utilizza casse fornite da terzi, quasi sempre in 316L. Timex, in particolare, per molti modelli ha continuato la tradizione delle casse in ottone cromato (un esempio recente sono i popolari Timex Weekender o Peanuts, con cassa cromata economica e fondello in acciaio), mentre per linee più costose impiega l’acciaio massiccio. Alcuni microbrand emergenti statunitensi (es. RGM, Weiss) producono in piccola serie orologi di alta qualità: in tali prodotti troviamo invariabilmente casse in acciaio 316L, talvolta rifinite a mano negli Stati Uniti ma spesso fabbricate su specifiche in Svizzera o Asia. Una curiosità: c’è chi negli USA ha sperimentato materiali alternativi in edizioni limitate – ad esempio RGM fece un modello utilizzando acciaio damasco per la cassa (accostando strati di acciaio dolce e duro per un effetto zebrato), oppure orologi commemorativi con acciaio ricavato da oggetti storici (p.es. acciaio di navi, aerei, ecc.). Queste però sono eccezioni artistiche più che tendenze industriali.
  • Orologeria italiana: l’Italia, pur avendo avuto un ruolo storico (con Panerai su tutti) e avendo oggi alcuni marchi/modelli noti (es. Officine Panerai, Anonimo, U-Boat, Locman, alcuni microbrand come Unimatic), non produce acciai orologieri custom – solitamente si affida ai materiali standard. Panerai, nella sua fase storica pre-1950, si appoggiava a Rolex per le casse in acciaio, che erano essenzialmente acciaio svizzero di alta qualità (negli anni ’30 probabilmente un equivalente di 316 non L, chiamato “Staybrite”, come quello usato da Rolex nei propri Oyster). Nel rilancio moderno sotto il gruppo Richemont, Panerai ha utilizzato regolarmente acciaio 316L per le sue referenze (spesso dichiarato come “AISI 316L” nelle specifiche), a volte in versioni specificate come acciaio 316L antimagnetico o con trattamento vintage. Un esempio particolare: alcune edizioni speciali di Panerai hanno usato materiali insoliti – ad esempio la serie Panerai Luminor Submersible Bronzo in bronzo, o la Panerai Luminor Marina 1950 3 Days “Left-Handed” che utilizzava acciaio ottenuto da un lotto storico (si favoleggia di acciaio ricavato da vecchi strumenti navali per conferire un’aura vintage, ma è più marketing che differenza tecnica). Un altro marchio fiorentino, Anonimo (nato da ex-dipendenti Panerai), ha prodotto orologi subacquei come il Millemetri con casse in acciaio 316L micro-sabbiato e persino versioni in acciaio trattato per essere amagnetico (definito AISI 316L “Plus” amagnetico nelle specifiche)orologi.it. Questo indica un possibile uso di acciai leggermente modificati (ad esempio 316F con zolfo per lavorabilità, o 316LN con azoto per amagnetismo), ma sostanzialmente sempre nell’alveo del 316. U-Boat e altri marchi di design italiani producono orologi massicci spesso in acciaio 316L anch’essi, talvolta con finiture PVD nere o brunite per assecondare lo stile “militare” o vintage. Locman (marchio dell’Isola d’Elba) per molti modelli preferisce casse in titanio o materiali compositi, ma ha comunque in gamma orologi in acciaio 316L.

In sintesi, l’apporto italiano e americano sull’uso dell’acciaio sta più nel design e nella finitura che nella metallurgia: utilizzano l’acciaio standard come tela su cui dipingere idee stilistiche. Un Panerai o un Anonimo in acciaio 316L può distinguersi non per la lega in sé, ma per la forma della cassa, le dimensioni imponenti o il trattamento superficiale (sabbiato per un look tattico, lucidato per un look rétro anni ’50, etc.).

Una nota storica: l’Italia fu tra i primi paesi a utilizzare acciaio per orologi da immersione grazie a Panerai, e gli USA lo adottarono presto in contesti militari. Dunque entrambe le nazioni riconobbero il valore dell’acciaio in orologeria fin dagli albori dell’inox, ma non svilupparono mai standard propri differenti da quelli internazionali. Oggi un orologio “Swiss Made”, “Japan Made”, “USA made” o “Italy made” di fascia comparabile utilizzerà molto probabilmente la medesima qualità di acciaio (316L per quasi tutti, 904L solo per Rolex o pochi altri, ecc.), garantendo così prestazioni analoghe.

Confronto di prestazioni, costi ed estetica degli acciai

Dopo questo excursus, è utile ricapitolare i pro e contro dei vari tipi di acciaio in orologeria, mettendoli a confronto su aspetti chiave:

