Zim Aquila Bicipite ’90

russian watch Zim two headed eagle

Domenica mattina durante una delle mie scorribande mattutine presso un mercatino delle pulci mi sono imbattuto in questo Zim anni ’90 con cassa annerita, vetro minerale bombato( purtroppo rigato ), sfere coerenti e quadrante con una importante aquila bicipite su sfondo blu.

La mancanza sia della scritta “made in USSR” che “made in russia” lo posiziona nel periodo di transizione in cui il simbolo dell’aquila bicipite, dopo circa settant’anni di falce e martello, è stato ripristinato. Questo lega quest’orologio quindi ad un preciso periodo storico di transizione molto interessante.

L’orologio mi ha decisamente incuriosito in quanto ho spesso visto l’aquila a due teste ma non mi sono mai fermato a capire cosa significhi in realtà.
Questo l’orologio:

orologio russo Zim aquila bicipite vetro rovinato
orologio russo Zim aquila bicipite

Iniziando a cercare informazioni riguardo al simbolo si scopre che le origini sono addirittura di periodo romano. Sembra che il primo utilizzo sia stato per opera di Costantino I nel I secolo d.C. Il significato delle due teste, rivolte in due direzioni opposte a partire dal collo, diventa chiaro nel momento in cui si pensa all’unione di due imperi ( in questo caso quello d’oriente e quello d’occidente).

Ancora oggi molte bandiere riportano questo simbolo in forma più o meno diversa. Senza prendere in considerazione la Russia, di cui poi parleremo in maniera più approfondita citiamo: Albania, Armenia, Montenegro, Serbia.

 

 

 

 

Anche diverse città riportano nel loro stemma l’aquila bicipite, per fare alcuni esempi: Belgrado, Essen, Velletri.

Unica eccezione rilevata è la città di Fiume in Croazia il cui stemma riporta un’aquila bicipite con entrambe le teste rivolte verso destra.

Per quanto riguarda lo stemma russo la questione è abbastanza complessa e le fonti non sono sempre in accordo. Ho cercato quindi di fare una ricerca ragionevolmente approfondita per cercare di capire il significato del dial di questo orologio.

Partiamo dall’attuale stemma della Russia che riporta un aquila bicipite dorata su sfondo rosso. Accollato all’aquila lo stemma di Mosca ( riportante San Giorgio)

Chiaramente nel corso del tempo lo stemma è cambiato. L’aquila è passata dal color oro al nero per poi tornare al color oro. Anche le corone sono apparse e scomparse per poi riapparire. Attualmente  le due teste sono sormontate da una corona ed un’ulteriore corona, a simboleggiare ulteriormente l’unione, sopra di queste.

Zim aquila bicipite anni ’80 russia corone

Negli artigli l’aquila stringe nella sinistra uno scettro e nella destra un globo crucigero, entrambi simboli di potere.

Zim aquila bicipite anni ’80 russia Artigli

 

Chiaramente dopo la rivoluzione d’ottobre nel 1917 dopo un primo momento in cui divenne bianca lo stemma venne sostituito dalla falce e il martello, in un primo momento contornata da fasci di frumento

Questa l’ultima versione della bandiera:

Dopo circa settant’anni di assenza nel 1993 l’aquila è stata riportata in auge diventando tutt’oggi lo stemma della Russia

Lo stemma riportato sul quadrante dell’orologio sembra essere una versione molto vicina a quella approvata dagli Zar nel 1856 ( NDR vedi QUI ) La principale novità rispetto alla precedente versione è la comparsa degli 8 scudetti con “le armi dei domìni dell’impero” sulle ali spiegate dell’aquila e la figura di San Giorgio rivolta verso l’asta, araldicamente corretta ( non riportata sul quadrante dell’orologio ) . Anche l’aquila ha assunto un aspetto più “teutonico”.

quadrante orologio russo Zim aquila bicipite
quadrante zim aquila russa bicipite

Dopo qualche ricerca sono riuscito a capire a cosa si riferiscano gli 8 scudetti presenti sulle ali dell’aquila presente sul quadrante. Si tratta degli scudetti relativi ad alcuni territori dell’allora Impero Russo.

