Le Olimpiadi non sono solo una celebrazione dello sport, ma rappresentano anche un momento storico e culturale significativo. Gli orologi commemorativi prodotti per questi eventi catturano l’essenza di questi momenti straordinari. In questo articolo, esploreremo gli orologi commemorativi delle Olimpiadi di Mosca 1980, confrontandoli con quelli creati per le Olimpiadi di Parigi 2024, analizzando anche le cerimonie di apertura, il contesto geopolitico, e le differenze tra le due edizioni.
Orologi Commemorativi delle Olimpiadi di Mosca 1980
Poljot, un prestigioso marchio di orologi sovietico, ha creato una serie di orologi commemorativi per le Olimpiadi di Mosca del 1980. Tra questi spiccano:
Poljot UFO Moscow 1980: Dotato del calibro 2627.H con 23 rubini, questo modello celebra l’evento olimpico con un design distintivo.
Altri modelli Poljot: Molti orologi Poljot di questo periodo sono apprezzati per la loro qualità costruttiva e il design, anche se non tutti sono specificamente legati alle Olimpiadi del 1980 (Sovietaly) (Sovietaly).
Orologi Commemorativi delle Olimpiadi di Parigi 2024
Seamaster Diver 300M Paris 2024 | OMEGA IT®
OMEGA: Il Cronometrista Ufficiale
OMEGA, cronometrista ufficiale delle Olimpiadi, ha lanciato diverse edizioni speciali per le Olimpiadi di Parigi 2024:
Seamaster Diver 300M “Paris 2024” Special Edition: Realizzato in acciaio inossidabile e oro Moonshine™ 18K, presenta un quadrante in ceramica bianca con onde in rilievo e il logo delle Olimpiadi di Parigi 2024 sul retro della cassa (Omega) (Professional Watches).
Speedmaster Chronoscope “Paris 2024”: Disponibile in acciaio inossidabile e oro Moonshine™, con un quadrante bianco opalino e scale di tachimetro, pulsometro e telemetro (Omega).
Speedmaster Chronoscope Paris 2024 – 522.30.43.51.02.001 | OMEGA IT®
Cerimonie di Apertura: Confronto tra Mosca 1980 e Parigi 2024
Mosca 1980
La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Mosca 1980, tenutasi al Central Lenin Stadium, esibì la potenza e l’organizzazione sovietica con elaborate coreografie di massa e una forte enfasi sulla cultura sovietica.
Parigi 2024
La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024 si terrà lungo la Senna, utilizzando tecnologie avanzate come droni e proiezioni digitali per creare uno spettacolo visivo straordinario. Rifletterà valori di sostenibilità e inclusività, caratteristici delle Olimpiadi moderne.
Contesto Geopolitico e Partecipazione
Mosca 1980
Le Olimpiadi di Mosca 1980 furono segnate dal boicottaggio guidato dagli Stati Uniti, con circa 65 paesi che rifiutarono di partecipare in protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Parigi 2024
Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono influenzate dalla guerra in Ucraina, con sanzioni che permettono agli atleti russi di partecipare solo come “atleti neutrali”, senza bandiera o inno nazionale (Bolavip) (SwimSwam).
Differenze tra le Edizioni
Partecipazione e Inclusività:
1980: Boicottaggio di massa.
2024: Partecipazione globale con atleti neutrali.
Tecnologia e Innovazione:
1980: Coreografie di massa.
2024: Uso di tecnologie avanzate come droni e proiezioni digitali.
Nuove Discipline:
1980: Programma sportivo tradizionale.
2024: Introduzione di sport moderni come skateboarding, surf e breakdancing.
Conclusioni
Le Olimpiadi riflettono i cambiamenti globali, e gli orologi commemorativi di Poljot e OMEGA catturano questi momenti storici. Dalle cerimonie di apertura al contesto geopolitico, le differenze tra le Olimpiadi di Mosca 1980 e Parigi 2024 evidenziano l’evoluzione dello sport e della società.
Negli anni ’90, l’orologio SovietCCCP ha guadagnato una notevole popolarità, specialmente in Italia, grazie al suo design unico e alla sua connessione nostalgica con l’era sovietica. Questi orologi, sebbene non prodotti direttamente nell’URSS, utilizzavano movimenti russi di alta qualità e presentavano un’estetica che evocava fortemente l’iconografia del periodo sovietico.