  • Resistenza alla corrosione: l’acciaio 904L e leghe speciali (Ever-Brilliant) sono i vincitori assoluti – virtualmente immuni alla ruggine anche nelle condizioni più ostili (acqua di mare calda, ambienti chimicamente aggressivi)fratellowatches.com. A seguire c’è il 316L, che offre un’ottima resistenza in quasi tutti gli usi reali (un 316L può restare immerso in acqua salata per anni senza corrosione significativa, salvo condizioni estreme)fratellowatches.com. Un gradino sotto troviamo l’acciaio 304 (o equivalenti sovietici tipo 12X18H9): in ambiente marino può sviluppare puntini di ruggine se trascurato, ma per uso quotidiano “sulla terraferma” va benissimoreddit.com. In pratica, per un utente medio la differenza tra 304, 316L e 904L in termini di resistenza all’acqua e al sudore è marginale – tutti andranno bene, magari con la precauzione di un risciacquo per il 304 se bagnato in mare. Le differenze emergono su lunghi periodi: dopo decenni, un 904L potrebbe apparire come nuovo, un 316L quasi identico, un 304 forse mostrare qualche segno di ossidazione in più.
  • Resistenza ai graffi e usura: qui conta la durezza. L’ordine (in condizioni standard di lega ricotta) è grosso modo: 316L ≥ 304 > 904L, con differenze comunque moderate (tutti oscillano sui 150-190 HV). Il 316L essendo un po’ più duro tende a graffiarsi leggermente meno del 904Lfratellowatches.com. Nella pratica, sia 316L che 904L prendono micrograffi nell’uso quotidiano (soprattutto sulle superfici lucide a specchio); il 304 analogamente. Va detto che i graffi dipendono molto anche dai trattamenti: per es., la stessa lega 316L se sabbiata o satinata mostrerà meno i graffi rispetto a una superficie a specchio. Alcune aziende ovviano al problema indurendo la superficie (es. trattamenti Citizen Duratect portano l’acciaio oltre 1000 HV in superficie: queste casse sono estremamente resistenti ai segni, ma è un caso speciale). In generale, nessuno degli acciai inox tradizionali è “duro” quanto vetro o ceramica, dunque i graffi fanno parte del gioco e la differenza tra un tipo e l’altro non è drammatica. Una particolarità: un acciaio più tenero (come il 904L) si graffia più facilmente ma i graffi sono anche più facili da lucidare via, mentre uno più duro (316L) potrebbe rigarsi meno ma richiedere più sforzo per essere rilucidato.
  • Lavorabilità e costo industriale: da questo punto di vista, l’acciaio 304 vince, essendo facile da tagliare e deformarefratellowatches.com e meno costoso come materia prima. Il 316L è un po’ più impegnativo da lavorare (il Mo indurisce la matrice), con tempi macchina leggermente maggiori e usura utensili superiorefratellowatches.com. Il 904L è il più esigente: come riportato, richiede macchine dedicate e accorgimenti a causa dell’alto Cr/Nifratellowatches.com, e la sua materia prima può costare diversi multipli del 316Lfratellowatches.com. Questo impatta sul prezzo finale: ecco perché orologi in 904L sono di norma più costosi o prodotti da brand di lusso. In termini di scarti, l’acciaio è completamente riciclabile, ma leghe come 904L possono essere meno disponibili sul mercato dei rottami, quindi meno economiche se non si comprano in grandi lotti. Per un produttore medio, passare al 904L significa investire e aumentare i costi di produzione – spesso non giustificabile se il mercato non lo richiede espressamentefratellowatches.com.
  • Impatto estetico e di design: la scelta dell’acciaio può influire sul look finale. Ad esempio, come menzionato, un 904L lucidato appare con una tonalità più “bianco brillante” rispetto a un 316L lucidato che può avere una sfumatura più grigiachrono24.it. Sono differenze sottili, percepite più dagli occhi esperti; tuttavia brand come Rolex e Grand Seiko le sfruttano per dare una firma visiva ai propri prodotti. Un altro aspetto di design è la precisione degli spigoli: un 316L ben lavorato tiene spigoli vivi in modo netto, mentre con un 904L è più difficile ottenere linee taglienti a causa delle micro-fratture di lavorazionefratellowatches.com. Ciò può influenzare lo stile: orologi con tante sfaccettature (es. AP Royal Oak) preferiscono un materiale duttile il giusto (316L) per gestire le alternanze lucido/satinato con definizione. Al contrario, orologi dalle forme morbide possono sfruttare la “setosità” del 904Lfratellowatches.com. Dal punto di vista delle finiture, tutti questi acciai possono essere lucidati o satinati con risultati eccellenti; alcune tecniche però sono riservate a leghe specifiche (ad es. la zaratsu di Grand Seiko viene ottimizzata per il 316L e il loro Ever-Brilliant, richiedendo parametri diversi per ciascuno). Anche l’invecchiamento estetico varia: l’acciaio non sviluppa patine “nobili” come fa il bronzo o l’argento – al massimo opacizza leggermente col tempo. Un 904L tenderà a opacizzarsi un po’ meno nel lungo termine, mantenendo più a lungo la brillantezza di fabbrica. Il 316L può, dopo decenni, presentare lievissime tracce di ossidazione nelle fessure o nei punti di giunzione (ad es. tra le maglie di un bracciale) laddove il cromo passiva meno per mancanza di ossigeno, ma parliamo di dettagli quasi invisibili.
  • Peso: tutti gli acciai austenitici hanno densità simile (~8 g/cc). Non c’è differenza apprezzabile di peso specifico tra 304, 316L, 904L (sono tutte intorno a 7.9-8.0 g/cc)forums.timezone.com. Quindi la scelta dell’acciaio non incide sul peso dell’orologio in modo sensibile (a meno di passare a titanio, che è ~4.5 g/cc e quindi quasi la metà del peso, ma è un altro materiale).
  • Magnetismo: 304, 316L e 904L sono non magnetici (paramagnetici) in stato ricotto, il che è ideale per orologi in quanto non perturbano il movimento meccanico. Attenzione però: la lavorazione a freddo può indurre ferromagnetismo residuo (trasformazione di fase parziale). Ad esempio, alcuni hanno notato che maglie di bracciale in 316L fortemente laminate possono attrarre leggermente una calamita. In ogni caso, la scelta tra questi acciai non è determinata dal magnetismo, che li vede tutti molto simili. In ambito sovietico, va detto che esisteva l’acciaio 12X18H10T stabilizzato al titanio (analogo al 321 occidentale) usato talvolta per componenti antimagnetici, ma non risulta impiegato specificamente per casse di orologi (più per strumenti avionici ecc.). Se l’antimagneticità estrema è richiesta, di solito si ricorre a casse interne in materiali ferromagnetici dolci (gabbie di Faraday) più che a cambiare la lega della cassa esterna.

Tirando le somme, ogni lega d’acciaio è un bilanciamento di proprietà: i progettisti di orologi scelgono quella che meglio si adatta alla filosofia del prodotto. Un diver militare russo anni ’70 poteva accontentarsi di un onesto acciaio tipo 304 che “fa il suo dovere” a basso costoreddit.com. Un elegante orologio svizzero moderno può restare sul collaudato 316L sapendo che offrirà zero problemi al cliente. Un brand di lusso può spingersi sul 904L per distinguersi, accettandone i maggiori costi e difficoltàfratellowatches.com. Un marchio innovativo giapponese sperimenta un nuovo acciaio per offrire quel qualcosa in più (longevità e brillantezza superiori)grandseikogs9club.comgrandseikogs9club.com.

In termini di costi, all’utente finale l’impatto si traduce nel prezzo dell’orologio: poiché il materiale incide relativamente poco sul costo totale (molto più determinante è il movimento, la manodopera, il marchio, ecc.), vedere 904L o Ever-Brilliant su orologi più costosi è più una conseguenza del loro posizionamento che una causa – in altri termini, un Rolex costa di più per tanti motivi, l’acciaio pregiato è uno di questi ma non l’unico, e d’altro canto Rolex può permettersi quell’acciaio proprio perché il suo margine lo consente. Nei segmenti medi, l’uso quasi universale del 316L garantisce che anche un orologio da poche centinaia di euro oggi abbia la qualità materiale di base che 50 anni fa era riservata a ben altri pezzi: una democratica evoluzione che fa felici gli appassionati.

Conclusione

L’acciaio ha rivoluzionato l’orologeria permettendo la creazione di orologi robusti, durevoli e accessibili. Dalle sperimentazioni pionieristiche del secolo scorso fino alle leghe high-tech odierne, questo materiale ha accompagnato l’evoluzione del settore rimanendo insostituibile. L’analisi degli acciai sovietici e russi ci ha mostrato come, pur con qualche difficoltà iniziale, anche nell’URSS l’acciaio sia diventato simbolo di progresso tecnico in orologi come il Vostok Amphibiamroatman.wixsite.com, consentendo prestazioni prima impensabili con le casse in ottone. Oggi la Russia, come il resto del mondo, fa largo uso del 316L standard e solo chi vuole distinguersi impiega alternative come il 904L – segno che il 316L resta un punto di equilibrio fenomenale.

Il confronto con gli acciai svizzeri, giapponesi, americani e italiani evidenzia che, al di là di qualche eccezione, l’industria intera converge sugli stessi materiali per ragioni di affidabilità. Le differenze stanno nei dettagli: Rolex ha fatto del 904L un mantra di eccellenzabobswatches.com, Grand Seiko ha sviluppato l’Ever-Brilliant per rincorrere la perfezionegrandseikogs9club.com, mentre molti altri affinano l’arte di lavorare e finire il consolidato 316L. In ogni caso, per noi appassionati è affascinante sapere che dietro la cassa luccicante di un orologio c’è un intero mondo metallurgico: percentuali di elementi, standard internazionali (AISI, DIN) e sovietici (GOST), segreti di lavorazione e anni di evoluzione tecnologica. Tutto questo per ottenere quell’oggetto al polso che non solo segna il tempo, ma lo sfida – resistendo agli anni che passano con la forza dell’acciaio.

