Andrea Manini's Soviet and Russian watch collection
Orologi Sovietici CCCP
In questa categoria vengono inseriti tutti gli orologi prodotti fino al 1991 e che riportano sul quadrante la scritta “made in USSR” o “сделано в CCCP”.
Perchè ci sono orologi Raketa senza la scritta Raketa?
In alcuni casi è possibile trovare orologi senza la scritta Raketa, ma prodotti dalle cooperative della PWF (Petrodvorets Watch Factory). Anche io ho avuto occasione di incontrarli e ho alcuni esemplari nella mia collezione. Questi orologi sono autentici Raketa, a volte molto particolari grazie a quadranti realizzati in pietra o a disegni attentamente curati.
Le cooperative della Petrodvorets Watch Factory
Durante la Perestroika furono create tre cooperative:
Ренессанс (Renaissance)
Престиж (Prestige)
Петергофские Мастера (Peterhof Masters (PM))
Nei modelli di orologi di queste cooperative, non compare il marchio Raketa, nonostante siano effettivamente orologi Raketa. I quadranti sono sempre di grande qualità e presentano una lavorazione impeccabile.
La Conferma di Alexander Brodnikovsky
Alexander Brodnikovsky
Come conferma di ciò che già sapevamo, all’inizio del 2021 ho trovato un post di Александр Бродниковский (Alexander Brodnikovsky) che riportava quanto segue:
“Часы «Атомный Ледокол Ямал» с одинарным календарем на базе механизма «Плоская Россия» 2614.Н кооператива «Петергофские Мастера».”
Во второй половине 1980-х годов в Советском Союзе Михаил Сергеевич Горбачев провозгласил перестройку и объявил, что можно организовывать кооперативы. На базе Петродворцового Часового Завода образовалось 3 кооператива: Ренессанс, Престиж и Петергофские Мастера.
1-й кооператив-«Ренессанс». Специализировался на наручных (механические и кварцевые) и карманных часах с каменными циферблатами из нефрита, яшмы и малахита.
2-й кооператив-«Престиж». Специализировался на часах с необычной зеркальной накладкой.
3-й кооператив-«Петергофские Мастера». Специализировался на часах с печатными циферблатами на разные темы.
Il testo tradotto
Watch “Atomic Icebreaker Yamal” with a single calendar based on the mechanism “Flat Russia” 2614.N of the Peterhof Masters cooperative
“Orologio ‘Atomic Icebreaker Yamal’ con calendario singolo basato sul meccanismo ‘Flat Russia’ 2614.N della cooperativa ‘Peterhof Masters’.”
Nella seconda metà degli anni ’80, nell’Unione Sovietica, Mikhail Sergeevich Gorbachev proclamò la perestroika e annunciò che era possibile organizzare cooperative. Sulla base della Petrodvorets Watch Factory, furono create 3 cooperative: Renaissance, Prestige e Peterhof Masters. La prima cooperativa, ‘Renaissance’, si specializzava in orologi da polso (meccanici e al quarzo) e da tasca, con quadranti in pietre come giada, diaspro e malachite. La seconda cooperativa, ‘Prestige’, si specializzava in orologi con una speciale sovrapposizione a specchio. La terza cooperativa, ‘Peterhof Masters’, si specializzava in orologi con quadranti stampati su vari temi.
Come evidenziato nel testo, e comprensibile per coloro che comprendono il russo, durante la Perestroika fu permessa la creazione di cooperative di lavoro.
Le cooperative
Parliamo quindi di orologi creati alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90. Come si può dedurre dal testo, ogni cooperativa aveva la propria specializzazione.
La cooperativa Renaissance
Specializzata in orologi da polso e da tasca, sia meccanici che al quarzo, con quadranti realizzati con pietre semipreziose come giada, diaspro e malachite. Personalmente, aggiungerei anche la nefrite alle pietre lavorate dalla cooperativa.
Raketa Big Zero Nephrite
La cooperativa Prestige
Specializzata in orologi con un insolito quadrante a specchio. Sono particolari e molto belli.
Prestige raketa atch cooperative
La cooperativa Peterhof Masters (PM)
Specializzata in orologi con quadranti stampati di alta qualità su diversi temi.
Peterhof Masters Raketa cooperative 2609 VMF front
Il contesto
Spero che ora sia più chiaro perché ci sono alcuni orologi Raketa con altri marchi. Non sono orologi estremamente rari, ma neanche così comuni da trovarli ogni giorno su siti di aste. Personalmente, credo che valga la pena cercare di avere almeno uno di questi orologi nella propria collezione. Raccontano di un momento storico molto particolare e della transizione da un’economia centralizzata come quella sovietica a una più liberale.
Una delle cose che mi piace di più fare con gli orologi che colleziono è scoprire cosa commemorino o rappresentino. Un’occasione ghiotta mi si è presentata a novembre del 2020, quando ho trovato questo orologio sovietico Zim con un quadrante champagne e uno strano, almeno per me, monumento rappresentato.
Zim 400 years Kuibyshev monument of Glory
Il quadrante risulta pieno, ma molto gradevole a mio parere e gli elementi principali ben distinguibili.
Si tratta sicuramente di un orologio commemorativo e dopo qualche ricerca sono riuscito a trovare il monumento rappresentato.
Sul quadrante è presente la scritta Kuybyshev, che è il nome che ebbe la città di Samara dal 1935 al 1991, in onore del leader bolscevico Valerian Kuybyshev.
Il monumento alla Gloria di Kuybyshev
Il monumento ha una storia molto particolare. E’ stato realizzato dal 1968 al 1971 in onore dei lavoratori dell’industria aerea della città di Kuybyshev per l’impegno e il lavoro durante la grande guerra partiottica. Il progetto di questo monumneto in una lega di acciaio inossidabile alto più di trenta metri fu sviluppato da Pavel Bondarenko, Oleg Kiryuhin e l’architetto A. Samsonov. Per la realizzazione del monumento ciascun lavoratore poté donare un rublo. L’inaugurazione è avvenuta il 5 novembre 1971.
Le immagini storiche del Monumento alla gloria
Qui sotto una carrellata di immagini storiche dove è possibile apprezzare il monumento in periodi diversi dal nostro. La prima immagine è probabilmente stata scattata durante i lavori di realizzazione nel 1971.
Samara Monumento alla Gloria 1971
Il Monumento alla Gloria oggi
Il monumento è decisamente affascinante e più avanti ne apprezzeremo i dettagli. La posizione scelta è piazza Slavy in una posizione che permette di avere sullo sfondo il fiume Volga. Particolare interessante dell’orologio è che sul quadrante, tra le ore tre e le ore 9, sono presenti le onde del fiume Volga.
Il monumento è a mio parere bellissimo. Il materiale con cui è realizzato, una lega di acciaio aeronautica, rende il tutto molto suggestivo. Le linee verticali sulla base del monumento e l’acciaio lucido rappresentano raggi di luce che vanno verso il cielo. La statua, alta da sola 13 metri, sulla sommità regge due ali spiegate verso il cielo.
Samara monumento alla gloria dettaglio
La maestosità della piazza e del monumento
In rete ci ono diversi video che mostrano la maestosità del Monumento alla Gloria e della enorme piazza annessa. Qui di seguito ne propongo uno del 2019 che mi sembra molto ben realizzato.
La città di Samara
Sul quadrante dell’orologio è riportata la data presunta di fondazione della città di Samara, il 1586. Curioso scoprire che la prima rappresentazione della città, che precedentemente era ritenuto semplicemente un covo di pirati, è su di una cartina italiana del XIV secolo.
