Andrea Manini's Soviet and Russian watch collection
Russian Watches
In questa categoria vengono inseriti tutti gli orologi presumibilmente prodotti a partire dal 1993 e che riportano sul quadrante la scritta “made in russia” o “сделано в россии”.
Uno degli aspetti più affascinanti del collezionare orologi è scoprire cosa commemorino o rappresentino. Questa passione mi ha portato a novembre del 2020 a scoprire un orologiosovietico Zim con un quadrante color champagne e un monumento rappresentato che, all’epoca, mi era sconosciuto.
L’Orologio Zim
Questo Zim sovietico è ben conservato, con il quadrante color champagne che è ricco di dettagli ma esteticamente molto piacevole. Gli elementi principali sono ben distinti e sul quadrante è rappresentato il Monumento alla Gloria di Kuibyshev, oggi conosciuta come Samara. Il quadrante riporta anche la scritta “Kuybyshev”, il nome che la città di Samara ebbe dal 1935 al 1991 in onore del leader bolscevico Valerian Kuybyshev.
Zim 400 years Kuibyshev monument of Glory
Dettagli dell’Orologio
Le lancette, inclusa quella dei secondi piccoli, sembrano essere originali. Il quadrante è in ottime condizioni, anche se l’orologio sembra essere stato usato. Il vetro in plexiglass potrebbe essere stato sostituito. Sul quadrante, tra le ore tre e le ore nove, sono visibili le onde del fiume Volga, un dettaglio che aggiunge un tocco di eleganza e contestualizzazione geografica all’orologio.
La Parte Posteriore dell’Orologio
La cassa presenta segni di usura che hanno tolto la cromatura, rivelando l’ottone sottostante. Il fondello in acciaio inox è fissato con un anello a vite, anch’esso in acciaio. Sul fondello è presente un numero seriale: 524715. Anche se i numeri seriali degli orologi sovietici non hanno significato particolare, essi sono utili per l’identificazione tramite i passaporti degli orologi.
Il Movimento dell’Orologio
Il cuore dell’orologio è un calibro Pobeda 2602 senza antishock, semplice ma efficace.
Situato nella città di Samara, il Monumento alla Gloria è dedicato ai lavoratori dell’industria aeronautica che contribuirono significativamente durante la Grande Guerra Patriottica. Realizzato tra il 1968 e il 1971, il monumento è opera dello scultore Pavel Bondarenko, dell’artista Oleg Kiryuhin e dell’architetto A. Samsonov. La struttura, alta oltre trenta metri, è realizzata in una lega di acciaio inossidabile. L’inaugurazione avvenne il 5 novembre 1971.
Una selezione di immagini storiche permette di apprezzare il monumento in vari periodi, a partire probabilmente dalla sua costruzione nel 1971.
Samara Monumento alla Gloria 1971
Il Monumento alla Gloria Oggi
Il monumento è situato nella Piazza Slavy, con il fiume Volga sullo sfondo. Questo particolare viene rappresentato anche sul quadrante dell’orologio. Il monumento, realizzato in una lega aeronautica, presenta linee verticali sulla base e acciaio lucido che simboleggiano raggi di luce diretti verso il cielo. La statua sulla sommità, alta 13 metri, rappresenta una figura con ali spiegate.
Samara monumento alla gloria dettaglio
Video del Monumento
In rete sono disponibili vari video che mostrano la maestosità del Monumento alla Gloria e della piazza adiacente. Ecco uno dei migliori del 2019:
La Città di Samara
Il quadrante dell’orologio riporta la data di fondazione della città di Samara, il 1586. È interessante notare che una delle prime rappresentazioni della città è su una cartina italiana del XIV secolo, quando Samara era considerata un covo di pirati.
Le due date sul quadrante fanno riferimento ai 400 anni della città (1586-1986).
Questo orologio rappresenta perfettamente il motivo per cui amo collezionare orologi russi e sovietici: ogni pezzo è un viaggio nel tempo e nello spazio, permettendo di visitare momenti storici e luoghi affascinanti semplicemente guardando il quadrante.
Un orologio che rientra a pieno diritto nella sub-collezione di orologi dedicati allo spazio. Tema principale sono infatti le Forze Spaziali Militari Russe.
Arrivato questa mattina tramite Deutsche Post è frutto di una asta poco combattuta su eBay.de. La descrizione era abbastanza povera e questo ha permesso di non finire nelle normali ricerche dei collezionisti.[/vc_column_text][vc_separator][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
Il quadrante è sicuramente la parte più interessante dell’orologio. Il quadrante è abbastanza complesso e pieno. Possiamo distinguere due parti concentriche ben distinte di forma rotonda.
Vostok Generalskie Russian Space Forces
LA PARTE ESTERNA
Di colore marrone chiaro con indici bianchi a numeri arabi, privi del numero 3, per via della finestrella della data, dei numeri 6, 9 e del numero 12. Questi indici sono sostituiti da una stella a quattro punte di colore bianco con una parte interna di colore marrone. L’altezza della stella è la medesima dei numeri.
Sono presenti gli indici piccoli dei minuti e le ore hanno un punto luminoso in luminova di colore giallo/verde. Ad ore 12 sono presenti due punti luminosi.
Non è presente nessuna scritta il che fa pensare ad un orologio di epoca transizionale.
LA PARTE INTERNA
Di colore azzurro carta da zucchero ha al suo interno molte informazioni.
Nella parte alta è presente la scritta in cirillico: Военно Космические Силы che significa: Forze Spaziali Militari
Nella parte più interna le abbreviazioni: МО РФ che significa: del Ministero della difesa della Federazione Russa
Immediatamente sotto è presente uno degli stemmi alati delle Forze Aerospaziali Militari.
Nella parte inferiore è presente il simbolo della Vostok e la scritta Komandirskie, anche se vedremo che la cassa è chiaramente Generalskie.
E’ probabile che il quadrante sia virato nel corso del tempo in quanto la parte centrale dello stemma dovrebbe essere di colore azzurro. E? quindi probabile che la parte esterna fosse di un colore più vicino all’azzurro che al marrone.
Non sono presenti ulteriori particolari sul quadrante.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
LANCETTE
Le lancette delle ore e dei minuti sono di colore dorato e con la classica forma degli orologi Komandirskie. La pasta luminosa è, coerentemente con il quadrante di colore giallo/verde.
La lancetta dei secondi è di colore rosso senza pallino.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
CASSA e CORONA
La cassa è di tipo 097XXX quindi Generalskie rifinita al TiN.
La corona è a vite rifinita anch’essa al TiN con la parte esterna bombata.
