Rinnova il Tuo Stile: Guida Completa per Sostituire il Cinturino di Pelle del Tuo Orologio

Strumenti necessari per cambiare il cinturino di un orologio

Introduzione:

La nostra guida dettagliata ti illustrerà come cambiare in modo efficace il cinturino di pelle di un orologio, fornendo consigli pratici e istruzioni passo-passo.

Passo 1: Preparazione degli strumenti necessari

Raccogli gli strumenti necessari, come un piccolo cacciavite, un attrezzo a molla per le barrette di fissaggio e il nuovo cinturino di pelle.

Passo 2: Rimozione del cinturino esistente

Utilizzando il cacciavite o l’attrezzo a molla, rimuovi le barrette di fissaggio che tengono il cinturino attuale all’orologio. Rimuovi il cinturino vecchio e mettilo da parte.

Passo 3: Preparazione del nuovo cinturino

Verifica che il nuovo cinturino sia compatibile con l’orologio in termini di larghezza e attacchi delle barrette. Assicurati di avere le barrette di fissaggio corrispondenti pronte per l’installazione.

Passo 4: Installazione del nuovo cinturino

Inserisci le barrette di fissaggio nelle estremità del nuovo cinturino. Allinea le barrette con gli attacchi sull’orologio e spingile in posizione usando l’attrezzo a molla o il cacciavite. Assicurati che le barrette siano saldamente inserite per evitare che il cinturino si stacchi accidentalmente.

Passo 5: Regolazione e rifinitura

Indossa l’orologio con il nuovo cinturino per verificare la sua vestibilità e comfort.

Conclusione:

Sostituire il cinturino in pelle di un orologio è un’operazione relativamente semplice che puoi fare da solo seguendo i passaggi sopra indicati. Segui le istruzioni attentamente e goditi il nuovo cinturino che darà un aspetto fresco e rinnovato al tuo orologio. Ricorda sempre di acquistare un cinturino compatibile con il tuo orologio per garantire una corretta installazione.

L’orologio radio room: a cosa serve e come funziona

Vostok Amphibia Radio Room watch

L’orologio radio room è un particolare orologio di bordo utilizzato nelle sale radio delle navi. Il suo scopo è quello di indicare i periodi di silenzio radio, durante i quali è vietato trasmettere o ricevere segnali radio.

Perché è necessario il silenzio radio?

Il silenzio radio è necessario per evitare interferenze con le trasmissioni di altre navi o stazioni radio. Queste interferenze possono causare problemi di comunicazione, di navigazione o di sicurezza.

Come funziona l’orologio radio room?

Il quadrante dell’orologio radio room è diviso in due settori colorati: rosso per il silenzio telegrafico e verde (oppure rosso di una tonalità diversa) per il silenzio radio.

  • Il silenzio telegrafico dura tre minuti e inizia 15 e 45 minuti dopo ogni ora.
  • Il silenzio radio dura tre minuti e inizia 0 e 30 minuti dopo ogni ora.

Un curiosità

Un’antica leggenda marinara narra che, in passato, i marinai utilizzavano un’altra tecnica per indicare i periodi di silenzio radio. Questa tecnica consisteva nel far suonare una campana tre volte, a intervalli di tre minuti.

Conclusione

L’orologio radio room è uno strumento importante per garantire la sicurezza e l’efficienza delle comunicazioni radio in mare.

Altri dettagli

Oltre alla funzione principale di indicare i periodi di silenzio radio, l’orologio radio room può anche essere utilizzato per indicare l’ora corrente, la data e la posizione della nave.

Alcuni orologi radio room sono anche dotati di funzioni aggiuntive, come un cronografo o un timer.

L’orologio radio room è un oggetto iconico della cultura marinara. È un simbolo di tradizione e di innovazione, e rappresenta l’importanza delle comunicazioni radio per la navigazione.

GLI ARTICOLI: Al polo Nord con lo Yamal – qui Touring n° 113 – Novembre 2007 –

GLI ARTICOLI: Al polo Nord con lo Yamal – qui Touring n° 113 – Novembre 2007 –

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ESCLUSIVO: Al polo Nord con lo Yamal

Una rivista recuperata ad un mercatino qualche mese fa.

Si tratta della rivista “qui TOURING” n° 113 di novembre 2007.

All’interno della rivista è presente un articolo da Jacopo Pasotti ( che ha quindi tutti i diritti su quanto scritto). Il diario di viaggio presente sulla rivista dal titolo “Polo d’attrazione” ha una forte correlazione con gli orologi russi e sovietici.

La Raketa e la Vostok hanno più volte realizzato orologi commemorativi correlati ai rompighiaccio atomici della Atomflot tra cui spicca lo Yamal.

Qui è possibile trovare qualche informazione sui rompighiaccio atomici: https://it.wikipedia.org/wiki/Rompighiaccio_a_propulsione_nucleare

Qui è possibile trovare qualche informazione relativa allo Yamal ( o Jamal): https://en.wikipedia.org/wiki/Yamal_%28icebreaker%29

L’articolo è sostanzialmente un diario di viaggio in cui l’autore descrive l’esperienza relativa al viaggio sul rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal.

Ad oggi è ancora possibile effettuare un viaggio turistico sul rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal ma la cifra ad oggi si aggira intorno ai 25.000€.[/vc_column_text][vc_separator][vc_column_text]Qui di seguito alcuni esempi di orologi russi e sovietici commemorativi del rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal ( o Jamal). Esattamente quello di cui si parla nel diario di viaggio di Pasotti.[/vc_column_text][vc_separator][vc_gallery interval=”3″ images=”18482,18428,18345″ img_size=”large”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Qui di seguito la trascrizione dell’articolo e le scannerizzazioni delle pagine della rivista (tutti i diritti intellettuali appartengono chiaramente all’autore, l’articolo viene qui riportato per soli fini informativi):[/vc_column_text][vc_column_text]

ARTICO

Polo d’attrazione

TESTO E FOTO DI JACOPO PASOTTI

Esclusivo: nell’Anno internazionale dei poli, un inviato di Qui Touring raggiunge l’estremo Nord a bordo dell’unico rompighiaccio autorizzato al trasporto dei turisti. Ecco il suo diario di viaggio

Lascio Murmansk e i suoi palazzi grigi per imbarcarmi sullo Yamal, la mia casa per le prossime due settimane. Non c’è rompighiaccio più potente, al mondo. Ma anche il comfort non è da meno

21 luglio

Chi avrebbe detto che il sogno di raggiungere il polo, che per secoli ha sedotto scienziati ed esploratori, sarebbe diventato accessibile a tutti? Incredibile: andrò al polo Nord. E ci andrò con un rompighiaccio nucleare russo.

Sono a Murmansk, il più grande scalo marittimo dell’Artico: qui convergono il gas, il carbone e il petrolio siberiani, che vengono stivatí su possenti navi cisterna e spediti in tutto il mondo. I palazzi della città sono aggrediti dal tempo e mostrano i segni di una costruzione frettolosa, dettata dalla necessità; la città è stata rasa al suolo dall’aviazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. In seguito il regime sovietico l’ha ricostruita. “E ha chiamato forza lavoro promettendo uno stipendio doppio”, spiega Katrina, la nostra guida locale. La proposta salariale è più che meritata, vista la durezza dell’ambiente. In inverno il sole non si vede per quasi due mesi.

Quando arriviamo al porto siamo sottoposti a un minuzioso controllo dei passaporti. Il molo a cui sono attraccate tre delle cinque navi nucleari della Compagnia navale di Murmansk è zona militare. È proibito fotografare. Il nostro rompighiaccio, lo Yamal (o Jamal, con una traslitterazione più corretta), è lì, ci attende con le fauci spalancate pitturate sulla chiglia nera e i ponti colorati di rosso. Alla luce di un tramonto che non avviene mai, visto che qui il sole non scenderà sotto l’orizzonte per ancora due settimane, la nave ha un aspetto accogliente. Salgo a bordo. “Quella in fondo al molo è l’Arktika, il primo rompighiaccio ad aver raggiunto il polo” indica Harald, un compagno di viaggio che ha già partecipato a spedizioni di questo tipo. “Sono passati trent’anni dalla sua impresa”.

22 luglio

Superare il circolo Polare artico significa entrare nel mondo del giorno perpetuo. Dormire è una decisione che devo impormi razionalmente: l’istinto mi farebbe attendere il crepuscolo e poi l’oscurità della notte. Così, dopo una cena a base di pesce preparata dai cuochi austriaci, salgo sul ponte di comando. Vorrei dare un ultimo sguardo serale a questo mare, per secoli territorio di pesca di balenieri britannici e olandesi, ma mi scopro ancora sveglio alle tre di notte, il sole alto sull’orizzonte. Gli ufficiali russi controllano la rotta sulla carta nautica distesa su un piano. Il cirillico non facilita la comprensione, ma la forma della penisola di Kola, delle isole Svalbard, dell’arcipelago di Francesco Giuseppe e le linee dei meridiani disegnano profili noti. Insieme agli ufficiali faccio scorrere l’indice sulla carta, dalle coste fino alla meta: il polo Nord geografico, il punto che è sotto la Stella Polare e attraverso cui passano gli oltre dodicimila chilometri di asse di rotazione del nostro pianeta.

