Gli orologi Vremia, conosciuti anche come Vremja (in cirillico время), sono un esempio affascinante di come la collaborazione internazionale possa dare vita a prodotti unici e di alta qualità. Questi orologi nacquero alla fine degli anni ’80, grazie all’azienda italiana Binda, con l’obiettivo di sfruttare la crescente popolarità della cultura sovietica in Occidente.
La Nascita del Marchio Vremia
Il marchio BPEMR (BPEMA) CCCP venne ufficialmente registrato il 24 marzo 1989, durante un periodo di apertura commerciale dell’URSS sotto la guida di Gorbaciov. Questa apertura permise l’esportazione di vari prodotti sovietici nei mercati occidentali, dove trovarono un’accoglienza entusiastica grazie al loro fascino esotico e alla qualità robusta.
Caratteristiche degli Orologi Vremia
Gli orologi Vremia si distinguono per una gamma di modelli con movimenti meccanici affidabili, come lo Slava 2414, il Poljot 2612.1 e il Poljot 3133. I loro quadranti, essenziali e puliti, incarnano lo stile sovietico dell’epoca. Alcuni modelli presentano simboli distintivi, come la Stella Rossa, mentre altri sono più sobri, con una piccola scritta “cccp” al centro del quadrante.
Binda: Il Cuore Italiano degli Orologi Vremia
Fondata nel 1906 da Innocente Binda, l’azienda Binda ha giocato un ruolo cruciale nel settore degli orologi per oltre un secolo. Sotto la guida dei nipoti Simone e Marcello Binda, l’azienda continua a produrre e distribuire orologi di alta qualità. Binda Italia è conosciuta per la sua capacità di combinare design innovativo e tecnologie avanzate, presidiando diverse fasce di mercato con prodotti che spaziano dai modelli fashion a quelli più classici e tecnici, inclusi orologi “Swiss Made”.
L’Unicità degli Orologi Vremia
Gli orologi Vremia rappresentano una perfetta fusione tra la tradizione russa e l’artigianato occidentale. Il modello “zerone rosso” è un esempio emblematico di questo mix, con un design che avrebbe potuto essere tranquillamente prodotto da Poljot. Anche i modelli solo tempo e svegliarini sono molto apprezzati per la loro qualità e design.
Questi orologi sono un vero e proprio ibrido: costruzione italiana con meccanica russa. Pur essendo adattati al mercato italiano, conservano un fascino unico che li distingue dai tradizionali orologi russi. Nonostante le critiche dei puristi, gli orologi Vremia offrono un valore eccezionale, con prezzi accessibili che si aggirano tra i 100 e i 150 euro.
Dettagli Unici sul Fondello
Un dettaglio distintivo degli orologi Vremia è la scritta incisa sul fondello, che recita:
“Часы собранные в Швейцарии, двигатель механический подлинный русского производства. Movimento meccanico originale prodotto in Russia, orologio assemblato in Svizzera.”
Questa dicitura evidenzia la combinazione di meccanica russa e assemblaggio svizzero, garantendo l’autenticità e l’alta qualità di questi orologi.
Conclusione
Gli orologi Vremia sono un capitolo affascinante nella storia dell’orologeria, caratterizzati da un mix unico di estetica sovietica e qualità europea. Grazie all’iniziativa dell’azienda Binda, questi orologi riflettono il meglio di due mondi, combinando design accattivante con elevati standard qualitativi. Un vero tesoro per gli appassionati di orologeria che cercano qualcosa di unico e significativo.
Ho da poco recuperato una rivista di orologi risalente alla fine degli anni ’80.
Si tratta di “Orologi da Polso” Anno III – N° 9 risalente a Marzo – Aprile del 1989 della Edizioni Studio Zeta di Monza.
In questa uscita è presente un interessante articolo, di seguito trascritto per permetterne la traduzione in diverse lingue, sull’orologeria sovietica e le relazioni con alcuni paesi europei tra cui l’Italia.
La cosa interessante è il punto di vista dell’epoca e alcune informazioni sui grossisti e rivenditori italiani.
Qui di seguito la trascrizione dell’articolo e le scannerizzazioni delle pagine della rivista (tutti i diritti intellettuali appartengono all’autore Arturo Chiti):
Anche se il Congresso sovietico del ’25 proclamava per l’URSS l’obiettivo dell’autosufficienza economica, la trasformazione da paese importatore di macchine e attrezzature a paese che voleva produrre in proprio, sino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che un orologio sovietico diventasse non solo di moda, ma quasi fenomeno di costume.
Pure la storia dell’orologeria russa ha antenati illustri. Gli orologi da torre del Cremlino furono costruiti agli inizi del Quattrocento da Lazar Serbin, mentre per i carillon della torre del Salvatore, restaurati nel secolo scorso, lo Zar si rivolse a due fratelli russi, gli orologiai Butenop. E ancora sotto uno Zar, Pietro il Grande, che aveva chiamato famosi artigiani francesi, si sviluppò una scuola di orologeria, anche se i francesi sembra avessero maggiori privilegi degli artigiani locali. Preziosi orologi di Ivan Kulihin, che visse nel ‘700, sono all’Hermitage di Leningrado e musei moscoviti e di altre città hanno sezioni dedicate all’orologeria. Nello scorso autunno ci fu un’esposizione a Firenze di alcuni splendidi pezzi delle collezioni dei Romanoff e sfogliando antichi libri si apprende che nella storia dell’orologio russo la famiglia dei Bronnikov era famosa per i suoi orologi in legno (filie molle erano in metallo) e che rivestirono un ruolo importante per i miglioramenti apportati alla meccanica, gli orologiai Tolstoj e Nosov.