Non presenta particolarità di rilievo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
GHIERA
La Ghiera, di colore dorato come la cassa, rifinita quindi al TiN, è una ghiera standard con 5 pallini rossi di cui uno più grosso e i rimanenti 7 di colore nero. Bidirezionale senza scatti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
FONDELLO
Il fondello di questo specifico orologio è stato sostituito con uno in vetro minerale trasparente. Non è quindi possibile sapere quale fosse il fondello originale dell’orologio. Probabile che si trattasse di un fondello standard.
Il calibro è un Vostok 2416Б meccanico automatico con la possibilità di carica manuale.
Sul bilancere il simbolo della Vostok.
Rubini: 31 jewels
Alternanze: 19800 A/h
riserva di carica: 40h[/vc_column_text][vc_separator][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
NOTE STORICHE SULLE FORZE MILITARI SPAZIALI RUSSE
Le Forze Militari Spaziali Russe (in russo: Космические войска: воздушно-космические силы; translitterato: Vozdušno-Kosmičeskie Sily Rossii) erano una branca delle forze armate della Federazione Russa incaricate delle operazioni militari che riguardano lo spazio. Il comando militare ha base a Mosca.
Le Forze Militari Spaziali sono state fondate il 10 agosto 1982, come una branca separata delle forze armate sovietiche. Il corpo entrò ufficialmente nelle forze militari della neonata Federazione Russa il 7 maggio 1992. Successivamente, nel 1997 le VKS furono incorporate nelle Forze Missilistiche Strategiche.
Nel giugno del 2001 vennero ufficialmente ricostituite come sezione indipendente delle forze armate russe.
Il 1º agosto 2015 sono state assorbite, assieme all’Aeronautica, nelle Forze Aerospaziali Militari.[/vc_column_text][vc_separator][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
CURIOSITA’ SULLE FORZE SPAZIALI MILITARI RUSSE
Lo stemma delle Forze Militari spaziali, presente sul quadrante dell’orologio e comune a molti orologi di produzione sovietica, russa e moderna, è abbastanza particolare e non è semplicissimo trovare un riscontro credibile con delle semplici ricerche sui consueti motori di ricerca. Dopo qualche approfondimento però ho trovato un forum in russo di antiquariato in cui se ne parlava in maniera credibile: https://forum.ww2.ru/index.php?showtopic=46257
In un post del 2007 un utente riportava quanto segue:
Приложение к Приказу Министра обороны СССР 1989 г. №160
ОПИСАНИЕ нагрудного знака для классных специалистов из числа лиц офицерского состава, прапорщиков и мичманов, проходящих службу в соединениях, частях и учреждениях Управления начальника космических средств Министрерства обороны СССР.
Нагрудный знак представляет собой развернутые крылья золотистого цвета. В центре знака на фоне вселенной темно-синего цвета – изображение земного шара светло-голубого цвета. Земной шар опоясан золотистой орбитой спутника. Контур вселенной обрамлен лавровыми ветвями, на крайнюю часть которых наложена пятиконечная звезда, покрытая красной эмалью, на нижнюю часть – ромб, в центре которого соответственно классу расположены цифры – 1, 2, 3 или буква “М”, покрытые белой эмалью.
Qui tradotto con un traduttore automatico:
Appendice all’Ordine del Ministro
della Difesa dell’URSS 1989 N. 160 DESCRIZIONE della corazza per specialisti di classe tra gli ufficiali, warrant ufficiali e guardiamarino in servizio nei composti, parti e istituzioni dell’Ufficio del Capo del Personale Spaziale del Ministero della Difesa dell’URSS.
La corazza è un’ala estesa color oro. Al centro del segno sullo sfondo dell’universo del blu scuro – l’immagine del globo azzurro. Il globo è cinturato dall’orbita dorata del satellite. Il contorno dell’universo è incorniciato da rami di alloro, sulla cui parte estrema è sovrapposta una stella a cinque punte, ricoperta di smalto rosso, nella parte inferiore – un diamante, al centro del quale rispettivamente la classe sono numeri – 1, 2, 3 o la lettera “M” ricoperta di smalto bianco.
L’orologio si inserisce nelle sub-collezioni di orologi sia a tema spaziale che a tema militare.[/vc_column_text][vc_zigzag][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_wp_posts number=”5″][vc_separator][/vc_column][/vc_row]
Una rivista recuperata ad un mercatino qualche mese fa.
Si tratta della rivista “qui TOURING” n° 113 di novembre 2007.
All’interno della rivista è presente un articolo da Jacopo Pasotti ( che ha quindi tutti i diritti su quanto scritto). Il diario di viaggio presente sulla rivista dal titolo “Polo d’attrazione” ha una forte correlazione con gli orologirussi e sovietici.
La Raketa e la Vostok hanno più volte realizzato orologi commemorativi correlati ai rompighiaccio atomici della Atomflot tra cui spicca lo Yamal.
L’articolo è sostanzialmente un diario di viaggio in cui l’autore descrive l’esperienza relativa al viaggio sul rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal.
Ad oggi è ancora possibile effettuare un viaggio turistico sul rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal ma la cifra ad oggi si aggira intorno ai 25.000€.[/vc_column_text][vc_separator][vc_column_text]Qui di seguito alcuni esempi di orologi russi e sovietici commemorativi del rompighiaccio a propulsione nucleare Yamal ( o Jamal). Esattamente quello di cui si parla nel diario di viaggio di Pasotti.[/vc_column_text][vc_separator][vc_gallery interval=”3″ images=”18482,18428,18345″ img_size=”large”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Qui di seguito la trascrizione dell’articolo e le scannerizzazioni delle pagine della rivista (tutti i diritti intellettuali appartengono chiaramente all’autore, l’articolo viene qui riportato per soli fini informativi):[/vc_column_text][vc_column_text]
ARTICO
Polo d’attrazione
TESTO E FOTO DI JACOPO PASOTTI
Esclusivo: nell’Anno internazionale dei poli, un inviato di Qui Touring raggiunge l’estremo Nord a bordo dell’unico rompighiaccio autorizzato al trasporto dei turisti. Ecco il suo diario di viaggio
Lascio Murmansk e i suoi palazzi grigi per imbarcarmi sullo Yamal, la mia casa per le prossime due settimane. Non c’è rompighiaccio più potente, al mondo. Ma anche il comfort non è da meno
21 luglio
Chi avrebbe detto che il sogno di raggiungere il polo, che per secoli ha sedotto scienziati ed esploratori, sarebbe diventato accessibile a tutti? Incredibile: andrò al polo Nord. E ci andrò con un rompighiaccio nucleare russo.