23 luglio

Abbiamo appena superato gli 80 gradi di latitudine quando Laurie Dexter, il capo della spedizione, annuncia al microfono: “A ore nove stiamo per incrociare un iceberg!”. La montagna di ghiaccio alla deriva è il primo autentico incontro con l’alto Artico da quando abbiamo lasciato la Russia. In pochi istanti i ponti della nave si riempiono. Siamo tutti in ammirazione del megalitico blocco di ghiaccio celeste.

25 luglio

Cinquecento chilometri dal polo. Ormai siamo totalmente circondati dalla banchisa. La nave avanza a dieci, al massimo quindici nodi, meno di trenta chilometri all’ora. É come se si aprisse la strada a spallate. Ogni tanto rimane incastrata in uno spesso strato di ghiaccio, fa marcia indietro, e poi balza con la prua sulla lastra, sfondandola. Si ode un grande tonfo, la superficie va in pezzi, e si procede tra due muri di ghiaccio azzurro sollevati dallo scafo. A poppa della nave la cicatrice della banchisa si richiude. In un paio di giorni, dicono, scompare traccia della ferita. 

A mezzogiorno, l’ingegnere capo mi mostra, da una finestrella schermata, i due reattori nucleari della nave. Due chili di uranio sono sufficienti per frantumare per quindici giorni lastre di ghiaccio grandi come un campo di calcio e spesse tre metri. “Lo Yamal è tra le navi più potenti al mondo” spiega. “Le sue eliche sprigionano una potenza di 75mila cavalli”. Verso sera una nuova sorpresa richiama sul ponte tutti i viaggiatori, capitano compreso. Un orso bianco, per nulla intimorito dal gigante rosso e nero che si avvicina fragorosamente, continua la sua caccia quotidiana. Il capitano ferma la nave. L’orso ci osserva curioso. Anche per lui, si capisce, questo incontro é una sorpresa. Poi si gira, attraversa a nuoto un’apertura nel ghiaccio, e se ne va. Intorno a noi c’è una monotona distesa di ghiaccio, acqua e cielo, dominati dalle sfumature di grigio e dalle delicate tinte di ciano marino.

27 luglio

Mi accorgo di passare ore, e poi giorni, a prua della nave, osservando la distesa irregolare di pozze e laghetti che si aprono sulla banchisa. Quando infine raggiungiamo il polo è come se stessi celebrando un punto qualunque di questo mondo ghiacciato. Non c’è nulla di diverso rispetto alle centinaia di chilometri che abbiamo percorso. Ma il Gps mostra un eloquente 90°00’00” N. Questo è il punto preciso attorno al quale ruota il mappamondo di casa. È il tetto dell’emisfero boreale. Non conta in quale direzione mi volti, il mio sguardo volge sempre a meridione. In fondo, penso, è giusto che il polo Nord abbia un aspetto così dimesso. E un gesto di umiltà planetario.

È solo un punto qualsiasi in una distesa di ghiaccio, il polo Nord. Ma che bello sotto la stella Polare. Girarsi e guardare sempre a sud. E poi, fare il giro del mondo in quattro balzi

Quale futuro per L’Artico?

Chiedere a uno scienziato quale futuro si prospetta per l’Artico significa metterlo in imbarazzo. Non ci sono risposte certe. Anzi gli ultimi due anni di ricerche mostrano che agli scenari ipotizzati, già poco rassicuranti, erano frutto di un ingiustificato ottimismo. I primi rapporti dell Intergovernmental Panel on Climate Change prospettavano un Artico privo di banchisa nel periodo estivo intorno a 2070. Verso il 1996 la cifra è stata corretta al 2050. E l’anno scorso gli scienziati della Agenzia Spaziale europea hanno detto che forse si potrà navigare fino al polo già nel 2035. Le immagini satellitari mostrano che l’estensione del ghiaccio artico si è ridotta di più del 7% in dieci anni. Fatto che attira sempre più le compagnie petrolifere, cui interessano le riserve di idrocarburi: il 25% dei giacimenti mondiali di gas e petrolio si trovrebbe infatti sotto la coltre di ghiaccio. I Paesi circumpolari iniziano ad accampare le loro pretese. Ma la riduzione della banchisa comporta anche il collasso dall’habitat di molti pesci e invertebrati, di cui si cibano uccelli e foche, che sono a loro volta prede di orsi bianchi. Ciò cui assisteremo sarà un aggiustamento della catena alimentare e della distribuzione delle specie.

Incrociamo le isole Francesco giuseppe, ultimo arcipelago a essere stato esplorato. Brevi sprazzi di sole tingono dei colori del crepuscolo la terra e i ghiacciai, persi tra i banchi di nebbia

28 luglio

Con il procedere del viaggio approfondisco la conoscenza con Laurie Dexter. II polo non solo e l’habitat naturale dell’orso bianco, ma anche di questo gentleman canadese. Scozzese di origine, è un personaggio incredibile: ha vissuto una quindicina d’anni in una comunità inuit, imparandone la lingua e il modo di vita; è capace di inseguire e cacciare le foche, nutrendosi del corpo ancora caldo della preda; membro onorario della Royal Geographic Society, tra le sue imprese c’è anche l’attraversamento con gli sci del polo Nord. Novantun giorni nel gelo artico, dalla Siberia, fino al Canada.

29 luglio

Dopo una settimana di navigazione, lo Yamal fa nuovamente rotta verso la terraferma. Ancora due giorni nel ghiaccio e poi incrociamo le isole di Francesco Giuseppe, l’ultimo arcipelago del pianeta a essere stato esplorato. Intorno a questi frammenti di terra persi nel mar Glaciale artico si sono arenate decine di spedizioni, tra il Settecento e i primi del Novecento, incapaci di penetrare nel mondo congelato che sigillava le coste siberiane. II rompighiaccio naviga silenziosamente tra le isole piatte e allungate all’orizzonte. Alcuni sprazzi di sole tingono dei colori del crepuscolo la terra e i ghiacciai, persi tra i banchi di nebbia. “Le isole sono praticamente disabitate”, spiega Laurie. L’arcipelago è coperto da gigantesche calotte glaciali, alcune delle quali raggiungono la costa e liberano iceberg trascinati alla deriva dalle correnti. Le 190 isole sono il rifugio estivo di una quindicina di specie di uccelli che nidificano tra gli anfratti di scogliere basaltiche grigio-nere. “Troveresti più specie di uccelli nel tuo giardino di casa!” dice Laurie ridendo, “la differenza è che queste sono colonie di milioni di individui!”. Sceso a terra a Cape Flora, risalgo il pendio muschioso alla base di una parete verticale da cui arriva lo stridio di una infinità di gazze marine minori, uccelli bianchi e neri di piccole dimensioni, parenti dei più noti pulcinella di mare. Alla fine sono respinto da un gabbiano glauco, che compie su di me picchiate aggressive per difendere il suo nido. Mi siedo. Ascolto l’attivissima colonia di uccelli: è un chiacchiericcio vivace, ricorda il vociare dei bambini nel cortile di un asilo.

2 agosto

Dopo due settimane di navigazione nell’oceano polare il rompighiaccio attracca nuovamente nel porto di Murmansk. E difficile credere di essere stato al polo Nord, dopo anni di sogni e fantasie. Prima di partire era un “altro mondo” remoto e ostile. Ora, grazie allo Yamal, è diventato quasi familiare.

Da sapere

Documenti: passaporto con validità di sei mesi; visto russo.

Clima: anche se il sole non tramonta mai in giugno e luglio al polo Nord fa freddo. Ma non freddissimo: la temperatura si aggira sui -2 gradi centigradi. Se c’è vento, può arrivare a -15. 