Soviet CCCCP
Produzione e Movimenti dell’Orologio Soviet CCCP
Gli orologi SOVIET erano noti per utilizzare una varietà di movimenti meccanici e al quarzo, prodotti dalle principali fabbriche sovietiche. Tra questi, i movimenti Vostok 2414 e 2409 erano particolarmente apprezzati per la loro robustezza e affidabilità. Inoltre, venivano utilizzati anche calibri Poljot e movimenti al quarzo sovietici. È probabile che i produttori siano riusciti ad acquistare lotti di calibri dalle fabbriche ex sovietiche in difficoltà economica, garantendo così una qualità costruttiva elevata
Alcuni orologi SOVIET imitavano anche la chiusura della corona degli orologi Zlatoust, caratterizzati da un cappuccio serrato a vite che proteggeva la corona vera e propria. Questo design non solo aggiungeva un elemento distintivo, ma aumentava anche la protezione della corona, rendendo l’orologio più resistente agli agenti esterni
Design e Caratteristiche dell’Orologio Soviet CCCP
Il design dell’orologio Soviet CCCP era fortemente influenzato dai simboli e dall’estetica dell’Unione Sovietica. Molti di questi orologi presentavano una stella rossa sul quadrante, accompagnata dall’iscrizione “CCCP”, che sta per “Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche” in cirillico. Questi elementi di design non solo richiamavano l’immaginario collettivo dell’epoca, ma offrivano anche un senso di autenticità e nostalgia per chi li indossava. Ogni orologio Soviet CCCP era un tributo al passato glorioso dell’Unione Sovietica
Distribuzione e Popolarità dell’Orologio in Italia
Durante gli anni ’90, era particolarmente diffuso in Italia. Veniva importato e distribuito attraverso negozi specializzati in orologi e rivenditori di articolivintage. La sua popolarità era dovuta alla combinazione di un design distintivo e di un prezzo accessibile, che lo rendeva attraente sia per i collezionisti che per gli appassionati di orologi vintage. Inoltre, il fascino del design sovietico, combinato con la qualità dei movimenti meccanici, rendeva questi orologi particolarmente desiderabili.
Ipotesi sulla Produzione dell’Orologio Soviet CCCP
Nonostante la mancanza di documentazione ufficiale dettagliata, ci sono diverse ipotesi sulla produzione dell’orologio Soviet CCCP:
Assemblaggio Esterno: È possibile che i movimenti e i componenti russi siano stati assemblati in stabilimenti esterni alla Russia, sfruttando risorse e infrastrutture disponibili in altri paesi per ridurre i costi e aggirare le difficoltà economiche del periodo post-sovietico.
Mercato Estero: Un’altra ipotesi è che il marchio SOVIET sia stato creato specificamente per i mercati esteri, come quello italiano, sfruttando l’appeal del design sovietico per attrarre collezionisti e nostalgici senza dover competere direttamente con i marchi di orologi già consolidati in Russia.
Conclusione
L’orologio Soviet CCCP rappresenta un capitolo affascinante nella storia dell’orologeria degli anni ’90. Con il suo design ispirato all’era sovietica e l’uso di movimenti di alta qualità, questo orologio continua a essere apprezzato dai collezionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Sebbene la sua produzione sia terminata, il suo fascino persiste, offrendo un pezzo di storia e nostalgia a chiunque lo indossi.
Per ulteriori informazioni sull’orologio Soviet CCCP e altri orologi vintage russi, ti consigliamo di esplorare forum di collezionisti e archivi storici online.
Fondazione e Primi Anni della Prima Fabbrica di Orologi di Mosca
La Nascita nel Contesto del Piano Quinquennale
La “storia della Poljot” inizia con la fondazione della Prima Fabbrica di Orologi di Mosca (Первый Государственный Часовой Завод) nel 1930, un evento chiave nell’ambito del primo Piano Quinquennale sovietico. Questo piano, lanciato nel 1928, mirava a sviluppare l’industria pesante e a modernizzare l’economia sovietica, e la creazione di una fabbrica di orologi di stato era una parte importante di questo sforzo. Il 21 dicembre 1927, il Consiglio del Lavoro e della Difesa approvò una risoluzione per organizzare la produzione di orologi in URSS, con l’obiettivo di produrre orologi che fossero paragonabili a quelli svizzeri e americani in termini di qualità e precisione (Poljot Watch) (Moscow Watch).