Sono a Murmansk, il più grande scalo marittimo dell’Artico: qui convergono il gas, il carbone e il petrolio siberiani, che vengono stivatí su possenti navi cisterna e spediti in tutto il mondo. I palazzi della città sono aggrediti dal tempo e mostrano i segni di una costruzione frettolosa, dettata dalla necessità; la città è stata rasa al suolo dall’aviazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. In seguito il regime sovietico l’ha ricostruita. “E ha chiamato forza lavoro promettendo uno stipendio doppio”, spiega Katrina, la nostra guida locale. La proposta salariale è più che meritata, vista la durezza dell’ambiente. In inverno il sole non si vede per quasi due mesi.
Quando arriviamo al porto siamo sottoposti a un minuzioso controllo dei passaporti. Il molo a cui sono attraccate tre delle cinque navi nucleari della Compagnia navale di Murmansk è zona militare. È proibito fotografare. Il nostro rompighiaccio, lo Yamal (o Jamal, con una traslitterazione più corretta), è lì, ci attende con le fauci spalancate pitturate sulla chiglia nera e i ponti colorati di rosso. Alla luce di un tramonto che non avviene mai, visto che qui il sole non scenderà sotto l’orizzonte per ancora due settimane, la nave ha un aspetto accogliente. Salgo a bordo. “Quella in fondo al molo è l’Arktika, il primo rompighiaccio ad aver raggiunto il polo” indica Harald, un compagno di viaggio che ha già partecipato a spedizioni di questo tipo. “Sono passati trent’anni dalla sua impresa”.
22 luglio
Superare il circolo Polare artico significa entrare nel mondo del giorno perpetuo. Dormire è una decisione che devo impormi razionalmente: l’istinto mi farebbe attendere il crepuscolo e poi l’oscurità della notte. Così, dopo una cena a base di pesce preparata dai cuochi austriaci, salgo sul ponte di comando. Vorrei dare un ultimo sguardo serale a questo mare, per secoli territorio di pesca di balenieri britannici e olandesi, ma mi scopro ancora sveglio alle tre di notte, il sole alto sull’orizzonte. Gli ufficiali russi controllano la rotta sulla carta nautica distesa su un piano. Il cirillico non facilita la comprensione, ma la forma della penisola di Kola, delle isole Svalbard, dell’arcipelago di Francesco Giuseppe e le linee dei meridiani disegnano profili noti. Insieme agli ufficiali faccio scorrere l’indice sulla carta, dalle coste fino alla meta: il polo Nord geografico, il punto che è sotto la Stella Polare e attraverso cui passano gli oltre dodicimila chilometri di asse di rotazione del nostro pianeta.
23 luglio
Abbiamo appena superato gli 80 gradi di latitudine quando Laurie Dexter, il capo della spedizione, annuncia al microfono: “A ore nove stiamo per incrociare un iceberg!”. La montagna di ghiaccio alla deriva è il primo autentico incontro con l’alto Artico da quando abbiamo lasciato la Russia. In pochi istanti i ponti della nave si riempiono. Siamo tutti in ammirazione del megalitico blocco di ghiaccio celeste.
25 luglio
Cinquecento chilometri dal polo. Ormai siamo totalmente circondati dalla banchisa. La nave avanza a dieci, al massimo quindici nodi, meno di trenta chilometri all’ora. É come se si aprisse la strada a spallate. Ogni tanto rimane incastrata in uno spesso strato di ghiaccio, fa marcia indietro, e poi balza con la prua sulla lastra, sfondandola. Si ode un grande tonfo, la superficie va in pezzi, e si procede tra due muri di ghiaccio azzurro sollevati dallo scafo. A poppa della nave la cicatrice della banchisa si richiude. In un paio di giorni, dicono, scompare traccia della ferita.
A mezzogiorno, l’ingegnere capo mi mostra, da una finestrella schermata, i due reattori nucleari della nave. Due chili di uranio sono sufficienti per frantumare per quindici giorni lastre di ghiaccio grandi come un campo di calcio e spesse tre metri. “Lo Yamal è tra le navi più potenti al mondo” spiega. “Le sue eliche sprigionano una potenza di 75mila cavalli”. Verso sera una nuova sorpresa richiama sul ponte tutti i viaggiatori, capitano compreso. Un orso bianco, per nulla intimorito dal gigante rosso e nero che si avvicina fragorosamente, continua la sua caccia quotidiana. Il capitano ferma la nave. L’orso ci osserva curioso. Anche per lui, si capisce, questo incontro é una sorpresa. Poi si gira, attraversa a nuoto un’apertura nel ghiaccio, e se ne va. Intorno a noi c’è una monotona distesa di ghiaccio, acqua e cielo, dominati dalle sfumature di grigio e dalle delicate tinte di ciano marino.
27 luglio
Mi accorgo di passare ore, e poi giorni, a prua della nave, osservando la distesa irregolare di pozze e laghetti che si aprono sulla banchisa. Quando infine raggiungiamo il polo è come se stessi celebrando un punto qualunque di questo mondo ghiacciato. Non c’è nulla di diverso rispetto alle centinaia di chilometri che abbiamo percorso. Ma il Gps mostra un eloquente 90°00’00” N. Questo è il punto preciso attorno al quale ruota il mappamondo di casa. È il tetto dell’emisfero boreale. Non conta in quale direzione mi volti, il mio sguardo volge sempre a meridione. In fondo, penso, è giusto che il polo Nord abbia un aspetto così dimesso. E un gesto di umiltà planetario.
È solo un punto qualsiasi in una distesa di ghiaccio, il polo Nord. Ma che bello sotto la stella Polare. Girarsi e guardare sempre a sud. E poi, fare il giro del mondo in quattro balzi
Quale futuro per L’Artico?
Chiedere a uno scienziato quale futuro si prospetta per l’Artico significa metterlo in imbarazzo. Non ci sono risposte certe. Anzi gli ultimi due anni di ricerche mostrano che agli scenari ipotizzati, già poco rassicuranti, erano frutto di un ingiustificato ottimismo. I primi rapporti dell Intergovernmental Panel on Climate Change prospettavano un Artico privo di banchisa nel periodo estivo intorno a 2070. Verso il 1996 la cifra è stata corretta al 2050. E l’anno scorso gli scienziati della Agenzia Spaziale europea hanno detto che forse si potrà navigare fino al polo già nel 2035. Le immagini satellitari mostrano che l’estensione del ghiaccio artico si è ridotta di più del 7% in dieci anni. Fatto che attira sempre più le compagnie petrolifere, cui interessano le riserve di idrocarburi: il 25% dei giacimenti mondiali di gas e petrolio si trovrebbe infatti sotto la coltre di ghiaccio. I Paesi circumpolari iniziano ad accampare le loro pretese. Ma la riduzione della banchisa comporta anche il collasso dall’habitat di molti pesci e invertebrati, di cui si cibano uccelli e foche, che sono a loro volta prede di orsi bianchi. Ciò cui assisteremo sarà un aggiustamento della catena alimentare e della distribuzione delle specie.