Le due date sul quadrante fanno quindi riferimento ai 400 anni della città (1586 –> 1986).
zim monument of glory samara kuybyshev front
L’orologio
Si tratta di uno Zim sovietico ben tenuto con probabilmente il vetro in plexiglass sostituito. Le lancette, compresa quella dei secondi piccoli, hanno coeenza con il quadrante e probabilmente sono quelle originali. Il quadrante è decisamente ben tenuto ma l’orologio per lo stato in cui si trova è stato probabilmente usato.
zim monument of glory samara kuybyshev rear
Sulla parte posteriore della cassa sono presenti segni di usura che hanno tolto la cromatura e messo a vista l’ottone della cassa.
Il fondello, in acciaio inox è tenuto nella cassa con un anello a vite anch’esso in acciaio.
Sul fondello è presente un numero seriale: 524715
I numeri seriali degli orologi sovietici sembrano non avere un particolare significato, come ad esempio dei Seiko, ma dovrebbero essere solo un riferimento per l’identificazione tramite i passaporti di cui gli orologi venivano corredati.
Il cuore pulsante dell’orologio è un semplice calibro Pobeda 2602 senza antishock.
zim monument of glory samara kuybyshev 2602 caliber
Questo è sicuramente uno degli orologi che mi fa amare collezionare orologi russi e sovietici. Sembra di poter fare, tramite loro un viaggio nel tempo e nello spazio e visitare momenti storici e luoghi solo guardando il quadrante di un orologio.
Come tutti gli anni si svolge a Milano la MDW ( Milano Digital Week), quest’anno in una eccezionale versione completamente online per via delle restrizioni sanitarie dovute al COVID-19.
Prevista inizialmente per il mese di aprile all’interno di un palinsesto organizzato per conto della piattaforma digitale Facebook l’intervento, incentrato sull’importanza delle Community nel mondo di oggi, ha visto realizzarsi in formato completamente digitale la presentazione della Communty “Orologi Russi che passione”
Questo il link dell’intervento all’interno del palinsesto della MDW 2020:
Ho da poco recuperato una rivista di orologi risalente alla fine degli anni ’80.
Si tratta di “Orologi da Polso” Anno III – N° 9 risalente a Marzo – Aprile del 1989 della Edizioni Studio Zeta di Monza.
In questa uscita è presente un interessante articolo, di seguito trascritto per permetterne la traduzione in diverse lingue, sull’orologeria sovietica e le relazioni con alcuni paesi europei tra cui l’Italia.
La cosa interessante è il punto di vista dell’epoca e alcune informazioni sui grossisti e rivenditori italiani.
Qui di seguito la trascrizione dell’articolo e le scannerizzazioni delle pagine della rivista (tutti i diritti intellettuali appartengono all’autore Arturo Chiti):
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
L’articolo è distribuito su 4 pagine in cui spicca il vostok rising sun distribuito dalla time Trend in Italia.
Orologi da polso 1989 CopertinaOrologi da polso 1989 pagina 62Orologi da polso 1989 pagina 63Orologi da polso 1989 pagina 64Orologi da polso 1989 pagina 65Orologi da polso 1989 indice
Diamo inizio con questo video ad una serie di chiacchierate informali con diversi collezionisti di orologi russi e sovietici italiani e in questa prima intervista abbiamo la possibilità di vedere l’incredibile collezione di Marco Lucchini (A questo LINK il sito dell’attività di Marco).
Una collezione eccezionale
La collezione di Marco Lucchini non è fatta solo di pezzi rari ma anche da un’incredibile varietà di corredi originali.
Scatole in legno, in cartone, incise, pirografate, stampate.
Scatole in legno con placche in rame e custodie in legno per orologi da tasca. Krasnikoff e Molnija in edizione limitata dipinti a mano da artisti russi.
Pezzi più che rari, unici.
Molti dei pezzi in possesso, dagli anni ’90, sono pezzi più unici che rari. Anche io personalmente in più di 25 anni di collezionismo ho visto corredi particolari come quelli di Marco.
L’intervista a Marco Lucchini:
Fatta il 15 maggio 2020 via internet, a causa delle restrizioni di movimento sul territorio nazionale dovute alla Pandemia in atto.
Certo che NO, ci sono anche altri orologi russi e sovietici bellissimi e inattesi…
La produzione di orologi sovietici non è caratterizzata solo dagli orologi da polso, ma anche da una immensa produzione di orologi da tavolo, da parete, cucù e sveglie. Dalle forme particolari e molto spesso leggere e aggraziate. Premetto che non sono un esperto in materia, ma vorrei parlarvi per quanto possibile, di una mia interessante esperienza personale, che mi ha fatto apprezzare moltissimo questa produzione di orologi.
Il contesto storico
Credo che sia necessario contestualizzare la realtà dell’Europa e dell’Unione Sovietica principalmente nel dopoguerra. Una sveglia meccanica o un orologio da parete non erano uno sfizio come ai giorni nostri, ma una reale necessità della famiglia. Un affidabile orologio meccanico a muro o sul comodino era, insieme all’orologio del campanile o della piazza del comune, quella cosa che scandiva le giornate e sincronizzava la vita degli abitanti della comunità. Gli orologi da polso in qualche caso erano difficili e costosi da reperire, soprattutto nelle regioni più remote e meno industrializzate. Nell’economia pianificata anche questa esigenza era compresa e industrializzata.
La mia esperienza personale
Questo scritto nasce da un incontro casuale avvenuto nel mondo dei social. Rispetto alla data in cui scrivo ho da poco ripreso in mano con un piano un po’ più definito la gestione della mia pagina Facebook e Instagram. Durante l’esplorazione del feed giornaliero di Instagram mi sono imbattuto in alcune immagini di un bellissimo orologio da tavolo in riparazione. La cosa mi ha immediatamente colpito.
In un flusso continuo di immagini di orologi russi da polso, vedere questi grossi meccanismi così diversi da quelli a cui sono abituato, mi ha immediatamente colpito. Piacevolmente colpito.
Incuriosito mi sono messo in contatto con la persona che sta dietro l’account e dopo qualche messaggio ho scoperto un vero appassionato capace di ridare vita a questi gioielli di un’epoca passata.
Chi è old_clock_ussr?
Il suo nome è Roman e mi sembra giusto, visto che stiamo parlando di lui e della sua passione, lasciargli lo spazio per presentarsi in autonomia:
Posso parlarvi un po’ di me e di come è iniziato il mio hobby. Tutto iniziò nella mia prima infanzia, probabilmente da qualche parte nel subconscio mi sono ricordato di come mio padre era impegnato nella riparazione degli orologi. Ho vissuto e vivo tutt’ora nella città di Samara (Kuibyshev), in questa città si trovava una delle più grandi fabbriche di orologi, la ZIM, dove lavorava mio padre. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, tutte le industrie hanno iniziato a saccheggiare e chiudere, è stato doloroso vedere come le persone, un tempo grandiose e il paese iniziarono a sprofondare nella povertà e nell’ingiustizia. Bene, ma non parliamone qui. Passarono gli anni e sono cresciuto, sono diventato un capo famiglia e io e mia moglie abbiamo avuto un figlio. Ora ha 3 anni. Durante questo periodo, ho studiato ingegneria civile e sono salito alla posizione di responsabile. Proprio l’anno scorso, il 25 agosto, mentre passeggiavo per il mercato delle pulci con la mia famiglia, un sabato mattina presto ho visto un orologio in un banchetto di un signore anziano che giaceva in un mucchio di cianfrusaglie, era magnifico, le condizioni erano stupende, il design degli anni ’70 mi ha colpito immediatamente. Ho preso questo orologio da scrivania e sono rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che funzionasse non con una batteria, ma con l’aiuto della meccanica. Dopo 2 mesi ho avuto purtroppo un attacco di cuore, ero in terapia intensiva e ho pensato a quanto ero fortunato a rimanere in vita e che sarei stato presto con la mia famiglia: mio figlio, mia moglie e i genitori. Durante il tempo trascorso in ospedale, mi è mancato davvero il molto mio hobby. Prima della mia malattia, avevo solo tre orologi nella mia collezione. Ma in pochi mesi, più precisamente in tre, è cresciuto fino a 30 pezzi. Mi piace il mio hobby e in questo la mia famiglia mi supporta in tutto. Compro orologi che necessitano di riparazioni, abbandonati, rotti, li porto a casa mia e gli do una seconda vita. Spero tanto che mio figlio sarà interessato a questo quando crescerà, perché alcuni di questi orologi avranno 100 anni e più ? !!!