La Missione Americana
Per realizzare questo obiettivo, un gruppo di ingegneri sovietici fu inviato negli Stati Uniti per studiare le tecniche di produzione. Nel 1929, il governo sovietico acquistò macchinari e attrezzature dalla Dueber-Hampden Watch Company di Canton, Ohio, e dalla Ansonia Clock Company di Brooklyn, New York. Questi macchinari furono trasportati a Mosca, insieme a 23 tecnici americani, per avviare la produzione (Caliber Corner) (KaminskyBlog).
I Primi Anni di Produzione
La costruzione della fabbrica iniziò nel febbraio del 1930 e fu completata nel giugno dello stesso anno. La produzione iniziò ufficialmente il 1º ottobre 1930, con i primi 50 orologi da tasca, noti come Tipo-1 o К-43, basati sul calibro Hampden Size 16. Nonostante le difficoltà iniziali, tra cui la carenza di lavoratori qualificati e frequenti guasti ai macchinari, la produzione migliorò rapidamente grazie alla formazione intensiva dei lavoratori e all’istituzione di un’officina di riparazione (Moscow Watch).
Espansione e Sviluppo
Intitolazione a Kirov e Crescita della Produzione
Nel 1935, la fabbrica fu intitolata a Sergei Kirov, un leader bolscevico assassinato. Questo evento segnò un periodo di espansione, con la produzione che raggiunse i 450.000 pezzi all’anno e l’inizio della produzione di orologi speciali per automobili e aerei. Durante questo periodo, gli orologi prodotti nella fabbrica furono popolarmente soprannominati “Kirovskie” (Moscow Watch).
Evacuazione durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa dell’avanzata tedesca, la fabbrica fu evacuata a Zlatoust, oltre gli Urali. Tuttavia, parte dell’equipaggiamento fu riportato a Mosca nel 1943, e la fabbrica riprese la produzione, concentrandosi sugli orologi da polso. Questo periodo segnò anche l’inizio della produzione del noto orologio Pobeda (KaminskyBlog).
La Nascita del Marchio Poljot
Cambiamento di Nome e Nuovi Modelli
Nel 1947, la fabbrica cambiò nome in Prima Fabbrica di Orologi di Mosca e iniziò la produzione dell’orologio da polso Pobeda. Negli anni ’50, la fabbrica si affermò con numerosi modelli innovativi, inclusi i primi orologi automatici sovietici e orologi speciali per le spedizioni in Antartide (Moscow Watch) (Poljot Watch).
Introduzione del Marchio Poljot
Nel 1964, tutti i marchi precedenti furono consolidati sotto il nome Poljot, che significa “volo” in russo. Poljot divenne rapidamente il marchio di punta dell’industria orologiera sovietica, producendo orologi storici utilizzati in importanti missioni spaziali, inclusa quella di Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (Poljot Watch).
Il Declino e la Trasformazione Post-Sovietica
Declino negli Anni ’80 e ’90
Negli anni ’80, la qualità degli orologi sovietici iniziò a declinare a causa della stagnazione economica e delle difficoltà tecnologiche. Dopo il crollo dell’URSS nel 1991, la fabbrica Poljot fu privatizzata e trasformata in una società per azioni nel 1992. Tuttavia, le difficoltà finanziarie e gestionali continuarono a mettere a dura prova l’azienda (KaminskyBlog).
Fondazione di Volmax e Maktime
Volmax fu fondata nel 2000 da un gruppo di ex dipendenti di Poljot. L’azienda si concentrò sulla produzione di orologi di alta qualità utilizzando i design e i movimenti storici di Poljot. Marchi come Aviator, Buran e Sturmanskie furono rilanciati sotto Volmax, mantenendo viva la tradizione orologiera russa (Moscow Watch) (KaminskyBlog).
Maktime, fondata nel 1996, acquistò i macchinari e le attrezzature da Poljot, inclusi quelli necessari per produrre il famoso calibro 3133. Maktime continuò la produzione di questo movimento e introdusse vari modelli di orologi esclusivi, tra cui orologi scheletrati con casse in metalli preziosi e decorazioni con pietre preziose (Caliber Corner).
Marchi Storici della Prima Fabbrica di Orologi di Mosca
Marchio
Descrizione
Poljot
Significa “volo” in russo; introdotto nel 1964, diventando il marchio principale per l’esportazione e il mercato interno.
Pobeda
Significa “vittoria” in russo; uno dei primi orologi prodotti dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Sturmanskie
Utilizzato da Yuri Gagarin nel primo volo spaziale; significa “navigatore”.
Kirovskie
In onore di Sergei Kirov; uno dei primi marchi dopo il cambio di nome della fabbrica nel 1935.
