Samara: La città degli orologi da polso negli anni ’90

Facciata storica della fabbrica di orologi ZIM a Samara, simbolo dell’orologeria sovietica. Historic facade of the ZIM watch factory in Samara, a symbol of Soviet watchmaking.

Ehi amici! Oggi voglio parlarvi di una città sovietica che ha un posto speciale nel mio cuore: Samara. Potreste non aver mai sentito parlare di questa gemma nascoBenvenuti a Samara, affascinante città russa adagiata lungo le rive maestose del fiume Volga. Questa guida turistica vi porterà in un viaggio nel tempo (in tutti i sensi!) attraverso i secoli di storia di Samara, con un occhio di riguardo per una curiosità che la rende unica: la sua tradizione nell’orologeria sovietica. Scopriremo come una ex-fabbrica di munizioni divenne famosa per i suoi orologi da polso, esploreremo i monumenti, i musei e gli angoli più interessanti della città, e infine assaporeremo i piatti tipici locali. Preparatevi a scoprire Samara con un tono leggero e curioso, tra aneddoti storici, consigli da insider e tante “time-travel” tra storia e cultura!

Cenni storici di Samara (XVI secolo – epoca sovietica)

Samara vanta origini antiche e strategiche. Fondata nel 1586 come fortezza posta a guardia del Volga, nacque per volontà del governo moscovita con lo scopo di difendere le nuove frontiere russe dopo la conquista dei khanati di Kazan’ e Astrachan’treccani.it. Grazie alla sua posizione, la fortezza di Samara proteggeva il passaggio sul fiume dagli attacchi di banditi e ribelli cosacchi, diventando presto un baluardo militare importante. Nel 1688 ottenne lo status ufficiale di città, perdendolo poi temporaneamente nel 1764 durante le riorganizzazioni amministrative dell’Imperotreccani.it.

Con il passare del tempo e la pacificazione della regione, Samara si trasformò da avamposto militare a fiorente centro commerciale. Nel XVIII e XIX secolo, complice la sicurezza crescente lungo il Volga e lo sviluppo della navigazione fluviale, la città divenne un vivace snodo di scambi: granaglie, pelli, pesce essiccato e altri prodotti transitavano per il suo porto. Nel 1851 Samara fu elevata a capoluogo di governatorato autonomotreccani.it, segno del suo crescente peso economico e amministrativo. All’inizio del ‘900 la città contava eleganti viali, chiese (all’epoca ben 25 chiese, tra cui spiccava la cattedrale dedicata alla Madonna di Kazan’) e vivaci giardini pubblici che ne delineavano un profilo urbano piacevoletreccani.it.

L’epoca rivoluzionaria e sovietica portò cambiamenti drastici. Durante la Guerra Civile Russa (1918-1920) Samara visse momenti tumultuosi: fu occupata dalle truppe antibolsceviche (come la legione cecoslovacca) e divenne temporaneamente sede di governi alternativi anti-sovietici, per poi essere riconquistata dall’Armata Rossa nel 1918-1919treccani.it. Negli anni ‘30, sotto Stalin, la città fu ribattezzata Kujbyšev in onore del dirigente bolscevico Valerian Kuibyshevrussian.watch. Proprio come Kujbyšev, Samara giocò un ruolo cruciale nella Seconda Guerra Mondiale: nel 1941, con l’invasione nazista alle porte di Mosca, fu designata come “seconda capitale” dell’URSS pronta ad accogliere il governo sovietico in caso di evacuazioneatlasobscura.com. Vennero trasferite qui ambasciate straniere, il celebre Teatro Bol’šoj e altri enti, e in gran segreto fu costruito un bunker sotterraneo per Stalin a 37 metri di profondità (mai utilizzato alla fine)atlasobscura.comatlasobscura.com. Terminata la guerra, Samara (ancora chiamata Kujbyšev) prosperò come centro industriale di primaria importanza: fabbriche aeronautiche, stabilimenti bellici, cantieri e ovviamente la Fabbrica di Orologi ZIM contribuirono allo sviluppo sovietico. La città mantenne il nome di Kujbyšev fino al 1991, quando, con la fine dell’URSS, tornò all’antico nome di Samararussian.watch.

Oggi il passato convive col presente: passeggiando per Samara potrete percepire l’eredità di queste epoche – dalle fortezze perdute ai palazzi sovietici, dai bunker segreti ai nuovi grattacieli – in un mix affascinante che rende questa città un vero gioiello sulle rive del Volga.

La Fabbrica di Orologi ZIM: dal fusibile all’ora esatta

Tra le storie più curiose di Samara c’è quella della Fabbrica Maslennikov, nota con la sigla ZIM (Zavod Imeni Maslennikova, ossia “Fabbrica intitolata a Maslennikov”). Nata inizialmente non per fare orologi ma per scopi ben più bellicosi, questa fabbrica è l’emblema della capacità sovietica di convertire le spade in… orologi!

Fondato nel 1911 come stabilimento di spolette e munizioni, lo stabilimento Maslennikov produceva in origine fusibili per proiettili d’artiglieria, rispondendo a un decreto dello Zar Nicola II dopo la guerra russo-giapponeserussian.watchrussian.watch. Durante la Prima Guerra Mondiale sfornò milioni di pezzi all’anno, diventando uno dei pilastri dell’industria bellica russa. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’impianto attraversò un periodo difficile: venne riconvertito nel 1918 per produrre beni “di pace” (si dice che sfornasse perfino ferri da stiro e mortai in bronzo per uso domestico!) e poi chiuso durante la guerra civilerussian.watchrussian.watch. Solo nel 1923 riprese vita con la nuova produzione civile (valvole idrauliche, utensili, parti meccaniche per agricoltura) e fu intitolato ad Alexander Maslennikov, un rivoluzionario locale celebrato dagli operairussian.watch. Da allora il nome “ZIM” accompagna la fabbrica. Negli anni ‘30, mentre l’URSS si industrializzava a pieno regime, la Maslennikov mantenne la vocazione duale: continuò a produrre armamenti (divenne “Fabbrica n.42” in codici militari) ma iniziò anche ad allargare la gamma di beni di consumo prodotti.

Quando arrivano gli orologi? Proprio negli anni ‘30 avviene la svolta. L’Unione Sovietica voleva emanciparsi dalla dipendenza straniera in campo orologiero (fino ad allora molti movimenti meccanici venivano importati dalla Svizzera, Germania o Stati Uniti)russian.watch. Così, in un ambizioso piano governativo del 1935, fu deciso di impiantare linee di produzione di orologi in nuove città oltre a Mosca. Samara venne scelta come sede del terzo grande fabbrica di orologi del paese (dopo la 1ª e 2ª Fabbrica di Orologi di Mosca)russian.watchrussian.watch. Dal 1933 al 1939 tecnici francesi della ditta LIP aiutarono ad allestire i reparti: inizialmente la ZIM produsse orologi da tasca robusti e semplici, pensati per resistere all’uso quotidiano e alle necessità militarirussian.watch. Nel 1936 si celebrò ufficialmente la “nascita” dell’orologeria a Samara, salutata con fanfare e discorsi nonostante le difficoltà economiche dell’epocarussian.watch. Già nel primo anno post-bellico (1946) la fabbrica sfornò oltre 46.000 orologi da tasca, segno di una produzione ormai ben avviatarussian.watch.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Maslennikov Factory consolidò la sua fama per prodotti civili. Prima del conflitto aveva già introdotto alcuni orologi tascabili a marchio ZIMrussian.watch; ma è dal 1950 in poi che arrivano i segnatempo più noti: in quell’anno lo stabilimento iniziò a produrre in serie il celebre orologio da polso “Pobeda” (“Vittoria”), modello creato per celebrare la vittoria sovietica nella guerrarussian.watch. Accanto al Pobeda, comparve anche il marchio ZIM sugli altri orologi da polso realizzati in loco. Per oltre mezzo secolo (1950–2002) milioni di orologi Pobeda e ZIM uscirono da Samara, scandendo il tempo sui polsi di generazioni di cittadini sovieticirussian.watch. La fabbrica, nel frattempo, non produceva solo orologi: in pieno stile sovietico era un colosso polivalente. Negli anni d’oro arrivò ad impiegare ben 30.000 operairussian.watch e a fabbricare di tutto un po’ – dai gadget spaziali (strumenti per veicoli sovietici, dato che Samara aveva anche industrie aerospaziali)russian.watch ai mulinelli da pesca, dalle macchine da cucire ai piccoli elettrodomestici e perfino componenti per trattori e automobilirussian.watch. Insomma, un vero orgoglio industriale locale.

Tra crisi e creatività: la produzione di orologi negli anni ‘90

Con il crollo dell’Unione Sovietica, anche la gloriosa fabbrica ZIM dovette affrontare tempi difficili (letteralmente, in questo caso!). Gli anni ‘90 in Russia furono un’era di transizione tumultuosa verso il mercato libero, e molte industrie statali faticarono a sopravvivere alla nuova economia. La Maslennikov di Samara non fece eccezione: perse i finanziamenti centrali, vide calare drasticamente gli ordini e dovette reinventarsi. Basti pensare che durante l’era sovietica la ZIM produceva in media 200.000 orologi al mese, spesso mantenendo alta la produzione anche per giustificare le attività belliche (si dice facesse parte della “copertura” civile di una fabbrica altrimenti impegnata in armamenti). Negli anni ‘90, invece, la produzione crollò a soli 30-35 mila pezzi mensili, sintomo di un ridimensionamento enormerussian.watch. Molti reparti vennero chiusi e il personale ridotto all’osso.

La qualità degli orologi degli ultimi anni subì un calo percepibile. I modelli assemblati verso la fine degli anni ‘90 e primi 2000, pur essendo costruiti sullo stesso collaudato calibro meccanico degli esemplari precedenti, spesso lasciavano a desiderare in termini di finiture e controllo qualitàrussian.watch. Tuttavia, proprio in questo periodo difficile, emerse una certa creatività nostalgica: spuntano sul mercato modelli celebrativi, quadranti variopinti, serie commemorative prodotte in piccole quantità per appassionati o per anniversari. Ad esempio, in collaborazione con partner occidentali, la ZIM lanciò alcuni orologi sotto un marchio misto: nacque una joint-venture sovietico-tedesca chiamata “Optim-Maveg”, il cui logo stilizzato (una specie di strana firma ondulata) sostituì la scritta ZIM su alcuni quadranti degli anni ’90russian.watch. Questi segnatempo ibridi oggi sono piccole curiosità per i collezionisti, ma all’epoca rappresentarono un tentativo di rilanciare l’azienda aprendosi a nuovi mercati.

Nonostante tutti gli sforzi, la gloriosa corsa della fabbrica ZIM era agli sgoccioli. All’inizio dei anni 2000 la produzione di orologi venne ufficialmente interrotta (l’ultimo lotto uscì attorno al 2002), segnando la fine di un’epocarussian.watch. Negli anni successivi, alcuni ex-tecnici e orologiai locali continuarono ad assemblare orologi utilizzando i componenti rimasti in magazzino, per soddisfare la domanda di nostalgici e collezionistirussian.watch. È affascinante pensare che, sebbene la fabbrica abbia chiuso i battenti, il ticchettio dei suoi orologi abbia continuato a vivere ancora per un po’ grazie a queste iniziative. Oggi l’area industriale Maslennikov è in parte abbandonata e in parte riconvertita: uno dei suoi edifici storici (il famoso Edificio n.155) è stato trasformato nel moderno Zakhar Trade Center, un centro commerciale e uffici che porta avanti, almeno architettonicamente, l’eredità di quella stagione industrialerussian.watchrussian.watch.

Gli orologi ZIM: stile, curiosità e modelli iconici

Parliamo ora dei protagonisti di questa storia: gli orologi ZIM stessi! Cosa rendeva speciali questi segnatempo Made in Samara? Innanzitutto, bisogna immaginare il contesto: i ZIM (inclusi i Pobeda prodotti in fabbrica) erano pensati come orologi popolari ed economici, destinati a milioni di cittadini sovietici. Dal punto di vista tecnico erano piuttosto semplici: movimento meccanico a carica manuale di 26 mm di diametro (calibro derivato da un progetto francese Lip degli anni ‘30), 15 rubini, niente complicazioni extra, né automatismo né dispositivi antiurto avanzati – insomma l’essenziale per segnare l’orarussian.watch. La cassa era spesso in ottone cromato o placcato (niente acciaio inox come negli orologi svizzeri più costosi), il che significava che con l’uso prolungato tendeva a perdere lucentezza o a consumarsi un po’russian.watch. Precisione nella media, senza pretendere miracoli (erano classificati di “seconda categoria” in termini di precisione secondo gli standard sovietici)russian.watch. Insomma, i ZIM non erano orologi di lusso né oggetti tecnicamente rivoluzionari: puntavano sull’affidabilità e sul prezzo accessibile – oggi diremmo “di fascia economica”russian.watch – per conquistare il polso di ogni cittadino.

Ma attenzione: pur nella loro semplicità, gli orologi ZIM trasudavano carattere e creatività nel design. Una delle note distintive era infatti la grandissima varietà di quadranti e casse proposte nel corso dei decenni. Si calcola che siano stati impiegati oltre 20 diversi tipi di cassa e innumerevoli design di quadranterussian.watch – un vero record rispetto ad altri marchi sovietici più monotoni. I designer di Samara si sbizzarrivano nel creare orologi che, pur condividendo lo stesso movimento interno, avessero personalità diverse all’esterno. Troviamo così ZIM classici con cassa tonda e indici semplici, ma anche modelli con casse quadrate o rettangolari dal gusto retrò, fino a forme più originali. Sui quadranti poi si dava libero sfogo all’inventiva: celebri sono i ZIM con quadrante bicolore nero e bianco a settori, dal look elegante e un po’ art décorussian.watch; oppure quelli con indici a settore (seghettati a spicchi di colore contrastante); senza dimenticare alcuni modelli con stella rossa a ore 12, in pieno stile sovietico patriotticorussian.watch. Non c’era in URSS un’altra fabbrica che osasse tanto con i quadranti – “nessuno faceva quadranti tanto belli e vari quanto la ZIM”, ricordano oggi gli espertirussian.watch. Proprio questa varietà li rende oggi oggetti da collezione affascinanti, perché ogni modello racconta un frammento di estetica della sua epoca.