Sul suo profilo Instagram facilmente trovabile è possibile vedere molti dei suoi orologi e seguirlo nelle varie riparazioni. Nello smontaggio, pulizia, ri-assemblaggio dei vari orologi. Vi assicuro che sono uno spettacolo!
Gli orologi sovietici non da polso.
Le tipologie sono talmente tante che diventa veramente difficile trovare un titolo per rappresentarle tutte. Iniziamo col dire che possono essere riunite in diverse macro-categorie, che a loro volta potrebbero essere declinate in categorie più piccole:
Orologi da tavolo
Orologi da parete
Orologi a pendolo
Sveglie da comodino
Sveglie da viaggio
Orologi da strada
Orologi per municipi e campanili
Nella industria pianificata sovietica vi erano interi reparti di fabbrica destinati alla progettazione e alla realizzazione di questi orologi. Qui sotto un elenco NON esaustivo delle marche di orologi:
L’elenco credo si possa allungare non da poco e se consideriamo anche alcuni orologi da scrivania che utilizzano calibri di orologi da polso (quelli ad esempio utilizzati dai maestri a scuola) possiamo aggiungere anche marche come Raketa e Zim.
I calibri degli orologi
Qui devo ammettere la mia ignoranza in materia. Li guardo, posso intuirne le parti e il funzionamento, ma finisce lì. Chiaramente i calibri di questa tipologia di orologi sono molto diversi da quelli da polso, potendosi permettere dimensioni maggiori e di conseguenza anche una semplicità costruttiva maggiore. Le maggiori dimensioni e la staticità intrinseca dell’orologio permettono anche di avere una buona precisione. I movimenti hanno diversi rubini che ne garantiscono la marcia, spesso il numero è inferiore a quelli da polso.
Qui è possibile vedere alcuni esempi di calibri:
Un’altra delle caratteristiche che rendono, a mio parere, questi orologi bellissimi è la presenza spesso della suoneria delle ore e delle sveglie, spesso con 3 o 4 note musicali. Il calibro si complica quindi nella gestione della suoneria e del jingle musicale proposto.
SCORRETE FINO IN FONDO PER VEDERE ALCUNI ESEMPI
Sono presenti anche orologi a cucù con delle caratteristiche estetiche molto peculiari che li rendono facilmente distinguibili da quelli più comuni di produzione tedesca ad esempio
E io?
La mia personale collezione di orologi da tavolo e sveglie sovietica non è lontanamente paragonabile a quella di old_clock_ussr. Reperire questa tipologia di orologi in Italia è abbastanza complesso sia per via delle dimensioni che del peso. Le poche che ho però fanno bella mostra di sé in casa in quanto le ritengo pezzi decisamente interessanti. Non escludo in futuro di cercare di entrare in possesso di qualche orologio da tavolo.
Vostok Cosmopolis, uno degli orologi che ho cercato per più tempo.
Ho spesso visto questo orologio associato al Cosmodromo di Baikonur. Leggendo i vari forum sia nazionali che internazionali mi ero fatto l’idea fosse un orologio a tema spaziale e quindi assolutamente di mio interesse.
Si tratta di un Amphibia con cassa tonda con un particolare quadrante che mostra un grosso occhio, o così sempra, colorato di blu e di rosso su di un rettangolo con delle righe di diversi spessori verde.
In alto sulla destra del rettangolo è riportata la scritta in cirillico: КОСМОПОЛИС e in basso sulla sinistra la scritta in caratteri latini COSMOPOLIS. Da qui il nome Vostok Cosmopolis.
Si tratta di un Vostok di periodo sovietico con le classiche lancette degli Amphibia, quella delle ore a forma di freccia, metre quella dei minuti lineare e la lancetta dei secondi rossa con pallino fluorescente. La ghiera girevole bidirezionale esterna con il classico dot luminescente.
Vostok Amphibia Cosmopolis
LE ATTUALI TEORIE
1) IL COSMODROMO DI BAIKONUR
Quella più semplice fa riferimento al Cosmodromo di Baikonur in Kazakistan. La scritta in cirillico e in latino fa spaziare la fantasia ponendo l’occhio come uno sguardo al futuro e via dicendo, però rimane la teoria più debole in assoluto in quanto credo che sarebbero stati più espliciti in periodo sovietico nei riferimenti all’avventura spaziale.
2) LE CITTA’ DELLO SPAZIO
Un’altra teoria la si può trovare sul forum WUS con un thread lanciato nel 2006 da Mark gordon e che è possibile trovare qui: https://forums.watchuseek.com/f10/you-say-cosmopolis-i-say-kosmopolis-31272.html Nei vari scambi si parla di una città dello spazio e si fanno ipotesi fantasiose che anche in questo caso riportano in qualche modo al Cosmodromo di Baikonur.
3) IL COSMISMO
Un altra interessante spiegazione la si può trovare nel forum italiano OROLOGIKO nel thread dedicato agli orologi spaziali. Tra i vari partecipanti l’utente “Mchap” lancia la teoria del “Cosmismo” il 22 giugno 2010:
Il “cosmismo”, finalmente ho ricordato, ha avuto tar i suoi sostenitori molti grandi scienziati russi tra i quali Konstantin Ziolkovsky, riconosciuto come il padre dell’astronautica russa. A partire dalle indicazioni su wikipedia si possono trovare molte informazioni. Lo stesso “Yuri Gagarin, il primo uomo lanciato nello spazio, nel corso del suo primo volo intorno alla Terra trasmise un imbarazzante (per le autorità sovietiche del tempo) messaggio di saluto a Nikolai Kostantinovic Rerikh (1874 -1947), pittore ed occultista russo che aveva vissuto nella regione dell’ Himalaya (5). Rerikh era un teosofo e membro dell’ A.M.O.R.C. (un’organizzazione rosacruciana), studioso di Yoga e vicino al cosmismo.” (http://www.estropico.com/id209.htm)
Konstantin Ziolkovsky viene considerato il fondatore dell’ilozoismo, cosa che mi pare errata, basta leggere cosa ne dice wikipedia:
Il termine ilozoismo (composto dal greco hýlē, “materia”, e zōé “vita”) riguarda la dottrina che concepisce la materia come una forza dinamica vivente che ha in se stessa animazione, movimento e sensibilità senza alcun intervento di principi animatori esterni. Il termine fu coniato dal filosofo inglese di impostazione platonica Ralph Cudworth (1617-1688)[1] che lo riferì al pensiero materialista di Stratone di Lampsaco e di Spinoza. Il termine fu usato anche da Kant, a proposito del giudizio teleologico, che lo intese come la dottrina che «fonda i fini della natura sull’analogo di una facoltà che agisce con intenzione, la vita della materia» Questa dottrina filosofica è presente nei filosofi presocratici, per i quali la sostanza primordiale è materiale e vivente, e negli stoici che teorizzano l’esistenza di un fuoco originario come principio animatore dell’universo. All’ilozoismo possono riportarsi i filosofi della natura rinascimentali quali Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella i quali condividono l’idea che vi sia un sostrato materiale, di per sè inerte, che riceve vita e movimento da due forze materiali: il caldo e il freddo. Nel XIX secolo l’ilozoismo ricomparve in alcuni autori materialisti che ritenevano animati gli atomi e l’etere.