Fonti:

  • M. Oatman, “Stainless Steel Cases – Watches of the USSR”, Watches-of-the-USSR (approfondimento sull’uso delle casse in acciaio nell’industria sovietica)mroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com.
  • Tabella comparativa acciai, Tubes International (equivalenze AISI–GOST, composizioni)tubes-international.comtubes-international.com.
  • Discussione tecnica “Difference between 316L and 904L steel”, Fratello Watches (commenti di D. Sergeant) – dettagli su durezza, lavorazione e corrosione di 904L vs 316Lfratellowatches.comfratellowatches.com.
  • Articolo “Resistenti, eleganti e sempre attuali: storia degli orologi in acciaio inox”, Chrono24 Magazine (storia generale, differenze 316L vs 904L)chrono24.it.
  • Post Reddit r/Vostok – utenti confermano uso di acciaio tipo 304 nell’Amphibia moderna e note su corrosione in acqua marinareddit.com.
  • Grand Seiko GS9 Club, “What is Ever-Brilliant Steel?” – informazioni su PREN 1,7× e caratteristiche dell’acciaio GSgrandseikogs9club.comgrandseikogs9club.com.
  • Documentazione GOST/TDMC, acciaio 12X18H9 – composizione e proprietà (sito tecnico russo)td-mc.rutd-mc.ru.
  • Sito ufficiale Vostok (Chistopol) – sezione produzione con materiali lavorati (incluso 12X18H9)vostokinc.com.
  • Bob’s Watches, “Rolex Material Milestones” – cronologia introduzione 904L nel 1985 e Oystersteelbobswatches.combobswatches.com.
  • Approfondimenti vari su forum e risorse orologiere (Anonimo, Panerai, etc.) per conferma di specifiche materialiorologi.it.

Il carro armato sul quadrante del Vostok Komandirskie: T-34 o simbolo generico?

soviet watch Vostok Komandirskie Tank

Un orologio Vostok Komandirskie degli anni ’80 con quadrante a tema militare: al centro spicca la silhouette di un carro armato sovietico sormontato da una stella rossa. Il quesito verte sull’identificazione di questo carro armato disegnato sul quadrante. Prodotto in Unione Sovietica negli anni ’80, l’orologio Komandirskie con stella rossa e carro armato richiama intenzionalmente l’iconografia bellica sovietica della Seconda Guerra Mondiale (la Grande Guerra Patriottica). Il disegno appare stilizzato e semplificato, ma sembra ispirarsi a un carro sovietico classico. Di seguito analizziamo dettagliatamente la sagoma e i particolari del carro raffigurato – confrontandoli con i principali carri armati sovietici del periodo bellico (T-34, KV-1, KV-2, IS-1, IS-2) – per stabilire se si tratti di un modello specifico o di una rappresentazione simbolica generica.

Sagoma generale e proporzioni del carro disegnato

Osservando la sagoma del carro sul quadrante, notiamo proporzioni complessive più vicine a quelle di un carro medio che di un pesante. La silhouette è relativamente bassa e snella: la torretta è profilata e non sproporzionatamente grande rispetto allo scafo, mentre il cannone è lungo e sporgente. Questa configurazione ricorda da vicino il profilo del celebre T-34, il carro medio sovietico per eccellenza della Seconda Guerra Mondiale. Il T-34 vantava infatti un profilo relativamente basso, con torretta compatta e scafo lungo ma non troppo alto, caratteristiche funzionali ad un buon equilibrio tra protezione, mobilità e potenza di fuoco.

Al contrario, i carri pesanti sovietici coevi (come KV-1 e IS-2) presentavano generalmente sagome più massicce: scafi più alti e larghi e torrette di maggior volume. Ad esempio, il KV-1 (Kliment Voroshilov) era un carro pesante con corazze spesse e un aspetto tozzo; la sua silhouette appariva meno filante, con turretta relativamente grande e un grosso scafo rettangolare. Anche l’IS-2 (Iosif Stalin) – evoluzione del KV – pur avendo linee più moderne, manteneva proporzioni robuste con una torretta ampia per alloggiare il possente cannone da 122 mm. Nulla di tutto ciò sembra emergere dal piccolo disegno sul quadrante: il carro raffigurato non mostra la voluminosità tipica di un KV-1 o di un IS-2, bensì proporzioni più equilibrate, compatibili con un mezzo medio tipo T-34 o simili.

Un carro medio T-34/76 conservato in museo. Notare la silhouette generale: scafo basso con piastre frontali fortemente inclinate, torretta compatta (in questo caso un modello T-34/76 con torretta a due uomini) e cinque grandi ruote nel cingolo. Questa forma rivoluzionaria conferì al T-34 un profilo slanciato e ben proporzionato. Il T-34, definito leggendario per il suo equilibrio di mobilità, corazzatura inclinata e potenza di fuoco, presentava uno scafo ben modellato con corazze inclinate e una torretta semicircolare fusa. La sua altezza totale era di circa 2,4 m, inferiore rispetto ai carri pesanti contemporanei, contribuendo a una sagoma meno imponente. Il disegno del quadrante sembra riflettere proprio questa impostazione: profilo basso, torretta contenuta, cannone lungo – tutti elementi che richiamano un carro medio agile più che un mastodonte blindato.

In sintesi, dal punto di vista delle proporzioni generali, il carro stilizzato sull’orologio somiglia più a un T-34 (o a un altro carro medio) che a un KV o IS pesante. La sagoma non mostra l’altezza e la mole di un carro pesante sovietico, suggerendo che l’intento fosse quello di raffigurare un tank iconico e riconoscibile, senza appesantire il disegno con dimensioni sproporzionate. Il T-34, in effetti, divenne un simbolo della vittoria sovietica ed è plausibile che i designer del quadrante abbiano scelto la sua silhouette – o una sua versione semplificata – per evocare immediatamente l’immaginario bellico patriottico.

Torretta e cannone: confronto dei dettagli

russian watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Passando ai particolari di torretta e cannone, il disegno mostra una torretta di forma arrotondata (quasi una cupola) sormontata da un cannone lungo e relativamente sottile, privo di evidenti dispositivi sulla volata. Questa torretta tondeggiante è coerente con quelle torrette fuse introdotte sui carri sovietici a partire dal 1941-42: il T-34/76 inizialmente aveva torrette più piccole, ma col modello T-34/85 venne adottata una torretta di maggior diametro, a tre uomini, con pareti arrotondate. Anche certi KV-1 di produzione 1942 montavano torrette fuse tondeggianti (in alternativa a quelle saldate) per migliorare la resistenza balistica. Dunque la forma curvilinea potrebbe corrispondere sia a un T-34/85 sia a un KV-1 modello tardo, sia ancora alla famiglia successiva dei carri IS (che avevano anch’essi torrette larghe e semi-ovaleggianti). In ogni caso, è poco compatibile con la sagoma squadrata del KV-2: quest’ultimo infatti aveva una torretta enorme a forma di scatola rettangolare, molto alta e spigolosa, armata con un obice da 152 mm. Se il disegno avesse voluto rappresentare un KV-2, la torretta sarebbe stata immediatamente riconoscibile per la sua forma cubica sproporzionata – cosa che chiaramente non avviene, data la torretta arrotondata sul quadrante.