Dall’alto verso il basso sull’ala di DESTRA: Kazan, PoloniaChersoneso Taurico e, riunite in un unico scudetto, di Kiev, Vladimir e Novgorod.

Dall’alto verso il basso sull’ala di SINISTRA: Astrakan, Novosibirsk, Georgia e Finlandia

Al centro accollato ci dovrebbe essere lo scudo di Mosca circondato dal Collare dell’Ordine di Sant’Andrea Protocleto.

Lo scudo di Mosca è stato probabilmente sacrificato per via della presenza dei pignoni delle lancette.

Zim aquila bicipite anni ’80 russia centro

Non sono riuscito a trovare l’orologio nei cataloghi conosciuti.

Inutile dire che un comunissimo orologio Zim degli anni ’90 trovato in un mercatino è stato utile per approfondire una serie di argomenti a cui personalmente non avevo mai dato molta attenzione.

Come sempre l’orologeria russo/sovietica è uno spunto interessante per apprendere qualcosa di nuovo.

Lancette Sovietiche

Ritaglio schermata pagina Lancette Sovietiche Collezionare Sovietaly intervista

Strano a dirsi ma ogni tanto anche una collezione di orologi sovietici/russi può essere apprezzata e riconosciuta anche dai non addetti ai lavori.

Un paio di anni fa avevo contattato diverse testate giornalistiche legate al collezionismo per promuovere la collezione di pubblicità Pirelli di mio padre, tra cui la testata “Collezionare” presente sia in forma cartacea che digitale: www.collezionare.com

L’intervista fatta a mio padre è possibile trovarla a questo link:

Visto il contatto già presente in rubrica un paio di mesi fa mi sono permesso di ricontattare la giornalista che ha realizzato l’intervista e le ho chiesto se potesse interessarle anche avere qualche informazione sulla mia collezione di orologi russo/sovietici. Di lì a qualche giorno mi ha ricontattato per fissare una intervista telefonica.

Il 14 aprile 2018 è stata pubblicata la versione online dell’intervista che è possibile leggere a questo link:

Lancette sovietiche – Aprile 2018

Qui sotto è possibile trovare la trascrizione dell’intervista che mi è stata fatta:

Lancette Sovietiche

L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese che dal 1992 ha raccolto oltre 400 esemplari. “La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare”

Molte sono le storie che ruotano intorno all’orologeria sovietica. Tra tutte, quelle che riguardano Jurij Gagarin, il primo uomo a conquistare lo spazio, sono le più controverse. Infatti, quale fosse l’orologio indossato dal cosmonauta russo durante quella celebre missione del 1961, nessuno lo può dire con precisione. C’è chi sostiene che indossasse un orologio dalla Poljot – in cirillico Полет – modello Sturmanskie, prodotto dalla Prima fabbrica di orologi di Mosca e passato alla storia come il corrispettivo russo dello Speedmaster portato in missione lunare prima da Armstrong, poi da Buzz Aldrin. Altri invece, sostengono che fosse il Tipe One fabbricato dalla Sturmanskie – Штурманские –, citando come prova schiacciante la fotografia in cui l’astronauta indossa sopra la tuta rossa, proprio questo modello. “Ma chi può dirlo con certezza? magari si tratta di uno scatto rubato durante una semplice esercitazione?”. Con questo interrogativo il collezionista Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese, ci sottolinea quanto a volte siano misteriose le storie di questi famosi segnatempo. Conosciuti e apprezzati in diversi Paesi del mondo, in Italia hanno spesso subito il confronto con gli orologi svizzeri e per questo, da molti continuano ad essere considerati erroneamente come scarsi a prescindere. Cerchiamo attraverso la collezione Manini di capire anche i motivi di tanto snobismo.