Detto questo mi sono letto il seguente pezzo da qui:
In understanding of the dialectical “One Love” we begin with an understanding of hylozoism. Hyle serves as the first principle out of which the objective Universe was formed. Hylozoism leads to pantheism, with its different forms, and finally to a philosophy called Dialectical Incarnation where “God is love and the totality of reality.” Inorganic and organic, inanimate and animate, matter and spirit, immanent and transcendent, many of our western philosophies have succumbed to dualism since philosophy’s written origin. The philosophy of hylozoism, like that of the Aum and the Tao, breaks down major elements of this dualistic understanding when it states that all material things possess life. The inanimate/animate, inorganic/organic separation is over. Most simply explained, hylozoism states that there is no such thing as inorganic matter, and everything has life. For too long humanity has believed that there is a separation between matter, as “void oflife,” and that which is “living.” This inorganic/ organic separation has been a major factor in the way modern humanity views existence. Some ancient philosophies understand that there is only One Life in all of creation, and that the universe (and all that it contains) is the outward expression of that One Life. In our western framework we call this universal entity God. It is not God and creation but God as creation that is at the root of this thought. We can see why it is, therefore, that the inorganic/organic duality is illusionary. For if there is only One Life manifesting as, and through, the cosmos, then nothing can escape the livingness of that One Life, not even “inorganic” matter.
If God is supposed to be unlike human beings with respect to his (outward) form, then Xenophanes’s detractors no doubt would ask, What then is God’s form? In the surviving fragments nothing is said about the issue, but later writers say that Xenophanes teaches that the outward form of God is spherical. Simplicius reports that Xenophanes’ view about God was that “Being homogeneous throughout he is a sphere in form”. Later Diogenes Laertius writes that for Xenophanes, “The substance of God is spherical, in no way resembling man” (Lives IX. 19). Likewise, Hippolytus comments, “He [Xenophanes] says that the God is eternal and one and similar in all directions and spherical and sentient” (Refut. 1. 12) (see also MXG, 977b 1 [A 28]; Sextus, A 35; Theodoret, A 36). As spherical, God is finite, because a sphere needs boundaries or limits (i.e., finitude) in order to be a sphere. Xenophanes’s assertion that God is spherical is puzzling, until one realizes that for him God is actually identical to the cosmos, which is a sphere; in other words, God and the cosmos are synonyms. Xenophanes’s conception of God, therefore, is pantheistic and his conception of the cosmos is monistic. Aristotle explains, “While Xenophanes, the first of these partisans of the One (for Parmenides is said to have been his pupil), gave no clear statement, nor does he seem to have grasped the nature of either of these causes, but with reference to the whole material universe he says the One is God” (Metaphysics, 986b 21-25). Aristotle does not say much about Xenophanes’ views because he considers him to be an inferior thinker, yet what he does says indicates that he knew Xenophanes to be a “partisan of the One,” as understanding the cosmos as one entity. Moreover, according to Aristotle, for Xenophanes the one cosmos is God; the all is divine. Similarly, Theodoret says about Xenophanes, “He said that the all was one, spherical and finite, not generated but eternal, and altogether unmoved” (A 36). Since the attributes of the all are the attributes of God, it follows that the all is another name for God. As God, the cosmos is sentient (as Hippolytus reports); in a sense, the cosmos is alive, aware of itself as the cosmos in all its diversity, and capable of volition. In other words, Xenophanes espouses another form of hylozoism, that matter is alive. The identification of the cosmos with God, by the way, explains why God is motionless: if God is the all, where could God go?
Allora la scritta “Cosmopolis”, città del cosmo, potrebbe essere collegata all’ilozoismo e non a Baikonur e l’occhio potrebbe essere veramente quello “cosmico”, cioè quello di Dio, dato che Cosmo e Dio sono la stessa cosa…
Citazione forum Orologiko “mat939” venerdì 16 gennaio 2009, 8:36
In rete non ho trovato molto a riguardo, almeno in inglese e in italiano.
Le informazioni riportate si possono quindi trovare a questi link:
Queste erano le uniche informazioni che fino ad oggi mi permettevano di dare un senso al quadrante dell’orologio.
LA NUOVA TEORIA
Questa mattina come al solito ho condiviso l’orologio da poco arrivato in un gruppo di collezionisti su VK chiedendo se qualcuno avesse qualche informazione riguardo al Vostok Cosmopolis in questione nonostante non avessi molte speranze a riguardo.
Mi ha invece risposto l’utente “Boshdan Boshomolov” dandomi una risposta interessante che ha scatenato una serie di ricerche che hanno portato ad una nuova teoria decisamente plausibile.
La risposta al mio Post in VK è stata la seguente:
Скорее всего на цифере логотип книжного издательства “Космополис” (примерно 1990-1991 годов). На закате СССР любили громкие названия. Вот пример изданной ими книги: “Коммерческие банки / Э. Рид, Р. Коттер, Э. Гилл, Р. Смит ; пер. с англ. А. А. Кандаурова и др.; под ред. В. М. Усоскина. – 2-е изд. – Москва : Космополис, 1991. – 480 с. : ил., табл. – Библиогр.: с. 469. – Указ. имен., предм.: с. 470-473. – Пер. изд.: Commercial banking / E. W. Reed. – ISBN 5-7008-0012-8”
citazione Boshdan Boshomolov VK 27/11/2019
Che tradotto con Google translator in italiano suona più o meno così:
Molto probabilmente, il logo della casa editrice di libri Cosmopolis (circa 1990-1991) è su un numero digitale. Al tramonto, l’URSS adorava i grandi nomi. Ecco un esempio di un libro che hanno pubblicato: “Commercial Banks / E. Reed, R. Cotter, E. Gill, R. Smith; tradotto dall’inglese di A. A. Kandaurov e altri; a cura di V. M. Usoskin. – 2a edizione – Mosca: Cosmopolis, 1991. – 480 p .: Ill., Tab. – Bibliografia: p. 469. – Nomi indicati, soggetto: pp. 470-473. – Per. : Commercial banking / EW Reed. – ISBN 5-7008-0012-8 “
L’occhio sul quadrante credo sia semplicemente il logo della casa editrice. Ben si sposa con il concetto di lettura per chi di lavoro vende libri. I colori bianco, rosso e blu all’interno dell’occhio potremmo in maniera un po’ azzardata ricondurli alla bandiera degli USA ( un po’ debole come richiamo ma non si sa mai)
In quegli anni non credo che fosse necessario depositare o registrare un logo presso qualche istituto e i metodi di stampa di allora non è detto permettessero riproduzioni di loghi in maniera semplice. La ricerca continua, ma al momento non ho la conferma che la casa editrice avesse un proprio logo.
Non quindi un omaggio al cosmodromo di Baikonur o a qualche religione esoterica ma il Vostok Cosmopolis commemora più semplicemente una casa editrice dalla vita molto breve a Mosca, all’inizio degli anni ’90.
Chiaramente non è possibile avere la certezza di quanto affermato, servirebbe la testimonianza di qualcuno che abbia avuto a che fare con la casa editrice Cosmopolis all’epoca o chi ha realizzato la bozza per l’orologio Vostok Cosmopolis. Rimane comunque per me uno degli orologi più misteriosi e affascinanti della produzione sovietica Vostok.
E’ iniziata quindi una ricerca approfondita su diversi motori di ricerca anche russi per venire a capo di questa affermazione e comprendere se rappresentasse una teoria valida.
Le informazioni riguardanti questo libro è possibile averle a QUESTO LINK
Questo libro mi ha permesso di trovare, dopo svariate ricerche, questo sito:
123308, Москва, Мневники, 7 — 1, Космополис тел. 946-45-51 факс 411253 MOTUR SU
fantlab.ru
Estratto dal sito web della Camera del libro russo: 978-5-7008 – Cosmopolis – Impresa congiunta sovietico-americana. – (M .: Cosmopolis) 123308, Mosca, Mnevniki, 7 – 1, Cosmopolis tel. 946-45-51 fax 411253 MOTUR SU
L’ultimo “В то время я гостила на земле” del 1991 è in assoluto quello che mi ha convinto di più relativamente alla teoria di un orologio commemorativo della casa editrice Cosmopolis.