Un aspetto particolarmente curioso è come alcuni orologi ZIM omaggiassero la città di Samara stessa nei loro dettagli. Ad esempio, furono prodotti esemplari commemorativi con riferimenti a simboli e monumenti locali: un caso su tutti è quello del Monumento alla Gloria (il gigantesco obelisco con l’operaio alato, simbolo di Samara) riprodotto su certi quadranti di orologi da tavolo sovietici prodotti quimeshok.netru.wikipedia.org. Immaginatevi: sull’orologio campeggiava la silhouette di questo monumento iconico, quasi a suggellare il legame tra l’identità cittadina e il tempo che scorre. Del resto, il Monumento della Gloria – dedicato ai lavoratori dell’industria aeronautica locale che tanto contribuirono alla vittoria sovietica – è ancora oggi uno dei simboli più amati di Samararu.wikipedia.org, ed è poetico pensare che campeggiasse anche sul quadrante di alcuni segnatempo, ricordando a chi guardava l’ora il valore del lavoro e della storia della città. Oltre ai monumenti, alcuni quadranti riportavano stemmi, slogan celebrativi (come per anniversari di eventi sovietici, congressi del Partito, ecc.) o grafiche fantasiose – un universo variegato che rende ogni orologio ZIM un piccolo souvenir del suo tempo.

In sintesi, gli orologi ZIM di Samara univano praticità e cultura popolare: non erano solo strumenti per arrivare puntuali, ma anche piccoli pezzi di design sovietico, specchi di un’epoca e, talvolta, perfino canvas in miniatura su cui venivano dipinti orgoglio, arte e memoria locale. Se siete appassionati di orologeria vintage, tenere in mano (o al polso) un vecchio ZIM vi farà sentire un po’ della storia di Samara ticchettare insieme ai secondi!

Cosa vedere a Samara: tra storia, cultura e… orologi!

Samara offre tantissimo a chi ama la storia e la cultura – e anche qualche chicca per gli appassionati di orologi e industria. Ecco alcuni luoghi imperdibili durante la vostra visita, narrati con un occhio curioso:

Il Monumento alla Gloria svetta su Piazza Slavy, nei pressi del lungofiume. Alto 40 metri, con la figura di un operaio che solleva le ali d’oro, commemora i lavoratori aeronautici di Samara durante la Seconda Guerra Mondiale ed è uno dei simboli più amati della cittàru.wikipedia.org.

  • Bunker di Stalin: Nel pieno centro cittadino, sotto l’Accademia di Cultura, si trova il bunker segreto costruito per Stalin nel 1942. Questa struttura sotterranea, rimasta nascosta fino al 1991, è oggi visitabile come museo. Scendere i suoi 12 piani sotterranei (37 metri) è un salto nel tempo: vedrete la sala conferenze dove Stalin avrebbe guidato il paese se Mosca fosse caduta, i sistemi di aerazione e gli alloggi, perfettamente conservatiatlasobscura.comatlasobscura.com. Fortunatamente Stalin non dovette mai usarlo, ma la visita al bunker – che resiste a bombe e attacchi aerei – vi farà sentire nel cuore della storia della Seconda Guerra Mondiale.
  • Piazza Kuibyshev: È la piazza principale di Samara ed è famosa per le sue dimensioni: pensate, con i suoi 15 ettari è una delle piazze più grandi al mondo, la seconda più vasta in tutta la Russia e in Europaen.wikipedia.org! Qui si affaccia l’elegante Teatro Accademico dell’Opera e Balletto (un edificio monumentale in stile neoclassico staliniano), e al centro della piazza campeggia una statua di Valerian Kuibyshev, il rivoluzionario da cui il luogo prende il nome. Questo enorme spazio aperto è utilizzato per parate, concerti all’aperto e eventi pubblici: se capitate a Samara durante le celebrazioni del Giorno della Vittoria (9 maggio), vedrete la piazza riempirsi di soldati, banda musicale e cittadini in festa, rievocando un’atmosfera patriottica d’altri tempi.
  • Il lungofiume (Naberezhnaya): La passeggiata lungo il Volga è forse l’esperienza più piacevole e caratteristica di Samara. La città si vanta – a ragione – di avere una delle più belle e lunghe rive di tutta la Russia: un lungofiume curatissimo che si estende per oltre 5 chilometri lungo la sponda del Volgakp.ru. Passeggiando qui troverete di tutto: spiagge sabbiose dove in estate i locali prendono il sole e fanno il bagno nel fiume, piste ciclabili e aree sportive all’aperto, aiuole fiorite e fontane zampillanti. Numerose sono anche le statue e installazioni artistiche: potreste imbattervi nel monumento al personaggio del film “Il sole bianco del deserto” (un cult sovietico), oppure nell’elegante scultura della Lad’ja (una barca tradizionale russa stilizzata, simbolo del Volga). La sera, il lungofiume si anima di famiglie, coppie e giovani: sedetevi su una panchina a contemplare il tramonto sul Volga, con le colline Zhiguli all’orizzonte che si tingono d’oro – è uno spettacolo impagabile.

Panorama sul fiume Volga dal lungofiume di Samara. La riva cittadina mescola strutture industriali storiche (come l’antico birrificio con ciminiere a strisce visibile in foto) e edifici moderni. Una passeggiata qui al tramonto offre scorci pittoreschi della città che si specchia nell’acqua.

  • Museo di Storia Locale Alabin: Per un tuffo ancora più approfondito nella storia di Samara, potete visitare il museo storico regionale (intitolato a Petr Alabin). Questo museo è un tesoro di cimeli: dalle antiche mappe della fortezza del ‘500 ai reperti etnografici delle popolazioni del Volga, fino ad arrivare al periodo moderno. Vi si trovano anche sezioni dedicate all’industrializzazione sovietica di Samara: non stupitevi di vedere esposti vecchi macchinari, fotografie d’epoca delle fabbriche e forse – con un po’ di fortuna – qualche orologio ZIM vintage in mostra tra gli oggetti del quotidiano sovietico. È il posto giusto per capire come questa città sia cresciuta e cambiata nei secoli.
  • Fabbrica ZIM (sito storico): Se siete fan sfegatati di orologi sovietici, non potrete resistere alla tentazione di fare un giro (almeno esterno) nell’area dove sorgeva la Fabbrica Maslennikov. Oggi molti capannoni sono in disuso o riconvertiti, ma passeggiando lungo via Maslennikova potrete vedere alcuni edifici industriali storici. Uno di essi, come detto, è ora lo Zakhar Trade Center – dall’esterno potrete notare l’architettura tipica sovietica degli anni ‘80russian.watch. Cercate inoltre la “cucina-fabbrica” a forma di falce e martello: era la mensa aziendale costruita negli anni ’30 per i lavoratori ZIM, un curioso edificio avveniristico (oggi purtroppo in decadenza, ma ancora visibile) progettato proprio a forma del simbolo sovietico! Magari non è un’attrazione turistica classica, ma per un appassionato di storia industriale è come fare un piccolo pellegrinaggio. E chissà, con un po’ di immaginazione potrete quasi sentire il ronzio delle macchine e il ticchettio degli orologi che un tempo riempivano l’aria da queste parti.
  • Museo dello Spazio di Samara: Un’altra tappa consigliata – non legata agli orologi, ma importante per capire Samara – è il Museo dell’Aerospazio. Ricordate il Monumento alla Gloria che celebra gli operai dell’aeronautica? Ebbene, Samara fu ed è un centro primario dell’industria spaziale russa: qui vennero costruiti il razzo Vostok di Gagarin e molti lanciatori Soyuz. All’esterno del museo infatti vedrete un enorme razzo Soyuz vero, alto decine di metri, esposto come monumento tecnologico. Il museo racconta la conquista dello spazio sovietica, con satelliti, tute spaziali e modelli di navicelle. È una visita affascinante che completa il quadro di Samara come città della scienza e della tecnica, in cui la Fabbrica ZIM fu uno degli ingranaggi (perdonate il gioco di parole!) di un più ampio e ambizioso orologio: quello del progresso sovietico.

Naturalmente, oltre a questi luoghi, Samara offre molto altro: dalla bella Cattedrale di San Giorgio alle casette di legno intagliato del vecchio quartiere Samarskaya, fino al Parco Strukov (il più antico giardino cittadino, un’oasi verde romantica). Ma già con l’itinerario qui sopra avrete un assaggio ricchissimo di ciò che la città ha da offrire sia agli amanti della storia sia agli appassionati di orologi e tecnologia d’altri tempi.

Sapori di Samara: piatti tipici da gustare

Dopo tanto esplorare, è il momento di ricaricare le batterie assaporando la cucina locale. La gastronomia di Samara riflette la tradizione russa con influenze specifiche del Volga: qui il pesce d’acqua dolce la fa da padrone, e la convivialità è arricchita da birra locale e antiche ricette. Ecco alcune specialità da non perdere per completare l’esperienza:

  • Pesce del Volga: Samara essendo sul fiume offre ottimo pesce fresco. In molti ristoranti potrete ordinare un enorme siluro del Volga (un pesce gatto che può arrivare a dimensioni notevoli!) arrostito o in umido – un vero vanto localerbth.com. Da provare anche il luciperca (pesce persico trota) servito con contorno di spinaci cremosi, o il carassio cucinato in panna acidarbth.com: ricette casalinghe che esaltano il gusto delicato del pesce di fiume. Immancabile in tavola la zuppa di pesce: che sia una uha leggera o una solyanka più ricca e speziata, una zuppa calda di pesce vi darà conforto soprattutto nelle stagioni fredde.
  • Kulebjaka al salmone: Questo è un piatto della tradizione russa che a Samara – complice la disponibilità di pesce – trova ottime interpretazioni. Si tratta di una torta salata ripiena di pesce (generalmente salmone o storione, a volte arricchita con riso, uova sode e funghi): una delizia robusta e gustosa, amata fin dai tempi degli zarglobeholidays.net. Provatela in qualche trattoria tipica: tagliare una fetta di kulebjaka fumante e dorata è come tagliare un pezzo di storia culinaria russa.
  • Raki e birra Zhiguli: Un’esperienza gastronomica/sociale imperdibile in riva al Volga è sedersi in un chiosco all’aperto e ordinare rakì – i gamberi di fiume (crayfish) – bolliti ed eventualmente speziati, serviti in abbondanza. Si mangiano con le mani, accompagnandoli con un boccale della famosa birra locale Zhiguli (Жигулёвское пиво) fresca. Questo abbinamento di gamberi di fiume e birra è considerato un must a Samara, perfetto nelle serate estive: i gamberi dolci e saporiti si sposano alla perfezione con la birra bionda localerbth.com. Provare per credere – e non dimenticate di brindare dicendo “Na zdorovie!” insieme ai nuovi amici samariani che sicuramente attaccheranno bottone.
  • Pesce essiccato (“taranka”): Parlando di birra, a Samara un classico snack da birreria è il pesce di fiume essiccato e salato. In particolare la taranka (spesso di breme o altri pesci del Volga) viene venduta in molti negozietti, e c’è perfino un souvenir gastronomico tipico: un pacchetto di pesciolini secchi acquistati al piccolo shop del Birrificio Zhigulirbth.com. Ha un sapore deciso e molto salato, ma provatelo sorseggiando la birra locale – vi sentirete dei veri del posto! Non per niente è considerato “il regalo commestibile” tipico di Samara da portare a casa a parenti e amicirbth.com (ammesso che apprezzino le specialità rustiche).
  • Dolci e cioccolato: Samara è anche sede di una delle più grandi fabbriche di cioccolato della Russia, la fabbrica “Rossija”. Fin dall’epoca sovietica questo stabilimento produceva caramelle e praline famosissime (ricordate le caramelle “Orsetto” o “L’Alionka”? Ecco, provenivano in gran parte da qui)rbth.com. Ancora oggi molti dei cioccolatini russi più amati sono fatti a Samara. Dunque, per chiudere in dolcezza il vostro tour gastronomico, concedetevi un assaggio di cioccolato locale: molte pasticcerie e negozi in città vendono confezioni assortite di cioccolatini Rossija – un vero tuffo nei sapori dell’infanzia sovietica.

Ovviamente non mancano i grandi classici della cucina russa: potrete gustare ottimi pelmeni (ravioli di carne serviti con panna acida), borsch fumante, blini con miele o caviale e tanto altro. Ma i punti sopra vi daranno quel tocco locale in più, per un viaggio nel gusto made in Samara.


Che siate attratti dal fascino del Volga, dalla storia sovietica o dal tic tac nostalgico di un orologio vintage, Samara saprà conquistarvi con il suo mix unico di anima popolare e orgoglio industriale. È una città dove il tempo scorre tranquillo come le acque del fiume, ma che ha saputo segnare la storia – persino l’ora esatta al polso di milioni di persone. Preparativi dunque a immergervi in questa meta sorprendente: Samara vi aspetta a braccia aperte (e con l’ora esatta ZIM già regolata)! Buon viaggio e divertitevi a scoprire ogni angolo di questa perla sul Volga.

Источник: Самара – город с богатой историей и традициями часового производстваrussian.watchrussian.watch, где прошлое оживает на каждом шагу от заводских кварталов до набережной Волги. – Buon viaggio!

Analisi del marchio Sekonda nell’epoca sovietica e russa

russian Sekonda Teacher's desk watch

Il contesto storico e il ruolo delle fabbriche sovietiche nel marchio Sekonda

Il marchio Sekonda nacque nel 1966 su iniziativa dell’ente sovietico ChasProm (Istituto Scientifico dell’Industria Orologiera) in collaborazione con un’azienda britannicamroatman.wixsite.com. L’idea era di esportare in Occidente (soprattutto nel Regno Unito) i migliori orologi prodotti in URSS, riunendoli sotto un unico marchio di facile pronuncia internazionalemroatman.wixsite.com. Sekonda divenne così il brand ombrello per una vasta gamma di orologi sovietici, realizzati da tutte le principali fabbriche dell’URSS e semplicemente re-marcati per l’exporten.wikipedia.org. In particolare, contribuirono alla produzione di Sekonda le seguenti manifatture (con i rispettivi marchi originali tra parentesi): Prima Fabbrica di Orologi di Mosca (Poljot), Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca (Slava), Fabbrica di Orologi di Uglich (Chaika), Fabbrica di Orologi di Petrodvorec (Raketa), Fabbrica di Orologi di Minsk (Luch), Fabbrica di Orologi di Chelyabinsk (Molnija), Fabbrica di Orologi di Penza (Zarja), Fabbrica di Orologi di Chistopol (Vostok), Fabbrica Maslennikov di Samara (ZIM, inclusi modelli Pobeda ed Elektronika) e Stabilimento di elettronica Integral (produttrice di orologi Elektronika-5)en.wikipedia.org.