Prima della rivoluzione si importavano parti e meccanismi dalla Svizzera provvedendo poi al loro assemblaggio. A cavallo del secolo la Francia fece diversi investimenti nei domini dello Zar e dopo la prima Guerra mondiale, per recuperare parte dei capitali, pretese che l’Italia acquistasse orologi russi da tasca che furono poi dati in dotazione al personale delle Ferrovie.
«Le prime industrie sovietiche di orologi risalgono solo agli anni Trenta» dice Jacopo Marchi, P.R. dell’Artime, che è andato a Mosca nello scorso dicembre dopo che l’azienda napoletana aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con la Boctok (ma si legge Vostok). Dal viaggio in Russia Marchi ha riportato molte notizie, tanto che per il lancio dei «Komandirskie» ha realizzato per Time Trend, distributore del prodotto, un tabloide sulla storia dell’Armata rossa e dei suoi orologi.
Due industrie (una di orologi preziosi e l’altra di orologi con casse di legno) vennero convertite in aziende belliche negli anni ’40, per tornare poi alle funzioni originali. L’industria principale di Mosca diede vita nel ’42 alla Boctok, una delle più importanti e tra le poche di cui per le strade moscovite si possono vedere cartelloni pubblicitari. Dopo la fine della guerra altre industrie furono aperte a Serdobsk, Yerevan, Petrodvoretes e Uglich. Venne creato un istituto per la ricerca e il design nelle lavorazioni meccaniche. Nel 1962 furono anche prodotti i primi orologi a diapason.
Oggi in URSS operano oltre quindici fabbriche di orologi, molte delle quali specializzate in produzioni particolari. Tra le più note ricordiamo Chaika, Poljot, Zaria, Paketa, Slava e Penza, quest’ultima destinata alla produzione di orologi da polso femminili. Il quantitativo di orologi prodotti è imponente. Intorno agli anni Cinquanta iniziò anche l’esportazione destinata per lo più a nazioni aderenti al patto di Varsavia. Erano orologi di buon livello con prezzi politicamente differenziati. È di quegli anni il Mark che pubblichiamo e il cui quadrante è simile a quello del Poljot. È un orologio con una storia romantica. Fu donato a un nostro collega, allora bambino, da una signora italiana che aveva sposato un russo che, per le leggi staliniane, non poteva venire a vivere in Italia e i due erano costretti così a vedersi di tanto in tanto solo come turisti. La prima importazione di orologi russi in Italia è stata fatta da Orazio Occhipinti della Mirabilia di Milano che nella seconda metà del 1988 ha iniziato sul territorio nazionale la distribuzione dei Paketa fabbricati a Pietrogrado. Paketa in russo significa «razzo» e si legge «raketa», La bontà dell’idea, complice anche l’apertura generale verso Gorbaciov, è stata ampiamente confermata dalla vera e propria corsa all’orologio russo che si è scatenata in seguito. Vien da pensare a questo proposito che solo pochi anni or sono un dirigente di una grande azienda europea, dopo un viaggio in Unione Sovietica durante il quale era rimasto colpito dagli orologi, ne propose l’importazione ma si sentì chiedere dai suoi se aveva voglía di scherzare. Dunque i primi russi che hanno rotto il ghiaccio sul nostro mercato sono stati i Paketa. Oggi sono disponibili nove versioni che si differenziano sia per il design del quadrante per le funzioni. Sono meccanici a carica manuale e cassa antishock. Alla fiera di Vicenza Mirabilia ha presentato anche i Poljot prodotti a Leningrado, un cronografo e uno svegliarino, a carica manuale, proposti in quattro versioni. Gli orologi dell’Armata rossa, i Boctok, sono disponibili in cinque modelli con quadranti realizzati per le specializzazioni dell’esercito al quale sono destinati. Sono orologi meccanici a carica manuale, impermeabili a 10 atmosfere, hanno la ghiera girevole con indici e lancette fosforescenti.
Ci sono poi orologi con meccanismo di fabbricazione russa e cassa e quadrante costruiti in Italia per accostare un «cuore» russo al design italiano, come il Soviet, disponibile in vari colori di cassa e quadrante. È un orologio quarzo impermeabile a 3 atm. E ancora i sei modelli della collezione Perestrojka (quattro al quarzo e due cronografi meccanici) che la Elmitex ha presentato sia a Vicenza sia a Mosca come un prodotto «italorusso».
Il sesto orologio con la stella rossa è quello proposto dalla I. Binda S.p.A. Il marchio BREMA, con la A che è una R rovesciata, si legge Vremia e significa Tempo. Sono orologi meccanici disponibili in tre modelli (normale, con suoneria e un cronografo) proposti in 17 versioni. I quadranti sono di ispirazione anni ’30 seguendo la tendenza culturale in voga in Russia e battezzata «strutturalista».
L’articolo è distribuito su 4 pagine in cui spicca il vostok rising sun distribuito dalla time Trend in Italia.
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