Incrociamo le isole Francesco giuseppe, ultimo arcipelago a essere stato esplorato. Brevi sprazzi di sole tingono dei colori del crepuscolo la terra e i ghiacciai, persi tra i banchi di nebbia
28 luglio
Con il procedere del viaggio approfondisco la conoscenza con Laurie Dexter. II polo non solo e l’habitat naturale dell’orso bianco, ma anche di questo gentleman canadese. Scozzese di origine, è un personaggio incredibile: ha vissuto una quindicina d’anni in una comunità inuit, imparandone la lingua e il modo di vita; è capace di inseguire e cacciare le foche, nutrendosi del corpo ancora caldo della preda; membro onorario della Royal Geographic Society, tra le sue imprese c’è anche l’attraversamento con gli sci del polo Nord. Novantun giorni nel gelo artico, dalla Siberia, fino al Canada.
29 luglio
Dopo una settimana di navigazione, lo Yamal fa nuovamente rotta verso la terraferma. Ancora due giorni nel ghiaccio e poi incrociamo le isole di Francesco Giuseppe, l’ultimo arcipelago del pianeta a essere stato esplorato. Intorno a questi frammenti di terra persi nel mar Glaciale artico si sono arenate decine di spedizioni, tra il Settecento e i primi del Novecento, incapaci di penetrare nel mondo congelato che sigillava le coste siberiane. II rompighiaccio naviga silenziosamente tra le isole piatte e allungate all’orizzonte. Alcuni sprazzi di sole tingono dei colori del crepuscolo la terra e i ghiacciai, persi tra i banchi di nebbia. “Le isole sono praticamente disabitate”, spiega Laurie. L’arcipelago è coperto da gigantesche calotte glaciali, alcune delle quali raggiungono la costa e liberano iceberg trascinati alla deriva dalle correnti. Le 190 isole sono il rifugio estivo di una quindicina di specie di uccelli che nidificano tra gli anfratti di scogliere basaltiche grigio-nere. “Troveresti più specie di uccelli nel tuo giardino di casa!” dice Laurie ridendo, “la differenza è che queste sono colonie di milioni di individui!”. Sceso a terra a Cape Flora, risalgo il pendio muschioso alla base di una parete verticale da cui arriva lo stridio di una infinità di gazze marine minori, uccelli bianchi e neri di piccole dimensioni, parenti dei più noti pulcinella di mare. Alla fine sono respinto da un gabbiano glauco, che compie su di me picchiate aggressive per difendere il suo nido. Mi siedo. Ascolto l’attivissima colonia di uccelli: è un chiacchiericcio vivace, ricorda il vociare dei bambini nel cortile di un asilo.
2 agosto
Dopo due settimane di navigazione nell’oceano polare il rompighiaccio attracca nuovamente nel porto di Murmansk. E difficile credere di essere stato al polo Nord, dopo anni di sogni e fantasie. Prima di partire era un “altro mondo” remoto e ostile. Ora, grazie allo Yamal, è diventato quasi familiare.
Da sapere
Documenti: passaporto con validità di sei mesi; visto russo.
Clima: anche se il sole non tramonta mai in giugno e luglio al polo Nord fa freddo. Ma non freddissimo: la temperatura si aggira sui -2 gradi centigradi. Se c’è vento, può arrivare a -15.
Arrivare
Non esistono voli diretti pe Murmansk dall’Italia; è necissario passare per Helsinki o San Pietroburgo. Al polo Nord si giunge unicamente con il rompighiaccio russo Yamal
Altre info
La spedizione sullo Yamal è organizzata da Quark Expeditions, società americana specializzata in Artico e Antartide tel. 001.203.6560499;
www.quarkexpeditions.com. Tre le date già programmate per il 2008: 23/6-8/7; 6/-21/7; 19/7-4/8. Costo tutto compreso, con partenza e arrivo a Helsinki, a partire da 16mila euro. tra i tour operator italiani che hanno in catalogo il tour, Antartica – tel. 011.6696581; www.antartica.it – e Kuoni Discovery – tel 010.5968350; www.kuoni.it
L’avventura artica a bordo del rompighiaccio Yamal
Partenza da Murmansk
21 luglio: Lascio Murmansk, una città dalle strutture grigie e segnate dal tempo, per imbarcarmi sul rompighiaccio nucleare Yamal. Qui, tra il gas, il carbone e il petrolio siberiani, mi attende una nave imponente con la prua dipinta a forma di fauci spalancate. Nonostante il rigore invernale della città, l’atmosfera è vivace e piena di aspettative.
Inizio del viaggio
22 luglio: Superato il Circolo Polare Artico, entriamo nel regno del giorno perpetuo. Dormire diventa una sfida in questo mondo senza crepuscolo. Dopo una cena deliziosa a base di pesce, esploro il ponte di comando. Gli ufficiali russi tracciano la rotta verso il Polo Nord geografico, un punto misterioso sotto la Stella Polare.
Primo incontro con un iceberg
23 luglio: A latitudine 80 gradi nord, Laurie Dexter, il capo della spedizione, annuncia l’avvistamento di un iceberg. Il primo autentico incontro con l’Alto Artico riempie di meraviglia tutti noi passeggeri.
Attraverso la banchisa
25 luglio: A cinquecento chilometri dal Polo, ci troviamo circondati da un’immensa distesa di ghiaccio. La nave avanza con fatica, sfondando lastre di ghiaccio spesse. I due reattori nucleari dello Yamal, alimentati da pochi chili di uranio, ci permettono di navigare attraverso questa barriera ghiacciata. L’apparizione di un orso bianco suscita sorpresa e ammirazione tra noi, mentre il capitano ferma la nave per osservarlo.
Raggiungiamo il Polo Nord
27 luglio: Finalmente raggiungiamo il Polo Nord, un punto indistinguibile nel vasto ghiaccio. Il GPS conferma il raggiungimento del 90°00’00” N, il tetto del mondo boreale. È un momento di riflessione e umiltà, con solo il ghiaccio e il cielo a farci compagnia.
Esplorazione delle isole Francesco Giuseppe
29 luglio: Lo Yamal inizia il viaggio di ritorno, fermandosi presso le isole Francesco Giuseppe. Questo arcipelago disabitato è avvolto da nebbia e ghiacciai, rifugio estivo per diverse specie di uccelli marini. La colonia di gazze marine minori, con il loro chiacchiericcio incessante, anima questa terra remota e selvaggia.
Ritorno a Murmansk
2 agosto: Dopo due settimane, ritorniamo a Murmansk. Il Polo Nord, un tempo luogo di sogni e fantasie, è diventato una realtà tangibile grazie al viaggio a bordo dello Yamal. È stato un viaggio incredibile, un’esperienza che ha trasformato un mondo remoto in qualcosa di quasi familiare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Come tutti gli anni si svolge a Milano la MDW ( Milano Digital Week), quest’anno in una eccezionale versione completamente online per via delle restrizioni sanitarie dovute al COVID-19.