Tutti questi stabilimenti fornivano a Sekonda modelli basati sui propri marchi, mantenendo le caratteristiche di robustezza e qualità tipiche dell’orologeria sovietica. Il punto di forza di Sekonda sul mercato occidentale era infatti l’ottimo rapporto qualità-prezzo: movimenti meccanici con rubini, robusti e precisi, venduti a un costo sensibilmente inferiore ai concorrenti svizzerimroatman.wixsite.com. L’operazione ebbe grande successo: entro la fine degli anni ’80 Sekonda divenne il marchio di orologi più venduto nel Regno Unitomroatman.wixsite.com. Dopo la dissoluzione dell’URSS (1991) la collaborazione si interruppe e, a partire dal 1993, Sekonda spostò la produzione su modelli di moda assemblati a Hong Kongmroatman.wixsite.com. Di seguito analizziamo in dettaglio ciascuna delle fabbriche sovietiche coinvolte durante il periodo d’oro di Sekonda, evidenziandone la storia, i tipi di orologi prodotti e le principali caratteristiche tecniche dei movimenti.

Le fabbriche sovietiche partner di Sekonda

Fabbrica di Orologi di Chelyabinsk (Molnija)

Fondata nel 1947 nella regione degli Urali, a seguito dell’evacuazione bellica di impianti industriali da Mosca, la Fabbrica di Chelyabinsk fu progettata sin dall’inizio per la produzione di orologi da tascamroatman.wixsite.com. Nel dopoguerra, oltre 100 tecnici e macchinari pesanti provenienti da altri stabilimenti (come Zlatoust) furono trasferiti a Chelyabinsk, e già nel novembre 1947 lo stabilimento iniziò l’attivitàmroatman.wixsite.com. Il marchio principale divenne Molnija (in cirillico Молния, significa “fulmine”), utilizzato per identificare i robusti orologi da tasca prodotti qui. Il calibro meccanico impiegato, inizialmente denominato ČK-6, era derivato da un design svizzero (Cortébert 620) adattato alla produzione localemroatman.wixsite.com. Dal 1960, in linea con le riorganizzazioni generali dell’industria, la fabbrica adottò ufficialmente il nome Molnija e standardizzò il suo movimento base col codice 3602 (o 3603 nella versione con antiurto)mroatman.wixsite.com. Questo movimento da 15 rubini divenne uno dei più longevi dell’orologeria sovietica, rimanendo praticamente invariato per decenni. La Fabbrica di Chelyabinsk si specializzò dunque in orologi da tasca di vari formati e finiture, inclusi esemplari particolari destinati a categorie specifiche: ad esempio versioni speciali per minatori, ferrovieri e persino modelli Braille per non vedentimroatman.wixsite.com. In Occidente, Sekonda commercializzò molti di questi orologi da tasca Molnija col proprio marchio, apprezzati per la loro estetica vintage (spesso con cassa incisa o raffigurazioni storiche) e per la grande affidabilità del movimento a carica manuale.

Fabbrica di Orologi di Chistopol (Vostok)

Lo stabilimento di Chistopol, nella Repubblica Tatara, nacque nel pieno della Seconda Guerra Mondiale: nel 1942 una sezione della Prima Fabbrica di Mosca fu evacuata lontano dal fronte e ricostruita a Chistopol, sulle rive del fiume Kamaen.wikipedia.org. Durante la guerra, l’impianto produsse equipaggiamento bellico, ma dal 1945 iniziò a realizzare orologi da polso meccanici per uso civile e militare. Negli anni ’50-’60 la fabbrica di Chistopol conobbe un rapido sviluppo, fino a diventare fornitrice ufficiale del Ministero della Difesa sovietico nel 1965. In quell’anno adottò il marchio “Vostok” (Восток, “Oriente”), ispirato all’era spaziale, e introdusse un nuovo logo internazionalemroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. Chistopol si specializzò in orologi robusti e funzionali, in particolare i celebri modelli militari Komandirskie (orologi da campo per l’Armata Rossa) e gli orologi subacquei Amphibia. Nel 1967 venne perfezionato il progetto Amphibia, un segnatempo impermeabile fino a 200 metri di profondità, dotato di cassa sigillata e fondello a vitemroatman.wixsite.com. Una versione speciale per uso militare arrivò persino a 300 m di profondità, fornita ad alcuni reparti della Marina sovieticamroatman.wixsite.com. Sul finire degli anni ’60, una quota importante della produzione di Chistopol era destinata all’export: i modelli destinati all’estero recavano diciture in caratteri latini (talvolta il marchio “Wostok”, con la W per facilitare la pronuncia)mroatman.wixsite.com. Attraverso Sekonda, molti Vostok da esportazione raggiunsero il mercato occidentale: orologi meccanici a 17 rubini, precisi e duraturi, che si affermarono come solida alternativa economica agli orologi svizzeri. Ancora oggi i Vostok vintage (come i Komandirskie e gli Amphibia anni ’70 venduti come Sekonda) sono apprezzati dai collezionisti per la loro robustezza meccanica e il design funzionale, frutto dell’esperienza militare sovietica.

Prima Fabbrica di Orologi di Mosca (Poljot)

La Prima Fabbrica di Mosca, fondata nel 1930, fu la prima industria orologiera su larga scala in Unione Sovietica. Dotata di macchinari acquistati negli USA (dalle ditte Ansonia e Dueber-Hampden)storiediorologeriameccanica.wordpress.comstoriediorologeriameccanica.wordpress.com, iniziò producendo orologi da tasca e da polso semplici per l’esercito e il popolo. Nel dopoguerra divenne il fiore all’occhiello dell’industria sovietica: nel 1961 realizzò l’orologio indossato da Yuri Gagarin durante il primo volo nello spazio (un modello da aviatore “Sturmanskie” fornito all’Aeronautica)dumarko.com. Proprio per celebrare tali successi aerospaziali, nel 1964 la fabbrica adottò il nuovo marchio Poljot (Полёт, “Volo”)en.wikipedia.org. Poljot divenne la marca di punta dell’URSS, sinonimo di qualità e prestigio, producendo orologi impiegati in missioni spaziali e in altri eventi storicien.wikipedia.org. La Prima Fabbrica fu anche all’avanguardia nella tecnologia: fu la sola in URSS a produrre cronografi da polso negli anni ’60. Il suo calibro cronografico 3017 (19 rubini, con ruota a colonne, derivato dallo svizzero Venus 150) fu introdotto nel 1959storiediorologeriameccanica.wordpress.com. Questo movimento equipaggiò il celebre cronografo “Strela” (“freccia”), inizialmente distribuito solo ai piloti di alto rango e ai cosmonauti sovietici come strumento di precisionestoriediorologeriameccanica.wordpress.com. Negli anni ’70 Poljot sviluppò un nuovo cronografo, il calibro 3133 a 23 rubini, basato sul progetto Valjoux 7734: tale movimento equipaggiò l’orologio Poljot “Okean”, fornito ai cosmonauti della missione congiunta Apollo-Soyuz del 1975dumarko.com. Oltre ai cronografi, la Prima Fabbrica produceva una vasta gamma di orologi da polso di alta qualità: dai modelli di lusso ultra-sottili da 23-29 rubini (Poljot de luxe) a robusti segnatempo militari e perfino cronometri da marina. Nel contesto Sekonda, la fabbrica di Mosca forniva i modelli di fascia più alta: eleganti orologi da uomo e cronografi con marchio Sekonda, che offrivano al pubblico occidentale le prestazioni di Poljot a un prezzo competitivo. La reputazione di precisione e affidabilità (molti di questi orologi sono stati letteralmente “testati nello spazio”) fa sì che i Sekonda/Poljot vintage siano tra i più ricercati dai collezionisti di tutto il mondoen.wikipedia.org.

Stabilimento Integral (Elektronika-5) – Minsk

Negli anni ’70 l’industria sovietica abbracciò anche la tecnologia quarzo e digitale attraverso il marchio Elektronika (Электроника). Diversi stabilimenti elettronici, coordinati dal Ministero dell’Industria Elettronica, iniziarono a produrre orologi digitali a LED e LCD destinati sia al mercato interno che all’exportmroatman.wixsite.com. Uno dei principali era lo stabilimento “Integral” di Minsk (Bielorussia), specializzato in microelettronica. I primi orologi elettronici sovietici apparvero nei primi anni ’70 ed erano basati su tecnologie occidentali (ad esempio circuiti derivati dai Pulsar americani)mroatman.wixsite.com. Integral di Minsk divenne il capofila di questa produzione: realizzò in particolare gli orologi al quarzo della serie Elektronika-5, destinati anche all’esportazionemroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. Alcuni modelli digitali furono infatti venduti fuori dall’URSS con il marchio Sekonda (in alternativa ad altri nomi come “Elorg”)mroatman.wixsite.com. Gli Elektronika-5, spesso con display LCD e funzioni di base (ora, calendario e talvolta cronografo digitale), rappresentavano l’offerta Sekonda nel settore degli orologi elettronici. Tecnicamente, questi segnatempo usavano moduli al quarzo sviluppati in URSS: Integral forniva i circuiti e assemblava molti di essi, affiancata da altri impianti come “Angstrem” di Zelenograd o “Sojuz” di Novosibirskmroatman.wixsite.com. Un traguardo significativo fu raggiunto alla fine degli anni ’70 quando, presso la Fabbrica Maslennikov (ZIM) ma con la collaborazione di Integral, venne prodotto il primo orologio digitale a LED sovietico (Elektronika B6-02)mroatman.wixsite.com. Integral stessa continuò negli anni ’80 a produrre vari moduli LCD (come la serie Elektronika-5 cal. 29367) e l’industria degli orologi al quarzo sovietici divenne abbastanza competitiva. In sintesi, Integral Electronics portò il marchio Sekonda nell’era digitale, offrendo orologi al quarzo “Made in USSR” affidabili ed economici, oggi oggetti di nicchia per i collezionisti appassionati di elettronica vintage.

Fabbrica Maslennikov di Samara (ZIM)

La Fabbrica Maslennikov di Kuibyshev/Samara (nota anche con la sigla ZIM, Zavod Imeni Maslennikova) ha una storia particolare: fondata nel 1911 come industria bellica (produceva spolette e componenti per munizioni), convertì parte della produzione a beni civili nel dopoguerrarussian.watch. Negli anni ’40, a guerra finita, lo stabilimento iniziò a produrre orologi prendendo in carico la realizzazione di modelli semplici ed economici destinati al grande pubblico sovietico. Il marchio principale divenne ZIM, e la fabbrica fu anche uno dei siti dove vennero realizzati gli orologi Pobeda (in russo “Vittoria”) – segnatempo creati su direttiva di Stalin nel 1945 per celebrare la vittoria nella Seconda Guerra Mondialerussian.watch. La ZIM produsse per decenni milioni di orologi meccanici a carica manuale, con movimenti semplici (spesso 15 o 17 rubini) ma estremamente robusti. Un esempio è il calibro ZIM 2602 (derivato dal francese Lip T18/Pobeda), che rimase in produzione continuativa per oltre 50 anni, diventando il movimento sovietico più longevo di sempre. Questi orologi, dal design sobrio e funzionale, costituivano l’offerta “popolare” dell’industria: modelli da uomo e donna affidabili e poco costosi, molti dei quali vennero esportati tramite Sekonda con grande successo commerciale in Occidente. La Fabbrica Maslennikov non si limitò però ai soli orologi meccanici tradizionali: negli anni ’70 partecipò anche al progetto di realizzazione di orologi elettronici. Il primo orologio digitale sovietico a LED, l’Elektronika B6-02 del 1978, fu assemblato proprio alla ZIM di Samaramroatman.wixsite.com, utilizzando un modulo progettato in collaborazione con gli altri istituti elettronici. Inoltre la ZIM produsse alcuni modelli al quarzo (es. Elektronika 1) e orologi da polso meccanici con funzione di calendario e altri “complicazioni” di base. Nel contesto Sekonda, la fabbrica Maslennikov fornì orologi meccanici economici (spesso marchiati Pobeda o ZIM) destinati alla fascia bassa del mercato export, garantendo però elevata robustezza. Ancora oggi gli orologi ZIM/Pobeda anni ’50-’70 a marchio Sekonda attirano i collezionisti per il loro fascino rétro e per essere testimonianze dell’orologeria sovietica popolare.

Fabbrica di Orologi di Minsk (Luch)

Negli anni ’50, per far fronte alla crescente domanda di orologi sia in patria che all’estero, l’URSS decise di creare uno stabilimento orologiero anche nella Repubblica Bielorussa. Nacque così la Fabbrica di Minsk, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1953 e che venne inaugurata nel 1955mroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. La produzione esordì a fine 1955 con piccoli orologi da donna denominati “Minsk” o “Zaria” (Заря, “alba”), dotati di movimenti di soli 18 mm di diametro – i più piccoli mai realizzati in URSS fino a quel momentomroatman.wixsite.com. Tali calibri erano stati inizialmente sviluppati dalla fabbrica di Penza e poi miniaturizzati a Minsk. Nel 1960 la fabbrica progettò un orologio ancora più minuto (13 mm di diametro), che fu il primo a portare il nome Luch (Луч, “raggio”)mroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. Da allora Luch divenne il marchio di fabbrica della produzione di Minsk, sinonimo di segnatempo eleganti e spesso di piccole dimensioni. La Fabbrica di Minsk, pur nascendo come stabilimento “ancillare”, conobbe un grande successo e diversificò presto la produzione: negli anni ’60-’70 fabbricava non solo orologi da polso (da uomo, donna e bambino), ma anche sveglie, orologi da tavolo e perfino orologi da cruscotto per automobilimroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com. Tecnologicamente, uno dei contributi più importanti di Luch fu lo sviluppo e la produzione in massa del calibro ultrapiatto 2209 (manuale, 22 mm di diametro per soli 2,9 mm di spessore). Questo movimento – originariamente ideato nel 1961 a Mosca come “Vympel” – entrò in produzione a Minsk nel 1963 e divenne la base di raffinati orologi da dress a 23 rubinimroatman.wixsite.com. Grazie a queste eccellenze, Luch raccolse riconoscimenti internazionali: ad esempio nel 1974 un calibro elettromeccanico della fabbrica (il 1816, con bilanciere controllato elettronicamente) vinse la medaglia d’oro alla Fiera di Lipsiamroatman.wixsite.com. Nel 1980, al suo 25° anniversario, la Fabbrica di Minsk aveva prodotto oltre 56 milioni di orologi, esportandone in media un terzo in 13 paesi diversimroatman.wixsite.com. Per Sekonda, lo stabilimento di Minsk forniva soprattutto orologi da polso classici: sottili modelli da uomo a carica manuale (spesso con il citato calibro 2209) e una vasta gamma di orologi femminili eleganti. Questi orologi Luch a marchio Sekonda, raffinati e precisi, erano molto apprezzati in Occidente come orologi da dress economici ma di qualità, e ancor oggi sono ricercati per la finezza dei loro movimenti.