Mayak
Significa “faro” in russo; uno dei marchi usati negli anni ’50 e ’60.
Moskva
Significa “Mosca” in russo; usato negli anni ’50.
Rodina
Significa “patria” in russo; il primo orologio sovietico con funzione di carica automatica.
Sportivnie
Significa “sportivi” in russo; orologi con funzione di cronografo.
Signal
Orologi meccanici con sveglia; introdotti alla fine degli anni ’50.
Sputnik
Commemorativo del lancio del primo satellite artificiale; introdotto nel 1957.
Antarktida
Orologi speciali prodotti per le spedizioni in Antartide.
Kosmos
Significa “cosmo” in russo; orologi commemorativi dello spazio.
Orbita
Significa “orbita” in russo; uno dei marchi usati per orologi da polso.
Strela
Significa “freccia” in russo; usato da Alexei Leonov durante la prima passeggiata spaziale.
Vympel
Marchio per orologi di alta precisione.
Buran
Usato anche per modelli più recenti.
Aviator
Utilizzato principalmente per orologi da aviatore.
Calibri Principali Realizzati
Calibri Meccanici
Calibro 3133: Basato sul Valjoux 7734 svizzero, questo movimento cronografico è uno dei più noti prodotti da Poljot e successivamente da Maktime.
Calibro 2612: Movimento meccanico con funzione di allarme, utilizzato negli orologi Signal.
Calibro 2609: Utilizzato negli orologi Sturmanskie, noti per essere stati indossati da Yuri Gagarin.
Calibri al Quarzo
Calibro 2416: Movimento al quarzo utilizzato in vari modelli di orologi Poljot negli anni ’80 e ’90.
Calibro 2431: Un altro movimento al quarzo prodotto negli ultimi anni di attività di Poljot prima della sua privatizzazione.
Conclusione
La “storia della Poljot” è una narrazione di innovazione, resilienza e trasformazione. Dalla fondazione della Prima Fabbrica di Orologi di Mosca nel 1930, attraverso le sfide della guerra e le trasformazioni post-sovietiche, fino alla creazione di Volmax e Maktime, l’eredità di Poljot continua a vivere negli orologi di alta qualità che ancora oggi affascinano gli appassionati di tutto il mondo.
Il marchio Poljot rappresenta uno dei simboli più significativi dell’industria orologiera russa e sovietica, con una storia ricca di successi tecnici e avventure spaziali. Dalla sua fondazione, Poljot ha incarnato l’ambizione sovietica di raggiungere l’autosufficienza tecnologica e di affermarsi come leader mondiale nella produzione di orologi.
Le Origini: Dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica
Alla fine degli anni ’20, l’Unione Sovietica dipendeva fortemente dalle importazioni di orologi, una necessità che costava oro prezioso al governo. Per porre fine a questa dipendenza, nel 1927 fu deciso di avviare la produzione interna di orologi. Nel 1929, tramite l’agenzia commerciale Amtorg Trading, il governo sovietico acquistò gli stabilimenti di due fabbriche americane in fallimento: la Ansonia Clock Company e la Dueber-Hampden Watch Company. Ventuno ex dipendenti della Dueber-Hampden si trasferirono a Mosca per addestrare i lavoratori locali, segnando l’inizio della Prima Fabbrica Sovietica di Orologi.
La fabbrica produsse inizialmente quattro modelli principali: un orologio da tasca a 15 rubini per il Ministero delle Comunicazioni, un orologio da polso a 7 rubini per l’Armata Rossa, un orologio da tasca civile a 7 rubini, e un orologio da polso civile da donna a 15 rubini. Grazie all’addestramento ricevuto, i lavoratori locali furono presto in grado di gestire la produzione in modo autonomo.
Il Periodo di Guerra e l’Innovazione
Con l’invasione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica fu trasferita a Zlatoust per poi ritornare a Mosca nel 1943. In questo periodo, oltre agli orologi, la fabbrica iniziò a produrre munizioni. Nel 1946, venne lanciato il modello K26 Pobeda, seguito nel 1949 dal modello Sturmanskie, destinato esclusivamente all’aviazione militare. Questo orologio divenne celebre quando Jurij Gagarin lo indossò probabilmente durante il primo volo spaziale umano il 12 aprile 1961.
Sturmanskie Type 2
Negli anni ’50, la fabbrica continuò a innovare, introducendo il primo orologio automatico con il marchio Rodina nel 1956 e modelli speciali per missioni uniche come la spedizione sovietica in Antartide nel 1957. Nello stesso anno, per celebrare il successo della missione Sputnik, furono prodotti orologi commemorativi che rimasero in produzione solo per un anno.