Andrea, il vero boom dell’orologeria russa nel nostro Paese arriva nei primi anni Novanta, con la fine dell’URSS. Anche lei, come molti, incomincia in quel periodo ad appassionarsi a questi oggetti?
Il 1992 è per me l’anno zero, quello in cui inizio ad avvicinarmi a questi bellissimi orologi. In quell’anno, il primo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tutte le merci particolari provenienti dall’ex URSS diventano molto ricercate e anche gli orologi russi cominciano ad entrare nelle nostre gioiellerie. Nel corso degli anni ho incrementato la mia raccolta, raggiungendo circa quattrocento esemplari.

Ricorda ancora il suo primo acquisto?
Sono particolarmente affezionato al numero uno della mia collezione, un orologio da polso acquistato per poche lire in uno di quei banchi allestiti dai polacchi che a partire dalla fine del 1991 era consuetudine trovare sulle strade provinciali di tutta Italia. L’aspetto militare e il razzo disegnato sul quadrante mi hanno attratto e solo in un secondo momento ho scoperto che quell’orologio era un modello della Vostok – in cirillico Восток – chiamato Komandirskie e che il razzo vettore disegnato era il celebre Vostok 1 con il quale Gagarin nel 1961 ha orbitato intorno alla terra. La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare.

Ed è proprio in base a queste storie che i collezionisti degli orologi russi individuano le diverse categorie di raccolta…
Proprio così. Io mi concentro sia sulle avventure spaziali russe sia sugli orologi sovietici creati per il mercato italiano. Esistono però almeno altri due filoni: quello delle esplorazioni polari sovietiche – artiche o antartiche – e quello dedicato alle poche, ma lunghissime ferrovie russe e in particolar modo in riferimento alla linea BAM.

Immagino che gli orologi a tema spaziale siano numerosi, anche perché è stata la Russia a battere tutti i record in questo campo…
…in primis con lo Sputnik, il primo satellite nello spazio, poi con Laika il primo animale a raggiungere l’orbita spaziale, per non parlare di Gagarin e della Tereškova rispettivamente il primo uomo e la prima donna ad andare nello spazio. Il tema è quindi molto avvincente ed esistono modelli commemorativi per ogni evento importante. La curiosità è che non sono mai stati creati, se non di recente, modelli celebrativi di Laika.

L’evoluzione dell’orologeria russa è molto complessa e si interseca con la storia sociale, politica e militare del Paese…
Al tempo degli Zar i principali produttori di orologi erano le botteghe artigianali in grado di fabbricare esemplari molto rifiniti e particolari. Con la caduta dell’Impero e l’avvento dell’Unione Sovietica iniziarono il vero cambiamento stimolato dalla necessità di fornire orologi ai civili e ai militari senza doverli importare e pagarli in oro, data la debolezza della moneta di allora. Per rendersi autonomi e produrre gli orologi direttamente sul proprio territorio, i russi trovarono più conveniente acquistare dei macchinari provenienti da ditte americane in fallimento. I primi esemplari realizzati erano da tasca, ma gradualmente passarono alla fabbricazione di orologi da polso, massificandone la produzione. Le numerose aziende sorte, tutte statali, avevano nomi che prendevano spunto o dalla Guerra o dalle avventure nello Spazio.

Ci può fare qualche esempio?
La Prima fabbrica moscovita di orologi, diventata in un secondo momento la Poljot – Полет – che tra le tante cose vuol dire volo, la Raketa – Pакета – significa razzo, la Pobeda – Победа – vuol dire vittoria, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale. Poi vi è la Chaika – Чайка – che vuol dire Gabbiano, ma in realtà Chaika era il nome in codice di Valentina Tereškova durante il suo volo nello spazio, e potremmo continuare.