Il dettaglio riguarda una delle pagine visibili dal sito e che riporta le scritte in cirillico e latino relative alla scritta Cosmopolis molto, ma molto simili a quelle riportate sul quadrante dell’orologio
Анна Ахматова В то время я гостила на землеCosmopolis 1991
Un facile confronto permette di vedere come le scritte si assomiglino e la presenza di entrambi i caratteri, dovuti probabilmente alla doppia anima dell’editore, che ricordiamo essere una società americano/sovietica, unito alla presenza della data: 1991 compatibile con il periodo dell’orologio su cui è presente la scritta in cirillico “Made in USSR”, mi fa pensare che il Vostok Cosmopolis sia in realtà un orologio commemorativo della Casa Editrice Cosmopolis di Mosca.
L’occhio sul quadrante credo sia semplicemente il logo della casa editrice. Ben si sposa con il concetto di lettura per chi di lavoro vende libri. I colori bianco, rosso e blu all’interno dell’occhio potremmo in maniera un po’ azzardata ricondurli alla bandiera degli USA ( un po’ debole come richiamo ma non si sa mai)
In quegli anni non credo che fosse necessario depositare o registrare un logo presso qualche istituto e i metodi di stampa di allora non è detto permettessero riproduzioni di loghi in maniera semplice. La ricerca continua, ma al momento non ho la conferma che la casa editrice avesse un proprio logo.
Non quindi un omaggio al cosmodromo di Baikonur o a qualche religione esoterica ma il Vostok Cosmopolis commemora più semplicemente una casa editrice dalla vita molto breve a Mosca, all’inizio degli anni ’90.
Chiaramente non è possibile avere la certezza di quanto affermato, servirebbe la testimonianza di qualcuno che abbia avuto a che fare con la casa editrice Cosmopolis all’epoca o chi ha realizzato la bozza per l’orologio Vostok Cosmopolis. Rimane comunque per me uno degli orologi più misteriosi e affascinanti della produzione sovietica Vostok.
Uno degli orologi russi più conosciuti, se non il più conosciuto e il più diffuso.
Un quadrante nero che nell’immaginario collettivo significa Vostok e ancor di più orologio russo.
Qui un esempio classico con quadrante del periodo sovietico:
Vostok Komandirskie Tank
Nel corso del tempo una domanda mi è sempre passata per la testa. Ma quale carro armato è rappresentato sul quadrante?
E’ chiaro che di una schematizzazione si tratta ma a qualche modello si saranno pure ispirati.
Ho così iniziato a cercare qualche informazione e come al solito ho trovato moltissime informazioni e curiosità a riguardo. Iniziamo con il dire che ho iniziato una ricerca partendo dalla silhouette:
Senza però riuscire a capire a quale carro armato si riferisse. Diciamo che la produzione di mezzi corazzati in Unione Sovietica è stata ampia e variegata…
Non avendo quindi trovato nulla riguardo a quale possa essere il carro armato presente sul quadrante dell’orologio russo Vostok Tank ho deciso di percorrere una strada diversa.
Qual’è a questo punto il carro armato sovietico più famoso? Se dovessi rappresentare qualcosa su di un orologio militareggiante andrei sicuramente a prendere qualcosa di iconico e di polivalente.
Dopo qualche ricerca credo di aver trovato una possibile risposta al quesito. Certezze come al solito non ce ne sono ma credo che con buona probabilità si tratti del T-34 o del T-34/85
[AGGIORNAMENTO] Interessante visionare il film uscito nel 2019 “T-34” che da la possibilità di vedere in azione questo carroarmato https://en.wikipedia.org/wiki/T-34_(film)
La questione però rimane ancora aperta essendo il carro armato stilizzato. Ho avuto nel frattempo altri suggerimenti su quali possano essere i modelli rappresentati.
Facciamo quindi una lista dei papabili e confrontiamo qualche foto:
T-34/85 IS-2 T-54/55 T62
Ricapitolando quindi al momento i carri armati papabili per essere identificati con il mitico Tank sul quadrante dell’orologio russo Vostok sono i seguenti:
Difficile dire con certezza quale carro armato sia stato rappresentato, probabilmente solo chi lavorò al progetto in Vostok ha questa informazione. Personalmente mentre in un primo momento ero molto propenso ad attribuire l’immagine al T34/85 ora come ora non sono più così sicuro.
Probabilmente aver ristretto il campo può essere utile e qualche approfondimento per chi fosse interessato a queste affascinanti macchine da guerra non guasta mai.
Ulteriori suggerimenti, notizie o critiche sono le benvenute.
Anche questa volta il più comune e diffuso orologio russo Vostok ha in sè un piccolo mistero.
L’argomento ha per fortuna suscitato interesse ovunque l’abbia sollevato. Ci sono diversi elementi che fanno propendere per il T-62.
L’idea iniziale: era quella di gestire la mia collezione e la sua dimensione che andava crescendo di settimana in settimana.
Era il 2017 quando ho iniziato a cercare di dare un senso a tutte le informazioni e ai tanti orologi russi e sovietici accumulati in tanti anni di collezionismo.
Senza essere degli esperti si inizia sempre un po’ a tentoni, facendo cose senza senso, cercando di guardare quelli che ne sanno più di te, ispirandosi spudoratamente…
Poi piano piano ci si struttura, si cresce e si impara dai propri errori e dai propri piccoli fallimenti.
Una delle cose che si apprende quasi subito è a non copiare, ma a diffondere e a condividere. Copiare serve a ben poco. Non ha senso quindi riproporre quanto scritto ma ha senso linkarlo, riproporlo, dando credito a chi l’informazione l’ha scritta per primo.
Primo passo: Mostrare i propri orologi
La prima cosa che ho fatto, dopo aver guardato qualche sito già esistente è stato quello di trovare un servizio gratuito che mi permettesse di gestire le fotografie degli orologi della mia collezione.
Dopo un po’ di titubanza, pensando che Google indicizzasse bene un servizio fornito dallo stesso Google, mi sono rivolto a Sites che già in passato avevo usato al lavoro per una sorta di mini intranet della rete retail che gestivo a livello marketing.
Il tutto si è trasformato nel sito che tutt’ora mantengo in vita, visto che è gratuito e che ci sono affezionato:
Secondo passo: Trovare un nome consono alla collezione di orologi
Ho già scritto qualcosa in un mio primo tentativo non strutturato di BLOG QUI.
Riprendendo le fila devo il nome Sovietaly alla fantasia di un mio caro amico collezionista (trovate il suo interessante BLOG QUI).
Mi hai aiutato molto negli ultimi a gestire la mia collezione, grazie anche alla sua capacità di trovare qualsiasi cosa sul web…
Dialoghiamo in inglese, o per lo meno lui parla inglese e riesce a capirmi quando gli scrivo 😀 e durante una di queste chiacchierate gli salta fuori il nome Soviet-Italy.
Nome tutto sommato azzeccato in quanto riunisce il concetto di “Sovietico” e di Italia, due cose apparentemente distinte ma che qualsiasi collezionista di orologi russi sa essere profondamente legate.
Come più volte detto tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 l’Italia era uno dei maggiori mercati export per l’Unione Sovietica e gli importatori Time Trend e Mirabilia (controllati da una Holding americana) la facevano da padrone con una capillare distribuzione e un eccellente Marketing per l’epoca.
In un guizzo di creatività il nome contratto Sovietaly ha acquisito molto senso ed è sembrato anche molto logico.