Fabbrica di Orologi di Penza (Zarja)

La città di Penza ospitò, già dal 1935, la cosiddetta Terza Fabbrica di Orologi di Stato. Questo impianto venne creato con il supporto tecnico dell’azienda francese LIP, nell’ambito di un accordo per trasferire know-how e attrezzature in URSSmroatman.wixsite.com. Prima della guerra, Penza si concentrò principalmente sulla produzione di movimenti di piccole dimensioni (da donna) e sulla fabbricazione di utensili e macchine per l’industria orologiera sovieticamroatman.wixsite.com. Con l’avvento del conflitto mondiale, la fabbrica fu convertita a produzione militare (mine, mortai, strumenti di artiglieria) e rinominata “Fabbrica n.807” durante gli anni bellicimroatman.wixsite.com. Nel 1945 tornò alla produzione civile e fu ufficialmente ribattezzata Fabbrica di Orologi di Penza, con l’ordine di dedicarsi unicamente a orologi e strumenti di misura del tempomroatman.wixsite.com. In quel periodo, Penza riprese la realizzazione dei suoi piccoli orologi “Zvezda” (Звезда, “stella”) da donna – la cui produzione era stata interrotta durante la guerra – e avviò anche la produzione di un orologio da polso maschile molto importante: il Pobedamroatman.wixsite.com. Il Pobeda (15 rubini, derivato da un calibro Lip) fu inizialmente prodotto qui a Penza subito dopo la guerra, prima che la produzione venisse estesa anche ad altre fabbriche. Nel 1949, però, una direttiva centrale impose a Penza di specializzarsi esclusivamente in orologi da donna: tutte le linee di produzione di calibri da uomo (incluso il Pobeda) vennero trasferite ad altre fabbriche, come Petrodvorec, Chistopol e Samaramroatman.wixsite.com. I progettisti di Penza si dedicarono dunque a perfezionare movimenti femminili sempre più piccoli. Dalla loro esperienza nacque un nuovo calibro miniaturizzato, circa la metà del precedente Zvezda, che fu poi utilizzato per lanciare il marchio Zarja (Заря, “aurora”). Dal 1950 in poi comparvero dunque gli orologi da donna Zarja, inizialmente affiancati da molti altri marchi minori. Verso il 1964 la Fabbrica di Penza consolidò tutte le sue produzioni sotto il solo brand “Zarja”, dismettendo le vecchie denominazioni (Aurora, Junost, Kometa, ecc.)mroatman.wixsite.com. Penza divenne negli anni ’60-’80 un vero colosso degli orologi femminili: produceva milioni di segnatempo economici ma di buona qualità, e fungeva anche da centro di formazione per tecnici destinati ad altri stabilimenti (fu di aiuto, ad esempio, nell’avviamento delle nuove fabbriche di Uglich nel 1950-51 e di Minsk nel 1954-55)mroatman.wixsite.com. Una parte consistente di questa enorme produzione veniva esportata: già nel 1968 un terzo degli orologi prodotti a Penza era destinato all’estero, raggiungendo 52 paesi diversimroatman.wixsite.com. Nel 1980 la fabbrica festeggiò il traguardo di 100 milioni di orologi fabbricati, di cui oltre 50 milioni erano stati esportati oltre cortinamroatman.wixsite.com. Attraverso Sekonda, i piccoli orologi Zarja di Penza (solitamente con movimenti 15-17 rubini e cassa placcata oro o cromata) furono venduti in Occidente come orologi da donna economici. Oggi molti di questi pezzi sopravvivono ancora e, pur essendo meno quotati rispetto ad altri (dato l’enorme volume produttivo), rappresentano un interessante campo di collezione per chi è appassionato di orologeria vintage femminile.

Fabbrica di Orologi di Petrodvorec (Raketa)

La Fabbrica di Petrodvorec, situata a Peterhof nei pressi di Leningrado (oggi San Pietroburgo), vanta origini antichissime: venne fondata addirittura nel 1721 dallo zar Pietro il Grande come laboratorio imperiale per la lavorazione di pietre preziose e semiprezioseen.wikipedia.org. Per oltre due secoli produsse oggetti di lusso (gioielli, intarsi, manufatti di pietra dura) per la corte imperiale. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo stabilimento subì gravi distruzioni nel corso dell’assedio di Leningrado, ma fu ricostruito già dal 1944. Terminata la guerra, nell’ambito dello sforzo di ricostruzione e di sostituzione delle importazioni, Stalin in persona ordinò che la fabbrica riconvertisse la sua attività alla produzione di orologien.wikipedia.org. Già nel 1945 Petrodvorec avviò la produzione dei suoi primi orologi meccanici, utilizzando due marchi: Pobeda (in coordinamento con Penza e altre fabbriche) e Zvezda (per modelli da donna)en.wikipedia.org. Negli anni successivi la fabbrica crebbe fino ad impiegare 8.000 operai, con una capacità produttiva enorme (fino a 4,5 milioni di orologi all’anno negli anni ’60)en.wikipedia.org. Nel 1961, dopo il volo di Gagarin, Petrodvorec lanciò un nuovo marchio di prestigio, Raketa (Ракета, “razzo”), in onore dell’impresa spaziale sovieticaen.wikipedia.org. I segnatempo Raketa divennero presto noti per la loro qualità e per le soluzioni tecniche innovative. La fabbrica di Petrodvorec fu infatti una delle pochissime al mondo a produrre in casa tutti i componenti degli orologi, movimenti compresi (vantaggio evidenziato anche in epoca moderna)en.wikipedia.org. I Raketa erano considerati orologi “di alta gamma” nell’ambito sovietico: celebri i modelli progettati per usi speciali, come il Raketa Polar a 24 ore (pensato per gli esploratori polari, con quadrante a 24 ore per distinguere il giorno dalla notte nelle regioni artiche)dumarko.com, oppure gli orologi per piloti e cosmonauti (diversi cosmonauti negli anni ’70 indossavano cronografi e orologi Raketa durante le missioni). Al tempo stesso, Petrodvorec continuò a produrre anche orologi popolari come i Pobeda, coprendo tutte le fasce di mercato. Nel contesto di Sekonda, la fabbrica di Petrodvorec ebbe un ruolo chiave: molti Sekonda esportati erano in realtà modelli Raketa rimarchiati, dati gli elevati standard qualitativi di questi ultimien.wikipedia.org. Tra i modelli Raketa/Sekonda più diffusi in Occidente ricordiamo gli orologi da polso classici a 19 o 21 rubini (spesso con secondi centrali, movimento Raketa 2609), i modelli con calendario completo e quelli con funzioni particolari come il già citato 24 ore. Oggi gli orologi vintage Raketa – e in particolare alcune referenze iconiche come il “Big Zero” (con grandi numeri arabi, prodotto negli anni ’80) o i Raketa per spedizioni polari – sono molto apprezzati dai collezionisti, sia russi che internazionali, per la loro storia prestigiosa e la costruzione in-house.

Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca (Slava)

La Seconda Fabbrica di Mosca affonda le sue radici nei primi decenni sovietici (venne menzionata per la prima volta già nel 1924 come piccola unità produttiva), ma assunse un ruolo di primo piano solo nel dopoguerra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, parte delle sue attrezzature e personale furono evacuati a Chistopol per garantire la continuità produttivaen.wikipedia.org. Nel 1946-47 la fabbrica fu ricostruita a Mosca e riprese la produzione di orologi, inizialmente concentrandosi su calibri da donna e orologi semplici. Nel 1958 lo stabilimento assunse formalmente il nome di Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca, adottando un nuovo logomroatman.wixsite.com. Pochi anni dopo, nel 1964, arrivò il rebranding definitivo: il marchio Slava (Слава, “gloria”) venne scelto per tutti i prodotti, e da allora ogni orologio uscito da questa fabbrica portò tale dicitura sul quadrantemroatman.wixsite.com. La Slava si distinse dalle altre manifatture sovietiche per un aspetto: i suoi orologi erano destinati unicamente al mercato civile. A differenza di Poljot o Vostok, Slava non ebbe mai commesse dirette per esercito o aeronautica, e poté quindi focalizzarsi su prodotti per il pubblico generalemroatman.wixsite.com. Ciò non significa che mancassero innovazioni tecniche: già nei primi anni ’60 la Seconda Fabbrica sperimentò orologi elettrici. Nel 1964 presentò il “Slava Transistor”, un orologio da polso con movimento elettromeccanico (a diapason/tuning fork) che ottenne una medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia per la sua modernitàmroatman.wixsite.com. Tuttavia, fino alla metà degli anni ’60, Slava non disponeva di un proprio calibro da uomo di dimensioni standard. Per soddisfare la domanda di orologi maschili, la fabbrica adottò una soluzione ingegnosa: montare movimenti da donna in casse più grandi da uomo, utilizzando un anello adattatore come supportomroatman.wixsite.com. Questi orologi ibridi permisero di coprire temporaneamente il mercato maschile in attesa di sviluppare movimenti dedicati. Finalmente nel 1966 Slava introdusse la sua nuova famiglia di calibri da uomo, siglati 24xx, tutti caratterizzati da un’architettura originale a doppio bariletto (due molle di carica collegate da un ingranaggio intermedio)mroatman.wixsite.com. Questo design consentiva di erogare la forza in modo più uniforme e aumentare la riserva di carica. Nel 1973 la gamma si ampliò con calibri automatici completi di datario e giorno della settimana (serie 2427 e 2428 a 26 rubini)mroatman.wixsite.com, mentre nel 1980 circa apparvero versioni con piccoli secondi e in seguito (1989) un ultimo calibro automatico semplificato, il 2416mroatman.wixsite.com. I movimenti Slava 24xx ebbero un buon successo commerciale e furono prodotti in grande quantità, anche se la loro affidabilità nel lungo periodo si rivelò inferiore a quella di altri calibri sovietici (soffrivano di usura precoce in alcuni componenti)mroatman.wixsite.com. Ciò spinse la fabbrica, negli ultimi anni sovietici, a orientarsi rapidamente sui movimenti al quarzo di nuova generazione. Molti orologi Slava a quarant’anni di distanza funzionano ancora, ma richiedono cure più attente rispetto, ad esempio, ai coevi Vostok o Poljot. Per il marchio Sekonda, la Seconda Fabbrica di Mosca fornì un’ampia varietà di modelli civili: dagli orologi automatici da uomo (21-26 rubini, con o senza datario) fino a eleganti orologi femminili. Particolarmente degni di nota furono alcuni Sekonda con sveglia meccanica incorporata, basati sul calibro Slava 828 (uno dei pochi orologi da polso al mondo con funzione di allarme acustico all’epoca). Questi orologi-sveglia a doppio bariletto univano la tradizione Slava di movimenti a molla multipla con un’utilità pratica, e oggi rappresentano pezzi ambiti nel collezionismo vintage sovietico.

Fabbrica di Orologi di Uglich (Chaika)

La città di Uglich, a circa 200 km a nord di Mosca, divenne sede nel 1938 di un particolare impianto industriale: il Secondo Stabilimento Statale di Gioielleria di Precisionemroatman.wixsite.com. Costruito tra il 1938 e il 1942, inizialmente non produceva orologi finiti, bensì rubini e componenti in pietra dura per i movimenti destinati alle altre fabbriche sovietichemroatman.wixsite.com. Nel 1950 lo stabilimento cambiò nome in Fabbrica di Orologi di Uglich e cominciò a focalizzarsi sull’assemblaggio di orologi da polso, inizialmente con marchi trasferiti da altri impianti. Nei primi anni ’50 produsse orologi da donna a marchio Zvezda e verso la fine del decennio introdusse un nuovo marchio, Volga, ma si trattava comunque di soli movimenti di piccole dimensioni (calibri femminili) e design semplicimroatman.wixsite.com. Una curiosità storica: attorno al 1960, la Fabbrica di Chistopol utilizzò il nome Chaika (Чайка, “gabbiano”) per una linea di orologi femminili dotati di datario (calibro 2605, 17 rubini) destinati al mercato internomroatman.wixsite.com. Quando però Chistopol nel 1964 cambiò tutti i marchi in “Vostok”, abbandonò la denominazione Chaika. Nel frattempo ad Uglich avvenne un fatto epocale: nel giugno 1963 la cosmonauta Valentina Tereshkova divenne la prima donna nello spazio, utilizzando come nome in codice radio proprio Chaika. In onore di quell’evento, l’anno seguente (1964) la Fabbrica di Uglich venne ribattezzata Chaika e adottò il gabbiano come simbolomroatman.wixsite.com. Sotto questa insegna, la piccola fabbrica si specializzò in orologi gioiello da donna, spingendosi a livelli di miniaturizzazione eccezionali: realizzò il calibro Chaika 1200, grande appena 6×9 mm, il più piccolo movimento mai costruito in URSS, che vinse la medaglia d’oro alla Fiera Mondiale di Lipsia nel 1966mroatman.wixsite.com. Oltre ai minuscoli orologi femminili (spesso montati in casse in oro o argento e venduti come gioielli), Uglich negli anni ’70 diversificò la produzione. Furono sviluppati anche movimenti automatici da uomo (es. il calibro 2627.H a 23 rubini, usato in modelli “Stadium” di forma ovale)mroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com, orologi subacquei (Chaika produsse alcune referenze impermeabili per il nuoto e piccoli diver da 5 ATM) e persino i primi orologi al quarzo sovietici analogici: infatti nel 1978, in collaborazione con l’istituto di ricerca di Uglich, venne presentato un prototipo di orologio al quarzo con indicatore digitale del giorno (a LED), considerato il primo esempio di utilizzo di un resonatore al quarzo nell’orologeria sovieticamroatman.wixsite.com. Negli anni ’80 la Chaika continuò a esportare una parte significativa dei suoi prodotti: i suoi orologi erano venduti in circa 50 paesi nel mondo ed erano ben accolti per l’eleganza e il costo abbordabilemroatman.wixsite.com. All’estero, tramite Sekonda, arrivarono soprattutto i segnatempo da donna Chaika (spesso con quadranti decorati in madreperla o con elementi artistici) e alcuni modelli da uomo di piccola taglia. Purtroppo la fabbrica di Uglich non superò le difficoltà dell’era post-sovietica: dopo aver cessato la produzione di massa nel 2006, fu dichiarata fallita nel 2009mroatman.wixsite.com. I suoi orologi però restano come preziosa testimonianza: i Sekonda-Chaika vintage sono oggi apprezzati in particolare dai collezionisti di orologi femminili d’epoca, sia per la bellezza dei movimenti in miniatura sia per il legame storico con la figura di Tereshkova e le conquiste spaziali sovietiche.