Arrivare

Non esistono voli diretti pe Murmansk dall’Italia; è necissario passare per Helsinki o San Pietroburgo. Al polo Nord si giunge unicamente con il rompighiaccio russo Yamal

Altre info

La spedizione sullo Yamal è organizzata da Quark Expeditions, società americana specializzata in Artico e Antartide tel. 001.203.6560499;

www.quarkexpeditions.com. Tre le date già programmate per il 2008: 23/6-8/7; 6/-21/7; 19/7-4/8. Costo tutto compreso, con partenza e arrivo a Helsinki, a partire da 16mila euro. tra i tour operator italiani che hanno in catalogo il tour, Antartica – tel. 011.6696581; www.antartica.it – e Kuoni Discovery – tel 010.5968350; www.kuoni.it

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Copertina qui touring 113 novembre 2007 Yamal
Copertina qui Touring 113

Qui touring pagina 82 rompighiaccio Yamal
Polo d’attrazione – pagina 82

Qui touring 113 pagina 83
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Qui Touring 133 pagina 84
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Qui Touring 133 pagina 89
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Qui Touring 133 indice
Qui Touring 133 indice

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L’avventura artica a bordo del rompighiaccio Yamal

Partenza da Murmansk

21 luglio: Lascio Murmansk, una città dalle strutture grigie e segnate dal tempo, per imbarcarmi sul rompighiaccio nucleare Yamal. Qui, tra il gas, il carbone e il petrolio siberiani, mi attende una nave imponente con la prua dipinta a forma di fauci spalancate. Nonostante il rigore invernale della città, l’atmosfera è vivace e piena di aspettative.

Inizio del viaggio

22 luglio: Superato il Circolo Polare Artico, entriamo nel regno del giorno perpetuo. Dormire diventa una sfida in questo mondo senza crepuscolo. Dopo una cena deliziosa a base di pesce, esploro il ponte di comando. Gli ufficiali russi tracciano la rotta verso il Polo Nord geografico, un punto misterioso sotto la Stella Polare.

Primo incontro con un iceberg

23 luglio: A latitudine 80 gradi nord, Laurie Dexter, il capo della spedizione, annuncia l’avvistamento di un iceberg. Il primo autentico incontro con l’Alto Artico riempie di meraviglia tutti noi passeggeri.

Attraverso la banchisa

25 luglio: A cinquecento chilometri dal Polo, ci troviamo circondati da un’immensa distesa di ghiaccio. La nave avanza con fatica, sfondando lastre di ghiaccio spesse. I due reattori nucleari dello Yamal, alimentati da pochi chili di uranio, ci permettono di navigare attraverso questa barriera ghiacciata. L’apparizione di un orso bianco suscita sorpresa e ammirazione tra noi, mentre il capitano ferma la nave per osservarlo.

Raggiungiamo il Polo Nord

27 luglio: Finalmente raggiungiamo il Polo Nord, un punto indistinguibile nel vasto ghiaccio. Il GPS conferma il raggiungimento del 90°00’00” N, il tetto del mondo boreale. È un momento di riflessione e umiltà, con solo il ghiaccio e il cielo a farci compagnia.

Esplorazione delle isole Francesco Giuseppe

29 luglio: Lo Yamal inizia il viaggio di ritorno, fermandosi presso le isole Francesco Giuseppe. Questo arcipelago disabitato è avvolto da nebbia e ghiacciai, rifugio estivo per diverse specie di uccelli marini. La colonia di gazze marine minori, con il loro chiacchiericcio incessante, anima questa terra remota e selvaggia.

Ritorno a Murmansk

2 agosto: Dopo due settimane, ritorniamo a Murmansk. Il Polo Nord, un tempo luogo di sogni e fantasie, è diventato una realtà tangibile grazie al viaggio a bordo dello Yamal. È stato un viaggio incredibile, un’esperienza che ha trasformato un mondo remoto in qualcosa di quasi familiare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

RIVISTA: Orologi da polso – 1989 anno III n°9 – Il Tempo del Cremlino

Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 pagina 1

Recentemente ho recuperato una copia storica di “Orologi da Polso” Anno III n. 9 (marzo-aprile 1989, Edizioni Studio Zeta, Monza), una delle poche riviste italiane dedicate all’orologeria durante il periodo di massimo interesse verso i prodotti sovietici e gli orologi da polso 1989.
In questo numero si trova un articolo prezioso e ricco di informazioni su orologi russi, i rapporti commerciali tra URSS e Italia e i principali protagonisti della diffusione dei marchi dell’Est nel nostro Paese.
Il pezzo, scritto da Arturo Chiti, offre uno spaccato d’epoca e svela dettagli inediti sulle prime importazioni, i rivenditori e i modelli che conquistarono la scena italiana a fine anni Ottanta.

Qui di seguito puoi leggere la trascrizione integrale dell’articolo, intervallata da approfondimenti, note storiche e collegamenti utili per i collezionisti di oggi.

Negli orologi da polso 1989, si possono notare tendenze che hanno segnato un’epoca, evidenziando l’evoluzione del design e delle tecnologie impiegate nel settore. Questi orologi non solo rappresentano un pezzo di storia, ma anche un simbolo di stile e innovazione.


Le radici storiche dell’orologeria russa


Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.

Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.

Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie. 

«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.

Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.

Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.

Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».

Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».

Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.

Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.

Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie. 

«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.

Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.

Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.

Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».

Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».

Note per il collezionista moderno

Orologi da polso 1989 resta una testimonianza insostituibile sul boom degli orologi sovietici in Italia, sui protagonisti e sulle strategie commerciali che hanno portato questi esemplari nelle vetrine delle gioiellerie italiane. L’articolo fornisce anche uno spaccato unico sui gusti dell’epoca, sulle prime importazioni e sui marchi che ancora oggi sono alla base del collezionismo vintage russo: Vostok, Raketa, Poljot, Slava e le collaborazioni italo-sovietiche.
Le pagine illustrate della rivista immortalano un periodo di fermento e innovazione che ha segnato in modo indelebile il panorama dell’orologeria da polso in Italia.

 

 

Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 copertina
Orologi da polso 1989 Copertina
Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 pagina 1
Orologi da polso 1989 pagina 62
Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 pagina 2
Orologi da polso 1989 pagina 63
Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 pagina 3
Orologi da polso 1989 pagina 64
Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 pag 4
Orologi da polso 1989 pagina 65
Rivista orologi da polso marzo aprile 1989 n9 anno 3 indice
Orologi da polso 1989 indice

Vostok Komandirskie: Analisi dell’Orologio e Storia dell’Unità Militare 3375

Vostok Komandirskie 45 anni unità militare 3375 di protezione MPSR, VGO e SG

L’orologio Vostok Komandirskie in esame è un modello commemorativo che celebra i 45 anni di attività dell’unità militare 3375, con una cassa cromata e un calibro 2414A. Questo particolare orologio ha attirato l’attenzione per tre motivi principali:

  1. Il quadrante azzurro olografico: Non comunemente presente nei Vostok, è invece più diffuso su alcuni modelli di orologi russi Raketa. Questo quadrante, tipico dei primi anni ’90, rappresenta un elemento curioso e caratteristico, sebbene di dubbio gusto estetico.
  2. La forma della cassa: Anche questa non comune, a differenza della ghiera, che invece è piuttosto comune nei modelli Vostok.
  3. Le scritte in cirillico: Di primo acchito difficilmente comprensibili, ma che svelano una storia affascinante e complessa.

Dettagli del Quadrante

Parte Superiore del Quadrante: La scritta in cirillico “ПО ОХРАНЕ МПСР ВГО И СГ” tradotta significa: “RIGUARDO ALLA PROTEZIONE DI MPSR, VGO E SG”.

  • MPSR (МПСР): “Luoghi speciali di lavoro”
  • VGO (ВГО): “Importanti strutture statali”
  • SG (СГ): “Merci speciali”

Simboli e Iconografia

  • Missile: Simbolo di sviluppo tecnologico e militare.
  • Simbolo dell’Atomo: Indicativo dell’energia nucleare.
  • Orso Polare: Animale presente nell’emisfero boreale, che suggerisce attività in terra siberiana. Questo simbolo è comunemente usato nei quadranti degli orologi russi. Per ulteriori esempi, puoi vedere QUI.

Parte Inferiore del Quadrante

La scritta “ВОИСКВАЯ ЧАСТЬ 3375” significa: “UNITÀ MILITARE 3375”. Questo orologio commemora i 45 anni di attività dell’unità militare, quindi risale al 1991.

Contestualizzazione Storica

L’unità militare 3375 è stata creata nell’aprile del 1946 come parte del Dipartimento per la protezione delle importanti imprese industriali, chiamata a proteggere istituti di ricerca e laboratori dell’Accademia delle Scienze impegnati nello sviluppo dell’energia nucleare. Questo periodo post-bellico fu caratterizzato da intense attività di spionaggio e ricerca segreta per lo sviluppo di armi nucleari, richiedendo la creazione di unità speciali a protezione delle installazioni e delle merci.

Ulteriori Riferimenti

Su VK è possibile trovare diversi riferimenti all’unità militare 3375, inclusa una community con 180 membri ancora attiva. Queste unità speciali furono anche tra i primi militari ad intervenire durante il disastro nucleare di Chernobyl, insieme ai vigili del fuoco.

Fonti e Link Utili

  • Topwar: Fonte principale di informazioni sull’unità militare e sulla sua storia.

Questa analisi offre una panoramica completa del Vostok Komandirskie, evidenziando l’importanza storica dell’unità militare 3375 e il contesto in cui operava, fornendo al contempo una descrizione dettagliata delle caratteristiche distintive dell’orologio.