E’ quindi iniziato in quel momento il periodo in cui ho iniziato a usare il nome Sovietaly per identificare la collezione.
L’ho usato anche come nickname in molti gruppi e forum.
Il (™) Trade Mark è stato aggiunto quasi subito dopo un consulto legale volto a capire come valorizzare e proteggere la collezione che inizia ad essere abbastanza numerosa e ingombrante…
E infine la parte più divertente, un LOGO per il sito:
Terzo passo: un logo Sovietaly degno di tale nome.
Importante è il nome, ma altrettanto importante è avere un logo ben riconoscibile e originale che permetta di veicolare e accompagnare al collezione.
Ho cercato ispirazione da quelli che sono un po’ dei simboli iconici di una collezione di orologi fatta da un italiano.
l’Orologio – e quale meglio rappresentativo di un Raketa Big Zero?
La falce e il martello – simbolo universalmente riconosciuto dell’Unione Sovietica
La bandiera italiana – Le ultime tre lettere, quelle rappresentative della scritta Italy, sono verde, bianca e rossa.
Il nome Sovietaly ™
Questi quattro elementi uniti hanno portato alla generazione del logo che è stato fatto con un professionista sulla piattaforma Fiverr.com
Uso il logo Sovietaly con soddisfazione da oramai qualche anno e, nonostante una certa complessità strutturale, non ho avuto mai particolari problemi.
Nell’ultimo periodo, per le pubblicazioni sui social come filigrana sulle foto sto usando la scritta sola senza la parte superiore del logo.
Il Raketa Marine, un classico tra gli orologi russi con un piccolo segreto…
Il Raketa Marine è uno dei miei classici preferiti, uno degli orologi Raketa 24h più famosi e più ricercati. Prodotto sia durante il periodo sovietico che russo. Spesso elencato dai collezionisti come un “must have” per iniziare o completare una collezione. Uno degli orologi russi dal punto di vista estetico più gradevoli.
Se guardiamo con attenzione il quadrante possiamo distinguere facilmente tre funzioni principali.
1) Raketa Marine – Orario 24h
L’orologio monta un calibro Raketa 2623.H ( quindi 26mm di diametro, carica solo manuale, 24h con antishock). QUI una piccola guida sui calibri russi. E’ quindi un tipico, se non il tipico orologio russo 24h. La lettura dell’ora non è così complessa come si possa credere, basta considerare semplicemente che la lancetta delle ore effettua un giro in un giorno completo e non due volte come negli orologi a cui siamo abituati. Questo comporta uno sfasamanto tra gli indici delle ore e quelli dei minuti che approfondiremo successivamente. L’orologio nelle sue varie versioni, russa, sovietica e con marchio di qualità GOST, differisce veramente di poco. Il Raketa Marine risulta sempre ben visibile e ben leggibile.
2) Raketa Marine – Turni di guardia
Una delle caratteristiche distintive di quest’orologio è la ghiera girevole interna, regolabile da una apposita corona posta sotto quella di carica ad ore “8”. La ghiera ha un utilizzo molto semplice e serve ad identificare gli orari dei turni di guardia. Questi ultimi in marina sono fatti da 4 ore di guardia e 4 ore di riposo. I tre turni di guardia e i tre turni di riposo compongono quindi nella loro totalità le 24 ore. La ghiera è girevole per impostare comodamente l’inizio del primo turno. A questo punto iniziano però i misteri del Raketa Marine… Il fatto che uno dei turni di 4 ore sia in rosso e gli altri due in blu ha un qualche significato, o serve solo per evidenziare quello che è il primo turno? L’ esperienza mi insegna che i russi sono molto precisi e non fanno mai le cose a caso. Su quest’aspetto devo ancora indagare, anche se probabilmente l’ipotesi di indicazione del primo turno rimane la più plausibile.
[EDIT: 05/03/2022] E’ presente in internet anche un’altra teoria che riguarda le linee tratteggiate sul quadrante. Secondo alcuni indicano ai marinai l’orario delle docce. Da quanto mi è stato detto la questione è stata trattata su alcuni forum russi, sembra watch.ru, ma personalmente non riesco a trovarne traccia.
3) Raketa Marine – Silenzio Radio
Ma il mistero più fitto che circonda da tempo il Raketa Marine, che spero di aver risolto una volta per tutte (magari per qualcuno era chiaro, ma molte persone, se interpellate non hanno saputo dare risposta ), riguarda le linee blu presenti sul quadrante tra le ore 6:00 e 7:00 e tra le 18:00 e le 19:00. Si tratta di questi simboli grafici a cui risulta non molto intuitivo dare uno scopo all’interno del giorno. Il “mistero” del Raketa Marine si risolve come al solito con una attenta osservazione e una ricerca un po’ approfondita.
Come dicevo prima i russi sono decisamente precisi e osservando bene il quadrante di questo orologio russo si può osservare come le linee siano di colore blu, come gli indici dei minuti e non come quelli delle ore, che sono neri.
Se si pone ancora più attenzione si vede che le righe sono allineate con gli indici dei minuti e non con quelli delle ore. Fatta quest’osservazione e raccolte informazioni relative a cosa possa succedere per tre minuti ogni mezz’ora e non per due ore ogni 24 si trova riscontro in una pratica ben conosciuta all’interno delle navi (su di un Raketa Marine tutto prende senso) e cioè il “periodo di silenzio radio“.
L’animazione aiuta a comprendere correttamente quanto sopra esplicitato.
Cosa è il “Radio Silence”?
In maniera molto semplicistica si tratta di alcuni minuti ( precisamente i minuti 15-16-17 e 45-46 e 47 di ogni ora ) in cui si chiede agli operatori radio di non effettuare trasmissioni ma di mettersi in ascolto per permettere di captare eventuali SOS lanciati da navi in pericolo. Questo periodo riguarda solo la frequenza di ascolto telegrafica di 500 mHz. Esiste anche un altro periodo di acolto di una frequenza diversa per captare eventuali messaggi radio di MAYDAY.
L’argomento può essere approfondito a questa pagina in inglese: RADIO SILENCE
GLI OROLOGI RADIO ROOM OLTRE AL RAKETA MARINE
In rete si trovano molti esempi e due spesso usati sono di famosi orologi sovietici:
Probabilmente per questioni legate alla leggibilità del quadrante dell’orologio è stato evidenziato solo il periodo relativo alle tramissioni telegrafiche da 500 kHz.
La pratica di ascolto sulle onde medie alla frequenza di 500 kHz è andata in disuso nel 1999 dopo circa 90 anni, sostituita da sistemi decisamente più moderni e affidabili. All’epoca di progettazione del Raketa Marine quindi la pratica era ancora in uso.
QUI interessanti approfondimenti su l’utilizzo di questa frequenza.
Spero che con questo ragionamento si possano considerare dissipati tutti i dubbi che hanno circondato quelle piccole linee blu presenti sul quadrante del Raketa Marine.
A ben vedere però esistono molti “Radio Room Clock” che riportano solo questa fascia. Sono probabilmente di periodo precedente all’introduzione di quello completo con le 4 fasce di ascolto orarie.
Qui sotto ne vediamo un esempio storico.
La recensione di Russian Watches Review su Youtube
Mi permetto qui sotto di evidenziare la videorecensione dell’amico Karl ( QUI IL SUO CANALE YOUTUBE) che spero in qualche modo di aver aiutato a risolvere il mistero. 😉
Iniziamo col dire che una delle caratteristiche principali degli orologi sovietici è che questi contengono al loro interno solo ed esclusivamente calibri sovietici. Nulla di provenente dall’esterno ma solo ed sclusivamente calibri prodotti in URSS. Qualità spesso variabile anche a seconda delle fabbriche ma con momenti di eccellenza e momenti un po’ più difficili.
Ma veniamo a qualche informazione fondamentale ed anche curiosa.