Modelli Sekonda sovietici più ricercati dai collezionisti

Di seguito presentiamo alcuni dei principali modelli di epoca sovietica venduti sotto il marchio Sekonda che, ancora oggi, godono di grande domanda nel mercato del collezionismo. Per ciascun modello si evidenziano il meccanismo degno di nota, il valore medio attuale (orientativo) e le caratteristiche che lo rendono interessante per i collezionisti.

  • Sekonda “Strela” – cronografo manuale (calibro 3017, 19 rubini): È forse il modello Sekonda sovietico più iconico. Lo “Strela” era originariamente il primo cronografo da polso prodotto in URSS dalla 1ª Fabbrica di Mosca (Poljot) a partire dal 1959storiediorologeriameccanica.wordpress.com. Monta il calibro 3017 a ruota a colonne (derivato dal Venus 150 svizzero)storiediorologeriameccanica.wordpress.com, con due contatori (45 minuti e piccoli secondi) e finiture di alto livello per l’epoca. Veniva fornito negli anni ’60 solo a piloti militari e cosmonauti e successivamente fu commercializzato per l’export con marchio Sekondamroatman.wixsite.com. Un Sekonda Strela autentico si riconosce dal quadrante pulito in caratteri latini con la scritta “Sekonda 19 Jewels” (come in foto) e la dicitura “Made in USSR” in basso. Grazie al suo prestigio storico – fu indossato, ad esempio, dai cosmonauti Alexei Leonov e Pavel Belyaev durante la prima passeggiata spaziale del 1965 – e alla qualità meccanica, questo cronografo è altamente collezionabile. Gli esemplari ben conservati spuntano oggi prezzi elevati, facilmente oltre 700-1000 € sul mercato internazionale, a seconda dello stato e della presenza di parti originali. I collezionisti ne apprezzano il valore storico (il “Moonwatch” sovietico), la rarità (produzione relativamente limitata) e la bellezza tecnica del movimento a colonne.
  • Sekonda cronografo (calibro Poljot 3133, 23 rubini): Si tratta di cronografi prodotti dalla metà degli anni ’70 sino alla fine dell’era sovietica, equipaggiati con il calibro 3133 di manifattura Poljot. Questo movimento nacque dall’acquisizione sovietica dei macchinari Valjoux e infatti è sviluppato sulla base del Valjoux 7734 svizzero, opportunamente modificato (ad esempio, porta la frequenza a 21.600 alternanze/ora). I cronografi Sekonda 3133 presentano due contatori (30 minuti e secondi continui) più l’indicazione centrale dei secondi cronografici. Un modello di riferimento è l’edizione “Sekonda” del cronografo Poljot Okean, derivata dall’orologio fornito ai cosmonauti della missione Sojuz-Apollo del 1975dumarko.com. Questi orologi, pur non avendo volato nello spazio come gli Strela, vantano un’ottima reputazione per la robustezza e la precisione. Essendo stati prodotti in quantità maggiori, sono leggermente meno rari: il loro valore medio oggi si attesta tipicamente tra 250 e 500 € per esemplari in buone condizioni (anche di più per versioni particolarmente rare o con documentazione). Restano comunque ambiti dai collezionisti perché rappresentano l’ultima evoluzione del cronografo meccanico sovietico, nonché un esempio di cooperazione tecnica internazionale (movimento svizzero “clonato” in URSS). Inoltre, molti Sekonda 3133 hanno design affascinanti anni ’80, con casse cromate o placcate oro dal gusto vintage oggi molto apprezzato.
  • Sekonda “Amphibia” – orologio subacqueo (calibro Vostok 24xx): Sotto il marchio Sekonda sono stati venduti anche diver sovietici prodotti dalla Fabbrica di Chistopol (Vostok). In particolare, i modelli noti come Amphibia – lanciati nel 1967 – comparvero in versioni per esportazione con marchio Sekonda. L’Amphibia è un orologio leggendario: progettato con cassa monoblocco impermeabile e fondello a vite, garantiva un’impermeabilità fino a 200 metrimroatman.wixsite.com, un traguardo notevole per l’epoca (lo rende paragonabile ai contemporanei Rolex Submariner, ma ad un costo assai inferiore). Le Amphibia/Sekonda montavano movimenti meccanici automatici 2416 (o manuali 2415 nelle prime serie), a 21 rubini, con il caratteristico bilanciere anti-shock e una riserva di carica di circa 36 ore. Esteticamente presentano quadranti variopinti, spesso con tematiche marine o militari, e robuste casse in acciaio inox. Sul mercato collezionistico, gli esemplari vintage originali (anni ’70) possono raggiungere valutazioni intorno ai 100-200 € se in ottime condizioni e funzionanti, con punte superiori per varianti particolari (ad esempio quadranti commemorativi o versioni fornite all’esercito con la scritta “ЗАКАЗ МО СССР” – “ordinato dal Ministero della Difesa dell’URSS”). I collezionisti apprezzano questi Sekonda subacquei sia per la qualità tecnica – l’Amphibia vanta soluzioni progettuali uniche, come il fondello e il vetro plexi che si sigillano più saldamente con la pressione – sia per il fascino storico: rappresentano infatti l’orologio da immersione sovietico per eccellenza, protagonista anche in molti aneddoti della Guerra Fredda.
  • Sekonda “Polar” 24 ore – orologio per spedizioni artiche (calibro Raketa 2623): Tra i pezzi più particolari legati al marchio Sekonda vi sono gli orologi con quadrante a 24 ore, prodotti dalla Fabbrica di Petrodvorec (Raketa). Uno di questi modelli, noto come Raketa Polar, fu creato negli anni ’70 appositamente per gli esploratori polari sovieticidumarko.com. Il suo quadrante suddivide il giorno in 24 ore invece delle solite 12, permettendo così di leggere l’ora correttamente anche nei lunghi periodi di luce o buio continui delle regioni polari. Monta il calibro manuale 2623.H a 19 rubini, derivato dal classico Raketa 2609 ma con ingranaggi adattati per il formato 24h. Diversi di questi orologi Polar vennero esportati con marchio Sekonda (talvolta mantenendo la scritta “Made in USSR” e il logo Raketa sul movimento). Oltre al modello Polar classico con quadrante bianco e indici neri, esistono versioni 24h dedicate a cosmonauti e piloti (ad esempio modelli con mappa del emisfero terrestre, chiamati “World Time” o “Baikal”). Nel mercato collezionistico, i Sekonda/Raketa 24 ore sono abbastanza ricercati per la loro unicità funzionale e il collegamento con le esplorazioni estreme. Un esemplare autentico degli anni ’70-’80 può valere in media 150-300 €, ma i prezzi variano molto in base alla rarità della variante e alle condizioni. Ciò che attrae i collezionisti è soprattutto la particolarità del quadrante 24h – che rende questi orologi conversazioni da polso – unita alla robustezza tipica dei movimenti Raketa, pensati per durare in condizioni proibitive.
  • Sekonda Molnija – orologi da tasca sovietici (calibro 3602): Oltre ai modelli da polso, Sekonda commercializzò anche orologi da tasca prodotti in URSS, in particolare quelli della Fabbrica di Chelyabinsk (Molnija). Negli anni ’70-’80 era possibile acquistare in Occidente raffinati pocket watch Sekonda a carica manuale, spesso placcati oro, con coperchio anteriore (caccia) decorato. Questi segnatempo utilizzano il classico calibro Molnija 3602 a 18.000 alternanze/ora, un movimento derivato da design svizzeri e noto per la sua coppia robusta e precisione semplice. Alcuni modelli presentavano quadranti con motivi celebrativi (ad esempio locomotive a vapore, stemma dell’URSS, scene storiche) che oggi li rendono affascinanti pezzi di memorabilia sovietica. Il loro valore da collezione è generalmente inferiore rispetto ai cronografi o ai subacquei – un tipico orologio da tasca Sekonda/Molnija in buono stato si aggira sui 50-150 € – ma sta crescendo con il passare del tempo, man mano che questi oggetti diventano testimonianze sempre più rare di un’epoca passata. I collezionisti apprezzano in particolare la qualità costruttiva (casse spesso incise, cerniere solide e movimenti ben rifiniti) e il legame storico-culturale: avere in mano un Sekonda da tasca significa toccare con mano un prodotto dell’industria sovietica pensato per l’esportazione, un piccolo simbolo di quel periodo di competizione e scambio culturale sotterraneo tra Est e Ovest.

In conclusione, il marchio Sekonda rappresenta un capitolo unico nella storia dell’orologeria: fu il ponte commerciale tra l’URSS e l’Occidente, attraverso cui transitarono orologi di ogni tipo – dai semplici Pobeda ai sofisticati cronografi Strela – offrendo al mondo un assaggio dell’ingegnosità sovietica. Oggi quei segnatempo vivono una seconda giovinezza nel mercato vintage, dove raccontano storie di fabbriche leggendarie, di conquiste spaziali e di design del passato, mantenendo vivo l’interesse di collezionisti e appassionati di tutto il mondoen.wikipedia.orgdumarko.com.

Fonti principali: abbiamo fatto riferimento a dati storici e tecnici documentati in articoli specializzati e archivi online, tra cui il progetto Watches of the USSRmroatman.wixsite.commroatman.wixsite.com, le pagine Wikipedia delle fabbriche e dei marchi sovieticien.wikipedia.orgen.wikipedia.org, nonché contributi della comunità di appassionati (blog e forum dedicati all’orologeria vintage sovietica)storiediorologeriameccanica.wordpress.comdumarko.com. Le citazioni puntuali in testo rimandano alle specifiche fonti di riferimento utilizzate per ogni informazione. Vi invitiamo ad approfondire tramite i riferimenti indicati per ulteriori dettagli sulla ricca storia degli orologi Sekonda e delle fabbriche sovietiche coinvolte.

Il carro armato sul quadrante del Vostok Komandirskie: T-34 o simbolo generico?

soviet watch Vostok Komandirskie Tank

Un orologio Vostok Komandirskie degli anni ’80 con quadrante a tema militare: al centro spicca la silhouette di un carro armato sovietico sormontato da una stella rossa. Il quesito verte sull’identificazione di questo carro armato disegnato sul quadrante. Prodotto in Unione Sovietica negli anni ’80, l’orologio Komandirskie con stella rossa e carro armato richiama intenzionalmente l’iconografia bellica sovietica della Seconda Guerra Mondiale (la Grande Guerra Patriottica). Il disegno appare stilizzato e semplificato, ma sembra ispirarsi a un carro sovietico classico. Di seguito analizziamo dettagliatamente la sagoma e i particolari del carro raffigurato – confrontandoli con i principali carri armati sovietici del periodo bellico (T-34, KV-1, KV-2, IS-1, IS-2) – per stabilire se si tratti di un modello specifico o di una rappresentazione simbolica generica.

Sagoma generale e proporzioni del carro disegnato

Osservando la sagoma del carro sul quadrante, notiamo proporzioni complessive più vicine a quelle di un carro medio che di un pesante. La silhouette è relativamente bassa e snella: la torretta è profilata e non sproporzionatamente grande rispetto allo scafo, mentre il cannone è lungo e sporgente. Questa configurazione ricorda da vicino il profilo del celebre T-34, il carro medio sovietico per eccellenza della Seconda Guerra Mondiale. Il T-34 vantava infatti un profilo relativamente basso, con torretta compatta e scafo lungo ma non troppo alto, caratteristiche funzionali ad un buon equilibrio tra protezione, mobilità e potenza di fuoco.

Al contrario, i carri pesanti sovietici coevi (come KV-1 e IS-2) presentavano generalmente sagome più massicce: scafi più alti e larghi e torrette di maggior volume. Ad esempio, il KV-1 (Kliment Voroshilov) era un carro pesante con corazze spesse e un aspetto tozzo; la sua silhouette appariva meno filante, con turretta relativamente grande e un grosso scafo rettangolare. Anche l’IS-2 (Iosif Stalin) – evoluzione del KV – pur avendo linee più moderne, manteneva proporzioni robuste con una torretta ampia per alloggiare il possente cannone da 122 mm. Nulla di tutto ciò sembra emergere dal piccolo disegno sul quadrante: il carro raffigurato non mostra la voluminosità tipica di un KV-1 o di un IS-2, bensì proporzioni più equilibrate, compatibili con un mezzo medio tipo T-34 o simili.

Un carro medio T-34/76 conservato in museo. Notare la silhouette generale: scafo basso con piastre frontali fortemente inclinate, torretta compatta (in questo caso un modello T-34/76 con torretta a due uomini) e cinque grandi ruote nel cingolo. Questa forma rivoluzionaria conferì al T-34 un profilo slanciato e ben proporzionato. Il T-34, definito leggendario per il suo equilibrio di mobilità, corazzatura inclinata e potenza di fuoco, presentava uno scafo ben modellato con corazze inclinate e una torretta semicircolare fusa. La sua altezza totale era di circa 2,4 m, inferiore rispetto ai carri pesanti contemporanei, contribuendo a una sagoma meno imponente. Il disegno del quadrante sembra riflettere proprio questa impostazione: profilo basso, torretta contenuta, cannone lungo – tutti elementi che richiamano un carro medio agile più che un mastodonte blindato.

In sintesi, dal punto di vista delle proporzioni generali, il carro stilizzato sull’orologio somiglia più a un T-34 (o a un altro carro medio) che a un KV o IS pesante. La sagoma non mostra l’altezza e la mole di un carro pesante sovietico, suggerendo che l’intento fosse quello di raffigurare un tank iconico e riconoscibile, senza appesantire il disegno con dimensioni sproporzionate. Il T-34, in effetti, divenne un simbolo della vittoria sovietica ed è plausibile che i designer del quadrante abbiano scelto la sua silhouette – o una sua versione semplificata – per evocare immediatamente l’immaginario bellico patriottico.

Torretta e cannone: confronto dei dettagli

russian watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Passando ai particolari di torretta e cannone, il disegno mostra una torretta di forma arrotondata (quasi una cupola) sormontata da un cannone lungo e relativamente sottile, privo di evidenti dispositivi sulla volata. Questa torretta tondeggiante è coerente con quelle torrette fuse introdotte sui carri sovietici a partire dal 1941-42: il T-34/76 inizialmente aveva torrette più piccole, ma col modello T-34/85 venne adottata una torretta di maggior diametro, a tre uomini, con pareti arrotondate. Anche certi KV-1 di produzione 1942 montavano torrette fuse tondeggianti (in alternativa a quelle saldate) per migliorare la resistenza balistica. Dunque la forma curvilinea potrebbe corrispondere sia a un T-34/85 sia a un KV-1 modello tardo, sia ancora alla famiglia successiva dei carri IS (che avevano anch’essi torrette larghe e semi-ovaleggianti). In ogni caso, è poco compatibile con la sagoma squadrata del KV-2: quest’ultimo infatti aveva una torretta enorme a forma di scatola rettangolare, molto alta e spigolosa, armata con un obice da 152 mm. Se il disegno avesse voluto rappresentare un KV-2, la torretta sarebbe stata immediatamente riconoscibile per la sua forma cubica sproporzionata – cosa che chiaramente non avviene, data la torretta arrotondata sul quadrante.