 

Orologio russo Vostok Tank, ma quale Tank?

soviet watch Vostok Komandirskie Tank

L’orologio Vostok Komandirskie Tank è uno degli orologi russi più iconici e diffusi. Con il suo design robusto e militare, ha catturato l’immaginazione di collezionisti e appassionati di tutto il mondo. Un particolare dettaglio del quadrante, ovvero la stilizzazione di un carro armato, ha suscitato numerose speculazioni: quale modello specifico di carro armato è rappresentato?

Caratteristiche del Vostok Komandirskie

Prodotto dal Chistopol Watch Factory, il Vostok Komandirskie è sinonimo di qualità e robustezza. È noto per essere stato progettato per resistere a condizioni estreme, e il suo design riflette l’orgoglio militare sovietico.

soviet watch Vostok Komandirskie Tank
Vostok Komandirskie Tank

Quale Carro Armato è Raffigurato?

T-34/85: Questo è uno dei carri armati più famosi della Seconda Guerra Mondiale. Celebrato per la sua efficacia sul campo di battaglia, il T-34/85 è spesso considerato il simbolo della potenza militare sovietica. La sua forma distintiva e il suo ruolo cruciale nella guerra fanno di questo modello un candidato probabile per la stilizzazione sul quadrante.

T-62: Un altro modello suggerito dagli esperti è il T-62. Questo carro armato rappresenta un’evoluzione tecnologica rispetto ai suoi predecessori e possiede caratteristiche stilistiche che potrebbero corrispondere alla stilizzazione presente sull’orologio.

IS-2: Il carro armato pesante IS-2, noto per il suo potente cannone e la sua armatura spessa, è stato fondamentale durante le battaglie della Seconda Guerra Mondiale. Anche questo modello è stato considerato come possibile ispirazione.

Cenni al Film T-34

Il film russo “T-34”, uscito nel 2019, offre uno sguardo emozionante e avvincente su questo leggendario carro armato. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, il film segue un giovane comandante di carri armati sovietico, interpretato da Alexander Petrov, che viene catturato dai tedeschi. Utilizzando un T-34, riesce a orchestrare una fuga audace. La trama mette in luce l’ingegnosità e il coraggio dei soldati sovietici, rendendo omaggio al T-34 come simbolo di resistenza e vittoria. Questa rappresentazione cinematografica ha riacceso l’interesse per il carro armato e potrebbe rafforzare l’ipotesi che il modello raffigurato sul quadrante del Vostok Komandirskie sia proprio il T-34/85. https://en.wikipedia.org/wiki/T-34_(film)

Discussioni e Fonti

Le discussioni su quale carro armato sia rappresentato continuano su vari forum e siti specializzati. Ad esempio, Wikipedia e meshok.net offrono approfondimenti e speculazioni sulla questione. Inoltre, i gruppi di appassionati su piattaforme come VK e forum dedicati agli orologi sovietici forniscono ulteriori suggerimenti e teorie.

Conclusioni

Identificare con precisione il modello di carro armato rappresentato sul quadrante del Vostok Komandirskie Tank rimane un mistero, ma le ipotesi più accreditate sono il T-34/85 e il T-62. La stilizzazione rende difficile una conferma definitiva, ma queste due ipotesi rimangono le più probabili.

Per ulteriori dettagli e discussioni, ti consiglio di visitare i link alle fonti e ai forum sopra menzionati, dove la comunità degli appassionati continua a condividere informazioni e opinioni su questo affascinante dettaglio storico.

Raketa Marine Navy 24h, il mistero svelato…

russian watch Raketa 24h Marine

Il Raketa Marine, un classico tra gli orologi russi con un piccolo segreto…

russian watch Raketa 24h Marine

Il Raketa Marine è uno dei miei classici preferiti, uno degli orologi Raketa 24h più famosi e più ricercati. Prodotto sia durante il periodo sovietico che russo. Spesso elencato dai collezionisti come un “must have” per iniziare o completare una collezione. Uno degli orologi russi dal punto di vista estetico più gradevoli.

Se guardiamo con attenzione il quadrante possiamo distinguere facilmente tre funzioni principali.

1) Raketa Marine – Orario 24h

L’orologio monta un calibro Raketa 2623.H ( quindi 26mm di diametro, carica solo manuale, 24h con antishock). QUI una piccola guida sui calibri russi. E’ quindi un tipico, se non il tipico orologio russo 24h. La lettura dell’ora non è così complessa come si possa credere, basta considerare semplicemente che la lancetta delle ore effettua un giro in un giorno completo e non due volte come negli orologi a cui siamo abituati. Questo comporta uno sfasamanto tra gli indici delle ore e quelli dei minuti che approfondiremo successivamente. L’orologio nelle sue varie versioni, russa, sovietica e con marchio di qualità GOST, differisce veramente di poco. Il Raketa Marine risulta sempre ben visibile e ben leggibile.

2) Raketa Marine – Turni di guardia

Una delle caratteristiche distintive di quest’orologio è la ghiera girevole interna, regolabile da una apposita corona posta sotto quella di carica ad ore “8”. La ghiera ha un utilizzo molto semplice e serve ad identificare gli orari dei turni di guardia. Questi ultimi in marina sono fatti da 4 ore di guardia e 4 ore di riposo. I tre turni di guardia e i tre turni di riposo compongono quindi nella loro totalità le 24 ore. La ghiera è girevole per impostare comodamente l’inizio del primo turno. A questo punto iniziano però i misteri del Raketa Marine… Il fatto che uno dei turni di 4 ore sia in rosso e gli altri due in blu ha un qualche significato, o serve solo per evidenziare quello che è il primo turno? L’ esperienza mi insegna che i russi sono molto precisi e non fanno mai le cose a caso. Su quest’aspetto devo ancora indagare, anche se probabilmente l’ipotesi di indicazione del primo turno rimane la più plausibile.

[EDIT: 05/03/2022] E’ presente in internet anche un’altra teoria che riguarda le linee tratteggiate sul quadrante. Secondo alcuni indicano ai marinai l’orario delle docce. Da quanto mi è stato detto la questione è stata trattata su alcuni forum russi, sembra watch.ru, ma personalmente non riesco a trovarne traccia.

3) Raketa Marine – Silenzio Radio

Ma il mistero più fitto che circonda da tempo il Raketa Marine, che spero di aver risolto una volta per tutte (magari per qualcuno era chiaro, ma molte persone, se interpellate non hanno saputo dare risposta ), riguarda le linee blu presenti sul quadrante tra le ore 6:00 e 7:00 e tra le 18:00 e le 19:00. Si tratta di questi simboli grafici a cui risulta non molto intuitivo dare uno scopo all’interno del giorno. Il “mistero” del Raketa Marine si risolve come al solito con una attenta osservazione e una ricerca un po’ approfondita.

Come dicevo prima i russi sono decisamente precisi e osservando bene il quadrante di questo orologio russo si può osservare come le linee siano di colore blu, come gli indici dei minuti e non come quelli delle ore, che sono neri.

Se si pone ancora più attenzione si vede che le righe sono allineate con gli indici dei minuti e non con quelli delle ore. Fatta quest’osservazione e raccolte informazioni relative a cosa possa succedere per tre minuti ogni mezz’ora e non per due ore ogni 24 si trova riscontro in una pratica ben conosciuta all’interno delle navi (su di un Raketa Marine tutto prende senso) e cioè il “periodo di silenzio radio“.

L’animazione aiuta a comprendere correttamente quanto sopra esplicitato.

raketa marine radio room mistery gif

Cosa è il “Radio Silence”?

In maniera molto semplicistica si tratta di alcuni minuti ( precisamente i minuti 15-16-17 e 45-46 e 47 di ogni ora ) in cui si chiede agli operatori radio di non effettuare trasmissioni ma di mettersi in ascolto per permettere di captare eventuali SOS  lanciati da navi in pericolo. Questo periodo riguarda solo la frequenza di ascolto telegrafica di 500 mHz. Esiste anche un altro periodo di acolto di una frequenza diversa per captare eventuali messaggi radio di MAYDAY.

L’argomento può essere approfondito a questa pagina in inglese: RADIO SILENCE


GLI OROLOGI RADIO ROOM OLTRE AL RAKETA MARINE

In rete si trovano molti esempi e due spesso usati sono di famosi orologi sovietici:

La frequenza 500 kHz

Probabilmente per questioni legate alla leggibilità del quadrante dell’orologio è stato evidenziato solo il periodo relativo alle tramissioni telegrafiche da 500 kHz.

La pratica di ascolto sulle onde medie alla frequenza di 500 kHz è andata in disuso nel 1999 dopo circa 90 anni, sostituita da sistemi decisamente più moderni e affidabili. All’epoca di progettazione del Raketa Marine quindi la pratica era ancora in uso.