I codici sui passaporti degli orologi sovietici.
I codici usati per identificare i calibri sovietici è stato sviluppato e standardizzato negli anni ’60. Questi codici sono quelli che si trovano sui passaporti che accompagnavano ogni orologio prodotto in epoca sovietica:
Passaporto sovietico Vostok 2609A
Passaporto sovietico Molnija 3602
Cosa significano i codici?
La decifrazione del codice non è una cosa particolarmente complicata. Il codice del calibro è composto di 4 cifre e una o due lettere. In periodo successivo ( stiamo parlando dopo la caduta dell’unione sovietica ) sono stati aggiunti più codici e le due cifre in molti casi sono diventate tre
Le prime due cifre rappresentano il diametro del calibro in millimetri
Le seconde due/tre cifre rappresentano le caratteristiche peculiari del calibro
Le lettere a seguire rappresentano le varianti avvenute nel corso del tempo.
Calibri con le medesime caratteristiche prodotti da ditte diverse hanno lo stesso codice. non vuol dire però che siano identici, anzi… Normalmente viene infatti identificato il calibro attraverso la ditta produttrice e a seguire il codice identificativo del calibro.
Un classico esempio riportato in molti siti è il calibro
Tutti e tre i calibri hanno il diametro di 24mm e il 16 li identifica come:
Automatici
secondi centrali
data
shockproof
Slava 2416 Rannft (C)
Vostok 2416 Rannft (C)
Una esauriente lista delle caratteristiche dei calibri ( quindi le ultime due/tre cifre è possibile trovarla QUI presso il sito Russian Times.
Lo schema con tutti i codici presenti lo trovate in fondo alla pagina.
Le risorse in internet.
Esiste anche un altra risorsa in internet che spesso utilizzo per identificare i calibri e avere una serie di informazioni legate ad essi: Ranfft Watches
Tutte le caratteristiche sono verificabili tramite la tabella che potete trovare ( come già detto ) QUI
L’argomento è lungo e complesso oltre che avere al suo interno molte sfaccettature. Non è mia intenzione fare di questa una guida esaustiva, ma solo una piccola introduzione in maniera tale che sia possibile iniziare a comprendere la complessità del mondo dell’orologeria russo/sovietica.
Strano a dirsi ma ogni tanto anche una collezione di orologi sovietici/russi può essere apprezzata e riconosciuta anche dai non addetti ai lavori.
Un paio di anni fa avevo contattato diverse testate giornalistiche legate al collezionismo per promuovere la collezione di pubblicità Pirelli di mio padre, tra cui la testata “Collezionare” presente sia in forma cartacea che digitale: www.collezionare.com
L’intervista fatta a mio padre è possibile trovarla a questo link:
Visto il contatto già presente in rubrica un paio di mesi fa mi sono permesso di ricontattare la giornalista che ha realizzato l’intervista e le ho chiesto se potesse interessarle anche avere qualche informazione sulla mia collezione di orologi russo/sovietici. Di lì a qualche giorno mi ha ricontattato per fissare una intervista telefonica.
Il 14 aprile 2018 è stata pubblicata la versione online dell’intervista che è possibile leggere a questo link:
Qui sotto è possibile trovare la trascrizione dell’intervista che mi è stata fatta:
Lancette Sovietiche
L’orologeria russa nella collezione di Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese che dal 1992 ha raccolto oltre 400 esemplari. “La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare”
Molte sono le storie che ruotano intorno all’orologeria sovietica. Tra tutte, quelle che riguardano Jurij Gagarin, il primo uomo a conquistare lo spazio, sono le più controverse. Infatti, quale fosse l’orologio indossato dal cosmonauta russo durante quella celebre missione del 1961, nessuno lo può dire con precisione. C’è chi sostiene che indossasse un orologio dalla Poljot – in cirillico Полет – modello Sturmanskie, prodotto dalla Prima fabbrica di orologi di Mosca e passato alla storia come il corrispettivo russo dello Speedmaster portato in missione lunare prima da Armstrong, poi da Buzz Aldrin. Altri invece, sostengono che fosse il Tipe One fabbricato dalla Sturmanskie – Штурманские –, citando come prova schiacciante la fotografia in cui l’astronauta indossa sopra la tuta rossa, proprio questo modello. “Ma chi può dirlo con certezza? magari si tratta di uno scatto rubato durante una semplice esercitazione?”. Con questo interrogativo il collezionista Andrea Manini, quarantaquattrenne milanese, ci sottolinea quanto a volte siano misteriose le storie di questi famosi segnatempo. Conosciuti e apprezzati in diversi Paesi del mondo, in Italia hanno spesso subito il confronto con gli orologi svizzeri e per questo, da molti continuano ad essere considerati erroneamente come scarsi a prescindere. Cerchiamo attraverso la collezione Manini di capire anche i motivi di tanto snobismo.
Andrea, il vero boom dell’orologeria russa nel nostro Paese arriva nei primi anni Novanta, con la fine dell’URSS. Anche lei, come molti, incomincia in quel periodo ad appassionarsi a questi oggetti?
Il 1992 è per me l’anno zero, quello in cui inizio ad avvicinarmi a questi bellissimi orologi. In quell’anno, il primo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tutte le merci particolari provenienti dall’ex URSS diventano molto ricercate e anche gli orologi russi cominciano ad entrare nelle nostre gioiellerie. Nel corso degli anni ho incrementato la mia raccolta, raggiungendo circa quattrocento esemplari.
Ricorda ancora il suo primo acquisto?
Sono particolarmente affezionato al numero uno della mia collezione, un orologio da polso acquistato per poche lire in uno di quei banchi allestiti dai polacchi che a partire dalla fine del 1991 era consuetudine trovare sulle strade provinciali di tutta Italia. L’aspetto militare e il razzo disegnato sul quadrante mi hanno attratto e solo in un secondo momento ho scoperto che quell’orologio era un modello della Vostok – in cirillico Восток – chiamato Komandirskie e che il razzo vettore disegnato era il celebre Vostok 1 con il quale Gagarin nel 1961 ha orbitato intorno alla terra. La cosa che mi diverte molto è che, diversamente dagli orologi svizzeri, quelli russi celano sempre una storia da raccontare.
Ed è proprio in base a queste storie che i collezionisti degli orologi russi individuano le diverse categorie di raccolta…
Proprio così. Io mi concentro sia sulle avventure spaziali russe sia sugli orologi sovietici creati per il mercato italiano. Esistono però almeno altri due filoni: quello delle esplorazioni polari sovietiche – artiche o antartiche – e quello dedicato alle poche, ma lunghissime ferrovie russe e in particolar modo in riferimento alla linea BAM.
Immagino che gli orologi a tema spaziale siano numerosi, anche perché è stata la Russia a battere tutti i record in questo campo…
…in primis con lo Sputnik, il primo satellite nello spazio, poi con Laika il primo animale a raggiungere l’orbita spaziale, per non parlare di Gagarin e della Tereškova rispettivamente il primo uomo e la prima donna ad andare nello spazio. Il tema è quindi molto avvincente ed esistono modelli commemorativi per ogni evento importante. La curiosità è che non sono mai stati creati, se non di recente, modelli celebrativi di Laika.
L’evoluzione dell’orologeria russa è molto complessa e si interseca con la storia sociale, politica e militare del Paese…
Al tempo degli Zar i principali produttori di orologi erano le botteghe artigianali in grado di fabbricare esemplari molto rifiniti e particolari. Con la caduta dell’Impero e l’avvento dell’Unione Sovietica iniziarono il vero cambiamento stimolato dalla necessità di fornire orologi ai civili e ai militari senza doverli importare e pagarli in oro, data la debolezza della moneta di allora. Per rendersi autonomi e produrre gli orologi direttamente sul proprio territorio, i russi trovarono più conveniente acquistare dei macchinari provenienti da ditte americane in fallimento. I primi esemplari realizzati erano da tasca, ma gradualmente passarono alla fabbricazione di orologi da polso, massificandone la produzione. Le numerose aziende sorte, tutte statali, avevano nomi che prendevano spunto o dalla Guerra o dalle avventure nello Spazio.