Sputnik
La Consacrazione del Marchio Poljot
Nel 1960, vennero lanciati i primi modelli con il marchio Poljot, nome che significa “volo” in russo. Il marchio divenne sinonimo di qualità e precisione, esportando orologi in tutto il mondo. Il cronografo Strela, ispirato allo svizzero Venus 150, fu utilizzato da Aleksej Leonov durante la prima passeggiata spaziale nel 1965.
Con l’introduzione del marchio Poljot nel 1964, la fabbrica consolidò tutti i suoi modelli sotto un’unica etichetta. Gli anni ’70 videro un rinnovamento dei movimenti disponibili e l’acquisizione di linee di produzione dalla svizzera Valjoux, che portarono alla creazione del movimento 3133, un cronografo utilizzato sia per scopi militari che civili.
L’Era Post-Sovietica e il Rilancio
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel 1992, Poljot fu nominata fornitrice ufficiale del Presidente della Federazione Russa. La ditta cessò la produzione di orologi al quarzo per concentrarsi su un mercato di nicchia, introducendo nuove linee basate sui movimenti 3133 modificati. Tuttavia, la ditta dovette ridimensionarsi e vendere i macchinari ad altre ditte, portando alla fondazione di Volmax da parte di alcuni dipendenti ex-Poljot.
Nonostante le difficoltà, nel 2003 Poljot assunse il nome di Prima Fabbrica Moscovita di Orologi, continuando la produzione per il mercato internazionale. Oggi, il marchio Poljot è riconosciuto per la sua tradizione di precisione e affidabilità, mantenendo viva una storia che è indissolubilmente legata alle avventure dell’aviazione e dello spazio.
Curiosità e Modelli Iconici
Tra i modelli più famosi del marchio Poljot ci sono lo “Sturmanskie” indossato da Gagarin e il cronografo “Strela”, simbolo dell’esplorazione spaziale russa. Gli orologi Poljot sono realizzati a mano da abili artigiani, conferendo loro un carattere distintivo e unico. Le edizioni limitate e la collezione “Aviatore” sono particolarmente apprezzate dai collezionisti per il loro design audace e la leggibilità nella cabina di pilotaggio.
Sturmanskie Air Force
Approfondimenti sulla Storia di Poljot
Gli Anni ’30: La Nascita dell’Industria Orologiera Sovietica
Nel 1930, con la costruzione della fabbrica a Mosca, la produzione di orologi iniziò a ritmo sostenuto. I primi orologi prodotti portavano ancora il marchio Dueber-Hampden, ma presto i tecnici sovietici riuscirono a sviluppare modelli completamente nuovi. La Prima Fabbrica Sovietica di Orologi, ribattezzata nel 1935 in onore di Sergej Kirov, raggiunse un notevole successo, producendo milioni di orologi da tasca e da polso.
Gli Anni ’40: La Guerra e la Ricostruzione
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica fu evacuata a Zlatoust per evitare la cattura da parte dei tedeschi. Durante questo periodo, oltre alla produzione di orologi, la fabbrica contribuì allo sforzo bellico producendo munizioni e altri materiali militari. Dopo la guerra, nel 1946, la fabbrica lanciò il famoso modello Pobeda, simbolo della vittoria sovietica.
Gli Anni ’50 e ’60: L’Era Spaziale
Negli anni ’50, Poljot iniziò a produrre orologi per l’aviazione militare e per i cosmonauti sovietici. Il modello Sturmanskie, indossato da Gagarin durante il suo storico volo spaziale, divenne un’icona. Con il lancio del primo satellite artificiale Sputnik nel 1957, Poljot celebrò l’evento con un orologio commemorativo. La produzione di orologi automatici e cronografi divenne una priorità, portando alla creazione di modelli come il Rodina e lo Strela.
Gli Anni ’70 e ’80: Innovazione e Espansione
Durante gli anni ’70, Poljot continuò a innovare, introducendo movimenti avanzati come il cronografo 3133. La fabbrica acquisì linee di produzione dalla svizzera Valjoux, consentendo la produzione di orologi di alta qualità sia per il mercato militare che civile. Gli anni ’80 videro un aumento delle esportazioni, con Poljot che divenne un marchio riconosciuto a livello internazionale.