Un altro elemento importante è il cannone. Il cannone raffigurato è lungo e diritto, senza un evidente freno di bocca all’estremità. Ciò è indicativo: i carri pesanti IS-2 impiegavano un cannone da 122 mm spesso dotato, nelle versioni 1944, di un caratteristico freno di bocca a due feritoie sulla volata (per smorzare il rinculo). Un esempio reale è visibile nell’immagine seguente, dove un IS-2 mostra il grande freno di bocca sulla volata del cannone D-25T da 122 mm.

Un IS-2 (carro pesante Iosif Stalin, modello 1944) esibito in parata storica. Si noti la torretta ampia e arrotondata, e soprattutto il lungo cannone da 122 mm munito di un vistoso freno di bocca a doppia feritoia sulla volata (la “cuffia” forata in punta). Questa caratteristica distingue gli IS-2 e i carri postbellici dai carri medi WWII che in genere ne erano privi. Nel disegno Komandirskie, invece, il cannone è raffigurato senza alcun rigonfiamento in punta, suggerendo l’assenza di freno di bocca. Ciò si accorderebbe con i cannoni dei T-34 (sia il 76 mm F-34 che l’85 mm ZiS-S-53) e dei KV-1 (76 mm) che erano privi di freni di bocca evidenti. Anche l’IS-1 – versione iniziale del carro Stalin, armata con un cannone da 85 mm – non aveva freno di bocca; tuttavia l’IS-1 ebbe vita breve, presto rimpiazzato dall’IS-2 col 122 mm. In generale, un cannone liscio e lungo senza spegnifiamma punta più verso l’armamento di un carro medio della Seconda Guerra Mondiale.

Un dettaglio curioso: alcuni osservatori hanno notato che il disegno presenta quella che potrebbe essere una sezione più spessa a metà canna, forse a indicare un estrattore di fumo. Questo particolare, se realmente presente, non appartiene ai carri della Seconda Guerra Mondiale come il T-34 (che non avevano evacuatori sulla canna), bensì ai carri post-bellici come il T-54/55 e T-62 che introdussero tale dispositivo. In effetti, un appassionato ha identificato il carro stilizzato come “un T-62 molto stilizzato, riconoscibile principalmente dalla posizione dell’estrattore di fumo sulla canna”. Il T-62, entrato in servizio nel 1961, era un successore dei T-55 e montava un cannone con evacuatore a metà canna (non in volata). Se davvero nel disegno compare un rigonfiamento a metà del tubo, ciò potrebbe indicare che l’illustratore abbia inconsapevolmente fuso caratteristiche di epoche diverse, oppure semplicemente aggiunto un dettaglio estetico. In ogni caso, sul piano della torretta e del cannone, il quadrante non corrisponde perfettamente al 100% a nessun modello storico, ma tende verso l’aspetto di un carro medio classico: torretta tondeggiante “alla T-34/85” e cannone lungo privo di freno di bocca, con qualche licenza artistica.

Scafo e cingoli: configurazione del treno di rotolamento

russian watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Analizzando lo scafo e la configurazione dei cingoli stilizzati, emergono ulteriori indizi. Lo scafo disegnato sul quadrante è basso e presenta linee semplici; dal lato si intravede la parte superiore relativamente piatta e la parte inferiore occupata dai cingoli. Non sono chiaramente distinguibili dettagli come portelli, parafanghi o piastre frontali (dato lo stile semplificato), ma l’andamento generale suggerisce uno scafo con profilo rettilineo e probabilmente inclinato sul frontale. Ciò si allinea bene con il design del T-34, il quale possedeva piastre frontali fortemente inclinate e fianchi rastremati. Come riportato da fonti storiche, “aveva uno scafo ben modellato con corazza a piastre inclinate” che offrivano un’eccellente protezione relativa. Al contrario, il KV-1 iniziale presentava fronti più verticali (corazza frontale spessa ma quasi dritta) e solo lievi inclinazioni; nei modelli successivi anche i KV adottarono corazze più inclinate per migliorare la deflessione dei colpi, ma rimanevano mezzi più “squadrati” rispetto al T-34.

Un elemento distinguibile nei cingoli è il numero di ruote portanti visibili. Sebbene il disegno sia piccolo, pare che sui cingoli siano accennati alcuni rulli o sezioni. I carri sovietici del periodo avevano schemi di sospensione differenti:

  • Il T-34 utilizzava sospensioni Christie con 5 grandi ruote portanti per lato (e nessun rullo superiore di rinvio, la catena cingolata ricadeva direttamente sulle ruote). Le ruote erano distanziate, con un intervallo caratteristico tra la prima e la seconda ruota.
  • Il KV-1 aveva un treno di rotolamento più lungo, con 6 grandi ruote portanti per lato su barra di torsione (più piccoli rulli di rinvio superiori). La presenza della sesta ruota denotava il telaio allungato necessario a sostenere il peso maggiore (circa 45 tonnellate contro le ~30 del T-34).
  • L’IS-2 adottava anch’esso 6 ruote di grande diametro per lato, dato che derivava in parte dall’architettura KV; tuttavia le ruote dell’IS erano ridisegnate e meglio distanziate. In foto di IS-2 si notano chiaramente sei ruote massicce per cingolo【68†】.
  • Il KV-2, basato sullo chassis del KV-1, manteneva le 6 ruote grandi per lato.

Se il disegno fosse dettagliato, potremmo contare i rulli stilizzati; purtroppo non è nitido a tal punto. Tuttavia, a giudicare dallo spazio, sembra che siano rappresentati circa 4 segmenti nel cingolo visibile. Questo numero è più prossimo alle 5 ruote di un T-34 (sottintendendo magari che non tutte siano visibili nettamente) che non alle 6 di un KV/IS (che avrebbero occupato più spazio lungo lo scafo). È vero che potrebbe trattarsi di una semplificazione e non un conteggio preciso; tuttavia, considerando la lunghezza relativa del cingolo rispetto alla torretta disegnata, l’impressione è di un carro di lunghezza media, coerente con il T-34. Un KV-1/2 o IS-2 avrebbe richiesto proporzionalmente un cingolo più esteso dietro e avanti la torretta. Nel quadrante invece il cannone sporge decisamente in avanti oltre la sagoma, segno che il baricentro visivo è la torretta con il motore e vano di combattimento concentrati attorno (caratteristica da carro medio), non una lunga estensione di scafo.

Riassumendo la parte inferiore: nulla nel disegno contraddice le proporzioni del T-34 in termini di scafo e cingoli, mentre un KV-1 o IS-2 avrebbero probabilmente mostrato un andamento dei cingoli più lungo e piatto. Va detto però che il livello di dettaglio è basso: i cingolati sono raffigurati con tratti molto semplici, e la funzione primaria è evocativa. L’illustratore ha disegnato giusto quel che basta – qualche maglia di cingolo e accenno di ruote – per far capire “questo è un carro armato” senza appesantire il quadrante. Questa stilizzazione intenzionale tende a sfumare le differenze tecniche: ad esempio non si vedono ruote di ritorno, denti dei cingoli o rulli di sostegno, dettagli che distinguerebbero i vari modelli reali. Pertanto, l’analisi dei cingoli suggerisce al più una compatibilità con un carro medio a 5 ruote, ma resta un indizio non decisivo.