Prevista inizialmente per il mese di aprile all’interno di un palinsesto organizzato per conto della piattaforma digitale Facebook l’intervento, incentrato sull’importanza delle Community nel mondo di oggi, ha visto realizzarsi in formato completamente digitale la presentazione della Communty “Orologi Russi che passione”
Questo il link dell’intervento all’interno del palinsesto della MDW 2020:
Recentemente ho recuperato una copia storica di “Orologi da Polso” Anno III n. 9 (marzo-aprile 1989, Edizioni Studio Zeta, Monza), una delle poche riviste italiane dedicate all’orologeria durante il periodo di massimo interesse verso i prodotti sovietici e gli orologi da polso 1989. In questo numero si trova un articolo prezioso e ricco di informazioni su orologi russi, i rapporti commerciali tra URSS e Italia e i principali protagonisti della diffusione dei marchi dell’Est nel nostro Paese. Il pezzo, scritto da Arturo Chiti, offre uno spaccato d’epoca e svela dettagli inediti sulle prime importazioni, i rivenditori e i modelli che conquistarono la scena italiana a fine anni Ottanta.
Qui di seguito puoi leggere la trascrizione integrale dell’articolo, intervallata da approfondimenti, note storiche e collegamenti utili per i collezionisti di oggi.
Negli orologi da polso 1989, si possono notare tendenze che hanno segnato un’epoca, evidenziando l’evoluzione del design e delle tecnologie impiegate nel settore. Questi orologi non solo rappresentano un pezzo di storia, ma anche un simbolo di stile e innovazione.
Le radici storiche dell’orologeria russa
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
Note per il collezionista moderno
Orologi da polso 1989 resta una testimonianza insostituibile sul boom degli orologi sovietici in Italia, sui protagonisti e sulle strategie commerciali che hanno portato questi esemplari nelle vetrine delle gioiellerie italiane. L’articolo fornisce anche uno spaccato unico sui gusti dell’epoca, sulle prime importazioni e sui marchi che ancora oggi sono alla base del collezionismo vintage russo: Vostok, Raketa, Poljot, Slava e le collaborazioni italo-sovietiche. Le pagine illustrate della rivista immortalano un periodo di fermento e innovazione che ha segnato in modo indelebile il panorama dell’orologeria da polso in Italia.
Inauguriamo con questo video una nuova serie di incontri informali dedicati ai collezionisti italiani di orologi russi e sovietici. In questa prima intervista abbiamo il piacere di entrare nel mondo di Marco Lucchini, uno dei più appassionati e autorevoli collezionisti della scena nazionale. Scopri il sito dell’attività di Marco
Una Collezione Straordinaria
La raccolta di Marco Lucchini si distingue non solo per la presenza di esemplari rari, ma soprattutto per la straordinaria varietà di corredi originali:
Scatole in legno, cartone, incise o pirografate
Confezioni stampate d’epoca
Custodie in legno per orologi da tasca
Esclusive scatole in legno con placche in rame
Orologi in edizione limitata, come i Krasnikoff e Molnija dipinti a mano da artisti russi
Molti dei pezzi raccolti da Marco dagli anni ’90 sono autenticamente unici e rappresentano vere rarità anche per i più esperti del settore. Personalmente, in oltre 25 anni di collezionismo, ho raramente visto corredi originali particolari come quelli della sua collezione.
L’Intervista a Marco Lucchini
L’intervista è stata realizzata il 15 maggio 2020 via internet, durante le restrizioni per la pandemia.
Il Pobeda Zimcommemorativo per i 45 anni dal lancio dello Sputnik I è un orologio di grande significato storico e tecnico. Questo pezzo unico non solo celebra un’importante pietra miliare nella storia dell’esplorazione spaziale, ma incarna anche l’abilità e l’innovazione dell’orologeria sovietica.
Il Quadrante e i Suoi Simboli
Il quadrante blu dell’orologio presenta una serie di simboli e immagini strettamente legati alla missione Sputnik I. In alto, sotto l’indice delle ore 12, troviamo il simbolo dell’aquila bicipite coronata, un emblema significativo che rappresenta il potere e l’autorità della nazione sovietica. A ore 10, la scritta in cirillico “45 лет” (45 anni) segna l’anniversario della missione (Wikipedia) (VintageDuMarko).
Proseguendo, a ore 2, è rappresentato lo Sputnik I, il primo satellite artificiale lanciato nello spazio. Questo simbolo centrale celebra l’inizio dell’era spaziale e l’ingegnosità sovietica che ha reso possibile questo storico evento.
Pobeda 45 years Baikonur
Approfondimento Storico: Sputnik I
Lo Sputnik I, lanciato il 4 ottobre 1957, è stato il primo satellite artificiale a orbitare intorno alla Terra. Il suo successo ha segnato l’inizio della corsa allo spazio, una competizione tecnologica tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda. Il satellite rimase in orbita per tre settimane prima che le batterie si esaurissero, e poi per altri due mesi prima di rientrare nell’atmosfera terrestre (Wikipedia) (VintageDuMarko) (WatchUSeek Watch Forums).
Il Vettore R-7 Semërka
Sul quadrante, oltre allo Sputnik, troviamo un’immagine stilizzata del vettore R-7 Semërka, il razzo che ha portato lo Sputnik I in orbita. L’R-7 è stato il primo missile balistico intercontinentale (ICBM) e un’importante conquista tecnologica per l’Unione Sovietica. Successivamente, questo razzo fu utilizzato per mettere in orbita anche lo Sputnik 2, che trasportava il primo essere vivente nello spazio, la cagnetta Laika (Wikipedia) (VintageDuMarko).
Il Calibro dell’Orologio
Il Pobeda Zim 2602, il calibro che alimenta questo orologio commemorativo, è noto per la sua semplicità e affidabilità. Questo movimento meccanico, con pitone fisso e rubino dell’asse del bilanciere privo di antishock, riflette la robustezza e la praticità dell’ingegneria sovietica (Wix site) (Soviet Watch Gallery).
Conclusione
Questo orologio Pobeda Zim non è solo un segnatempo, ma un pezzo di storia che celebra un evento fondamentale nell’esplorazione spaziale e nella storia mondiale. La combinazione di simboli e dettagli tecnici sul quadrante offre una narrazione visiva del trionfo tecnologico dell’Unione Sovietica e del loro impatto duraturo sul mondo.