Un altro elemento importante è il cannone. Il cannone raffigurato è lungo e diritto, senza un evidente freno di bocca all’estremità. Ciò è indicativo: i carri pesanti IS-2 impiegavano un cannone da 122 mm spesso dotato, nelle versioni 1944, di un caratteristico freno di bocca a due feritoie sulla volata (per smorzare il rinculo). Un esempio reale è visibile nell’immagine seguente, dove un IS-2 mostra il grande freno di bocca sulla volata del cannone D-25T da 122 mm.

Un IS-2 (carro pesante Iosif Stalin, modello 1944) esibito in parata storica. Si noti la torretta ampia e arrotondata, e soprattutto il lungo cannone da 122 mm munito di un vistoso freno di bocca a doppia feritoia sulla volata (la “cuffia” forata in punta). Questa caratteristica distingue gli IS-2 e i carri postbellici dai carri medi WWII che in genere ne erano privi. Nel disegno Komandirskie, invece, il cannone è raffigurato senza alcun rigonfiamento in punta, suggerendo l’assenza di freno di bocca. Ciò si accorderebbe con i cannoni dei T-34 (sia il 76 mm F-34 che l’85 mm ZiS-S-53) e dei KV-1 (76 mm) che erano privi di freni di bocca evidenti. Anche l’IS-1 – versione iniziale del carro Stalin, armata con un cannone da 85 mm – non aveva freno di bocca; tuttavia l’IS-1 ebbe vita breve, presto rimpiazzato dall’IS-2 col 122 mm. In generale, un cannone liscio e lungo senza spegnifiamma punta più verso l’armamento di un carro medio della Seconda Guerra Mondiale.

Un dettaglio curioso: alcuni osservatori hanno notato che il disegno presenta quella che potrebbe essere una sezione più spessa a metà canna, forse a indicare un estrattore di fumo. Questo particolare, se realmente presente, non appartiene ai carri della Seconda Guerra Mondiale come il T-34 (che non avevano evacuatori sulla canna), bensì ai carri post-bellici come il T-54/55 e T-62 che introdussero tale dispositivo. In effetti, un appassionato ha identificato il carro stilizzato come “un T-62 molto stilizzato, riconoscibile principalmente dalla posizione dell’estrattore di fumo sulla canna”. Il T-62, entrato in servizio nel 1961, era un successore dei T-55 e montava un cannone con evacuatore a metà canna (non in volata). Se davvero nel disegno compare un rigonfiamento a metà del tubo, ciò potrebbe indicare che l’illustratore abbia inconsapevolmente fuso caratteristiche di epoche diverse, oppure semplicemente aggiunto un dettaglio estetico. In ogni caso, sul piano della torretta e del cannone, il quadrante non corrisponde perfettamente al 100% a nessun modello storico, ma tende verso l’aspetto di un carro medio classico: torretta tondeggiante “alla T-34/85” e cannone lungo privo di freno di bocca, con qualche licenza artistica.

Scafo e cingoli: configurazione del treno di rotolamento

russian watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Analizzando lo scafo e la configurazione dei cingoli stilizzati, emergono ulteriori indizi. Lo scafo disegnato sul quadrante è basso e presenta linee semplici; dal lato si intravede la parte superiore relativamente piatta e la parte inferiore occupata dai cingoli. Non sono chiaramente distinguibili dettagli come portelli, parafanghi o piastre frontali (dato lo stile semplificato), ma l’andamento generale suggerisce uno scafo con profilo rettilineo e probabilmente inclinato sul frontale. Ciò si allinea bene con il design del T-34, il quale possedeva piastre frontali fortemente inclinate e fianchi rastremati. Come riportato da fonti storiche, “aveva uno scafo ben modellato con corazza a piastre inclinate” che offrivano un’eccellente protezione relativa. Al contrario, il KV-1 iniziale presentava fronti più verticali (corazza frontale spessa ma quasi dritta) e solo lievi inclinazioni; nei modelli successivi anche i KV adottarono corazze più inclinate per migliorare la deflessione dei colpi, ma rimanevano mezzi più “squadrati” rispetto al T-34.

Un elemento distinguibile nei cingoli è il numero di ruote portanti visibili. Sebbene il disegno sia piccolo, pare che sui cingoli siano accennati alcuni rulli o sezioni. I carri sovietici del periodo avevano schemi di sospensione differenti:

  • Il T-34 utilizzava sospensioni Christie con 5 grandi ruote portanti per lato (e nessun rullo superiore di rinvio, la catena cingolata ricadeva direttamente sulle ruote). Le ruote erano distanziate, con un intervallo caratteristico tra la prima e la seconda ruota.
  • Il KV-1 aveva un treno di rotolamento più lungo, con 6 grandi ruote portanti per lato su barra di torsione (più piccoli rulli di rinvio superiori). La presenza della sesta ruota denotava il telaio allungato necessario a sostenere il peso maggiore (circa 45 tonnellate contro le ~30 del T-34).
  • L’IS-2 adottava anch’esso 6 ruote di grande diametro per lato, dato che derivava in parte dall’architettura KV; tuttavia le ruote dell’IS erano ridisegnate e meglio distanziate. In foto di IS-2 si notano chiaramente sei ruote massicce per cingolo【68†】.
  • Il KV-2, basato sullo chassis del KV-1, manteneva le 6 ruote grandi per lato.

Se il disegno fosse dettagliato, potremmo contare i rulli stilizzati; purtroppo non è nitido a tal punto. Tuttavia, a giudicare dallo spazio, sembra che siano rappresentati circa 4 segmenti nel cingolo visibile. Questo numero è più prossimo alle 5 ruote di un T-34 (sottintendendo magari che non tutte siano visibili nettamente) che non alle 6 di un KV/IS (che avrebbero occupato più spazio lungo lo scafo). È vero che potrebbe trattarsi di una semplificazione e non un conteggio preciso; tuttavia, considerando la lunghezza relativa del cingolo rispetto alla torretta disegnata, l’impressione è di un carro di lunghezza media, coerente con il T-34. Un KV-1/2 o IS-2 avrebbe richiesto proporzionalmente un cingolo più esteso dietro e avanti la torretta. Nel quadrante invece il cannone sporge decisamente in avanti oltre la sagoma, segno che il baricentro visivo è la torretta con il motore e vano di combattimento concentrati attorno (caratteristica da carro medio), non una lunga estensione di scafo.

Riassumendo la parte inferiore: nulla nel disegno contraddice le proporzioni del T-34 in termini di scafo e cingoli, mentre un KV-1 o IS-2 avrebbero probabilmente mostrato un andamento dei cingoli più lungo e piatto. Va detto però che il livello di dettaglio è basso: i cingolati sono raffigurati con tratti molto semplici, e la funzione primaria è evocativa. L’illustratore ha disegnato giusto quel che basta – qualche maglia di cingolo e accenno di ruote – per far capire “questo è un carro armato” senza appesantire il quadrante. Questa stilizzazione intenzionale tende a sfumare le differenze tecniche: ad esempio non si vedono ruote di ritorno, denti dei cingoli o rulli di sostegno, dettagli che distinguerebbero i vari modelli reali. Pertanto, l’analisi dei cingoli suggerisce al più una compatibilità con un carro medio a 5 ruote, ma resta un indizio non decisivo.

Di seguito, una tabella riassume i confronti chiave tra i possibili modelli e il disegno:

Modello Sovietico WWIISagoma & ProporzioniTorretta & CannoneScafo & Cingoli
T-34/85 (carro medio)Profilo basso, ben proporzionato (h ~2,4 m).Torretta fusa arrotondata a 3 uomini; cannone 85 mm lungo senza freno di bocca.5 grandi ruote; scafo con corazze fortemente inclinate.
KV-1 (carro pesante)Sagoma massiccia, alta e tozza.Torretta iniziale squadrata (mod. 1941) o fusa ampliata (mod. 1942); cannone 76 mm senza freno.6 grandi ruote; scafo lungo corazzato (75–90 mm) quasi verticale sul frontale (poi leggermente inclinato).
KV-2 (carro pesante)Sagoma sbilanciata: torretta enorme e altissima.Torretta a prisma rettangolare, molto alta; obice 152 mm corto (M-10) con grosso volato (nessun freno di bocca).6 grandi ruote; scafo identico al KV-1, lento e goffo.
IS-2 (carro pesante)Sagoma poderosa ma più slanciata dei KV: scafo leggermente più basso del KV, torretta ampia.Torretta fusa semi-ovale, grande; cannone 122 mm con freno di bocca caratteristico (nelle versioni 1944)【68†】.6 ruote grandi distanziate; scafo con piastre frontali inclinate (mod. 1944 “naso a punta”), corazzatura molto spessa (fino 120 mm).

Nella tabella sono confrontati i tratti distintivi dei principali carri sovietici del periodo bellico con le caratteristiche osservabili (o deducibili) nel disegno del quadrante. Si nota come il T-34/85 corrisponda meglio alla maggior parte dei criteri (proporzioni equilibrate, torretta tonda senza freno, cingoli compatibili), mentre il KV-2 risulta del tutto incompatibile e i KV-1/IS-2 mostrano discrepanze in sagoma e dettagli (torrette/freni di bocca).

Dettagli stilizzati e semplificazioni artistiche

soviet watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Va sottolineato che il disegno sul quadrante è altamente stilizzato. Trattandosi di un elemento grafico su un orologio, l’artista ha dovuto bilanciare riconoscibilità e pulizia estetica. Molti dettagli fini dei carri reali sono stati omessi o appena suggeriti:

  • Non si distinguono mitragliatrici coassiali o scafo (presenti su tutti i carri veri citati), né particolari come visori, portelli o faretti: la grafica è ridotta a sagome elementari (cannone, contorno della torretta, contorno dello scafo, cingoli).
  • Gli angoli e curve sono semplificati: ad esempio, la torretta appare come un semicupolone uniforme, senza indicazione del mantello del cannone né dei bordi della piastra frontale. Ciò rende difficile capire se avesse la caratteristica “gobba” posteriore della torretta T-34/85 o la forma “a ferro di cavallo” di una torretta T-54/55, ecc. Semplicemente è una cupola generica che comunica “torretta di carro armato”.
  • Il cannone è tracciato con una linea singola leggermente allargata, forse con un tenue rigonfiamento intermedio (l’ipotetico evacuatore di fumo). Non è disegnata la volata aperta né il foro della canna. Questo è chiaramente per mantenere il disegno iconico: troppo dettaglio su una scala così piccola l’avrebbe reso confuso. L’assenza di freno di bocca potrebbe quindi non essere una scelta “storica” ma pratica (più facile disegnare un semplice tubo).
  • I cingoli sono resi con un’area rettangolare zigrinata da poche linee verticali che evocano i segmenti. Non si vede il profilo dei denti o il dettaglio dei pattern, né gli organi di sospensione (molto importanti per identificare un carro, ma qui completamente nascosti). Ciò conferma che l’intenzione era mostrare un generico carro armato sovietico, non fornire un identikit tecnico.

Un’altra considerazione riguarda il contesto propagandistico e simbolico: negli anni ’80, l’URSS celebrava ancora con orgoglio la vittoria del 1945. Il T-34 era (ed è tuttora) celebrato come il carro leggendario che contribuì in modo determinante alla sconfitta dei nazisti. È quindi del tutto plausibile che la Vostok abbia scelto il T-34 come simbolo per il suo orologio Komandirskie destinato ai militari o agli appassionati patriottici. Diverse fonti commerciali e collezionistiche, infatti, si riferiscono a questo quadrante chiamandolo esplicitamente “Tank T-34” – ad esempio, un catalogo russo lo descrive come quadrante nero con carro armato T-34 alle ore 12 e stella rossa, e un negozio online lo presenta come orologio con “immagine del leggendario carro sovietico T-34”. Questo indica che, almeno a livello di marketing e percezione generale, il carro sul quadrante è inteso come un T-34. D’altronde, il T-34 è immediatamente riconoscibile al pubblico sovietico e internazionale come “il” carro sovietico della Seconda Guerra Mondiale, mentre modelli come KV o IS erano meno noti al grande pubblico.

È importante notare che l’interpretazione artistica può aver mescolato lievemente le carte: il designer grafico potrebbe aver guardato qualche illustrazione generica di carro sovietico o una sagoma d’epoca e l’abbia adattata. Ad esempio, la possibile aggiunta dell’estrattore di fumo (elemento postbellico) suggerisce che il disegnatore potesse non essere uno storico rigoroso ma volesse semplicemente rappresentare un “carro moderno sovietico”. Tuttavia, l’estrattore nel disegno non è certo netto; potrebbe anche essere un semplice effetto ottico o un’irregolarità nella stampa. Nel complesso, la quantità di licenze artistiche è alta: proporzioni leggermente idealizzate, assenza di dettagli distintivi minori, combinazione di caratteristiche “tipiche” per creare un archetipo di carro armato sovietico.

Conclusioni: modello specifico o illustrazione simbolica?

Alla luce della comparazione, possiamo concludere che il carro armato raffigurato sul quadrante del Vostok Komandirskie è principalmente un’illustrazione generica e simbolica, anche se ispirata a modelli reali noti (in primo luogo il T-34). I vari elementi combaciano in gran parte col profilo di un T-34/85, iconico carro medio della Grande Guerra Patriottica: sagoma equilibrata, torretta arrotondata senza freno di bocca, cingoli compatibili. Le discrepanze (come l’eventuale estrattore di fumo a metà canna) sembrano derivare da semplificazioni o aggiunte artistiche piuttosto che dall’intenzione di raffigurare un diverso carro specifico.

Non vi sono indizi chiari nel disegno che puntino univocamente a un KV-1, a un KV-2 o a un IS-2: anzi, le caratteristiche di quei carri – torrette enormi o con freno di bocca, scafi molto estesi con 6 ruote – non trovano riscontro nell’illustrazione. Al contrario, la scelta di non disegnare un freno di bocca e di mantenere la silhouette pulita suggerisce la volontà di richiamare un carro WWII “classico”. Considerando anche le denominazioni nei cataloghi (“T-34”) e l’immaginario storico sovietico, l’illustrazione può essere interpretata come un omaggio stilizzato al T-34, più che una rappresentazione tecnica accurata di esso. In sintesi, è un carro simbolico: fonde i tratti salienti riconoscibili di un carro sovietico vincitore (principalmente T-34) in una forma grafica semplice ed efficace, pensata per comunicare immediatamente l’idea di “forza corazzata sovietica” sul quadrante di un orologio.