Di seguito, una tabella riassume i confronti chiave tra i possibili modelli e il disegno:

Modello Sovietico WWIISagoma & ProporzioniTorretta & CannoneScafo & Cingoli
T-34/85 (carro medio)Profilo basso, ben proporzionato (h ~2,4 m).Torretta fusa arrotondata a 3 uomini; cannone 85 mm lungo senza freno di bocca.5 grandi ruote; scafo con corazze fortemente inclinate.
KV-1 (carro pesante)Sagoma massiccia, alta e tozza.Torretta iniziale squadrata (mod. 1941) o fusa ampliata (mod. 1942); cannone 76 mm senza freno.6 grandi ruote; scafo lungo corazzato (75–90 mm) quasi verticale sul frontale (poi leggermente inclinato).
KV-2 (carro pesante)Sagoma sbilanciata: torretta enorme e altissima.Torretta a prisma rettangolare, molto alta; obice 152 mm corto (M-10) con grosso volato (nessun freno di bocca).6 grandi ruote; scafo identico al KV-1, lento e goffo.
IS-2 (carro pesante)Sagoma poderosa ma più slanciata dei KV: scafo leggermente più basso del KV, torretta ampia.Torretta fusa semi-ovale, grande; cannone 122 mm con freno di bocca caratteristico (nelle versioni 1944)【68†】.6 ruote grandi distanziate; scafo con piastre frontali inclinate (mod. 1944 “naso a punta”), corazzatura molto spessa (fino 120 mm).

Nella tabella sono confrontati i tratti distintivi dei principali carri sovietici del periodo bellico con le caratteristiche osservabili (o deducibili) nel disegno del quadrante. Si nota come il T-34/85 corrisponda meglio alla maggior parte dei criteri (proporzioni equilibrate, torretta tonda senza freno, cingoli compatibili), mentre il KV-2 risulta del tutto incompatibile e i KV-1/IS-2 mostrano discrepanze in sagoma e dettagli (torrette/freni di bocca).

Dettagli stilizzati e semplificazioni artistiche

soviet watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Va sottolineato che il disegno sul quadrante è altamente stilizzato. Trattandosi di un elemento grafico su un orologio, l’artista ha dovuto bilanciare riconoscibilità e pulizia estetica. Molti dettagli fini dei carri reali sono stati omessi o appena suggeriti:

  • Non si distinguono mitragliatrici coassiali o scafo (presenti su tutti i carri veri citati), né particolari come visori, portelli o faretti: la grafica è ridotta a sagome elementari (cannone, contorno della torretta, contorno dello scafo, cingoli).
  • Gli angoli e curve sono semplificati: ad esempio, la torretta appare come un semicupolone uniforme, senza indicazione del mantello del cannone né dei bordi della piastra frontale. Ciò rende difficile capire se avesse la caratteristica “gobba” posteriore della torretta T-34/85 o la forma “a ferro di cavallo” di una torretta T-54/55, ecc. Semplicemente è una cupola generica che comunica “torretta di carro armato”.
  • Il cannone è tracciato con una linea singola leggermente allargata, forse con un tenue rigonfiamento intermedio (l’ipotetico evacuatore di fumo). Non è disegnata la volata aperta né il foro della canna. Questo è chiaramente per mantenere il disegno iconico: troppo dettaglio su una scala così piccola l’avrebbe reso confuso. L’assenza di freno di bocca potrebbe quindi non essere una scelta “storica” ma pratica (più facile disegnare un semplice tubo).
  • I cingoli sono resi con un’area rettangolare zigrinata da poche linee verticali che evocano i segmenti. Non si vede il profilo dei denti o il dettaglio dei pattern, né gli organi di sospensione (molto importanti per identificare un carro, ma qui completamente nascosti). Ciò conferma che l’intenzione era mostrare un generico carro armato sovietico, non fornire un identikit tecnico.

Un’altra considerazione riguarda il contesto propagandistico e simbolico: negli anni ’80, l’URSS celebrava ancora con orgoglio la vittoria del 1945. Il T-34 era (ed è tuttora) celebrato come il carro leggendario che contribuì in modo determinante alla sconfitta dei nazisti. È quindi del tutto plausibile che la Vostok abbia scelto il T-34 come simbolo per il suo orologio Komandirskie destinato ai militari o agli appassionati patriottici. Diverse fonti commerciali e collezionistiche, infatti, si riferiscono a questo quadrante chiamandolo esplicitamente “Tank T-34” – ad esempio, un catalogo russo lo descrive come quadrante nero con carro armato T-34 alle ore 12 e stella rossa, e un negozio online lo presenta come orologio con “immagine del leggendario carro sovietico T-34”. Questo indica che, almeno a livello di marketing e percezione generale, il carro sul quadrante è inteso come un T-34. D’altronde, il T-34 è immediatamente riconoscibile al pubblico sovietico e internazionale come “il” carro sovietico della Seconda Guerra Mondiale, mentre modelli come KV o IS erano meno noti al grande pubblico.

È importante notare che l’interpretazione artistica può aver mescolato lievemente le carte: il designer grafico potrebbe aver guardato qualche illustrazione generica di carro sovietico o una sagoma d’epoca e l’abbia adattata. Ad esempio, la possibile aggiunta dell’estrattore di fumo (elemento postbellico) suggerisce che il disegnatore potesse non essere uno storico rigoroso ma volesse semplicemente rappresentare un “carro moderno sovietico”. Tuttavia, l’estrattore nel disegno non è certo netto; potrebbe anche essere un semplice effetto ottico o un’irregolarità nella stampa. Nel complesso, la quantità di licenze artistiche è alta: proporzioni leggermente idealizzate, assenza di dettagli distintivi minori, combinazione di caratteristiche “tipiche” per creare un archetipo di carro armato sovietico.

Conclusioni: modello specifico o illustrazione simbolica?

Alla luce della comparazione, possiamo concludere che il carro armato raffigurato sul quadrante del Vostok Komandirskie è principalmente un’illustrazione generica e simbolica, anche se ispirata a modelli reali noti (in primo luogo il T-34). I vari elementi combaciano in gran parte col profilo di un T-34/85, iconico carro medio della Grande Guerra Patriottica: sagoma equilibrata, torretta arrotondata senza freno di bocca, cingoli compatibili. Le discrepanze (come l’eventuale estrattore di fumo a metà canna) sembrano derivare da semplificazioni o aggiunte artistiche piuttosto che dall’intenzione di raffigurare un diverso carro specifico.

Non vi sono indizi chiari nel disegno che puntino univocamente a un KV-1, a un KV-2 o a un IS-2: anzi, le caratteristiche di quei carri – torrette enormi o con freno di bocca, scafi molto estesi con 6 ruote – non trovano riscontro nell’illustrazione. Al contrario, la scelta di non disegnare un freno di bocca e di mantenere la silhouette pulita suggerisce la volontà di richiamare un carro WWII “classico”. Considerando anche le denominazioni nei cataloghi (“T-34”) e l’immaginario storico sovietico, l’illustrazione può essere interpretata come un omaggio stilizzato al T-34, più che una rappresentazione tecnica accurata di esso. In sintesi, è un carro simbolico: fonde i tratti salienti riconoscibili di un carro sovietico vincitore (principalmente T-34) in una forma grafica semplice ed efficace, pensata per comunicare immediatamente l’idea di “forza corazzata sovietica” sul quadrante di un orologio.