Uno degli orologi più ricercati dagli appassionati di orologi russi e sovietici a tema spaziale è il Vostok Komandirskie Apollo Soyuz (Восток Командирские Союз Аполлон). Questo orologio è un pezzo fondamentale per i collezionisti, ma non è facile da trovare e spesso ha un costo elevato. Dopo anni di ricerca, sono riuscito ad ottenere due versioni: una con cassa cromata e una rifinita al TiN (Nitruro di Titanio).
Vostok Komandirskie Apollo Soyuz
Vostok Komandirskie Apollo Soyuz
Il Mistero dell’Orologio
A prima vista, molti credono che questo orologio commemori la storica missione Apollo-Soyuz del 1975, dove astronauti americani e cosmonauti sovietici hanno condotto una missione congiunta nello spazio. Il quadrante presenta le navicelle spaziali che si agganciano, con i nomi “Soyuz” e “Apollo” in cirillico. Tuttavia, la vera storia dietro questo orologio è diversa.
Il Twist Pubblicitario
Il Vostok Komandirskie Apollo Soyuz è stato prodotto come orologio pubblicitario per le sigarette Apollo-Soyuz, un marchio lanciato per commemorare la missione spaziale. Queste sigarette erano prodotte dalla Java Tobacco Factory a Mosca per il mercato sovietico e dalla Philip Morris per quello americano, con confezioni adattate per ogni regione.
Una delle caratteristiche più distintive di questo orologio è il suo fondello. A differenza dei modelli standard Vostok Komandirskie, presenta incisioni uniche che sottolineano la sua esclusività:
Una stella a cinque punte
La scritta in cirillico “эксклюзивный” (esclusivo)
La scritta in cirillico “выуск” (edizione)
Un numero seriale a sei cifre
Un’altra stella a cinque punte
Questo marchio indica un’edizione speciale, anche se il numero esatto prodotto rimane sconosciuto.
I Dettagli del Quadrante
Il quadrante nero con elementi stampati è la caratteristica principale di questo orologio. Le caratteristiche chiave includono:
Indici dei minuti e delle ore in bianco
Indici circolari delle ore in bianco, eccetto quelli rossi a ore 12, 6 e 9
Una finestra per la data a ore 3
Le navicelle Soyuz e Apollo in azzurro e bianco, con linee curve che indicano i loro percorsi di aggancio
Le Lancette e il Movimento
Le lancette sono tipiche dei modelli Vostok Komandirskie: in acciaio con vernice luminescente per le ore e i minuti, mentre la lancetta dei secondi è rossa. All’interno, ospita il movimento meccanico Vostok 2414, noto per la sua affidabilità.
La Missione Apollo-Soyuz
Il Programma Test Apollo-Soyuz (ASTP) ha segnato la prima missione spaziale internazionale con equipaggio umano, aprendo la strada alla futura cooperazione nello spazio. Lanciata nel luglio 1975, la missione ha dimostrato la possibilità di operazioni congiunte tra USA e URSS, nonostante le tensioni della Guerra Fredda. Per ulteriori dettagli sulla missione, visita la pagina ufficiale della NASA.
Le Sigarette Apollo-Soyuz
Le sigarette Apollo-Soyuz erano un brand commemorativo dell’evento spaziale del 1975. Queste sigarette erano vendute sia negli USA che in URSS, con il marchio che variava tra “Apollo Soyuz” per il mercato americano e “Союз Аполлон” per quello sovietico. Questo brand simboleggiava la collaborazione internazionale nello spazio e rappresentava un elemento unico della cultura popolare di quel periodo.
Conclusione
Il Vostok Komandirskie Apollo Soyuz è più di un semplice orologio; è un pezzo di storia che unisce l’esplorazione spaziale e una campagna pubblicitaria unica. I collezionisti lo apprezzano per la sua storia e il mistero che lo circonda.
Negli anni ’90, durante il periodo di transizione politica ed economica dall’Unione Sovietica alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), la rinomata azienda orologiera Poljot ha prodotto una serie di orologi commemorativi. Tra questi, l’orologio Poljot Khrunichev Space Center spicca come un tributo all’importanza del centro spaziale Khrunichev nella storia aerospaziale russa. Questo articolo esplorerà in dettaglio le caratteristiche di questo orologio, il calibro che lo alimenta e il ruolo cruciale del Khrunichev Space Center.
Poljot Space Center Khrunichev
Caratteristiche dell’Orologio
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center è un esempio perfetto di design e funzione, combinando estetica e storia in un unico pezzo.
Quadrante: Il quadrante è dominato da una rappresentazione stilizzata dell’emisfero boreale, completa di paralleli e meridiani, e da una rappresentazione artistica dello spazio interstellare con stelle. Al centro del quadrante, la stazione orbitante MIR, attiva al momento della produzione dell’orologio, si distingue chiaramente. La scritta “SPACE CENTER KHRUNISHEV” in inglese sottolinea l’importanza internazionale del centro. Gli indici metallici a rilievo e le lancette dorate aggiungono un tocco di eleganza.
Cassa: La cassa tonda è realizzata in acciaio con una doppia finitura satinata e dorata, conferendo all’orologio un aspetto raffinato. Il quadrante bicolore, bianco e azzurro, crea un contrasto visivo accattivante.
Retro: Il retro dell’orologio è semplice, con un numero seriale (118218) inciso. Sono visibili segni di apertura, probabilmente dovuti a tentativi di sostituzione della batteria da parte di mani inesperte.
Il Calibro
L’orologio è alimentato dal calibro al quarzo Poljot, noto per la sua semplicità e affidabilità. Questo movimento utilizza una batteria a bottone AG1 e non contiene rubini, una scelta che riflette un’attenzione ai costi senza compromettere la funzionalità. Il movimento è fissato all’interno della cassa da un componente in plastica bianca, una soluzione comune per gli orologi di questo periodo.
Poljot Khrunichev Space Center
Poljot Khrunichev Space Center
Khrunichev Space Center: Un Faro della Tecnologia Spaziale Russa
Il Khrunichev Space Center, fondato nel 1916 vicino a Mosca, è una delle istituzioni più influenti nella storia dell’esplorazione spaziale russa. Originariamente impegnata nella produzione di automobili “Russo-Baltique”, l’azienda si è rapidamente evoluta, contribuendo significativamente alla produzione di aerei militari come l’Ilyushin Il-4 e il Tupolev Tu-2 durante la Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni ’60, il centro ha ampliato la sua portata per includere la produzione di missili e moduli spaziali, diventando un attore chiave nell’era spaziale sovietica. Tra le sue realizzazioni più note, si annoverano i moduli per le stazioni spaziali MIR, SALYUT e l’attuale ISS, nonché i vettori Proton, ancora oggi utilizzati per missioni spaziali.