Fonti:

Confronti generali sulle ruote e sospensioni (es.: T-34 con 5 ruote vs carri pesanti con 6 ruote)board-temporary.blogspot.ru. Le immagini allegate e i riferimenti storici supportano la valutazione complessiva.

Descrizione del quadrante “Tank T-34” in un catalogo Vostokvostok-watches24.com e in un annuncio GoldMoscow (che cita “immagine del leggendario carro sovietico T-34”)goldmoscow.net.

Analisi di un collezionista sull’ispirazione da un T-62 stilizzato (per via dell’estrattore di fumo)scarface3133.wordpress.com.

Caratteristiche storiche dei carri sovietici: profilo del T-34 con corazze inclinate e torretta fusacorazzati.it; evoluzione del KV-1 con torrette fuse più spesse nel 1942ww2-weapons.com; confronto visivo di torrette e bocche da fuoco (foto IS-2 con freno di bocca)【68†】.

Orologi Militari Russi: Storia, Modelli e Collezionismo

Orologi Militari Russi: Storia, Modelli e Collezionismo

Gli orologi militari russi rappresentano un capitolo affascinante nella storia dell’orologeria, intrecciando innovazione tecnica, design funzionale e un profondo legame con eventi storici di rilievo. Questi segnatempo non solo hanno accompagnato militari e specialisti in missioni cruciali, ma sono anche diventati oggetti di culto per collezionisti e appassionati di tutto il mondo.

Le Origini dell’Orologeria Militare Russa

L’industria orologiera russa ha radici profonde che risalgono agli anni ’30 del XX secolo, quando l’Unione Sovietica avviò la produzione interna di orologi per ridurre la dipendenza dalle importazioni straniere. Nel 1930, la Prima Fabbrica di Orologi di Mosca iniziò la produzione di segnatempo destinati sia all’uso civile che militare. Questa iniziativa segnò l’inizio di una tradizione orologiera che avrebbe avuto un impatto significativo nel corso dei decenni successivi.

Modelli Iconici e il Loro Ruolo Storico

Sturmanskie Type 1 e Type 2

Gli Sturmanskie furono sviluppati per l’aeronautica militare sovietica e assegnati ai piloti al momento del loro diploma. Il Type 1, prodotto dalla Prima Fabbrica di Orologi di Mosca negli anni ‘50, fu uno dei primi orologi progettati per l’uso aeronautico militare. Il successivo Type 2, introdotto negli anni ‘60, offriva miglioramenti strutturali e una maggiore precisione. Questo modello è anche noto per essere stato probabilmente l’orologio indossato da Jurij Gagarin durante il suo storico volo spaziale nel 1961.

soviet watch Sturmanskie Type 1
Sturmanskie Type 1
soviet watch Sturmanskie Type 2
Sturmanskie Type 2

Cronografo Sturmanskie per Piloti

Accanto ai modelli standard, l’Unione Sovietica sviluppò un cronografo Sturmanskie, fornito ai piloti dopo il conseguimento del brevetto. Questo orologio era dotato di una funzione cronografica, essenziale per calcoli di navigazione e misurazioni precise durante le missioni aeree.

sovien chronograph watch Sturmanskie Air Force
Sturmanskie Air Force

Zlatoust 191-ChS: Il Gigante da Palombaro

Uno degli orologi più particolari dell’orologeria militare russa è il Zlatoust 191-ChS, un orologio subacqueo di dimensioni straordinarie, progettato per i sommozzatori della marina sovietica. Con una cassa di circa 60mm e un quadrante ad alta leggibilità, questo modello è diventato leggendario per la sua robustezza e affidabilità nelle condizioni più estreme.

soviet Zlatoust diver
Zlatoust Diver

Vostok “Ratnik” con Corona a Sinistra

Il Vostok Ratnik è un orologio automatico sviluppato come parte dell’equipaggiamento avanzato “Ratnik”, un programma di modernizzazione dell’equipaggiamento militare russo. Il progetto Ratnik (in russo “Ратник”, che significa “Guerriero”) è un sistema modulare introdotto per migliorare l’efficienza e la protezione dei soldati russi, comprendendo armature, visori, armi e dispositivi di comunicazione avanzati. Sebbene fosse stato pensato per essere incluso nell’equipaggiamento standard delle forze armate, il Vostok Ratnik non è stato adottato ufficialmente dall’esercito, rimanendo un pezzo interessante per i collezionisti.

Caratterizzato da una corona a sinistra, movimento automatico Vostok 2416 e impermeabilità fino a 200 metri, è un modello che attira particolare attenzione per il suo legame con il programma di modernizzazione militare russo.

russian watch Vostok Ratnik 6Э4-2
Vostok Ratnik 6Э4-2
russian watch Vostok Ratnik 6Э4-1
Vostok Ratnik 6Э4-1

Orologi Zakaz e i Negozi Voentorg

Oltre agli orologi ufficialmente assegnati, esistono modelli Zakaz, ordinati specificamente dal Ministero della Difesa e venduti nei negozi militari Voentorg.

I Voentorg (Военторг, abbreviazione di “Военная торговля”, che significa “Commercio militare”) erano negozi riservati esclusivamente al personale militare sovietico, accessibili solo a chi aveva un permesso speciale. In questi punti vendita si potevano trovare uniformi, equipaggiamento tattico, strumenti da campo e, naturalmente, orologi prodotti su ordinazione per il Ministero della Difesa.

Gli orologi Zakaz venduti nei Voentorg spesso riportavano incisioni speciali, stemmi di unità militari e specifiche tecniche più avanzate rispetto ai modelli destinati al mercato civile. Il fatto che fossero venduti solo a personale qualificato e non al pubblico li rende oggi particolarmente rari e ricercati dai collezionisti.

Gli Orologi dell’Armata Rossa

Sebbene molti orologi sovietici non fossero ufficialmente militari, alcuni modelli erano fortemente ispirati al mondo dell’Armata Rossa. Tra questi, i più noti sono i Vostok Komandirskie e Amphibia, prodotti inizialmente per il personale dell’esercito ma successivamente resi disponibili anche al pubblico. Caratterizzati da quadranti con simboli militari e da una costruzione robusta, questi modelli sono tuttora molto apprezzati dai collezionisti.

soviet watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank
soviet watch Vostok Komandirskie
Vostok Komandirskie
soviet watch Vostok Komandirskie Rising Sun
Vostok Komandirskie Rising Sun

Dove Trovare Orologi Militari Russi

Chi è interessato agli orologi militari russi può consultare siti specializzati e piattaforme dedicate al collezionismo. Orologirussi.it è un buon punto di riferimento: pur essendo un e-commerce, a volte sono disponibili modelli di orologi militari o militareggianti, quindi vale la pena dare un’occhiata per scoprire eventuali pezzi interessanti.

Conclusione

Gli orologi militari russi rappresentano un connubio di storia, tecnica e design. Che siate collezionisti esperti o neofiti, esplorare questo settore dell’orologeria offre l’opportunità di possedere non solo un segnatempo, ma un pezzo di storia ricco di significato e fascino.

Orologio Soviet CCCP: La Storia degli Orologi SOVIET degli Anni ’90

Soviet CCCCP watch

Negli anni ’90, l’orologio Soviet CCCP ha guadagnato una notevole popolarità, specialmente in Italia, grazie al suo design unico e alla sua connessione nostalgica con l’era sovietica. Questi orologi, sebbene non prodotti direttamente nell’URSS, utilizzavano movimenti russi di alta qualità e presentavano un’estetica che evocava fortemente l’iconografia del periodo sovietico.

Soviet CCCCP watch
Soviet CCCCP

Produzione e Movimenti dell’Orologio Soviet CCCP

Gli orologi SOVIET erano noti per utilizzare una varietà di movimenti meccanici e al quarzo, prodotti dalle principali fabbriche sovietiche. Tra questi, i movimenti Vostok 2414 e 2409 erano particolarmente apprezzati per la loro robustezza e affidabilità. Inoltre, venivano utilizzati anche calibri Poljot e movimenti al quarzo sovietici. È probabile che i produttori siano riusciti ad acquistare lotti di calibri dalle fabbriche ex sovietiche in difficoltà economica, garantendo così una qualità costruttiva elevata

Alcuni orologi SOVIET imitavano anche la chiusura della corona degli orologi Zlatoust, caratterizzati da un cappuccio serrato a vite che proteggeva la corona vera e propria. Questo design non solo aggiungeva un elemento distintivo, ma aumentava anche la protezione della corona, rendendo l’orologio più resistente agli agenti esterni​

Design e Caratteristiche dell’Orologio Soviet CCCP

Il design dell’orologio Soviet CCCP era fortemente influenzato dai simboli e dall’estetica dell’Unione Sovietica. Molti di questi orologi presentavano una stella rossa sul quadrante, accompagnata dall’iscrizione “CCCP”, che sta per “Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche” in cirillico. Questi elementi di design non solo richiamavano l’immaginario collettivo dell’epoca, ma offrivano anche un senso di autenticità e nostalgia per chi li indossava. Ogni orologio Soviet CCCP era un tributo al passato glorioso dell’Unione Sovietica​

Distribuzione e Popolarità dell’Orologio in Italia

Durante gli anni ’90, era particolarmente diffuso in Italia. Veniva importato e distribuito attraverso negozi specializzati in orologi e rivenditori di articoli vintage. La sua popolarità era dovuta alla combinazione di un design distintivo e di un prezzo accessibile, che lo rendeva attraente sia per i collezionisti che per gli appassionati di orologi vintage. Inoltre, il fascino del design sovietico, combinato con la qualità dei movimenti meccanici, rendeva questi orologi particolarmente desiderabili​.

Ipotesi sulla Produzione dell’Orologio Soviet CCCP

Nonostante la mancanza di documentazione ufficiale dettagliata, ci sono diverse ipotesi sulla produzione dell’orologio Soviet CCCP:

  • Assemblaggio Esterno: È possibile che i movimenti e i componenti russi siano stati assemblati in stabilimenti esterni alla Russia, sfruttando risorse e infrastrutture disponibili in altri paesi per ridurre i costi e aggirare le difficoltà economiche del periodo post-sovietico.
  • Mercato Estero: Un’altra ipotesi è che il marchio SOVIET sia stato creato specificamente per i mercati esteri, come quello italiano, sfruttando l’appeal del design sovietico per attrarre collezionisti e nostalgici senza dover competere direttamente con i marchi di orologi già consolidati in Russia​.

Conclusione

L’orologio Soviet CCCP rappresenta un capitolo affascinante nella storia dell’orologeria degli anni ’90. Con il suo design ispirato all’era sovietica e l’uso di movimenti di alta qualità, questo orologio continua a essere apprezzato dai collezionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Sebbene la sua produzione sia terminata, il suo fascino persiste, offrendo un pezzo di storia e nostalgia a chiunque lo indossi.

Per ulteriori informazioni sull’orologio Soviet CCCP e altri orologi vintage russi, ti consigliamo di esplorare forum di collezionisti e archivi storici online.


Fonti:


Storia della Slava: La Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

Storia della Slava: La Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

La storia della Slava, uno dei marchi più iconici dell’orologeria russa, inizia con la fondazione della Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca. Questo articolo esplora la nascita, lo sviluppo, le sfide e le evoluzioni di questa storica fabbrica, fino alla sua situazione attuale.

Le Origini della Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca

Fondata nel 1924, la Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca è stata una delle prime fabbriche di orologi non militari dell’Unione Sovietica. Nel 1929, l’Unione Sovietica acquistò due fabbriche di orologi statunitensi, la Dueber-Hampden Watch Company e la Ansonia Clock Company, per avviare la propria industria orologiera​ (Wixsite)​​ (Wixsite)​. La produzione di orologi iniziò ufficialmente nel 1931, utilizzando le attrezzature acquistate dalla Ansonia Clock Company.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica fu evacuata a Chistopol e si concentrò sulla produzione di apparecchiature militari. Dopo la guerra, la fabbrica tornò a Mosca e riprese la produzione di orologi civili​ (Two Broke Watch Snobs)​​ (Wikipedia)​.

La Nascita del Marchio Slava

Negli anni ’50, la fabbrica iniziò a produrre orologi con il marchio “Slava”, che significa “gloria” in russo. Questo marchio si distinse per la produzione di orologi destinati esclusivamente al consumo civile, senza pretese militari o aerospaziali​ (Wixsite)​​ (Wikipedia)​.

Innovazioni e Premi

La fabbrica Slava è stata innovativa fin dai suoi primi anni. Negli anni ’60, ha introdotto il “Slava Transistor”, un orologio con movimento elettronico premiato con una medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1964​ (DuMarko)​​ (Слава – Русские часы)​. Altri premi significativi includono la medaglia d’oro alla fiera internazionale di Brno nel 1974 e un’altra medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1975 per i modelli con calibro 24mm​ (Слава – Русские часы)​.

Espansione e Collaborazioni

Dal 1955 al 1979, Slava ha esportato fino al 50% della sua produzione in oltre 72 paesi. Ha collaborato con altri produttori sovietici come Raketa e Vostok per sviluppare movimenti avanzati​ (DuMarko)​​ (Слава – Русские часы)​.

Le Sfide della Privatizzazione

Dopo il crollo dell’URSS, la fabbrica Slava ha affrontato numerose difficoltà. Durante la privatizzazione negli anni ’90, molti movimenti furono esportati in Cina e Hong Kong per la produzione di falsi economici, danneggiando la reputazione del marchio​ (Wikipedia)​​ (Слава – Русские часы)​.

Rinascita e Situazione Attuale

Nel 2005, la fabbrica e il marchio Slava furono acquistati dalla banca Globex e successivamente ceduti alla città di Mosca. Gli impianti di produzione vicino alla stazione della metropolitana Belorusskaya furono demoliti nel 2008 per fare spazio a un centro commerciale, mentre la produzione di orologi da polso è stata mantenuta e integrata nel Tecnoparco “Slava”​ (Wikipedia)​​ (Слава – Русские часы)​.

Dal 2016, Slava ha iniziato a utilizzare movimenti prodotti dalla Fabbrica di Orologi di Chistopol “Vostok” per i suoi nuovi modelli​ (Слава – Русские часы)​. Oggi, la produzione continua con nuovi modelli ispirati ai design storici, come “Slava Televisor”, “Era”, “Mir”, “Sadko”, “Ais” e “Doctor”, utilizzando i movimenti originali Slava 2427​ (Слава – Русские часы)​.

Aneddoti e Curiosità

Un fatto interessante riguarda il modello “Slava Transistor”, che vinse una medaglia d’oro alla Fiera di Lipsia nel 1964. Questo orologio utilizzava un movimento elettronico innovativo per l’epoca, dimostrando l’avanguardia tecnologica della fabbrica​ (DuMarko)​.