Ci può fare qualche esempio?
La Prima fabbrica moscovita di orologi, diventata in un secondo momento la Poljot – Полет – che tra le tante cose vuol dire volo, la Raketa – Pакета – significa razzo, la Pobeda – Победа – vuol dire vittoria, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale. Poi vi è la Chaika – Чайка – che vuol dire Gabbiano, ma in realtà Chaika era il nome in codice di Valentina Tereškova durante il suo volo nello spazio, e potremmo continuare.
Abbiamo parlato di produzione di massa e i russi in questo sono stati degli antesignani, anche se la fabbricazione di migliaia di pezzi a volte ha tralasciato l’aspetto qualitativo. Gli orologi prodotti, però, tra gli anni Sessanta e Settanta, nonostante tutto, sono superiori poiché si riusciva ancora a prestare attenzione ai dettagli. In quegli anni venivano già esportati?
Sì. Tra l’altro con prezzi decisamente bassi rispetto al valore reale del prodotto. Questa era una precisa strategia imposta dallo Stato, allora l’unico proprietario delle aziende, per favorire l’esportazione. Quindi soprattutto per gli esemplari prodotti in quegli anni, il prezzo calmierato non indica una scarsa qualità. In Italia però, è ancora molto diffusa l’idea che questi orologi siano modesti e questo falso mito è dovuto in parte, alla vicinanza del nostro Paese con la Svizzera, patria indiscussa dell’orologeria mondiale e in parte, all’importazione di massa fatta principalmente da due società come la Time Trend e la Mirabilia. Un monopolio che ha fornito una visione ristretta del mondo dell’orologeria russa, che al contrario è vastissimo e articolato.
I Russi avevano capito l’importanza dell’esportazione e del marketing, tanto da creare orologi con loghi adatti all’export o modelli ad hoc per determinati mercati…
Per favorire l’esportazione con l’Inghilterra, per esempio, i marchi Raketa, Slava e Poljot venivano sostituiti con il brand SeKonda e la scritta made in URSS in caratteri latini.
Quindi logo diverso, ma orologi identici.
Invece per il mercato italiano?
L’Italia è diventato uno dei mercati principali per gli orologi russi ed esistono molti modelli creati ad hoc e come le dicevo, una parte della mia collezione si concentra proprio su questo. Tra i tanti esemplari realizzati per il mercato italiano possiamo citare il Fri Fri prodotto dalla Slava – Cлава – con il quadrante completamente rosa e il modello California, con quadrante nero ed indici rosa. Una particolarità: per il nostro mercato sono stati creati anche due cronografi unici nel loro genere perché utilizzano la cassa dei Komandirskie della Vostok e il calibro della Poljot. Venivano poi impacchettati con una bellissima confezione di legno e venduti in gioielleria ad un prezzo importante.
La Vostok è famosa per essere l’azienda che ha prodotto gli orologi utilizzati dai militari e forse anche quelli per l’armata russa…
In realtà la Vostok era un’azienda che ha prodotto orologi dall’aspetto militare. Forse il fraintendimento deriva dal fatto che in alcuni Komandirskie compare la scritta ЗAKA3 MO CCCP e per questo vengono erroneamente scambiati per orologi militari, ma in realtà significa solo che erano stati commissionati dallo Stato e dal Ministero della difesa dell’URSS. L’orologio dell’armata russa, invece è una splendida operazione di marketing della Time Trend per il nostro mercato.
E il modello Amphibia?
Prende il nome dalla particolare vite del fondello creata dalla Vostok, su richiesta della marina di progettare un orologio che potesse essere utilizzato dai sub. Questi modelli inoltre, utilizzano una calotta in vetro plastica e cassa in acciaio così da essere ancora più resistenti.
Tra i modelli più rari della sua collezione?
Sicuramente un Raketa, Big Zero con il quadrante in Nefrite, una pietra dura di color verde simile alla Giada.
Trovare i modelli più rari non è certo facile visto che il mercato, soprattutto online, spesso offre pezzi banali e spesso falsi…
Gli esemplari migliori della mia collezione sono stati recuperati solamente offline. Su internet si trova di tutto e per questo bisogna prestare attenzione ai falsi e soprattutto agli assemblati. Questi ultimi sono frequenti, poiché le aziende russe hanno sempre prodotto le varie componenti dell’orologio compatibili e questo facilita il fatto di poter assemblare pezzi di diverse aziende e creare orologi che non sono mai usciti da nessuna fabbrica, ma che funzionano perfettamente. Inoltre arrivano dall’Ucraina quadranti riprodotti che spesso sono acquistati da collezionisti non esperti e montati su orologi con meccanismi originali. Per questo consiglio di consultare collezionisti più preparati ed affidabili prima di avventurarsi nell’acquisto. Oggi esistono numerosi forum e gruppi in cui è possibile scambiare pareri e consigli.
Tre pinguini e un orso polare sul quadrante di un Vostok Buran.
Oggi al polso un interessante orologio made in CCCP a mio parere sottovalutato, specialmente in Italia, dato che non se ne conosce veramente il significato storico. Molte congetture si trovano nella rete ma ben poche hanno radici fondate. L’orologio in questione è il Vostok Buran dedicato all’Aviazione Polare sovietica, in inglese Polar Aviation.
QUI è possibile trovare alcune interessanti immagini direttamente dall’archivio storico della Aeroflot russa.
Il quadrante dell’orologio Polar Aviation
Si possono distinguere due zone ben distinte.
Vostok Polar aviation
Nella parte superiore un semicerchio azzurro con la scritta in cirillico BURAN Буран (tempesta di neve) e all’interno un orso bianco, animale tipico dell’emisfero boreale e quindi del Polo Nord.
Nella parte inferiore tre pinguini, animale tipico dell’emisfero australe e quindi del Polo Sud e il logo, che rappresenta oggi la Aeroflot.
Ad oggi bisogna considerare la Polar Aviation come una sussidiaria della Aeroflot i cui servizi sono svolti sotto un unico marchio.
Le testimonianze fotografiche della Polar Aviation
Ci sono alcune interessanti testimonianze fotografiche in tal senso:
Istituita nel 1934 l’Aviazione Polare Sovietica non è più attiva dal 1970.
Dalle informazioni reperite la stessa serviva tutte le rotte polari de e per i paesi più remoti e le stazioni scientifiche dislocate nelle due regioni artiche del pianeta.
Molte interessanti informazioni si possono reperire a questo link:
Dai report indicati nel sito è possibile vedere come la storia della Polar Aviation sia stata purtroppo costellata di incidenti e in qualche caso anche di disastri.
Serviva anche molte isole artiche e all’epoca per gli abitanti dell’isola era sicuramente un riferimento importante (anche per la posta, le medicine e per i rifornimenti alimentari )
Interessante è il seguente sito internet (in russo, ma grazie a Google Translator oramai tutto è possibile) che racconta la storia e la vita degli abitanti dell’isola di Dickson. In molte foto storiche si possono vedere aerei ed elicotteri della Polar Aviation Sovietica:
L’orologio è ben fatto e piacevole da portare. rilasciato principalmente per il mercato italiano (si riconosce dal tipico fondello degli orologi realizzati per il mercato italiano e dal cinturino in pelle di discreta qualità marchiato in più punti ) l’orologio merita un posto migliore nella collezione di un appassionato di orologi russi.
Di seguito alcune foto dell’esemplare in mio possesso trovato nel 2017 a Roma una domenica di febbraio a Porta Portese.
I dettagli del Vostok Buran Polar Aviation
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