Poljot chronograph
La Fondazione di Volmax e la Fine della Produzione del 3133
Alla fine degli anni ’90, Poljot cessò la produzione di orologi al quarzo per concentrarsi su movimenti meccanici di alta qualità. Tuttavia, le difficoltà economiche portarono alla vendita di macchinari per la produzione di movimenti ad altre aziende, tra cui Vostok. Nel 2002, alcuni dipendenti scontenti lasciarono Poljot per fondare Volmax, un’azienda che continua a produrre orologi con i marchi Aviator, Buran e Sturmanskie.
Nel 2003, Poljot assunse il nome di Prima Fabbrica Moscovita di Orologi, limitando il marchio Poljot al mercato interno. La produzione del movimento cronografico 3133, una pietra miliare nella storia di Poljot, cessò definitivamente nel 2011, segnando la fine di un’era.
Recentemente ho recuperato una copia storica di “Orologi da Polso” Anno III n. 9 (marzo-aprile 1989, Edizioni Studio Zeta, Monza), una delle poche riviste italiane dedicate all’orologeria durante il periodo di massimo interesse verso i prodotti sovietici e gli orologi da polso 1989. In questo numero si trova un articolo prezioso e ricco di informazioni su orologi russi, i rapporti commerciali tra URSS e Italia e i principali protagonisti della diffusione dei marchi dell’Est nel nostro Paese. Il pezzo, scritto da Arturo Chiti, offre uno spaccato d’epoca e svela dettagli inediti sulle prime importazioni, i rivenditori e i modelli che conquistarono la scena italiana a fine anni Ottanta.
Qui di seguito puoi leggere la trascrizione integrale dell’articolo, intervallata da approfondimenti, note storiche e collegamenti utili per i collezionisti di oggi.
Negli orologi da polso 1989, si possono notare tendenze che hanno segnato un’epoca, evidenziando l’evoluzione del design e delle tecnologie impiegate nel settore. Questi orologi non solo rappresentano un pezzo di storia, ma anche un simbolo di stile e innovazione.
Le radici storiche dell’orologeria russa
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
Note per il collezionista moderno
Orologi da polso 1989 resta una testimonianza insostituibile sul boom degli orologi sovietici in Italia, sui protagonisti e sulle strategie commerciali che hanno portato questi esemplari nelle vetrine delle gioiellerie italiane. L’articolo fornisce anche uno spaccato unico sui gusti dell’epoca, sulle prime importazioni e sui marchi che ancora oggi sono alla base del collezionismo vintage russo: Vostok, Raketa, Poljot, Slava e le collaborazioni italo-sovietiche. Le pagine illustrate della rivista immortalano un periodo di fermento e innovazione che ha segnato in modo indelebile il panorama dell’orologeria da polso in Italia.
Negli anni ’90, durante il periodo di transizione politica ed economica dall’Unione Sovietica alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), la rinomata azienda orologiera Poljot ha prodotto una serie di orologi commemorativi. Tra questi, l’orologio Poljot Khrunichev Space Center spicca come un tributo all’importanza del centro spaziale Khrunichev nella storia aerospaziale russa. Questo articolo esplorerà in dettaglio le caratteristiche di questo orologio, il calibro che lo alimenta e il ruolo cruciale del Khrunichev Space Center.
Poljot Space Center Khrunichev
Caratteristiche dell’Orologio
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center è un esempio perfetto di design e funzione, combinando estetica e storia in un unico pezzo.
Quadrante: Il quadrante è dominato da una rappresentazione stilizzata dell’emisfero boreale, completa di paralleli e meridiani, e da una rappresentazione artistica dello spazio interstellare con stelle. Al centro del quadrante, la stazione orbitante MIR, attiva al momento della produzione dell’orologio, si distingue chiaramente. La scritta “SPACE CENTER KHRUNISHEV” in inglese sottolinea l’importanza internazionale del centro. Gli indici metallici a rilievo e le lancette dorate aggiungono un tocco di eleganza.
Cassa: La cassa tonda è realizzata in acciaio con una doppia finitura satinata e dorata, conferendo all’orologio un aspetto raffinato. Il quadrante bicolore, bianco e azzurro, crea un contrasto visivo accattivante.
Retro: Il retro dell’orologio è semplice, con un numero seriale (118218) inciso. Sono visibili segni di apertura, probabilmente dovuti a tentativi di sostituzione della batteria da parte di mani inesperte.