Approfondimenti sulla Storia e le Produzioni del Khrunichev Space Center
Per saperne di più sulla storia e le innovazioni del Khrunichev Space Center, visita i seguenti link:
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center è una gemma per i collezionisti di orologi a tema spaziale. Acquistato per circa 20€, rappresenta non solo un pezzo di precisione meccanica, ma anche un tributo alla storia spaziale russa. Nonostante alcuni segni d’uso sul fondello, l’orologio è in buone condizioni e offre un’ottima combinazione di storia e funzionalità.
Datazione dell’Orologio
La presenza della stazione MIR sul quadrante facilita la datazione dell’orologio tra il 1992 e il 1998. La stazione MIR, operativa dal 1986 al 2001, è un indicatore chiave. L’assenza di riferimenti all’Unione Sovietica suggerisce una produzione post-1992, mentre la messa in orbita della ISS nel 1998 segna il termine del periodo di produzione di questo modello specifico.
Conclusione
L’orologio Poljot Khrunichev Space Center non è solo un orologio, ma un pezzo di storia. Per i collezionisti, rappresenta un’opportunità unica di possedere un oggetto che celebra le straordinarie conquiste del Khrunichev Space Center e la storia spaziale russa. Questo orologio è perfetto per arricchire qualsiasi collezione con un pezzo di storia tecnologica e culturale.
Il Vostok Cosmopolis è stato per molto tempo uno degli orologi che ho cercato con maggiore insistenza. L’ho visto spesso associato al Cosmodromo di Baikonur, e leggendo i forum — sia italiani che internazionali — mi ero convinto che fosse un modello legato al tema dello spazio, quindi di grande interesse per me.
Parliamo di un Amphibia con cassa tonda, caratterizzato da un quadrante molto particolare: al centro un grande occhio, o qualcosa che gli somiglia, colorato in blu e rosso su un rettangolo attraversato da righe verdi di diverso spessore.
In alto a destra sul rettangolo compare la scritta in cirillico КОСМОПОЛИС, mentre in basso a sinistra la scritta in caratteri latini COSMOPOLIS. Da qui, il nome: Vostok Cosmopolis.
Caratteristiche del Vostok Cosmopolis
Si tratta di un Vostok del periodo sovietico, dotato delle classiche lancette degli Amphibia: ore a freccia, minuti lineare, secondi rossa con pallino fluorescente. La ghiera è girevole, bidirezionale, con il consueto dot luminescente.
La teoria più semplice collega l’orologio al Cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. La doppia scritta in cirillico e latino farebbe pensare a uno “sguardo verso il futuro”, ma l’assenza di riferimenti espliciti all’esplorazione spaziale rende questa ipotesi piuttosto debole, specie considerando quanto l’iconografia sovietica fosse diretta su questo tema.
2. Le città dello spazio
Nel 2006, Mark Gordon ha lanciato un thread su WatchUSeek (link qui) dove si ipotizzava che Cosmopolis potesse riferirsi a una “città dello spazio”, nuovamente con possibili legami — diretti o immaginari — a Baikonur. Anche in questo caso, la teoria resta affascinante ma speculativa.
3. Il Cosmismo
Nel forum italiano Orologiko, l’utente Mchap, il 22 giugno 2010, propone una teoria alternativa, molto più interessante:
“Il ‘cosmismo’, finalmente ho ricordato, ha avuto tra i suoi sostenitori molti grandi scienziati russi tra i quali Konstantin Ziolkovsky, riconosciuto come il padre dell’astronautica russa… Yuri Gagarin… trasmise un messaggio di saluto a Nikolai Rerikh, teosofo, occultista, studioso di Yoga e vicino al cosmismo.”
Mchap conclude che il quadrante potrebbe riflettere un immaginario ispirato a questa corrente filosofica.
4. L’Ilozoismo
Sempre su Orologiko, l’utente mat939, il 16 gennaio 2009, propone una nuova ipotesi, collegando l’“occhio cosmico” all’ilozoismo:
“Il termine ilozoismo (dal greco hýlē, ‘materia’, e zōé ‘vita’) riguarda la dottrina che concepisce la materia come dinamicamente viva…”
Riporta fonti filosofiche e collegamenti con Xenophanes, il quale identificava Dio con il cosmo, come un’entità sferica e senziente. In quest’ottica, l’occhio del Cosmopolis potrebbe essere l’occhio cosmico, simbolo divino della vita nell’universo.
“Cosmopolis”, città del cosmo, potrebbe quindi essere legato all’ilozoismo, non a Baikonur, e quell’occhio rappresentare Dio stesso.
Questa mattina, ho condiviso la foto dell’orologio in un gruppo di collezionisti su VK. Non mi aspettavo risposte, ma l’utente Boshdan Boshomolov mi ha scritto qualcosa che ha dato il via a una nuova teoria decisamente plausibile:
“Molto probabilmente, il logo sul quadrante è quello della casa editrice Cosmopolis, attiva tra il 1990 e il 1991…”
Riporta come esempio un libro da loro pubblicato:
“Commercial Banks / E. W. Reed… tradotto dall’inglese… Mosca: Cosmopolis, 1991…”
[Fonte originale VK – 27/11/2019]
Verifiche successive hanno portato a questi link utili:
В то время я гостила на земле – A quel tempo stavo visitando la Terra
L’ultimo titolo è particolarmente interessante. Pubblicato nel 1991, riporta esattamente lo stesso stile grafico e bilingue visibile sul quadrante dell’orologio.
Анна Ахматова – В то время я гостила на земле – Cosmopolis 1991
Анна Ахматова В то время я гостила на земле
Il confronto grafico tra la scritta sul libro e quella sul quadrante dell’orologio suggerisce che il Vostok Cosmopolis possa essere stato un modello commemorativo della casa editrice.
Cosmopolis 1991
Conclusione
L’occhio sul quadrante potrebbe rappresentare il logo (non ufficialmente registrato) della casa editrice, mentre i colori rosso, blu e bianco potrebbero — con un po’ di fantasia — richiamare la bandiera USA, coerente con la natura sovietico-americana della società.
In assenza di fonti ufficiali o testimonianze dirette, non si può affermare con certezza che questa teoria sia quella definitiva. Tuttavia, sembra la spiegazione più solida oggi disponibile.
Non quindi un omaggio a Baikonur o al cosmismo, ma un semplice, affascinante orologio commemorativo per una casa editrice di fantascienza, attiva a Mosca proprio negli ultimi anni dell’URSS.
L’orologio Vostok Komandirskie in esame è un modello commemorativo che celebra i 45 anni di attività dell’unità militare 3375, con una cassa cromata e un calibro 2414A. Questo particolare orologio ha attirato l’attenzione per tre motivi principali:
Il quadrante azzurro olografico: Non comunemente presente nei Vostok, è invece più diffuso su alcuni modelli di orologirussi Raketa. Questo quadrante, tipico dei primi anni ’90, rappresenta un elemento curioso e caratteristico, sebbene di dubbio gusto estetico.