Fonti:

Confronti generali sulle ruote e sospensioni (es.: T-34 con 5 ruote vs carri pesanti con 6 ruote)board-temporary.blogspot.ru. Le immagini allegate e i riferimenti storici supportano la valutazione complessiva.

Descrizione del quadrante “Tank T-34” in un catalogo Vostokvostok-watches24.com e in un annuncio GoldMoscow (che cita “immagine del leggendario carro sovietico T-34”)goldmoscow.net.

Analisi di un collezionista sull’ispirazione da un T-62 stilizzato (per via dell’estrattore di fumo)scarface3133.wordpress.com.

Caratteristiche storiche dei carri sovietici: profilo del T-34 con corazze inclinate e torretta fusacorazzati.it; evoluzione del KV-1 con torrette fuse più spesse nel 1942ww2-weapons.com; confronto visivo di torrette e bocche da fuoco (foto IS-2 con freno di bocca)【68†】.

Orologi Militari Russi: Storia, Modelli e Collezionismo

Orologi Militari Russi: Storia, Modelli e Collezionismo

Gli orologi militari russi rappresentano un capitolo affascinante nella storia dell’orologeria, intrecciando innovazione tecnica, design funzionale e un profondo legame con eventi storici di rilievo. Questi segnatempo non solo hanno accompagnato militari e specialisti in missioni cruciali, ma sono anche diventati oggetti di culto per collezionisti e appassionati di tutto il mondo.

Le Origini dell’Orologeria Militare Russa

L’industria orologiera russa ha radici profonde che risalgono agli anni ’30 del XX secolo, quando l’Unione Sovietica avviò la produzione interna di orologi per ridurre la dipendenza dalle importazioni straniere. Nel 1930, la Prima Fabbrica di Orologi di Mosca iniziò la produzione di segnatempo destinati sia all’uso civile che militare. Questa iniziativa segnò l’inizio di una tradizione orologiera che avrebbe avuto un impatto significativo nel corso dei decenni successivi.

Modelli Iconici e il Loro Ruolo Storico

Sturmanskie Type 1 e Type 2

Gli Sturmanskie furono sviluppati per l’aeronautica militare sovietica e assegnati ai piloti al momento del loro diploma. Il Type 1, prodotto dalla Prima Fabbrica di Orologi di Mosca negli anni ‘50, fu uno dei primi orologi progettati per l’uso aeronautico militare. Il successivo Type 2, introdotto negli anni ‘60, offriva miglioramenti strutturali e una maggiore precisione. Questo modello è anche noto per essere stato probabilmente l’orologio indossato da Jurij Gagarin durante il suo storico volo spaziale nel 1961.

soviet watch Sturmanskie Type 1
Sturmanskie Type 1
soviet watch Sturmanskie Type 2
Sturmanskie Type 2

Cronografo Sturmanskie per Piloti

Accanto ai modelli standard, l’Unione Sovietica sviluppò un cronografo Sturmanskie, fornito ai piloti dopo il conseguimento del brevetto. Questo orologio era dotato di una funzione cronografica, essenziale per calcoli di navigazione e misurazioni precise durante le missioni aeree.

sovien chronograph watch Sturmanskie Air Force
Sturmanskie Air Force

Zlatoust 191-ChS: Il Gigante da Palombaro

Uno degli orologi più particolari dell’orologeria militare russa è il Zlatoust 191-ChS, un orologio subacqueo di dimensioni straordinarie, progettato per i sommozzatori della marina sovietica. Con una cassa di circa 60mm e un quadrante ad alta leggibilità, questo modello è diventato leggendario per la sua robustezza e affidabilità nelle condizioni più estreme.

soviet Zlatoust diver
Zlatoust Diver

Vostok “Ratnik” con Corona a Sinistra

Il Vostok Ratnik è un orologio automatico sviluppato come parte dell’equipaggiamento avanzato “Ratnik”, un programma di modernizzazione dell’equipaggiamento militare russo. Il progetto Ratnik (in russo “Ратник”, che significa “Guerriero”) è un sistema modulare introdotto per migliorare l’efficienza e la protezione dei soldati russi, comprendendo armature, visori, armi e dispositivi di comunicazione avanzati. Sebbene fosse stato pensato per essere incluso nell’equipaggiamento standard delle forze armate, il Vostok Ratnik non è stato adottato ufficialmente dall’esercito, rimanendo un pezzo interessante per i collezionisti.

Caratterizzato da una corona a sinistra, movimento automatico Vostok 2416 e impermeabilità fino a 200 metri, è un modello che attira particolare attenzione per il suo legame con il programma di modernizzazione militare russo.

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Vostok Ratnik 6Э4-2
russian watch Vostok Ratnik 6Э4-1
Vostok Ratnik 6Э4-1

Orologi Zakaz e i Negozi Voentorg

Oltre agli orologi ufficialmente assegnati, esistono modelli Zakaz, ordinati specificamente dal Ministero della Difesa e venduti nei negozi militari Voentorg.

I Voentorg (Военторг, abbreviazione di “Военная торговля”, che significa “Commercio militare”) erano negozi riservati esclusivamente al personale militare sovietico, accessibili solo a chi aveva un permesso speciale. In questi punti vendita si potevano trovare uniformi, equipaggiamento tattico, strumenti da campo e, naturalmente, orologi prodotti su ordinazione per il Ministero della Difesa.

Gli orologi Zakaz venduti nei Voentorg spesso riportavano incisioni speciali, stemmi di unità militari e specifiche tecniche più avanzate rispetto ai modelli destinati al mercato civile. Il fatto che fossero venduti solo a personale qualificato e non al pubblico li rende oggi particolarmente rari e ricercati dai collezionisti.

Gli Orologi dell’Armata Rossa

Sebbene molti orologi sovietici non fossero ufficialmente militari, alcuni modelli erano fortemente ispirati al mondo dell’Armata Rossa. Tra questi, i più noti sono i Vostok Komandirskie e Amphibia, prodotti inizialmente per il personale dell’esercito ma successivamente resi disponibili anche al pubblico. Caratterizzati da quadranti con simboli militari e da una costruzione robusta, questi modelli sono tuttora molto apprezzati dai collezionisti.

soviet watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank
soviet watch Vostok Komandirskie
Vostok Komandirskie
soviet watch Vostok Komandirskie Rising Sun
Vostok Komandirskie Rising Sun

Dove Trovare Orologi Militari Russi

Chi è interessato agli orologi militari russi può consultare siti specializzati e piattaforme dedicate al collezionismo. Orologirussi.it è un buon punto di riferimento: pur essendo un e-commerce, a volte sono disponibili modelli di orologi militari o militareggianti, quindi vale la pena dare un’occhiata per scoprire eventuali pezzi interessanti.

Conclusione

Gli orologi militari russi rappresentano un connubio di storia, tecnica e design. Che siate collezionisti esperti o neofiti, esplorare questo settore dell’orologeria offre l’opportunità di possedere non solo un segnatempo, ma un pezzo di storia ricco di significato e fascino.