Il Calibro
L’orologio è alimentato dal calibro al quarzo Poljot, noto per la sua semplicità e affidabilità. Questo movimento utilizza una batteria a bottone AG1 e non contiene rubini, una scelta che riflette un’attenzione ai costi senza compromettere la funzionalità. Il movimento è fissato all’interno della cassa da un componente in plastica bianca, una soluzione comune per gli orologi di questo periodo.
Poljot Khrunichev Space Center
Poljot Khrunichev Space Center
Khrunichev Space Center: Un Faro della Tecnologia Spaziale Russa
Il Khrunichev Space Center, fondato nel 1916 vicino a Mosca, è una delle istituzioni più influenti nella storia dell’esplorazione spaziale russa. Originariamente impegnata nella produzione di automobili “Russo-Baltique”, l’azienda si è rapidamente evoluta, contribuendo significativamente alla produzione di aerei militari come l’Ilyushin Il-4 e il Tupolev Tu-2 durante la Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni ’60, il centro ha ampliato la sua portata per includere la produzione di missili e moduli spaziali, diventando un attore chiave nell’era spaziale sovietica. Tra le sue realizzazioni più note, si annoverano i moduli per le stazioni spaziali MIR, SALYUT e l’attuale ISS, nonché i vettori Proton, ancora oggi utilizzati per missioni spaziali.
Approfondimenti sulla Storia e le Produzioni del Khrunichev Space Center
Per saperne di più sulla storia e le innovazioni del Khrunichev Space Center, visita i seguenti link:
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center è una gemma per i collezionisti di orologi a tema spaziale. Acquistato per circa 20€, rappresenta non solo un pezzo di precisione meccanica, ma anche un tributo alla storia spaziale russa. Nonostante alcuni segni d’uso sul fondello, l’orologio è in buone condizioni e offre un’ottima combinazione di storia e funzionalità.
Datazione dell’Orologio
La presenza della stazione MIR sul quadrante facilita la datazione dell’orologio tra il 1992 e il 1998. La stazione MIR, operativa dal 1986 al 2001, è un indicatore chiave. L’assenza di riferimenti all’Unione Sovietica suggerisce una produzione post-1992, mentre la messa in orbita della ISS nel 1998 segna il termine del periodo di produzione di questo modello specifico.
Conclusione
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center non è solo un orologio, ma un pezzo di storia. Per i collezionisti, rappresenta un’opportunità unica di possedere un oggetto che celebra le straordinarie conquiste del Khrunichev Space Center e la storia spaziale russa. Questo orologio è perfetto per arricchire qualsiasi collezione con un pezzo di storia tecnologica e culturale.
Non è frequente, ma ogni tanto anche una collezione di orologi sovietici o russi riesce a conquistare l’attenzione di chi, pur non essendo esperto del settore, rimane affascinato da una passione autentica e originale.
È il caso della mia collezione personale, che ha trovato spazio sulle pagine della prestigiosa rivista Collezionare, un punto di riferimento per gli appassionati di oggetti vintage, memorabilia e collezionismo d’epoca. L’intervista, disponibile sia in versione cartacea che digitale, è stata pubblicata nel 2018 e rappresenta un momento importante del mio percorso di collezionista.
La Rivista Collezionare: Un Riferimento per gli Appassionati
Collezionare è una rivista specializzata che offre approfondimenti, notizie e interviste su una vasta gamma di oggetti da collezione. Copre tematiche che spaziano dal modernariato all’antiquariato, fino al collezionismo tematico come quello numismatico, pubblicitario o, appunto, orologiero.
Nel mio caso, il primo contatto con la redazione è nato grazie alla promozione di una collezione di pubblicità storiche della Pirelli, appartenuta a mio padre. Visto il buon rapporto instaurato con la giornalista, ho deciso di proporle anche la mia collezione di orologi sovietici e russi, ottenendo un entusiasta riscontro e una nuova intervista.
L’Intervista: L’Orologeria Russa Raccontata da un Collezionista
Di seguito il testo integrale pubblicato dalla rivista “Collezionare” il 14 aprile 2018:
L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese che dal 1992 ha raccolto oltre 400 esemplari. “La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare”.