Un altro aneddoto riguarda la partecipazione di Slava al film bulgaro del 2016 “Glory” (titolo originale “Slava”), dove l’orologio Slava del protagonista gioca un ruolo chiave nella trama​ (Wikipedia)​.

Conclusione

La storia della Slava è un viaggio attraverso l’evoluzione dell’industria orologiera russa, dalle sue radici nella Seconda Fabbrica di Orologi di Mosca alla sua attuale produzione di modelli innovativi. Nonostante le sfide della privatizzazione e della contraffazione, Slava continua a rappresentare un simbolo di eccellenza nell’orologeria.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sui nuovi modelli Slava, visita il sito ufficiale Slava.


Fonti:

  1. Second Watch Factory
  2. Slava Watches
  3. DuMarko
  4. Russian Watches Info
  5. Wikipedia

Slava California: Un Orologio Iconico Tra Storia e Innovazione

russian watch Slava California

Gli orologi Slava sono rinomati per la loro qualità e affidabilità, e il modello Slava California non fa eccezione. Prodotto dalla Second Moscow Watch Factory, questo orologio si distingue non solo per il suo design unico ma anche per la sua rilevanza storica e tecnica. In questo articolo, esploreremo le caratteristiche del Slava California, il calibro Slava 2428, e le affascinanti storie dietro il famoso quadrante “California” usato da Rolex e Panerai.

Descrizione del Slava California

russian watch Slava California
Slava California

Design e Cassa

Il Slava California è facilmente riconoscibile per il suo quadrante distintivo, caratterizzato dalla combinazione di numeri romani nella metà superiore e numeri arabi nella metà inferiore. Questo design unico è completato da:

  • Cassa in Ottone Cromato: La cassa in ottone cromato conferisce all’orologio un aspetto elegante, anche se è meno resistente all’usura quotidiana rispetto ad altre finiture. Infatti, con l’uso quotidiano e il contatto con il sudore, la cromatura può deteriorarsi nel tempo.
  • Quadrante Nero: Lo sfondo nero del quadrante offre un contrasto perfetto con gli indici delle ore rosa contornati di grigio, migliorando la leggibilità.
  • Indici dei Minuti: Grigi, allineati lungo la traccia ferroviaria che circonda il quadrante.
  • Lancette Metalliche Lucide: Le lancette, prive di pasta luminosa, presentano una parte interna vuota, mentre la lancetta dei secondi è caratterizzata da un “lollipop” rosso distintivo.
  • Datario ad Ore 6: La posizione del datario ad ore 6 rende la lettura della data e del giorno in verticale, una caratteristica pratica e distintiva.

Dettagli Tecnici del Calibro Slava 2428

Il cuore del Slava California è il calibro Slava 2428, un movimento meccanico a carica manuale noto per la sua affidabilità. Ecco le specifiche tecniche:

  • Dimensioni: 13 linee (32.2 mm di diametro).
  • Altezza: 4.85 mm.
  • Riserva di Carica: 47 ore.
  • Frequenza: 18,000 vibrazioni per ora (vph).
  • Gemme: 17.
  • Complicazioni:
    • Secondi a Scatto.
    • Giorno e Data.
  • Tipo di Regolatore: Regolatore a spillo (o regolatore a indice).
  • Tipo di Scappamento: Scappamento a leva svizzero.
  • Carica e Impostazione: Carica tramite gambo, impostazione tramite gambo.

Storia del Quadrante California: Rolex e Panerai

Il quadrante “California” ha una storia affascinante, che coinvolge alcuni dei marchi più prestigiosi nel mondo dell’orologeria.

Origini del Quadrante California

Il termine “quadrante California” deriva dagli anni ’80, quando i rifinitori di quadranti a Los Angeles, in particolare su Melrose Avenue, iniziarono a utilizzare il design metà romano e metà arabo per rifinire quadranti di orologi vintage. Questo stile divenne rapidamente popolare tra i collezionisti di orologi “Bubbleback” di Rolex​ (Welcome to RolexMagazine.com)​​ (Fratello Watches)​.

Rolex e Panerai

Rolex è stato uno dei primi a utilizzare il quadrante California negli anni ’30 e ’40, in particolare nei modelli progettati per Panerai, che forniva orologi alla Marina Militare Italiana. Questi orologi erano noti per la loro leggibilità e robustezza, caratteristiche essenziali per le missioni subacquee​ (Watch Swiss)​.

Il Rolex California

Il quadrante California di Rolex è diventato un’icona tra i collezionisti. Utilizzato inizialmente per migliorare la leggibilità in condizioni difficili, è stato poi adottato da vari modelli vintage. Oggi, il quadrante California è molto ricercato e rappresenta un pezzo di storia dell’orologeria.

Attenzione alle Falsificazioni

Purtroppo, con la crescente popolarità del Slava California, sono emersi venditori senza scrupoli che falsificano i quadranti California di questi orologi. È possibile trovare quadranti falsi su vari marketplace, quindi è importante prestare molta attenzione e verificare l’autenticità prima di effettuare un acquisto.

Il Valore del Slava California tra i Collezionisti

Il Slava California è diventato un orologio molto ricercato tra i collezionisti. La combinazione di design unico, storia affascinante e affidabilità tecnica ha aumentato il suo valore nel mercato. Attualmente, un Slava California in ottime condizioni può raggiungere cifre di vendita tra i 300 e i 350 euro.

Conclusione

Il Slava California è più di un semplice orologio; è un pezzo di storia dell’orologeria. Con il suo design distintivo e il robusto calibro Slava 2428, continua ad affascinare i collezionisti di tutto il mondo. Che tu sia un appassionato di orologi vintage o un collezionista alla ricerca di pezzi unici, il Slava California rappresenta una scelta eccellente.

Vostok Cosmonaut: l’orologio dell’era spaziale sovietica

soviet watch Vostok Generalskie Cosmonaut

Il Vostok Cosmonaut è uno degli orologi sovietici più affascinanti e ambiti dai collezionisti, spesso chiamato erroneamente anche Vostok Astronaut. Il suo design iconico è dominato dal profilo di un cosmonauta con casco spaziale, simbolo di un’epoca in cui l’Unione Sovietica guidava la corsa allo spazio. Ma chi è davvero il personaggio raffigurato? Tra teorie e leggende, scopriamo tutte le versioni e curiosità di questo orologio unico.

Le versioni del Vostok Cosmonaut

Tre sono le principali varianti di questo modello:

  • Due sovietiche, prodotte negli anni ’80.
  • Una transizionale post-sovietica, legata al periodo immediatamente successivo alla dissoluzione dell’URSS.

1. Versione sovietica con quadrante nero
Caratterizzata da una cassa Generalskie cromata (ref. 091xxx) e movimento Vostok automatico 2416b, è stata pensata principalmente per i mercati italiani e tedeschi. La ghiera unidirezionale con piccoli pallini è il suo segno distintivo.

2. Versione sovietica con quadrante blu
Molto più rara, utilizza la cassa Neptune con lo stesso movimento automatico Vostok. Il design del quadrante rimane pressoché invariato, ma il blu dona una nota ancora più “spaziale”.

3. Versione transizionale (post-sovietica)
Questa variante, spesso commercializzata come Amphibia, riprende lo stile delle versioni storiche ma si differenzia per cassa e ghiera. Il quadrante resta fedele all’originale con piccoli dettagli grafici aggiornati.
Discussione su Watchuseek

Il quadrante: il mistero del cosmonauta

Il fascino principale del Vostok Cosmonaut sta nel suo quadrante: un profilo stilizzato di cosmonauta con casco, su sfondo stellato. Analizzando attentamente i dettagli – riflessi su visiera, posizione della “P” sul casco – è possibile distinguere tra le versioni sovietiche e post-sovietiche.

Confronto tra i quadranti del Vostok Astronaut

Chi è il cosmonauta raffigurato?
Tre le ipotesi più diffuse:

  • Yuri Gagarin – il primo uomo nello spazio, figura iconica in tutto il mondo.
  • Anna Lee Fisher – proposta insolita, per via della sorprendente somiglianza, anche se improbabile per un orologio sovietico.
  • Valentina Tereskova – la prima donna nello spazio, la teoria forse più affascinante e plausibile.
    Articolo su Tereskova
    Biografia di Gagarin

Esistono cloni del Vostok Cosmonaut?

Sì, esiste un modello simile prodotto da Slava: manuale, calibro 2428, quadrante chiaro e profilo meno definito. Curiosamente, su questi modelli compare il nome “Ю. А. ГАГАРИН” (Yuri Gagarin) in cirillico, rafforzando l’ipotesi che il volto del Vostok sia proprio quello di Gagarin.

russian watch Slava Gagarin
Slava Gagarin

Differenza tra cosmonauta e astronauta

Cosmonauta: termine usato per gli esploratori spaziali formati dall’agenzia sovietica o russa; deriva dal greco “kosmos” (universo) e “nautes” (marinaio), cioè “marinaio dell’universo”.
Astronauta: si riferisce invece a quelli addestrati da USA, Europa, Canada e Giappone. Dal greco “astron” (stella), quindi “marinaio delle stelle”.
Approfondimento su StarLust


Approfondimenti su Gagarin, Tereskova e Anna Lee Fisher

  • Yuri Gagarin: primo uomo nello spazio il 12 aprile 1961, missione Vostok 1.
  • Valentina Tereskova: prima donna nello spazio il 16 giugno 1963, missione Vostok 6.
  • Anna Lee Fisher: prima madre nello spazio, chimica e astronauta NASA, protagonista di molte curiosità storiche.
    Articolo su Fisher

Vostok Komandirskie Export Italy “Aviation Badge”: Storia di un’icona sovietica per il mercato italiano

soviet watch Vostok Komandirskie Soviet Air Force Emblem

Introduzione

Quando si parla di orologi sovietici esportati in Italia negli anni ’80, il nome Vostok Komandirskie spicca immediatamente tra i collezionisti. Tra i vari modelli destinati al nostro mercato, uno dei più riconoscibili è quello con il celebre “Aviation Badge” sul quadrante: un omaggio ai distintivi indossati dagli ufficiali superiori dell’Aeronautica Sovietica.

soviet watch Vostok Komandirskie Soviet Air Force Emblem
Vostok Komandirskie Soviet Air Force Emblem

Caratteristiche tecniche del Vostok Komandirskie Aviation Badge

  • Marca: Vostok
  • Modello: Komandirskie (Export Italy, Aviation Badge)
  • Cassa: 341XXX cromata, classica delle esportazioni anni ’80
  • Movimento: Calibro Vostok 2414A, 17 rubini, carica manuale
  • Ghiera: Bakelite nera, bidirezionale
  • Quadrante: Verde scuro, con stemma dell’Aeronautica Sovietica
  • Datario: Presente
  • Alfabeto: Cirillico
  • Marcatura: “СДЕЛАНО В СССР” (Made in USSR)
  • Distribuzione: Time Trend, Italia
  • Anno produzione: Seconda metà anni ’80

Il Badge dell’Aeronautica Sovietica: Storia e Significato

Il badge raffigurato sul quadrante di questo Vostok Komandirskie è molto più di un semplice elemento decorativo: si tratta del distintivo ufficiale degli ufficiali piloti di alto rango dell’Aeronautica Sovietica. Questi badge erano fondamentali per identificare i gradi, le qualifiche e l’appartenenza a specifiche unità all’interno delle forze aeree dell’URSS.

Tradizionalmente, il badge era composto da una coppia di ali dorate che abbracciano una stella rossa centrale, simbolo potente del comunismo e dell’identità sovietica. La stella era spesso sormontata da altri elementi stilizzati, come corone di alloro o simboli di successo aeronautico, che rappresentavano la dedizione, il coraggio e l’expertise del pilota. Indossare questi emblemi non era solo un privilegio: rappresentava l’onore di far parte dell’élite militare e il riconoscimento delle proprie competenze professionali.

Evoluzione e Prestigio dei Badge Sovietici

A partire dagli anni ’50 e ’60, le forze aeree sovietiche introdussero una grande varietà di distintivi specifici, non solo per i piloti ma anche per tecnici, navigatori e altre specializzazioni aeronautiche. Tra i più ambiti figuravano i titoli di “Ottimo Pilota” e “Ottimo Aviatore”, riconoscimenti concessi a chi eccelleva nel proprio ruolo grazie a prestazioni e capacità fuori dal comune.

Questi badge erano spesso realizzati in metallo prezioso e decorati con smalti colorati, dettagli che li rendevano particolarmente apprezzati anche come oggetti da collezione. Il loro valore non era solo simbolico, ma anche tangibile: rappresentavano il massimo riconoscimento della professionalità e della dedizione all’interno dell’Aeronautica Sovietica.


Storia e contesto: Il Komandirskie che omaggia i piloti sovietici

Il Vostok Komandirskie Aviation Badge rappresenta il perfetto incontro tra cultura orologiera sovietica e gusto occidentale. Negli anni ’80, la richiesta di orologi militari “militareggianti” era molto alta in Italia. Grazie a Time Trend, questo Komandirskie è diventato un vero fenomeno di costume, capace di affascinare chi cercava uno stile unico e un richiamo all’epopea sovietica.


Perché collezionare un Vostok Komandirskie Aviation Badge

Anche se questo modello non è tra i più rari, è considerato indispensabile nelle collezioni di orologi russi e sovietici per diversi motivi:

  • Design distintivo: Il badge aeronautico rende il quadrante immediatamente riconoscibile.
  • Affidabilità: Il movimento Vostok 2414A è sinonimo di robustezza e longevità.
  • Valore storico: Racconta l’incontro tra la tradizione sovietica e la cultura italiana degli anni ’80.
  • Collezionabilità: La marcatura CCCP e la distribuzione ufficiale in Italia ne aumentano l’appeal.

Curiosità: la distribuzione italiana e il fenomeno Komandirskie

In Italia, questi Komandirskie venivano pubblicizzati come “orologi militari originali dell’URSS”, sfruttando il mito dell’affidabilità sovietica. In realtà, erano prodotti pensati appositamente per l’esportazione, spesso diversi rispetto ai modelli destinati al mercato interno.


Conclusione

Il Vostok Komandirskie Aviation Badge è molto più di un semplice segnatempo vintage: è un testimone dell’incontro tra due mondi, un oggetto ricco di storia e di simboli. Un orologio che racchiude in sé il prestigio degli ufficiali piloti sovietici e l’ingegno dell’orologeria russa, pensato per conquistare il cuore dei collezionisti italiani.
Nella sezione dedicata ai Vostok del mio sito puoi trovare altri modelli commemorativi e da esportazione, ognuno con una storia affascinante tutta da scoprire.