CCCP Sputnik 1 – Un Orologio che Celebra l’Era Spaziale

CCCP-watch

Introduzione

Il CCCP Sputnik 1 è molto più di un semplice orologio: è un omaggio al primo satellite artificiale lanciato dall’Unione Sovietica nel 1957. Questo segnatempo cattura l’essenza di quell’epoca di scoperte e innovazioni tecnologiche, racchiudendo in sé un simbolo della storia dell’esplorazione spaziale.

Design Ispirato al Primo Satellite

Il design del CCCP Sputnik 1 richiama direttamente il celebre satellite. Con un quadrante che riproduce la data storica del 4 ottobre 1957, questo orologio non solo segna il tempo, ma celebra un evento che ha cambiato il corso della storia. Il quadrante, realizzato con cura, presenta una finitura che ricorda le antenne del satellite.

Specifiche Tecniche del CCCP Sputnik 1

Sotto il suo aspetto vintage, il CCCP Sputnik 1 nasconde un cuore meccanico robusto. Monta un calibro Slava 2427, un movimento automatico prodotto durante l’era sovietica. Questo movimento ha un diametro di 24 mm e contiene 26 o 27 rubini, con una riserva di carica di circa 40 ore. È dotato di due bariletti per una maggiore durata e precisione, oltre a una protezione antiurto.

Il movimento supporta tre lancette centrali per ore, minuti e secondi, e offre una funzione giorno/data posizionata alle 3:00. La correzione rapida della data è possibile tramite un pulsante dedicato a ore 2:00, un dettaglio che rende questo orologio non solo affascinante ma anche funzionale.

La Società CCCP e Slava

La società CCCP prende ispirazione dall’era sovietica della storia russa, un periodo caratterizzato da enormi progressi tecnologici e scientifici. Il nome CCCP deriva dalla sigla in cirillico dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), Союз Советских Социалистических Республик, traslitterata come Soyuz Sovetskikh Sotsialisticheskikh Respublik.

Slava, uno dei marchi di orologi più storici della Russia, ha un passato glorioso che risale al Secondo Stabilimento Orologiero di Mosca. Tuttavia, oggi, il marchio è di proprietà di Citychamp Watch & Jewellery Group Ltd., una holding cinese che ha acquisito Slava come parte della sua strategia di espansione globale. Citychamp possiede anche altri prestigiosi marchi come Corum ed Eterna, unendo la tradizione orologiera europea e sovietica con le moderne capacità di produzione cinesi.

Il gruppo Citychamp è noto per la sua capacità di mantenere l’identità storica dei marchi che acquisisce, continuando a produrre orologi che sono non solo funzionali, ma anche pezzi da collezione. Per ulteriori informazioni sugli orologi CCCP e Slava, potete visitare il loro sito ufficiale www.cccptime.com.

Perché Scegliere il CCCP Sputnik 1?

Acquistare un CCCP Sputnik 1 significa possedere un segnatempo che non solo celebra un momento cruciale nella storia dell’umanità, ma rappresenta anche un esempio di maestria orologiera russa. È perfetto per gli appassionati di orologi che apprezzano sia il valore storico che la qualità tecnica.

Conclusione

Il CCCP Sputnik 1 è più di un orologio: è un tributo a un evento storico straordinario. Con il suo design ispirato al primo satellite artificiale e il movimento automatico Slava 2427, questo orologio è destinato a diventare un pezzo da collezione per tutti gli amanti dell’orologeria e della storia spaziale.

Storia della Slava: La Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

Storia della Slava: La Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

La storia della Slava, uno dei marchi più iconici dell’orologeria russa, inizia con la fondazione della Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca. Questo articolo esplora la nascita, lo sviluppo, le sfide e le evoluzioni di questa storica fabbrica, fino alla sua situazione attuale.

Le Origini della Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

Fondata nel 1924, la Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca è stata una delle prime fabbriche di orologi non militari dell’Unione Sovietica. Nel 1929, l’Unione Sovietica acquistò due fabbriche di orologi statunitensi, la Dueber-Hampden Watch Company e la Ansonia Clock Company, per avviare la propria industria orologiera​ (Wixsite)​​ (Wixsite)​. La produzione di orologi iniziò ufficialmente nel 1931, utilizzando le attrezzature acquistate dalla Ansonia Clock Company.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica fu evacuata a Chistopol e si concentrò sulla produzione di apparecchiature militari. Dopo la guerra, la fabbrica tornò a Mosca e riprese la produzione di orologi civili​ (Two Broke Watch Snobs)​​ (Wikipedia)​.

La Nascita del Marchio Slava

Negli anni ’50, la fabbrica iniziò a produrre orologi con il marchio “Slava”, che significa “gloria” in russo. Questo marchio si distinse per la produzione di orologi destinati esclusivamente al consumo civile, senza pretese militari o aerospaziali​ (Wixsite)​​ (Wikipedia)​.

Innovazioni e Premi

La fabbrica Slava è stata innovativa fin dai suoi primi anni. Negli anni ’60, ha introdotto il “Slava Transistor”, un orologio con movimento elettronico premiato con una medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1964​ (DuMarko)​​ (Слава – Русские часы)​. Altri premi significativi includono la medaglia d’oro alla fiera internazionale di Brno nel 1974 e un’altra medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1975 per i modelli con calibro 24mm​ (Слава – Русские часы)​.

Espansione e Collaborazioni

Dal 1955 al 1979, Slava ha esportato fino al 50% della sua produzione in oltre 72 paesi. Ha collaborato con altri produttori sovietici come Raketa e Vostok per sviluppare movimenti avanzati​ (DuMarko)​​ (Слава – Русские часы)​.

Le Sfide della Privatizzazione

Dopo il crollo dell’URSS, la fabbrica Slava ha affrontato numerose difficoltà. Durante la privatizzazione negli anni ’90, molti movimenti furono esportati in Cina e Hong Kong per la produzione di falsi economici, danneggiando la reputazione del marchio​ (Wikipedia)​​ (Слава – Русские часы)​.

Rinascita e Situazione Attuale

Nel 2005, la fabbrica e il marchio Slava furono acquistati dalla banca Globex e successivamente ceduti alla città di Mosca. Gli impianti di produzione vicino alla stazione della metropolitana Belorusskaya furono demoliti nel 2008 per fare spazio a un centro commerciale, mentre la produzione di orologi da polso è stata mantenuta e integrata nel Tecnoparco “Slava”​ (Wikipedia)​​ (Слава – Русские часы)​.

Dal 2016, Slava ha iniziato a utilizzare movimenti prodotti dalla Fabbrica di Orologi di Chistopol “Vostok” per i suoi nuovi modelli​ (Слава – Русские часы)​. Oggi, la produzione continua con nuovi modelli ispirati ai design storici, come “Slava Televisor”, “Era”, “Mir”, “Sadko”, “Ais” e “Doctor”, utilizzando i movimenti originali Slava 2427​ (Слава – Русские часы)​.

Aneddoti e Curiosità

Un fatto interessante riguarda il modello “Slava Transistor”, che vinse una medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1964. Questo orologio utilizzava un movimento elettronico innovativo per l’epoca, dimostrando l’avanguardia tecnologica della fabbrica​ (DuMarko)​.

Un altro aneddoto riguarda la partecipazione di Slava al film bulgaro del 2016 “Glory” (titolo originale “Slava”), dove l’orologio Slava del protagonista gioca un ruolo chiave nella trama​ (Wikipedia)​.