Le Storie dietro gli Orologi Sovietici
Molte sono le storie che ruotano intorno all’orologeria sovietica. Tra tutte, quelle che riguardano Jurij Gagarin, il primo uomo a conquistare lo spazio, sono le più controverse. Infatti, quale fosse l’orologio indossato dal cosmonauta russo durante quella celebre missione del 1961, nessuno lo può dire con precisione. C’è chi sostiene che indossasse un orologio della Poljot – in cirillico Полет – modello Sturmanskie, prodotto dalla Prima Fabbrica di Orologi di Mosca e passato alla storia come il corrispettivo russo dello Speedmaster portato in missione lunare prima da Armstrong, poi da Buzz Aldrin. Altri invece, sostengono che fosse il Tipe One fabbricato dalla Sturmanskie – Штурманские –, citando come prova schiacciante la fotografia in cui l’astronauta indossa sopra la tuta rossa proprio questo modello. “Ma chi può dirlo con certezza? Magari si tratta di uno scatto rubato durante una semplice esercitazione?”. Con questo interrogativo il collezionista Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese, ci sottolinea quanto a volte siano misteriose le storie di questi famosi segnatempo.
L’Influenza della Storia sull’Orologeria Sovietica
La fine dell’Unione Sovietica nei primi anni Novanta ha segnato l’inizio di una nuova era per l’orologeria russa in Italia. Andrea, come molti altri appassionati, ha iniziato la sua collezione nel 1992, l’anno successivo alla dissoluzione dell’URSS. “Il 1992 è per me l’anno zero, quello in cui inizio ad avvicinarmi a questi bellissimi orologi. In quell’anno, il primo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tutte le merci particolari provenienti dall’ex URSS diventano molto ricercate e anche gli orologi russi cominciano ad entrare nelle nostre gioiellerie. Nel corso degli anni ho incrementato la mia raccolta, raggiungendo circa quattrocento esemplari.”
Le Prime Scoperte
Il primo acquisto di Andrea è stato un orologio da polso Vostok – in cirillico Восток – chiamato Komandirskie. “L’aspetto militare e il razzo disegnato sul quadrante mi hanno attratto e solo in un secondo momento ho scoperto che quell’orologio era un modello della Vostok chiamato Komandirskie e che il razzo vettore disegnato era il celebre Vostok 1 con il quale Gagarin nel 1961 ha orbitato intorno alla terra.”
Categorie di Collezione
Gli orologi russi sono suddivisi in diverse categorie di raccolta. Andrea si concentra principalmente sulle avventure spaziali russe e sugli orologi sovietici creati per il mercato italiano. Esistono anche altri filoni come quello delle esplorazioni polari sovietiche e quello dedicato alle ferrovie russe, in particolare la linea BAM.
La Storia dell’Orologeria Russa
L’orologeria russa ha una storia complessa che si interseca con la storia sociale, politica e militare del Paese. Durante il periodo degli Zar, gli orologi erano prodotti principalmente da botteghe artigianali. Con l’avvento dell’Unione Sovietica, la produzione di orologi è diventata una necessità per fornire sia i civili che i militari. I primi esemplari erano da tasca, ma gradualmente si è passati alla fabbricazione di orologi da polso.
Le Fabbriche di Orologi
Le numerose aziende sorte in Unione Sovietica avevano nomi ispirati alla guerra o alle avventure nello spazio. “La Prima Fabbrica Moscovita di Orologi, diventata in un secondo momento la Poljot – Полет – che tra le tante cose vuol dire volo, la Raketa – Pакета – significa razzo, la Pobeda – Победа – vuol dire vittoria, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale.”
Esportazione e Marketing
Negli anni Sessanta e Settanta, gli orologi sovietici erano esportati a prezzi bassi per favorire l’export. Questo era una strategia imposta dallo Stato. In Italia, l’orologeria russa è stata spesso sottovalutata a causa della vicinanza con la Svizzera. Tuttavia, i russi avevano capito l’importanza del marketing e crearono orologi con loghi adatti all’export o modelli ad hoc per determinati mercati.
Modelli Rari
Tra i modelli più rari della collezione di Andrea vi è un Raketa Big Zero con il quadrante in Nefrite, una pietra dura di colore verde simile alla Giada. Trovare i modelli più rari non è facile, soprattutto online dove spesso si trovano pezzi falsi o assemblati.
Consigli per i Collezionisti
Per evitare di acquistare falsi, Andrea consiglia di consultare collezionisti più esperti e affidabili. “Oggi esistono numerosi forum e gruppi in cui è possibile scambiare pareri e consigli.”
Conclusione: Un Patrimonio da Valorizzare
Questa collezione di orologi sovietici e russi rappresenta un viaggio nella storia, nella tecnica e nella cultura dell’ex URSS. Il riconoscimento ricevuto da una rivista come Collezionare è un segno che anche le passioni di nicchia possono trovare visibilità, se curate con autenticità, rigore e amore per i dettagli.
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