Raketa / Ракета

Raketa: dalla pietra imperiale al cuore meccanico dell’orologeria sovietica

La storia di Raketa è unica nel panorama dell’orologeria mondiale, perché affonda le sue radici ben prima dell’epoca sovietica. La sua origine risale al 1721, quando lo zar Pietro il Grande ordinò la fondazione della Manifattura Lapidaria di Petrodvorets a Peterhof, nei pressi di San Pietroburgo. Per oltre due secoli, questa prestigiosa fabbrica fu dedicata alla lavorazione di pietre dure e preziose, realizzando mosaici, decorazioni architettoniche e gioielli per i palazzi imperiali e le chiese ortodosse della Russia.

Con l’arrivo dell’epoca sovietica, nel 1932 l’impianto fu trasformato in Prima Fabbrica Statale di Gioielleria di Precisione (ТТК-1), assumendo un ruolo tecnico cruciale: quello di fornitore ufficiale di rubini industriali, indispensabili nei movimenti meccanici degli orologi prodotti in URSS, in particolare per la Prima Fabbrica di Orologi di Mosca. Gravemente danneggiata durante l’assedio di Leningrado (1941–1944), la fabbrica fu ricostruita nel dopoguerra e, a partire dal 1949, iniziò a produrre i primi orologi con i marchi Zvezda e Pobeda.

Nel 1954, assunse il nome di Fabbrica di Orologi di Petrodvorets, iniziando a realizzare orologi da tasca e da polso interamente progettati e assemblati in loco. Tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, l’azienda lanciò diversi marchi minori, come Baltika, Leningrad, Mayak, Neva, Start, Svet e Russia, tutti dotati di calibri sviluppati internamente. Ma fu nel 1962, nel clima entusiasta della corsa allo spazio, che la fabbrica adottò definitivamente il nome Raketa (“razzo”), scegliendo un nuovo logo che esprimeva orgoglio tecnologico e visione futurista.

Da quel momento, Raketa divenne una delle più importanti manifatture orologiere dell’URSS. Nei decenni successivi sviluppò oltre 50 calibri meccanici, incluso il celebre 2209, un movimento ultrapiatto che ricevette riconoscimenti internazionali, tra cui premi alla Fiera di Lipsia del 1965 e all’Expo di Montréal del 1967. Nel 1974, fu la prima fabbrica sovietica ad adottare un sistema di produzione completamente automatizzato, segno della sua modernità industriale.

Negli anni ’70, Raketa raggiunse il suo massimo splendore: oltre 8.000 dipendenti, 4,5 milioni di orologi prodotti all’anno, una rete di strutture sociali autonome (scuole, ospedali, persino un bunker nucleare per proteggere i lavoratori) e commesse istituzionali da ministeri, esercito, marina, aviazione e spedizioni scientifiche. I suoi orologi venivano esportati in oltre 38 paesi, diventando simbolo della competenza meccanica sovietica nel mondo.

Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, Raketa subì una profonda crisi: calo della domanda, perdita dei canali di distribuzione e difficoltà finanziarie portarono la fabbrica sull’orlo della chiusura. Nel 2004, fu ufficialmente dichiarata in bancarotta. Tuttavia, nei primi anni 2000, grazie all’intervento di investitori privati e a una visione orientata alla valorizzazione della sua eredità storica, Raketa è riuscita a rinnovarsi completamente.

Oggi, Raketa è una delle poche vere manifatture orologiere russe ancora attive, accanto a Vostok e Molnija. La fabbrica di Petrodvorets continua a produrre movimenti in-house, reinterpretando modelli storici con materiali e standard moderni. I suoi orologi combinano estetica sovietica, innovazione tecnica e produzione artigianale, mantenendo vivo un patrimonio che attraversa tre secoli di storia russa.

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