QUI interessanti approfondimenti su l’utilizzo di questa frequenza.


Spero che con questo ragionamento si possano considerare dissipati tutti i dubbi che hanno circondato quelle piccole linee blu presenti sul quadrante del Raketa Marine.

A ben vedere però esistono molti “Radio Room Clock” che riportano solo questa fascia. Sono probabilmente di periodo precedente all’introduzione di quello completo con le 4 fasce di ascolto orarie.

Qui sotto ne vediamo un esempio storico.


La recensione di Russian Watches Review su Youtube

Mi permetto qui sotto di evidenziare la videorecensione dell’amico Karl ( QUI IL SUO CANALE YOUTUBE) che spero in qualche modo di aver aiutato a risolvere il mistero. 😉


Articoli recenti

Guida ai Calibri degli Orologi Sovietici

Vostok 2416b Rannft (C)

Gli appassionati di orologeria sovietica trovano nei calibri sovietici un elemento fondamentale per comprendere la varietà e la complessità dei movimenti degli orologi prodotti in URSS. In questo articolo, esploreremo il sistema di indicizzazione dei calibri e le principali caratteristiche di design che li contraddistinguono.

Cos’è il Calibro?

I Calibri Sovietici: Un Approfondimento

Il calibro di un orologio si riferisce alle dimensioni del movimento meccanico al suo interno, espresso in millimetri. Nel caso degli orologi sovietici, le dimensioni del calibro sovietici è indicato dalle prime due o tre cifre di un codice numerico che rappresenta il movimento. Questo sistema insieme alle cifre che lo compongono permette di identificare facilmente le caratteristiche tecniche di un orologio.

Vostok 2414A
Vostok 2414A Rannft (C)

Sistema di Indicizzazione dei Calibri

Gli orologi sovietici utilizzano un codice numerico composto da quattro, cinque o sei cifre. Le prime due o tre cifre rappresentano il calibro del movimento, mentre le restanti cifre indicano specifiche caratteristiche di design.

Codice NumericoPrime 2 o 3 cifre (Calibro del Movimento)Restanti cifre (Specifiche di Design)
ABCDABCD
ABCDEABCDE
ABCDEFABCDEF

Ecco una breve spiegazione per ogni colonna:

  • Codice Numerico: Il codice completo a quattro, cinque o sei lettere.
  • Prime 2 o 3 cifre: Le prime due o tre lettere del codice numerico. –> Calibro del Movimento: La parte del codice che indica il calibro del movimento.
  • Restanti cifre: Le lettere rimanenti del codice. –> Specifiche di Design: La parte del codice che descrive le specifiche di design.

Esempio di Codice

Prendiamo come esempio il codice “2209” del famoso orologio Vostok:

  • 22: Indica un calibro da 22 mm.
  • 09: Indica che l’orologio ha una lancetta centrale dei secondi e un dispositivo antiurto.
soviet watch Vostok
Vostok

Standard Industriali

Secondo lo standard industriale (OH6 – 126 – 62), le fabbriche di orologi sovietiche hanno prodotto calibri di diverse dimensioni, dai 16 ai 40 millimetri per gli orologi da uomo e calibri ridotti come 13, 15, 17 mm per gli orologi da donna.

Caratteristiche dei Calibri

Di seguito, una lista delle principali caratteristiche associate ai codici numerici degli orologi sovietici:

NumeroDescrizione
00senza usato dei secondi
01con dispositivo antiurto senza lancetta dei secondi
02Secondi laterali
03con dispositivo antiurto e lancetta dei secondi
04con calendario e secondi laterali
05con calendario, secondi laterali e ammortizzatore
06con ora digitale
07con un disco al posto di una lancetta dei secondi e un dispositivo antiurto
08Secondi centrali
09con dispositivo antiurto e lancetta centrale dei secondi
10antimagnetico con dispositivo antiurto e lancetta centrale dei secondi
11con quadrante illuminato, dispositivo antiurto e secondi centrali
12con dispositivo di segnalazione, con dispositivo antiurto e lancetta centrale dei secondi
13con calendario e secondi centrali
14con calendario, dispositivo antiurto e lancetta centrale dei secondi
15secondi automatici, antiurto e centrali
16con calendario, ammortizzatore, carica automatica e lancetta centrale dei secondi
17con cronometro a una lancetta, cronometro centrale, lancetta dei secondi laterale dell’ora corrente e lancetta dei minuti
18con estensione del riposo di un secondo, secondi centrali e ammortizzatore
19con calendario, dispositivo antiurto e senza lancetta dei secondi
20carica automatica, antiurto e senza secondi
21carica automatica, calendario, antiurto e secondi
22con disco che sostituisce la lancetta delle ore, dispositivo antiurto e senza lancetta dei secondi
23con lancetta dell’orologio che compie un giro ogni 24 ore, dispositivo antiurto e lancetta dei secondi centrale
24con lancetta dell’orologio che compie un giro ogni 24 ore, un dispositivo antiurto, una lancetta centrale dei secondi e un calendario
25con indicatore orario di zona, calendario, lancetta centrale dei secondi e ammortizzatore
26con limite di tempo, calendario, secondi centrali, ammortizzatore e automatico
27con doppio calendario (data, giorno della settimana), carica automatica, secondi centrali e ammortizzatore
28con doppio calendario (data, giorno della settimana), lancetta centrale dei secondi e dispositivo antiurto
29con doppio calendario (data, giorno della settimana), con dispositivo antiurto e senza lancetta dei secondi
30con doppio calendario (data, giorno della settimana), con dispositivo ammortizzante, carica automatica e senza lancetta dei secondi
31con secondi centrali, asse del bilanciere antiurto, doppio calendario con data del mese istantanea e giorno lento, carica automatica con cuscinetti a sfera e dispositivo di segnalazione
36bilanciamento a contatto elettrico con alimentazione a batteria, lancetta centrale dei secondi, dispositivo antiurto, durata da 6 mesi a due anni
37con regolatore a diapason, da polso, con lancetta dei secondi centrale, alimentato a batteria
38sveglia con regolatore elettronico-meccanico, con grilletto non libero, freccia di segnalazione centrale, su pietre rubino, con campanello elettrico di piccole dimensioni, alimentato a batteria
39sveglia con regolatore elettronico-meccanico, scappamento a perno libero, che si combina in un’unica unità estraibile, su pietre rubino, con freccia di segnalazione centrale, campanello elettrico di piccole dimensioni e alimentazione a batteria
40sveglia con regolatore a diapason e alimentazione DC, tempo di funzionamento di almeno 12 mesi
41sveglia con regolatore a diapason su transistor, con calendario, alimentazione da sorgente DC, tempo di funzionamento di almeno 13 mesi
42sveglia con regolatore a diapason e alimentazione da fonte DC, il tempo di funzionamento è di almeno 12 mesi, il segnale è azionato da un motore a molla
43sveglia con regolatore elettronico-meccanico, scappamento a perno libero, che si abbina in un’unica unità estraibile, su pietre di rubino, con freccia di segnalazione centrale, campanello elettrico di piccole dimensioni, con meccanismo di accensione di una campana elettrica di breve durata non superiore a 40 secondi e alimentato da una batteria
45polsini elettronico-meccanici, con dispositivo antiurto e lancetta dei secondi centrale, alimentati a batteria
71sveglia su pietre di rubino, bilanciere con scappamento, ago di segnalazione centrale, dispositivo di segnalazione acustica, con una molla di colpo e colpo nei tamburi. La frequenza dell’impianto è di un giorno
72su pietre di rubino, pietre di equilibrio con scappamento, lancetta di segnale centrale, dispositivo di segnalazione sonora, con colpo e molla di percussione nei tamburi. La frequenza di avvolgimento è di un giorno, con una melodia musicale preliminare
73Sveglia su quattro pietre di rubino, bilanciere con scappamento a perno libero, ago di segnalazione centrale e dispositivo di segnalazione acustica. Molle senza tamburi. La frequenza dell’impianto è di un giorno
74Cfr. punto 73, con calendario
75V. 73, 74, con un segnale preliminare
76sveglia su pietre di rubino, bilanciere con scappamento, ago di segnalazione centrale, dispositivo di segnalazione acustica, con molla per far scorrere e percuotere i tamburi. La frequenza di avvolgimento è di una settimana, la corsa e il segnale sono avvolti separatamente
77sveglia su pietre di rubino, bilanciere con scappamento, ago di segnalazione centrale, dispositivo di segnalazione acustica, con una molla di colpo e di colpo nei tamburi. La frequenza di avvolgimento è di una settimana, la corsa e il segnale sono avvolti separatamente
78sveglia su pietre rubino, bilanciere con scappamento, ago di segnalazione centrale, dispositivo musicale e segnale luminoso. Molla di traslazione nel tamburo, frequenza di carica – un giorno
79sveglia su pietre rubino, bilanciere con scappamento, ago di segnalazione centrale, segnalatore acustico. Molla di corsa e percussione in un unico tamburo
80sveglia su pietre di rubino, bilanciere con scappamento a perno libero, ago di segnalazione centrale, segnalatore acustico. Molla di corsa e percussione in un unico tamburo
100pendolo a parete con motore kettlebell, scappamento a gancio inverso, senza dispositivi aggiuntivi, frequenza di carica – un giorno
101pendolo a parete con motore kettlebell, grilletto alternativo, con trasmissione di movimenti oscillatori al quadrante, frequenza di carica – un giorno
102pendolo a parete con motore kettlebell, scappamento a gancio inverso, con calendario settimanale, frequenza di carica – un giorno
103pendolo a parete con motore kettlebell, scappamento a gancio inverso, con un intervallo di suoneria di un’ora e mezz’ora, la frequenza di carica è di un giorno
104pendolo a parete con motore kettlebell, scappamento a gancio inverso, con suoneria di un’ora e mezza ora e cucù, la frequenza di carica è di un giorno
105su quattro pietre di rubino, pietre del bilanciere con scappamento a perno libero, senza dispositivi aggiuntivi. Molla senza tamburo, frequenza di carica – un giorno
106su quattro pietre di rubino, bilancieri con scappamento a perno libero, con lancetta dei secondi laterale e freno del bilanciere. Molla senza tamburo, frequenza di carica – un giorno
107su quattro pietre di rubino, pietre di bilanciere con scappamento a perno libero, con un dispositivo di segnalazione secondo un programma dato. Frequenza di avvolgimento – per un dato programma entro un’ora
108su quattro pietre di rubino, pietre di bilanciere con scappamento a perno libero, con un dispositivo di segnalazione secondo un programma dato. Periodicità di avvolgimento – per un dato programma in un giorno
109pendolo con motore a kettlebell, scappamento a gancio rovescio, con cuculo, segnale ogni ora e mezz’ora. La frequenza dell’impianto è di un giorno
121Pendolo, grilletto alternativo, senza dispositivi aggiuntivi. La molla è senza botte, la frequenza di carica è di una settimana
122Su pietre rubino, pietre di equilibrio con scappamento ad ancora attaccato. La molla è senza tamburo, senza dispositivi aggiuntivi. La frequenza dell’impianto è di una settimana
123Su pietre di rubino, bilanciere con scappamento attaccato, con lancetta dei secondi centrale, senza interruzione, molla senza bariletto. La frequenza dell’impianto è di una settimana
124Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con uno scappamento ad ancora attaccato, con un rintocco ogni ora. Molla senza bariletto, intervallo di carica di una settimana
125Vedi 124, con un rintocco, frequenza ogni ora e mezz’ora
126su pietre di rubino, con scappamento annesso, con un triplo calendario (data, giorno della settimana, mese). La molla è senza barile, la frequenza di avvolgimento è di una settimana.
127Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con scappamento ad ancora, senza dispositivi supplementari. Molla nel tamburo, frequenza di carica una settimana
128Su pietre di rubino, pietre del bilanciere con scappamento, lancetta dei secondi centrale, senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica una settimana
129Sulle pietre di rubino, bilanciere con scappamento annesso, senza lancetta dei secondi, con un rintocco ogni ora e mezz’ora. Molla nel tamburo, frequenza di carica una settimana
130pendolo con motore a kettlebell, scappamento a gancio alternativo, con rintocco ogni ora e un quarto d’ora. La frequenza dell’impianto è di una settimana
131pendolo con motore a molla, scappamento a gancio rovescio, con rintocco ogni ora e un quarto d’ora. La frequenza dell’impianto è di una settimana
132Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con scappamento, con lancetta dei secondi centrale, con un calendario di date, giorni della settimana, mese e fase lunare. Molla nel tamburo, frequenza di carica una settimana
133V. 132, senza la seconda mano
134Sulle pietre di rubino, le pietre di equilibrio con uno scappamento ad ancora, senza combattimento, con un calendario. Molla nel tamburo, frequenza di carica una settimana
135pendolo con scappamento, senza dispositivi aggiuntivi. Primavera nel tamburo, frequenza di carica – una settimana
136pendolo con motore a molla, scappamento a gancio rovescio, con rintocco ogni ora e mezz’ora. Molle nei tamburi, frequenza di carica una settimana
137Sulle pietre di rubino, le pietre di equilibrio con scappamento ad ancora, con un rintocco ogni ora e un quarto d’ora. Molle nei tamburi, frequenza di carica una settimana
151pendolo con scappamento a gancio alternativo, con rintocco ogni ora e mezz’ora. Molle nei tamburi, frequenza di avvolgimento – due settimane.
152pendolo con scappamento a gancio alternativo, con rintocco ogni ora e un quarto d’ora. Molle nei tamburi, frequenza di avvolgimento – due settimane.
153è un pendolo con un motore kettlebell, un grilletto alternativo, con un campanello ogni ora e un quarto d’ora, la frequenza di avvolgimento è di due settimane.
154Sulle pietre di rubino, pietre del bilanciere con uno scappamento ad ancora attaccato, senza dispositivi aggiuntivi. Molla senza tamburo, frequenza di carica – due settimane
155Sulle pietre di rubino, pietre del bilanciere con scappamento ad ancora attaccato, senza dispositivi supplementari. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
156Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con scappamento attaccato, con una lancetta dei secondi laterale, senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
157Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con scappamento attaccato, con una lancetta dei secondi laterale, con un calendario dei giorni della settimana, senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
158Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con scappamento annesso, senza lancetta dei secondi, con un rintocco ogni ora e mezz’ora. Colpo e colpi di molle nei tamburi, frequenza di carica – due settimane
159Sulle pietre di rubino, pietre del bilanciere con scappamento attaccato, con lancetta dei secondi centrale, senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
160Sulle pietre di rubino, bilanciere con scappamento annesso, senza lancetta dei secondi, con un rintocco ogni ora e un quarto d’ora. Colpo e colpi di molle nei tamburi, frequenza di carica – due settimane
161Sulle pietre rubino, le pietre del bilanciere con scappamento attaccato, con un disco invece di una lancetta dei secondi. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
162Su pietre di rubino, pietre di equilibrio con scappamento attaccato, con una melodia. Molle nei tamburi, frequenza di carica – due settimane
163Pendolo con scappamento a strappo e a gancio, con melodia. Molle nei tamburi, frequenza di carica – due settimane
164Sulle pietre di rubino, le pietre del bilanciere con uno scappamento attaccato, senza lancetta dei secondi, con un calendario dei giorni della settimana, senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
165Su pietre di rubino, pietre del bilanciere con scappamento annesso, senza lancetta dei secondi, con un triplo calendario (data, giorno della settimana, mese), senza combattimento. Molla nel tamburo, frequenza di carica – due settimane
181scappamento elettromeccanico, bilanciere, lancetta dei secondi centrale, a batteria
182torri del bilanciere con scappamento annesso, lancetta centrale dei secondi e carica di rete. Molla nel tamburo
183su pietre di rubino, bilanciere con scappamento annesso, avvolgimento da un motore elettrico in miniatura, alimentato da una batteria da 4 V, con un calendario. La durata del lavoro è di almeno quattro mesi. Molla nel tamburo
184v. 183, senza calendario
185con regolatore elettronico-meccanico su transistor, con magnete sul bilanciere, bilancia con asse posto verticalmente, su quattro pietre, alimentato da una batteria. Almeno un anno di durata della batteria prima della sostituzione della batteria
186su pietre rubino, elettrico, con regolatore elettronico-meccanico e scappamento a perno libero, combinato in un’unica unità estraibile, alimentata a batteria. La durata del lavoro è di almeno un anno
189su pietre di rubino, con regolatore elettronico-meccanico e scappamento a perno libero, combinati in un’unica unità estraibile, alimentata da una batteria. Con un calendario istantaneo (data e giorno della settimana). La durata del lavoro è di almeno un anno
190su pietre di rubino, con regolatore elettronico-meccanico e scappamento a perno libero, combinati in un’unica unità estraibile, alimentata da una batteria. Con una lotta ogni ora, mezz’ora, un quarto d’ora. La durata del lavoro è di almeno un anno
191su pietre di rubino, con regolatore elettronico-meccanico e scappamento a perno libero, combinati in un’unica unità estraibile, alimentata a batteria. Con una melodia musicale suonata ogni ora. Almeno un anno di autonomia prima di sostituire la batteria
192su pietre di rubino, con regolatore elettronico-meccanico e scappamento a perno libero, combinati in un’unica unità rimovibile, alimentata da una batteria al nichel-cadmio ricaricata da una batteria solare

Punti in comune

Possiamo identificare alcuni elementi ricorrenti presenti nelle descrizioni dei dispositivi. Ecco un’analisi che mette in evidenza questi elementi chiave:

  1. Dispositivo antiurto:
    • Presente nelle voci: 01, 03, 05, 07, 09, 10, 11, 12, 14, 15, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 28, 29, 36, 45.
  2. Calendario:
    • Presente nelle voci: 04, 05, 13, 14, 16, 19, 21, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 41, 74, 75, 132, 133, 134, 165, 183, 189.
  3. Secondi centrali:
    • Presente nelle voci: 08, 09, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 31, 36, 37, 45, 123, 128, 132, 159, 181, 182.
  4. Carica automatica:
    • Presente nelle voci: 16, 20, 21, 26, 27, 30.
  5. Sveglia:
    • Presente nelle voci: 38, 39, 40, 41, 42, 43, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80.
  6. Bilanciere con scappamento:
    • Presente nelle voci: 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 105, 106, 107, 108, 122, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 154, 155, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 164, 165.
  7. Frequenza di carica:
    • La frequenza di carica viene spesso menzionata, variando da un giorno a due settimane.
  8. Alimentazione a batteria:
    • Presente nelle voci: 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 45, 181, 185, 186, 189, 190, 191, 192.
  9. Dispositivi di segnalazione:
    • Presenti in varie voci con segnalazioni acustiche, luminose o meccanismi di allarme (es. 12, 18, 31, 41, 78, 79, 80, 107, 108, 126, 132, 137, 163, 190, 191).
  10. Pietre di rubino:
    • Utilizzate in molti modelli (es. 38, 39, 40, 41, 42, 43, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 105, 106, 107, 108, 122, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 154, 155, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 164, 165, 183, 184, 186, 189, 190, 191, 192).

Questi punti comuni mostrano le caratteristiche ricorrenti tra le descrizioni dei vari dispositivi la tabella sicuramente riporta delle indicazioni incomplete a causa delle descrizioni incomplete.

VoceDispositivo antiurtoCalendarioSecondi centraliCarica automaticaSvegliaBilanciere con scappamentoFrequenza di caricaAlimentazione a batteriaDispositivi di segnalazionePietre di rubino
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Semplice guida ai calibri sovietici e russi

Vostok 2416b Rannft (C)

Una delle caratteristiche principali degli orologi sovietici è che contengono solo ed esclusivamente calibri sovietici, prodotti in URSS. La qualità può variare a seconda delle fabbriche, con momenti di eccellenza e altri più difficili.

I codici sui passaporti degli orologi sovietici

I codici usati per identificare i calibri sovietici sono stati sviluppati e standardizzati negli anni ’60. Questi codici si trovano sui passaporti che accompagnavano ogni orologio prodotto in epoca sovietica. Per una guida completa sul passaporto di un orologio sovietico, puoi consultare questo articolo.

Passaporto sovietico Vostok 2609A
Passaporto sovietico Vostok 2609A

Decifrazione dei codici

Il codice del calibro è composto di quattro cifre e una o due lettere. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, sono stati aggiunti più codici e le due cifre finali in molti casi sono diventate tre. La struttura del codice è la seguente:

  • Le prime due cifre: rappresentano il diametro del calibro in millimetri.
  • Le seconde due/tre cifre: rappresentano le caratteristiche peculiari del calibro.
  • Le lettere: a seguire rappresentano le varianti avvenute nel corso del tempo.

Calibri con le medesime caratteristiche prodotti da ditte diverse hanno lo stesso codice, ma ciò non significa che siano identici. Normalmente, il calibro viene identificato attraverso la ditta produttrice seguita dal codice identificativo del calibro.

Esempio di calibri con stesso codice:

Tutti e tre i calibri hanno un diametro di 24mm e il 16 li identifica come automatici, con secondi centrali, data e shockproof.

Per ulteriori informazioni sui codici, puoi consultare la guida ai calibri degli orologi sovietici.

Principali calibri delle principali marche

Vostok:

Poljot:

  • Poljot 2609h: Un calibro sveglia meccanico molto apprezzato per la sua precisione.
  • Poljot 3133: Un calibro cronografo manuale con 23 rubini, noto per la sua robustezza e precisione, utilizzato in molti orologi da pilota.

Slava:

  • Slava 2414: Un calibro manuale con 21 rubini, conosciuto per la sua affidabilità e semplicità.
  • Slava 2427: Un calibro automatico con 26 rubini, apprezzato per la sua durata e precisione.

Raketa:

  • Raketa 2609.HA: Un calibro manuale con 19 rubini, famoso per la sua semplicità e durata.
  • Raketa 2627.H: Un calibro automatico, noto per la sua robustezza e precisione.

Risorse online

Per identificare i calibri e ottenere ulteriori informazioni, una risorsa utile, dopo la modifica del sito è 17jewels.info.

Queste informazioni e risorse sono fondamentali per iniziare a comprendere la complessità del mondo dell’orologeria russo/sovietica e per verificare l’originalità e la coerenza degli orologi che si possiedono o si intendono acquistare.

Considerazioni finali

La conoscenza dei calibri russo/sovietici permette di capire al volo quando si è in presenza di orologi assemblati o non coevi. Il riconoscimento accurato dei calibri è essenziale per collezionisti e appassionati di orologi sovietici. Tutte le immagini dei calibri provengono dai siti: Ranfft Watches e da 17jewels.info.

Nota: L’argomento è lungo e complesso oltre che avere al suo interno molte sfaccettature. Questa è solo una piccola introduzione per iniziare a comprendere la complessità del mondo dell’orologeria russo/sovietica.

Spero che questa guida ti sia stata utile. Per ulteriori approfondimenti, continua a seguire il nostro blog e visita le risorse consigliate.

Komandirskie truppe missilistiche e artiglieria: tra storia, simboli e identità militare

russian watch Vostok Komandirskie Missile Troops

La scoperta dell’orologio

Trovare un Vostok Komandirskie truppe missilistiche può sembrare un evento ordinario per un collezionista, ma questo modello racchiude molti più significati di quanto appaia a prima vista. Il mio incontro con questo orologio è stato casuale: l’ho acquistato per pochi euro, attratto più dalla sua presenza inusuale che dal suo stato di conservazione. Da subito mi ha incuriosito il quadrante, che sembrava raccontare una storia militare ben precisa e tutt’altro che generica.

Vostok Komandirskie Truppe missilistiche e artiglieria
Vostok Komandirskie Missile Troops

Simboli del quadrante: tra cannoni, missile e corona d’alloro

Analizzando con attenzione il quadrante del Komandirskie truppe missilistiche, si nota subito la presenza di uno stemma complesso a ore sei. È composto da tre elementi principali:

  • Una corona di alloro: simbolo universale di vittoria e gloria militare.
  • Due cannoni incrociati: rappresentano la tradizione dell’artiglieria, sottolineando la forza distruttiva e la potenza di fuoco.
  • Un missile verticale: elemento centrale che rivela la specializzazione moderna delle truppe, ossia la capacità missilistica avanzata della Russia.

Questa combinazione iconografica rende l’orologio non solo uno strumento, ma un vero emblema d’identità militare.


Ricerca del significato e connessione con le forze armate russe

L’enigma del quadrante si è chiarito quando, grazie al supporto di un collezionista olandese e a una lunga ricerca online, ho rintracciato una toppa militare identica allo stemma presente sull’orologio. La scritta “ракетные войска и артиллерия” (raketnye voyska i artilleriya) significa proprio “Forze Missilistiche e Artiglieria”.

Day of Rocket Forces and Artillery – Progress of Primorye (progressprim.ru)

Queste truppe sono una delle componenti più strategiche delle Forze Armate della Federazione Russa, con responsabilità che vanno dalla difesa strategica alla superiorità tattica nei conflitti moderni. Il 19 novembre viene celebrato il “Giorno delle forze missilistiche e dell’artiglieria”, testimonianza della rilevanza di questa specialità all’interno della dottrina militare russa.

Le Truppe Missilistiche e Artiglieria: struttura e compiti

Approfondendo, si scopre che le truppe missilistiche e l’artiglieria russe si suddividono in due grandi categorie:

  • Truppe delle forze terrestri: impegnate nei conflitti convenzionali, con un ruolo chiave nell’offensiva e nella difesa.
  • Truppe costiere: deputate alla difesa delle coste e al supporto delle operazioni navali, spesso dotate di missili antinave e artiglieria pesante.

I compiti affidati a queste unità sono molteplici e complessi, tra cui:

  • Ottenere e mantenere la superiorità di fuoco sul campo di battaglia.
  • Distruggere mezzi di attacco nucleare, uomini, armi e tecnologie nemiche.
  • Disorganizzare i sistemi di comando e controllo, impedendo al nemico di coordinarsi efficacemente.
  • Colpire e distruggere infrastrutture difensive e logistico-militari di grande rilevanza.
  • Isolare retrovie e riserve, rendendo inefficace il contrattacco avversario.
  • Contrastare l’avanzata di carri armati e mezzi corazzati penetrati nel territorio amico.
  • Coprire i fianchi delle proprie truppe e proteggere i punti vulnerabili.
  • Ostacolare le operazioni di forze d’assalto aviotrasportate o marittime nemiche.
  • Eseguire operazioni di minamento remoto e altre azioni di supporto strategico.
  • Facilitare operazioni notturne, accecando e disorientando le forze nemiche con fumo e altri strumenti.
  • Diffondere materiale di propaganda, funzione spesso sottovalutata ma ancora oggi utilizzata.