La forma della cassa: Anche questa non comune, a differenza della ghiera, che invece è piuttosto comune nei modelli Vostok.
Le scritte in cirillico: Di primo acchito difficilmente comprensibili, ma che svelano una storia affascinante e complessa.
Dettagli del Quadrante
Parte Superiore del Quadrante: La scritta in cirillico “ПО ОХРАНЕ МПСР ВГО И СГ” tradotta significa: “RIGUARDO ALLA PROTEZIONE DI MPSR, VGO E SG”.
Orso Polare: Animale presente nell’emisfero boreale, che suggerisce attività in terra siberiana. Questo simbolo è comunemente usato nei quadranti degli orologi russi. Per ulteriori esempi, puoi vedere QUI.
Parte Inferiore del Quadrante
La scritta “ВОИСКВАЯ ЧАСТЬ 3375” significa: “UNITÀ MILITARE 3375”. Questo orologio commemora i 45 anni di attività dell’unità militare, quindi risale al 1991.
Contestualizzazione Storica
L’unità militare 3375 è stata creata nell’aprile del 1946 come parte del Dipartimento per la protezione delle importanti imprese industriali, chiamata a proteggere istituti di ricerca e laboratori dell’Accademia delle Scienze impegnati nello sviluppo dell’energia nucleare. Questo periodo post-bellico fu caratterizzato da intense attività di spionaggio e ricerca segreta per lo sviluppo di armi nucleari, richiedendo la creazione di unità speciali a protezione delle installazioni e delle merci.
Ulteriori Riferimenti
Su VK è possibile trovare diversi riferimenti all’unità militare 3375, inclusa una community con 180 membri ancora attiva. Queste unità speciali furono anche tra i primi militari ad intervenire durante il disastro nucleare di Chernobyl, insieme ai vigili del fuoco.
Fonti e Link Utili
Topwar: Fonte principale di informazioni sull’unità militare e sulla sua storia.
Questa analisi offre una panoramica completa del Vostok Komandirskie, evidenziando l’importanza storica dell’unità militare 3375 e il contesto in cui operava, fornendo al contempo una descrizione dettagliata delle caratteristiche distintive dell’orologio.
L’orologio Luch Minsk Chiesa Rossa è un esempio notevole di produzione industriale bielorussa. Prodotto da Luch, un noto produttore di orologi con sede in Bielorussia, questo orologio presenta elementi di design unici e caratteristiche avanzate che lo distinguono dagli orologi russi tipici. Il quadrante è marchiato “Беларусь”, indicando la sua origine bielorussa.
Questo orologio NOS (New Old Stock) viene fornito completo del suo passaporto originale e dell’imballaggio, che include una scatola in cartone e plastica termoformata.
Caratteristiche Principali dell’Orologio
Una delle caratteristiche più sorprendenti di questo orologio è il design intricato del quadrante. Ecco alcuni degli elementi distintivi:
Quadrante Fustellato Complesso: Il perimetro del quadrante segue il contorno della chiesa rappresentata, rendendolo altamente distintivo.
24-Hour Mechanism: Il calibro al quarzo 2370 alimenta la complicazione delle 24 ore, con una ruota rotante che mostra il Sole e la Luna, fornendo un’indicazione delle 24 ore.
Numeri Romani: Il quadrante bianco mostra i numeri romani, con il numero 4 rappresentato tradizionalmente (IV) invece che nello stile medievale (IIII).
Lancette Non Luminescenti: Le lancette delle ore e dei minuti sono dipinte di bianco, mentre la lancetta dei secondi centrale è cromata.
Marchi: Il quadrante presenta diverse iscrizioni in cirillico, tra cui “Минск” (Minsk), il marchio Luch, “Quartz” e “Беларусь”.
La Funzione 24 Ore: Indicatore di Giorno e Notte
Una delle funzioni affascinanti di questo orologio è la funzione delle 24 ore, che mostra un indicatore del Sole e della Luna che cambia nel corso della giornata. Questo aggiunge un elemento visivo dinamico all’orologio, rendendolo non solo un dispositivo per misurare il tempo, ma anche un argomento di conversazione.
Minsk Watch Plant: La Fabbrica degli Orologi Luch
La Minsk Watch Plant, conosciuta anche come Luch, è stata fondata nel 1953. Durante l’epoca sovietica, Luch è diventata uno dei principali produttori di orologi dell’URSS, producendo milioni di orologi ogni anno. La fabbrica ha continuato a operare dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, adattandosi alle nuove condizioni di mercato e modernizzando la propria produzione.
Luch produce una vasta gamma di orologi, dai modelli meccanici a quelli al quarzo, continuando a essere un marchio di riferimento in Bielorussia e nei paesi dell’ex blocco sovietico. L’azienda è nota per l’affidabilità e la precisione dei suoi prodotti, oltre che per l’innovazione nel design e nella funzionalità.
Luch è ancora attiva oggi, e continua a produrre orologi di alta qualità per un mercato globale.
Per ulteriori informazioni sulla Minsk Watch Plant, visita il sito ufficiale di Luch:
L’orologio è mosso dal calibro al quarzo 2370, noto per la sua complicazione delle 24 ore utilizzata creativamente in vari modelli Luch. Questo calibro è celebrato per la sua affidabilità e per le applicazioni innovative nell’orologeria.
Per informazioni più dettagliate sul calibro, puoi consultare risorse orologiere affidabili come:
Il quadrante dell’orologio raffigura in modo prominente l’immagine della Chiesa Rossa, ufficialmente conosciuta come la Chiesa dei Santi Simone e Elena. Questa chiesa cattolica romana è un importante punto di riferimento storico e architettonico a Minsk, Bielorussia. Costruita tra il 1905 e il 1910, la chiesa si trova in Piazza dell’Indipendenza.
Minsk, la capitale della Bielorussia, è una città ricca di storia e cultura, situata nel cuore dell’Europa continentale. È nota per le sue ampie strade, l’architettura monumentale e una scena culturale vivace.
L’orologio Luch Minsk Chiesa Rossa è un pezzo notevole che combina la produzione industriale bielorussa con significato storico e culturale. Il suo design unico, che raffigura la Chiesa Rossa e la complicazione del Sole/Luna, lo rende un’aggiunta preziosa a qualsiasi collezione.
Questo orologio occupa un posto speciale nella storia dell’orologeria dell’era sovietica e post-sovietica, riflettendo sia l’arte che i progressi tecnologici del suo tempo. Che tu sia un collezionista esperto o un appassionato di storia, l’orologio Luch Minsk Chiesa Rossa saprà catturare il tuo interesse.
Per ulteriori letture, ecco i riferimenti utilizzati in questo articolo:
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