Conclusione

La storia della Slava è un viaggio attraverso l’evoluzione dell’industria orologiera russa, dalle sue radici nella Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca alla sua attuale produzione di modelli innovativi. Nonostante le sfide della privatizzazione e della contraffazione, Slava continua a rappresentare un simbolo di eccellenza nell’orologeria.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sui nuovi modelli Slava, visita il sito ufficiale Slava.


Fonti:

  1. Second Watch Factory
  2. Slava Watches
  3. DuMarko
  4. Russian Watches Info
  5. Wikipedia

La Collezione di Orologi Sovietici/Russi: Un Tesoro Apprezzato Anche dai Non Addetti ai Lavori

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Non è frequente, ma ogni tanto anche una collezione di orologi sovietici o russi riesce a conquistare l’attenzione di chi, pur non essendo esperto del settore, rimane affascinato da una passione autentica e originale.

È il caso della mia collezione personale, che ha trovato spazio sulle pagine della prestigiosa rivista Collezionare, un punto di riferimento per gli appassionati di oggetti vintage, memorabilia e collezionismo d’epoca. L’intervista, disponibile sia in versione cartacea che digitale, è stata pubblicata nel 2018 e rappresenta un momento importante del mio percorso di collezionista.

📖 Leggi l’articolo completo su Collezionare:
L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini – Collezionare


La Rivista Collezionare: Un Riferimento per gli Appassionati

Collezionare è una rivista specializzata che offre approfondimenti, notizie e interviste su una vasta gamma di oggetti da collezione. Copre tematiche che spaziano dal modernariato all’antiquariato, fino al collezionismo tematico come quello numismatico, pubblicitario o, appunto, orologiero.

Nel mio caso, il primo contatto con la redazione è nato grazie alla promozione di una collezione di pubblicità storiche della Pirelli, appartenuta a mio padre. Visto il buon rapporto instaurato con la giornalista, ho deciso di proporle anche la mia collezione di orologi sovietici e russi, ottenendo un entusiasta riscontro e una nuova intervista.


L’Intervista: L’Orologeria Russa Raccontata da un Collezionista

Di seguito il testo integrale pubblicato dalla rivista “Collezionare” il 14 aprile 2018:

Il 14 aprile 2018 è stata pubblicata la versione online dell’intervista, che è possibile leggere a qui: L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini – Collezionare

Lancette Sovietiche

L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese che dal 1992 ha raccolto oltre 400 esemplari. “La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare”.

Le Storie dietro gli Orologi Sovietici

Molte sono le storie che ruotano intorno all’orologeria sovietica. Tra tutte, quelle che riguardano Jurij Gagarin, il primo uomo a conquistare lo spazio, sono le più controverse. Infatti, quale fosse l’orologio indossato dal cosmonauta russo durante quella celebre missione del 1961, nessuno lo può dire con precisione. C’è chi sostiene che indossasse un orologio della Poljot – in cirillico Полет – modello Sturmanskie, prodotto dalla Prima Fabbrica di Orologi di Mosca e passato alla storia come il corrispettivo russo dello Speedmaster portato in missione lunare prima da Armstrong, poi da Buzz Aldrin. Altri invece, sostengono che fosse il Tipe One fabbricato dalla Sturmanskie – Штурманские –, citando come prova schiacciante la fotografia in cui l’astronauta indossa sopra la tuta rossa proprio questo modello. “Ma chi può dirlo con certezza? Magari si tratta di uno scatto rubato durante una semplice esercitazione?”. Con questo interrogativo il collezionista Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese, ci sottolinea quanto a volte siano misteriose le storie di questi famosi segnatempo.

L’Influenza della Storia sull’Orologeria Sovietica

La fine dell’Unione Sovietica nei primi anni Novanta ha segnato l’inizio di una nuova era per l’orologeria russa in Italia. Andrea, come molti altri appassionati, ha iniziato la sua collezione nel 1992, l’anno successivo alla dissoluzione dell’URSS. “Il 1992 è per me l’anno zero, quello in cui inizio ad avvicinarmi a questi bellissimi orologi. In quell’anno, il primo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tutte le merci particolari provenienti dall’ex URSS diventano molto ricercate e anche gli orologi russi cominciano ad entrare nelle nostre gioiellerie. Nel corso degli anni ho incrementato la mia raccolta, raggiungendo circa quattrocento esemplari.”

Le Prime Scoperte

Il primo acquisto di Andrea è stato un orologio da polso Vostok – in cirillico Восток – chiamato Komandirskie. “L’aspetto militare e il razzo disegnato sul quadrante mi hanno attratto e solo in un secondo momento ho scoperto che quell’orologio era un modello della Vostok chiamato Komandirskie e che il razzo vettore disegnato era il celebre Vostok 1 con il quale Gagarin nel 1961 ha orbitato intorno alla terra.”

Categorie di Collezione

Gli orologi russi sono suddivisi in diverse categorie di raccolta. Andrea si concentra principalmente sulle avventure spaziali russe e sugli orologi sovietici creati per il mercato italiano. Esistono anche altri filoni come quello delle esplorazioni polari sovietiche e quello dedicato alle ferrovie russe, in particolare la linea BAM.

La Storia dell’Orologeria Russa

L’orologeria russa ha una storia complessa che si interseca con la storia sociale, politica e militare del Paese. Durante il periodo degli Zar, gli orologi erano prodotti principalmente da botteghe artigianali. Con l’avvento dell’Unione Sovietica, la produzione di orologi è diventata una necessità per fornire sia i civili che i militari. I primi esemplari erano da tasca, ma gradualmente si è passati alla fabbricazione di orologi da polso.

Le Fabbriche di Orologi

Le numerose aziende sorte in Unione Sovietica avevano nomi ispirati alla guerra o alle avventure nello spazio. “La Prima Fabbrica Moscovita di Orologi, diventata in un secondo momento la Poljot – Полет – che tra le tante cose vuol dire volo, la Raketa – Pакета – significa razzo, la Pobeda – Победа – vuol dire vittoria, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale.”

Esportazione e Marketing

Negli anni Sessanta e Settanta, gli orologi sovietici erano esportati a prezzi bassi per favorire l’export. Questo era una strategia imposta dallo Stato. In Italia, l’orologeria russa è stata spesso sottovalutata a causa della vicinanza con la Svizzera. Tuttavia, i russi avevano capito l’importanza del marketing e crearono orologi con loghi adatti all’export o modelli ad hoc per determinati mercati.

Modelli Rari

Tra i modelli più rari della collezione di Andrea vi è un Raketa Big Zero con il quadrante in Nefrite, una pietra dura di colore verde simile alla Giada. Trovare i modelli più rari non è facile, soprattutto online dove spesso si trovano pezzi falsi o assemblati.

Consigli per i Collezionisti

Per evitare di acquistare falsi, Andrea consiglia di consultare collezionisti più esperti e affidabili. “Oggi esistono numerosi forum e gruppi in cui è possibile scambiare pareri e consigli.”

Conclusione: Un Patrimonio da Valorizzare

Questa collezione di orologi sovietici e russi rappresenta un viaggio nella storia, nella tecnica e nella cultura dell’ex URSS. Il riconoscimento ricevuto da una rivista come Collezionare è un segno che anche le passioni di nicchia possono trovare visibilità, se curate con autenticità, rigore e amore per i dettagli.