Questa ampiezza di compiti testimonia l’importanza vitale delle truppe missilistiche e dell’artiglieria nella moderna dottrina militare russa.


Origini e significato celebrativo dell’orologio

Non è sempre facile distinguere tra le innumerevoli varianti di Komandirskie truppe missilistiche presenti sul mercato: spesso questi orologi vengono realizzati per commemorare anniversari, celebrazioni specifiche o come omaggi all’orgoglio di corpo. È probabile che il modello descritto sia stato prodotto in occasione di una ricorrenza ufficiale oppure come tipico prodotto commemorativo destinato a soldati, ufficiali o appassionati di storia militare russa.

Ciò che è certo è che anche un oggetto “popolare” come un Komandirskie può rivelarsi, una volta analizzato a fondo, una finestra sulla storia, la cultura militare e i valori di un’intera nazione.
[FOTO CONCLUSIVA – orologio indossato o dettaglio quadrante]


Conclusioni

Il viaggio alla scoperta del Komandirskie truppe missilistiche dimostra come anche un orologio apparentemente ordinario possa svelare storie di simboli, organizzazione militare e strategie di difesa. L’analisi dei dettagli, dalle icone del quadrante al contesto storico e celebrativo, restituisce tutto il valore di questi piccoli oggetti, capaci di trasmettere identità, memoria e orgoglio militare. Un vero must per chiunque voglia comprendere a fondo l’affascinante mondo degli orologi militari russi.

La Collezione di Orologi Sovietici/Russi: Un Tesoro Apprezzato Anche dai Non Addetti ai Lavori

Ritaglio schermata pagina Lancette Sovietiche Collezionare Sovietaly intervista

Non è frequente, ma ogni tanto anche una collezione di orologi sovietici o russi riesce a conquistare l’attenzione di chi, pur non essendo esperto del settore, rimane affascinato da una passione autentica e originale.

È il caso della mia collezione personale, che ha trovato spazio sulle pagine della prestigiosa rivista Collezionare, un punto di riferimento per gli appassionati di oggetti vintage, memorabilia e collezionismo d’epoca. L’intervista, disponibile sia in versione cartacea che digitale, è stata pubblicata nel 2018 e rappresenta un momento importante del mio percorso di collezionista.

📖 Leggi l’articolo completo su Collezionare:
L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini – Collezionare


La Rivista Collezionare: Un Riferimento per gli Appassionati

Collezionare è una rivista specializzata che offre approfondimenti, notizie e interviste su una vasta gamma di oggetti da collezione. Copre tematiche che spaziano dal modernariato all’antiquariato, fino al collezionismo tematico come quello numismatico, pubblicitario o, appunto, orologiero.

Nel mio caso, il primo contatto con la redazione è nato grazie alla promozione di una collezione di pubblicità storiche della Pirelli, appartenuta a mio padre. Visto il buon rapporto instaurato con la giornalista, ho deciso di proporle anche la mia collezione di orologi sovietici e russi, ottenendo un entusiasta riscontro e una nuova intervista.


L’Intervista: L’Orologeria Russa Raccontata da un Collezionista

Di seguito il testo integrale pubblicato dalla rivista “Collezionare” il 14 aprile 2018:

Il 14 aprile 2018 è stata pubblicata la versione online dell’intervista, che è possibile leggere a qui: L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini – Collezionare

Lancette Sovietiche

L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese che dal 1992 ha raccolto oltre 400 esemplari. “La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare”.

Le Storie dietro gli Orologi Sovietici

Molte sono le storie che ruotano intorno all’orologeria sovietica. Tra tutte, quelle che riguardano Jurij Gagarin, il primo uomo a conquistare lo spazio, sono le più controverse. Infatti, quale fosse l’orologio indossato dal cosmonauta russo durante quella celebre missione del 1961, nessuno lo può dire con precisione. C’è chi sostiene che indossasse un orologio della Poljot – in cirillico Полет – modello Sturmanskie, prodotto dalla Prima Fabbrica di Orologi di Mosca e passato alla storia come il corrispettivo russo dello Speedmaster portato in missione lunare prima da Armstrong, poi da Buzz Aldrin. Altri invece, sostengono che fosse il Tipe One fabbricato dalla Sturmanskie – Штурманские –, citando come prova schiacciante la fotografia in cui l’astronauta indossa sopra la tuta rossa proprio questo modello. “Ma chi può dirlo con certezza? Magari si tratta di uno scatto rubato durante una semplice esercitazione?”. Con questo interrogativo il collezionista Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese, ci sottolinea quanto a volte siano misteriose le storie di questi famosi segnatempo.

L’Influenza della Storia sull’Orologeria Sovietica

La fine dell’Unione Sovietica nei primi anni Novanta ha segnato l’inizio di una nuova era per l’orologeria russa in Italia. Andrea, come molti altri appassionati, ha iniziato la sua collezione nel 1992, l’anno successivo alla dissoluzione dell’URSS. “Il 1992 è per me l’anno zero, quello in cui inizio ad avvicinarmi a questi bellissimi orologi. In quell’anno, il primo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tutte le merci particolari provenienti dall’ex URSS diventano molto ricercate e anche gli orologi russi cominciano ad entrare nelle nostre gioiellerie. Nel corso degli anni ho incrementato la mia raccolta, raggiungendo circa quattrocento esemplari.”

Le Prime Scoperte

Il primo acquisto di Andrea è stato un orologio da polso Vostok – in cirillico Восток – chiamato Komandirskie. “L’aspetto militare e il razzo disegnato sul quadrante mi hanno attratto e solo in un secondo momento ho scoperto che quell’orologio era un modello della Vostok chiamato Komandirskie e che il razzo vettore disegnato era il celebre Vostok 1 con il quale Gagarin nel 1961 ha orbitato intorno alla terra.”

Categorie di Collezione

Gli orologi russi sono suddivisi in diverse categorie di raccolta. Andrea si concentra principalmente sulle avventure spaziali russe e sugli orologi sovietici creati per il mercato italiano. Esistono anche altri filoni come quello delle esplorazioni polari sovietiche e quello dedicato alle ferrovie russe, in particolare la linea BAM.

La Storia dell’Orologeria Russa

L’orologeria russa ha una storia complessa che si interseca con la storia sociale, politica e militare del Paese. Durante il periodo degli Zar, gli orologi erano prodotti principalmente da botteghe artigianali. Con l’avvento dell’Unione Sovietica, la produzione di orologi è diventata una necessità per fornire sia i civili che i militari. I primi esemplari erano da tasca, ma gradualmente si è passati alla fabbricazione di orologi da polso.

Le Fabbriche di Orologi

Le numerose aziende sorte in Unione Sovietica avevano nomi ispirati alla guerra o alle avventure nello spazio. “La Prima Fabbrica Moscovita di Orologi, diventata in un secondo momento la Poljot – Полет – che tra le tante cose vuol dire volo, la Raketa – Pакета – significa razzo, la Pobeda – Победа – vuol dire vittoria, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale.”

Esportazione e Marketing

Negli anni Sessanta e Settanta, gli orologi sovietici erano esportati a prezzi bassi per favorire l’export. Questo era una strategia imposta dallo Stato. In Italia, l’orologeria russa è stata spesso sottovalutata a causa della vicinanza con la Svizzera. Tuttavia, i russi avevano capito l’importanza del marketing e crearono orologi con loghi adatti all’export o modelli ad hoc per determinati mercati.

Modelli Rari

Tra i modelli più rari della collezione di Andrea vi è un Raketa Big Zero con il quadrante in Nefrite, una pietra dura di colore verde simile alla Giada. Trovare i modelli più rari non è facile, soprattutto online dove spesso si trovano pezzi falsi o assemblati.

Consigli per i Collezionisti

Per evitare di acquistare falsi, Andrea consiglia di consultare collezionisti più esperti e affidabili. “Oggi esistono numerosi forum e gruppi in cui è possibile scambiare pareri e consigli.”

Conclusione: Un Patrimonio da Valorizzare

Questa collezione di orologi sovietici e russi rappresenta un viaggio nella storia, nella tecnica e nella cultura dell’ex URSS. Il riconoscimento ricevuto da una rivista come Collezionare è un segno che anche le passioni di nicchia possono trovare visibilità, se curate con autenticità, rigore e amore per i dettagli.