Abbiamo parlato di produzione di massa e i russi in questo sono stati degli antesignani, anche se la fabbricazione di migliaia di pezzi a volte ha tralasciato l’aspetto qualitativo. Gli orologi prodotti, però, tra gli anni Sessanta e Settanta, nonostante tutto, sono superiori poiché si riusciva ancora a prestare attenzione ai dettagli. In quegli anni venivano già esportati?
Sì. Tra l’altro con prezzi decisamente bassi rispetto al valore reale del prodotto. Questa era una precisa strategia imposta dallo Stato, allora l’unico proprietario delle aziende, per favorire l’esportazione. Quindi soprattutto per gli esemplari prodotti in quegli anni, il prezzo calmierato non indica una scarsa qualità. In Italia però, è ancora molto diffusa l’idea che questi orologi siano modesti e questo falso mito è dovuto in parte, alla vicinanza del nostro Paese con la Svizzera, patria indiscussa dell’orologeria mondiale e in parte, all’importazione di massa fatta principalmente da due società come la Time Trend e la Mirabilia. Un monopolio che ha fornito una visione ristretta del mondo dell’orologeria russa, che al contrario è vastissimo e articolato.

I Russi avevano capito l’importanza dell’esportazione e del marketing, tanto da creare orologi con loghi adatti all’export o modelli ad hoc per determinati mercati…
Per favorire l’esportazione con l’Inghilterra, per esempio, i marchi Raketa, Slava e Poljot venivano sostituiti con il brand SeKonda e la scritta made in URSS in caratteri latini.
Quindi logo diverso, ma orologi identici.

Invece per il mercato italiano?
L’Italia è diventato uno dei mercati principali per gli orologi russi ed esistono molti modelli creati ad hoc e come le dicevo, una parte della mia collezione si concentra proprio su questo. Tra i  tanti esemplari realizzati per il mercato italiano possiamo citare il Fri Fri prodotto dalla Slava – Cлава – con il quadrante completamente rosa e il modello California, con quadrante nero ed indici rosa. Una particolarità: per il nostro mercato sono stati creati anche due cronografi unici nel loro genere perché utilizzano la cassa dei Komandirskie della Vostok e il calibro della Poljot. Venivano poi impacchettati con una bellissima confezione di legno e venduti in gioielleria ad un prezzo importante.

La Vostok è famosa per essere l’azienda che ha prodotto gli orologi utilizzati dai militari e  forse anche quelli per l’armata russa…
In realtà la Vostok era un’azienda che ha prodotto orologi dall’aspetto militare. Forse il fraintendimento deriva dal fatto che in alcuni Komandirskie compare la scritta ЗAKA3 MO CCCP e per questo vengono erroneamente scambiati per orologi militari, ma in realtà significa solo che erano stati commissionati dallo Stato e dal Ministero della difesa dell’URSS. L’orologio dell’armata russa, invece è una splendida operazione di marketing della Time Trend per il nostro mercato.

E il modello Amphibia?
Prende il nome dalla particolare vite del fondello creata dalla Vostok, su richiesta della marina di progettare un orologio che potesse essere utilizzato dai sub. Questi modelli inoltre, utilizzano una calotta in vetro plastica e cassa in acciaio così da essere ancora più resistenti.

Tra i modelli più rari della sua collezione?
Sicuramente un Raketa, Big Zero con il quadrante in Nefrite, una pietra dura di color verde simile alla Giada.

Trovare i modelli più rari non è certo facile visto che il mercato, soprattutto online, spesso offre pezzi banali e spesso falsi…
Gli esemplari migliori della mia collezione sono stati recuperati solamente offline. Su internet si trova di tutto e per questo bisogna prestare attenzione ai falsi e soprattutto agli assemblati. Questi ultimi sono frequenti, poiché le aziende russe hanno sempre prodotto le varie componenti dell’orologio compatibili e questo facilita il fatto di poter assemblare pezzi di diverse aziende e creare orologi che non sono mai usciti da nessuna fabbrica, ma che funzionano perfettamente. Inoltre arrivano dall’Ucraina quadranti riprodotti che spesso sono acquistati da collezionisti non esperti e montati su orologi con meccanismi originali. Per questo consiglio di consultare collezionisti più preparati ed affidabili prima di avventurarsi nell’acquisto. Oggi esistono numerosi forum e gruppi in cui è possibile scambiare pareri e consigli.

0 Item | 0,00 
View Cart
Verified by MonsterInsights